mercoledì 2 dicembre 2009
una depressione strisciante in delirio politicizzato tenue
depressione strisciante in delirio politicizzato tenue, olè! sto perdendo l'andazzo dell'inganno, il senno, il senso, il....non sento più niente, una specie di anoressia, di atarassia involontaria, di indigestione di emozione, indigestione emotiva, positiva positiva, ma fino a quando non spurghi (non c'entra burghi!), fino a quando non sbollisci, non erutti, non sgravi...Che cazzo te ne fotto di facce e bagasce viste e sentite a Chambery, se hai fatto e subito eventi imprevedibili, belli e brutti, e se il tuo cuore fosse una capanna sarebbe già bell'e scoppiata, che cazzo te ne fotte...se tutto questo è silenzio...e senti l'insufficienza e l'indolenza come macigni....che cazzo te ne fotte? non riesco a raccontare niente, è tutto raggrumato nella memoria recente e troppo vicina, i viaggi senza biglietto, l'adrenalina, l'ospitalità e il cuore grande di Franck et Alix, la prospettiva di tornarci per vedere lo spettacolo Ciels di Mouawad, questo e altro ancora, ancora incanto! Avevo pensato di spedire una mail a Luca ed Elena di San Salvario, a.
quando ti senti quel verme cq ti pigliq dintrq e nun ti lassa cchiù! Dda minchia di adrenalina in qui pro quo, tutta dda velocità gratuita e lu sensiu, lu silenziu ca mi fascia lu sensiu non lu sintu cchiù, e mi veni di gramari e jttari li vuci ppi tanta cuntintizza, pirchì un ti spari da a cuntintizza? Bonanotte, ugna famo, no, ugnaafamo!
giovedì 29 ottobre 2009
tutto nudo devi solcare il mare della vita
tutto nudo devi solcare il mare della vita
e la tua nave non vada pesante sui flutti...
destinata così, a naufragare presto
pensa alla fredda morte come se fosse
sempre presente
e troverai, al suo incontro, la morte meno amara
innalza sempre la tua mente, come un tempio
a dio, affinchè tu abbia il signore
all'internod el tuo cuore
come statua immateriale
Conosci te stesso, mio caro
chi tu sia e donde tu venga:
così più facilmente tu otterrai la bellezza archetipa
Gregorio di Nazianzo, in Parole in cammino, di Sabino Chialà, Quiqajon
e la tua nave non vada pesante sui flutti...
destinata così, a naufragare presto
pensa alla fredda morte come se fosse
sempre presente
e troverai, al suo incontro, la morte meno amara
innalza sempre la tua mente, come un tempio
a dio, affinchè tu abbia il signore
all'internod el tuo cuore
come statua immateriale
Conosci te stesso, mio caro
chi tu sia e donde tu venga:
così più facilmente tu otterrai la bellezza archetipa
Gregorio di Nazianzo, in Parole in cammino, di Sabino Chialà, Quiqajon
sabato 17 ottobre 2009
sabato 10 ottobre 2009
in treno senza biglietto tra italia e francia, fine luglio 2009
In treno fra Italia e Francia…senza biglietto
Ho viaggiato lungo queste tratte nel giro di dieci giorni: Genova-Avignon, Avignon-Lyon, Lyon- Chalon sur saone, e poi ritorno a Genova, ho sostato per sei giorni ad Avignon e due giorni e due notti a Chalon, una notte l’ho passata a Ventimiglia per aspettare il treno perché ero arrivato dopo le 22,30 e dopo quell’ora da Ventimiglia non ci sono più treni per Nice(Nizza). Non ho mai pagato il biglietto, un’”imbattibilità” del genere non mi era mai capitata, viaggiando così frequentemente, nel giro di pochi giorni, tra Francia e Italia (ma soprattutto in Francia). La mattina di martedì 28 luglio sono ripartito da Avignon per Genova, ho sbagliato treno, ho preso un treno per Montpellier pensando che passasse da Marsiglia invece no, sono sceso a Nimes e lì ho aspettato il treno per tornare ad Avignon, perché, al contrario di come mi diceva il controllore, e cioè che c’erano parecchi treni per Marsiglia da Nimes, in realtà ce n’era uno alle 13,30, e io ero a Nimes alle 11,30! Ho aspettao il treno delle 12 e qualcosa per Avignon. Durante il viaggio e durante le attese ho scritto gran parte dei diari di quei giorni, impressioni, cose “intriganti” (o che io ho giudicato tali). Eccone alcune
La differenza in fatto di treni (senza biglietto) tra Italia e Francia. Come vivono i francesi il loro rapporto coi treni? E come vivono gli italiani il loro rapporto coi treni italiani? Se non paghi il biglietto in Italia, e lo espliciti, scatta qualcosa che ha dell’assurdo, dell’irrazionale…Attenzione, qua stiamo andando nella psicologia del controllo sociale sottocutaneo, è di pochi giorni fa la notizia che la Francia sta aumentando i controlli satellitari per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche e via mail, in quell’articolo pubblicato da Le Figaro, (credo il 28 luglio, il giorno della mia partenza da Avignon), si dice che le intercettazioni di questo tipo, in Francia, sono quindici volte inferiori a quelle che avvengono in Italia! E, en passant, l’Italia è forse l’unico paese europeo dove per connetterti a internet in un luogo pubblico (internet point, internet cafè, biblioteca ecc.), ma anche per telefonare da un phone center, devi mostrare un documento di identità, cioè ti devi fare schedare, questa cosa andava detta perché pertinente alquanto con la questione delle intercettazioni.
Ma torniamo al treno. In Italia c’è pochissima gente che viaggia in treno con una certa frequenza. E’ il peese europeo in cui si comprano più automobili. Il messaggio indiretto dell’italiano medio è: a noi del treno non ce ne fotte una minchia! E’ sporco, sempre in ritardo, non ci possiamo fare niente, ci convertiamo all’automobile privata. Il treno non è una loro causa, non è una causa (né una casa!) degli e per gli italiani! Non li concerne. Non li concerne (ma è un controsenso, una violenza, non può non interessarli, ma siamo sul piano dell’alienazione ) la condizione dei macchinisti, i licenziamenti, gli “agenti unici”, le pressioni per mantenere il silenzio e i licenziamenti per i ferrovieri che “parlano” (e poi scassano i coglioni con la retorica di mafia e antimafia. Questi “trattamenti” da parte delle dirigenze della ferrovia nei confronti dei dipendenti, come li chiamiamo? Mafiosi? Ultramafiosi? O dobbaimo inventare altre parole?).
In Francia, invece, c’è un utilizzo diffuso dei treni. Però costano di più che in Italia. Un di più che, però, rapportato alla qualità ed efficienza dei servizi garantiti, non è poi così male (considerate anche le varie riduzioni, agevolazioni e così via). In Italia è noto a tutti il livello catastrofico di Trenitalia (ma non lo è in modo vissuto quotidianamente sulla propria pelle). La cosa misteriosa sta nel fatto che, se in Italia dici che non paghi il biglietto, ti può capitare di sentirti rimproverato. E la cosa più misteriosa è che ti rimproverano quelli che (quasi tutti potenzialmente, in base al discorso dell’utilizzo privato dell’automobile di cui prima) il treno contribuiscono ad affossarlo e perché non lo utilizzano e perché non sanno e non vogliono sapere nulla (ignoranza colpevole, perché è in gioco una cosa pubblica che riguarda tutti) di ciò che succede nel mondo della ferrovia. Spesso, appunto, quelli che rimproverano, sono i più “rimproverabili”, come se, indirettamente e perversamente dicessero: “Io mi faccio schifo, mi sento deresponsabilizzato, decerebrato, meschino e impotente, privato e deprivato di un mio diritto e dovere pubblico”, però tutto ciò lo scaricano su chi porta a galla questa ferita pubblica, dicendo, per esempio “Io non pago il biglietto in modo consapevole” di ciò che questo può significare a livello di liberazione individuale e collettiva.
In Francia, invece…
Quando dici che non paghi il biglietto del treno ( o rubi un libro) difficilmente trovi qualcuno disposto a rimproverarti, eppure lì i servizi sono più pubblici (più utilizzati), più efficaci….Ci sarebbero più motivi per rimproverarti…Invece no! Pas de question! C’est la democrazie français! Pas de culpabilitè, di sensi di colpa cattolici, oppure sono più….striscianti? Ci sarebbe da fare uno studio serio. Quali sono le caratteristiche psicologiche? Il modo di sentire il “servizio pubblico”? Le conseguenze sulle persone (ci sarebbe da legger Baumann, Voglia di comunità, o anche Dentro la globalizzazione, le conseguenze sulle persone). La questione è che in Francia hai l’impressione che tutto vada bene…che ci sia un velo che è meglio non intaccare…Un velo di bienetre..Poi però è il paese con il maggior numero di antidepressivi venduti, al primo posto in Europa (o nel mondo?), bella la battuta di quel ragazzo francese che ruba libri per combattere la depressione….La questione del treno è significativa: quando uno dice che non paga il treno, ci sarebbe da indagare, da scavare, “perché non paghi il treno se i servizi sono efficienti ecc. ecc.?” La spiegazione sta nel fatto che si vuole lasciare le cose per come stanno…(complicità passiva che Gandhi stesso, pur essendo noviolento, deplorava, e preferiva una reazione violenta a una passività complice dello status quo)
Oui, c’est comme ça, se si scavasse, si scoprirebbero cose interessanti…Si scoprirebbero, per esempio, le conseguenze sulle persone, le “soluzioni” proprie e altrui, pubbliche e private, fino ad arrivare alla RATP, Rete per l’Abolizioni dei Trasporti a Pagamento. E’ un’esperienza circoscritta nella regione dell’Ile de France, la regione che comprende anche Parigi (o tutto il territorio parigino?) Un trasporto gratuito? Non è così semplice, né così banale come il titolo potrebbe far pensar. Infatti il libricino parla di diverse testimonianze e di esperienze volte a spiegare certi meccanismi incatenanti del sistema trasporti pubblici, in cui il pagamento del biglietto si configura sempre di più come un simbolo di oppressione sociale e politica. C’è anche un interessante intervista a un ministro dei trasporti che spiega certi meccanismi nascosti del sistema dei trasporti pubblici. Interessante la testimonianza di un collettivo senza biglietto di Bruxelles, e dei collegamenti e colloqui tra viaggiatori e ferrovieri del Belgio.
Reseau pour l’Abolition des Trasports Payants, Zéro euro, zéro fraude, Trasports fratuits pour toutes et tous, Editions du monede libertaire-Alternative libertaire
Ho viaggiato lungo queste tratte nel giro di dieci giorni: Genova-Avignon, Avignon-Lyon, Lyon- Chalon sur saone, e poi ritorno a Genova, ho sostato per sei giorni ad Avignon e due giorni e due notti a Chalon, una notte l’ho passata a Ventimiglia per aspettare il treno perché ero arrivato dopo le 22,30 e dopo quell’ora da Ventimiglia non ci sono più treni per Nice(Nizza). Non ho mai pagato il biglietto, un’”imbattibilità” del genere non mi era mai capitata, viaggiando così frequentemente, nel giro di pochi giorni, tra Francia e Italia (ma soprattutto in Francia). La mattina di martedì 28 luglio sono ripartito da Avignon per Genova, ho sbagliato treno, ho preso un treno per Montpellier pensando che passasse da Marsiglia invece no, sono sceso a Nimes e lì ho aspettato il treno per tornare ad Avignon, perché, al contrario di come mi diceva il controllore, e cioè che c’erano parecchi treni per Marsiglia da Nimes, in realtà ce n’era uno alle 13,30, e io ero a Nimes alle 11,30! Ho aspettao il treno delle 12 e qualcosa per Avignon. Durante il viaggio e durante le attese ho scritto gran parte dei diari di quei giorni, impressioni, cose “intriganti” (o che io ho giudicato tali). Eccone alcune
La differenza in fatto di treni (senza biglietto) tra Italia e Francia. Come vivono i francesi il loro rapporto coi treni? E come vivono gli italiani il loro rapporto coi treni italiani? Se non paghi il biglietto in Italia, e lo espliciti, scatta qualcosa che ha dell’assurdo, dell’irrazionale…Attenzione, qua stiamo andando nella psicologia del controllo sociale sottocutaneo, è di pochi giorni fa la notizia che la Francia sta aumentando i controlli satellitari per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche e via mail, in quell’articolo pubblicato da Le Figaro, (credo il 28 luglio, il giorno della mia partenza da Avignon), si dice che le intercettazioni di questo tipo, in Francia, sono quindici volte inferiori a quelle che avvengono in Italia! E, en passant, l’Italia è forse l’unico paese europeo dove per connetterti a internet in un luogo pubblico (internet point, internet cafè, biblioteca ecc.), ma anche per telefonare da un phone center, devi mostrare un documento di identità, cioè ti devi fare schedare, questa cosa andava detta perché pertinente alquanto con la questione delle intercettazioni.
Ma torniamo al treno. In Italia c’è pochissima gente che viaggia in treno con una certa frequenza. E’ il peese europeo in cui si comprano più automobili. Il messaggio indiretto dell’italiano medio è: a noi del treno non ce ne fotte una minchia! E’ sporco, sempre in ritardo, non ci possiamo fare niente, ci convertiamo all’automobile privata. Il treno non è una loro causa, non è una causa (né una casa!) degli e per gli italiani! Non li concerne. Non li concerne (ma è un controsenso, una violenza, non può non interessarli, ma siamo sul piano dell’alienazione ) la condizione dei macchinisti, i licenziamenti, gli “agenti unici”, le pressioni per mantenere il silenzio e i licenziamenti per i ferrovieri che “parlano” (e poi scassano i coglioni con la retorica di mafia e antimafia. Questi “trattamenti” da parte delle dirigenze della ferrovia nei confronti dei dipendenti, come li chiamiamo? Mafiosi? Ultramafiosi? O dobbaimo inventare altre parole?).
In Francia, invece, c’è un utilizzo diffuso dei treni. Però costano di più che in Italia. Un di più che, però, rapportato alla qualità ed efficienza dei servizi garantiti, non è poi così male (considerate anche le varie riduzioni, agevolazioni e così via). In Italia è noto a tutti il livello catastrofico di Trenitalia (ma non lo è in modo vissuto quotidianamente sulla propria pelle). La cosa misteriosa sta nel fatto che, se in Italia dici che non paghi il biglietto, ti può capitare di sentirti rimproverato. E la cosa più misteriosa è che ti rimproverano quelli che (quasi tutti potenzialmente, in base al discorso dell’utilizzo privato dell’automobile di cui prima) il treno contribuiscono ad affossarlo e perché non lo utilizzano e perché non sanno e non vogliono sapere nulla (ignoranza colpevole, perché è in gioco una cosa pubblica che riguarda tutti) di ciò che succede nel mondo della ferrovia. Spesso, appunto, quelli che rimproverano, sono i più “rimproverabili”, come se, indirettamente e perversamente dicessero: “Io mi faccio schifo, mi sento deresponsabilizzato, decerebrato, meschino e impotente, privato e deprivato di un mio diritto e dovere pubblico”, però tutto ciò lo scaricano su chi porta a galla questa ferita pubblica, dicendo, per esempio “Io non pago il biglietto in modo consapevole” di ciò che questo può significare a livello di liberazione individuale e collettiva.
In Francia, invece…
Quando dici che non paghi il biglietto del treno ( o rubi un libro) difficilmente trovi qualcuno disposto a rimproverarti, eppure lì i servizi sono più pubblici (più utilizzati), più efficaci….Ci sarebbero più motivi per rimproverarti…Invece no! Pas de question! C’est la democrazie français! Pas de culpabilitè, di sensi di colpa cattolici, oppure sono più….striscianti? Ci sarebbe da fare uno studio serio. Quali sono le caratteristiche psicologiche? Il modo di sentire il “servizio pubblico”? Le conseguenze sulle persone (ci sarebbe da legger Baumann, Voglia di comunità, o anche Dentro la globalizzazione, le conseguenze sulle persone). La questione è che in Francia hai l’impressione che tutto vada bene…che ci sia un velo che è meglio non intaccare…Un velo di bienetre..Poi però è il paese con il maggior numero di antidepressivi venduti, al primo posto in Europa (o nel mondo?), bella la battuta di quel ragazzo francese che ruba libri per combattere la depressione….La questione del treno è significativa: quando uno dice che non paga il treno, ci sarebbe da indagare, da scavare, “perché non paghi il treno se i servizi sono efficienti ecc. ecc.?” La spiegazione sta nel fatto che si vuole lasciare le cose per come stanno…(complicità passiva che Gandhi stesso, pur essendo noviolento, deplorava, e preferiva una reazione violenta a una passività complice dello status quo)
Oui, c’est comme ça, se si scavasse, si scoprirebbero cose interessanti…Si scoprirebbero, per esempio, le conseguenze sulle persone, le “soluzioni” proprie e altrui, pubbliche e private, fino ad arrivare alla RATP, Rete per l’Abolizioni dei Trasporti a Pagamento. E’ un’esperienza circoscritta nella regione dell’Ile de France, la regione che comprende anche Parigi (o tutto il territorio parigino?) Un trasporto gratuito? Non è così semplice, né così banale come il titolo potrebbe far pensar. Infatti il libricino parla di diverse testimonianze e di esperienze volte a spiegare certi meccanismi incatenanti del sistema trasporti pubblici, in cui il pagamento del biglietto si configura sempre di più come un simbolo di oppressione sociale e politica. C’è anche un interessante intervista a un ministro dei trasporti che spiega certi meccanismi nascosti del sistema dei trasporti pubblici. Interessante la testimonianza di un collettivo senza biglietto di Bruxelles, e dei collegamenti e colloqui tra viaggiatori e ferrovieri del Belgio.
Reseau pour l’Abolition des Trasports Payants, Zéro euro, zéro fraude, Trasports fratuits pour toutes et tous, Editions du monede libertaire-Alternative libertaire
in treno senza biglietto tra italia e francia, fine luglio 2009
In treno fra Italia e Francia…senza biglietto
Ho viaggiato lungo queste tratte nel giro di dieci giorni: Genova-Avignon, Avignon-Lyon, Lyon- Chalon sur saone, e poi ritorno a Genova, ho sostato per sei giorni ad Avignon e due giorni e due notti a Chalon, una notte l’ho passata a Ventimiglia per aspettare il treno perché ero arrivato dopo le 22,30 e dopo quell’ora da Ventimiglia non ci sono più treni per Nice(Nizza). Non ho mai pagato il biglietto, un’”imbattibilità” del genere non mi era mai capitata, viaggiando così frequentemente, nel giro di pochi giorni, tra Francia e Italia (ma soprattutto in Francia). La mattina di martedì 28 luglio sono ripartito da Avignon per Genova, ho sbagliato treno, ho preso un treno per Montpellier pensando che passasse da Marsiglia invece no, sono sceso a Nimes e lì ho aspettato il treno per tornare ad Avignon, perché, al contrario di come mi diceva il controllore, e cioè che c’erano parecchi treni per Marsiglia da Nimes, in realtà ce n’era uno alle 13,30, e io ero a Nimes alle 11,30! Ho aspettao il treno delle 12 e qualcosa per Avignon. Durante il viaggio e durante le attese ho scritto gran parte dei diari di quei giorni, impressioni, cose “intriganti” (o che io ho giudicato tali). Eccone alcune
La differenza in fatto di treni (senza biglietto) tra Italia e Francia. Come vivono i francesi il loro rapporto coi treni? E come vivono gli italiani il loro rapporto coi treni italiani? Se non paghi il biglietto in Italia, e lo espliciti, scatta qualcosa che ha dell’assurdo, dell’irrazionale…Attenzione, qua stiamo andando nella psicologia del controllo sociale sottocutaneo, è di pochi giorni fa la notizia che la Francia sta aumentando i controlli satellitari per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche e via mail, in quell’articolo pubblicato da Le Figaro, (credo il 28 luglio, il giorno della mia partenza da Avignon), si dice che le intercettazioni di questo tipo, in Francia, sono quindici volte inferiori a quelle che avvengono in Italia! E, en passant, l’Italia è forse l’unico paese europeo dove per connetterti a internet in un luogo pubblico (internet point, internet cafè, biblioteca ecc.), ma anche per telefonare da un phone center, devi mostrare un documento di identità, cioè ti devi fare schedare, questa cosa andava detta perché pertinente alquanto con la questione delle intercettazioni.
Ma torniamo al treno. In Italia c’è pochissima gente che viaggia in treno con una certa frequenza. E’ il peese europeo in cui si comprano più automobili. Il messaggio indiretto dell’italiano medio è: a noi del treno non ce ne fotte una minchia! E’ sporco, sempre in ritardo, non ci possiamo fare niente, ci convertiamo all’automobile privata. Il treno non è una loro causa, non è una causa (né una casa!) degli e per gli italiani! Non li concerne. Non li concerne (ma è un controsenso, una violenza, non può non interessarli, ma siamo sul piano dell’alienazione ) la condizione dei macchinisti, i licenziamenti, gli “agenti unici”, le pressioni per mantenere il silenzio e i licenziamenti per i ferrovieri che “parlano” (e poi scassano i coglioni con la retorica di mafia e antimafia. Questi “trattamenti” da parte delle dirigenze della ferrovia nei confronti dei dipendenti, come li chiamiamo? Mafiosi? Ultramafiosi? O dobbaimo inventare altre parole?).
In Francia, invece, c’è un utilizzo diffuso dei treni. Però costano di più che in Italia. Un di più che, però, rapportato alla qualità ed efficienza dei servizi garantiti, non è poi così male (considerate anche le varie riduzioni, agevolazioni e così via). In Italia è noto a tutti il livello catastrofico di Trenitalia (ma non lo è in modo vissuto quotidianamente sulla propria pelle). La cosa misteriosa sta nel fatto che, se in Italia dici che non paghi il biglietto, ti può capitare di sentirti rimproverato. E la cosa più misteriosa è che ti rimproverano quelli che (quasi tutti potenzialmente, in base al discorso dell’utilizzo privato dell’automobile di cui prima) il treno contribuiscono ad affossarlo e perché non lo utilizzano e perché non sanno e non vogliono sapere nulla (ignoranza colpevole, perché è in gioco una cosa pubblica che riguarda tutti) di ciò che succede nel mondo della ferrovia. Spesso, appunto, quelli che rimproverano, sono i più “rimproverabili”, come se, indirettamente e perversamente dicessero: “Io mi faccio schifo, mi sento deresponsabilizzato, decerebrato, meschino e impotente, privato e deprivato di un mio diritto e dovere pubblico”, però tutto ciò lo scaricano su chi porta a galla questa ferita pubblica, dicendo, per esempio “Io non pago il biglietto in modo consapevole” di ciò che questo può significare a livello di liberazione individuale e collettiva.
In Francia, invece…
Quando dici che non paghi il biglietto del treno ( o rubi un libro) difficilmente trovi qualcuno disposto a rimproverarti, eppure lì i servizi sono più pubblici (più utilizzati), più efficaci….Ci sarebbero più motivi per rimproverarti…Invece no! Pas de question! C’est la democrazie français! Pas de culpabilitè, di sensi di colpa cattolici, oppure sono più….striscianti? Ci sarebbe da fare uno studio serio. Quali sono le caratteristiche psicologiche? Il modo di sentire il “servizio pubblico”? Le conseguenze sulle persone (ci sarebbe da legger Baumann, Voglia di comunità, o anche Dentro la globalizzazione, le conseguenze sulle persone). La questione è che in Francia hai l’impressione che tutto vada bene…che ci sia un velo che è meglio non intaccare…Un velo di bienetre..Poi però è il paese con il maggior numero di antidepressivi venduti, al primo posto in Europa (o nel mondo?), bella la battuta di quel ragazzo francese che ruba libri per combattere la depressione….La questione del treno è significativa: quando uno dice che non paga il treno, ci sarebbe da indagare, da scavare, “perché non paghi il treno se i servizi sono efficienti ecc. ecc.?” La spiegazione sta nel fatto che si vuole lasciare le cose per come stanno…(complicità passiva che Gandhi stesso, pur essendo noviolento, deplorava, e preferiva una reazione violenta a una passività complice dello status quo)
Oui, c’est comme ça, se si scavasse, si scoprirebbero cose interessanti…Si scoprirebbero, per esempio, le conseguenze sulle persone, le “soluzioni” proprie e altrui, pubbliche e private, fino ad arrivare alla RATP, Rete per l’Abolizioni dei Trasporti a Pagamento. E’ un’esperienza circoscritta nella regione dell’Ile de France, la regione che comprende anche Parigi (o tutto il territorio parigino?) Un trasporto gratuito? Non è così semplice, né così banale come il titolo potrebbe far pensar. Infatti il libricino parla di diverse testimonianze e di esperienze volte a spiegare certi meccanismi incatenanti del sistema trasporti pubblici, in cui il pagamento del biglietto si configura sempre di più come un simbolo di oppressione sociale e politica. C’è anche un interessante intervista a un ministro dei trasporti che spiega certi meccanismi nascosti del sistema dei trasporti pubblici. Interessante la testimonianza di un collettivo senza biglietto di Bruxelles, e dei collegamenti e colloqui tra viaggiatori e ferrovieri del Belgio.
Reseau pour l’Abolition des Trasports Payants, Zéro euro, zéro fraude, Trasports fratuits pour toutes et tous, Editions du monede libertaire-Alternative libertaire
Ho viaggiato lungo queste tratte nel giro di dieci giorni: Genova-Avignon, Avignon-Lyon, Lyon- Chalon sur saone, e poi ritorno a Genova, ho sostato per sei giorni ad Avignon e due giorni e due notti a Chalon, una notte l’ho passata a Ventimiglia per aspettare il treno perché ero arrivato dopo le 22,30 e dopo quell’ora da Ventimiglia non ci sono più treni per Nice(Nizza). Non ho mai pagato il biglietto, un’”imbattibilità” del genere non mi era mai capitata, viaggiando così frequentemente, nel giro di pochi giorni, tra Francia e Italia (ma soprattutto in Francia). La mattina di martedì 28 luglio sono ripartito da Avignon per Genova, ho sbagliato treno, ho preso un treno per Montpellier pensando che passasse da Marsiglia invece no, sono sceso a Nimes e lì ho aspettato il treno per tornare ad Avignon, perché, al contrario di come mi diceva il controllore, e cioè che c’erano parecchi treni per Marsiglia da Nimes, in realtà ce n’era uno alle 13,30, e io ero a Nimes alle 11,30! Ho aspettao il treno delle 12 e qualcosa per Avignon. Durante il viaggio e durante le attese ho scritto gran parte dei diari di quei giorni, impressioni, cose “intriganti” (o che io ho giudicato tali). Eccone alcune
La differenza in fatto di treni (senza biglietto) tra Italia e Francia. Come vivono i francesi il loro rapporto coi treni? E come vivono gli italiani il loro rapporto coi treni italiani? Se non paghi il biglietto in Italia, e lo espliciti, scatta qualcosa che ha dell’assurdo, dell’irrazionale…Attenzione, qua stiamo andando nella psicologia del controllo sociale sottocutaneo, è di pochi giorni fa la notizia che la Francia sta aumentando i controlli satellitari per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche e via mail, in quell’articolo pubblicato da Le Figaro, (credo il 28 luglio, il giorno della mia partenza da Avignon), si dice che le intercettazioni di questo tipo, in Francia, sono quindici volte inferiori a quelle che avvengono in Italia! E, en passant, l’Italia è forse l’unico paese europeo dove per connetterti a internet in un luogo pubblico (internet point, internet cafè, biblioteca ecc.), ma anche per telefonare da un phone center, devi mostrare un documento di identità, cioè ti devi fare schedare, questa cosa andava detta perché pertinente alquanto con la questione delle intercettazioni.
Ma torniamo al treno. In Italia c’è pochissima gente che viaggia in treno con una certa frequenza. E’ il peese europeo in cui si comprano più automobili. Il messaggio indiretto dell’italiano medio è: a noi del treno non ce ne fotte una minchia! E’ sporco, sempre in ritardo, non ci possiamo fare niente, ci convertiamo all’automobile privata. Il treno non è una loro causa, non è una causa (né una casa!) degli e per gli italiani! Non li concerne. Non li concerne (ma è un controsenso, una violenza, non può non interessarli, ma siamo sul piano dell’alienazione ) la condizione dei macchinisti, i licenziamenti, gli “agenti unici”, le pressioni per mantenere il silenzio e i licenziamenti per i ferrovieri che “parlano” (e poi scassano i coglioni con la retorica di mafia e antimafia. Questi “trattamenti” da parte delle dirigenze della ferrovia nei confronti dei dipendenti, come li chiamiamo? Mafiosi? Ultramafiosi? O dobbaimo inventare altre parole?).
In Francia, invece, c’è un utilizzo diffuso dei treni. Però costano di più che in Italia. Un di più che, però, rapportato alla qualità ed efficienza dei servizi garantiti, non è poi così male (considerate anche le varie riduzioni, agevolazioni e così via). In Italia è noto a tutti il livello catastrofico di Trenitalia (ma non lo è in modo vissuto quotidianamente sulla propria pelle). La cosa misteriosa sta nel fatto che, se in Italia dici che non paghi il biglietto, ti può capitare di sentirti rimproverato. E la cosa più misteriosa è che ti rimproverano quelli che (quasi tutti potenzialmente, in base al discorso dell’utilizzo privato dell’automobile di cui prima) il treno contribuiscono ad affossarlo e perché non lo utilizzano e perché non sanno e non vogliono sapere nulla (ignoranza colpevole, perché è in gioco una cosa pubblica che riguarda tutti) di ciò che succede nel mondo della ferrovia. Spesso, appunto, quelli che rimproverano, sono i più “rimproverabili”, come se, indirettamente e perversamente dicessero: “Io mi faccio schifo, mi sento deresponsabilizzato, decerebrato, meschino e impotente, privato e deprivato di un mio diritto e dovere pubblico”, però tutto ciò lo scaricano su chi porta a galla questa ferita pubblica, dicendo, per esempio “Io non pago il biglietto in modo consapevole” di ciò che questo può significare a livello di liberazione individuale e collettiva.
In Francia, invece…
Quando dici che non paghi il biglietto del treno ( o rubi un libro) difficilmente trovi qualcuno disposto a rimproverarti, eppure lì i servizi sono più pubblici (più utilizzati), più efficaci….Ci sarebbero più motivi per rimproverarti…Invece no! Pas de question! C’est la democrazie français! Pas de culpabilitè, di sensi di colpa cattolici, oppure sono più….striscianti? Ci sarebbe da fare uno studio serio. Quali sono le caratteristiche psicologiche? Il modo di sentire il “servizio pubblico”? Le conseguenze sulle persone (ci sarebbe da legger Baumann, Voglia di comunità, o anche Dentro la globalizzazione, le conseguenze sulle persone). La questione è che in Francia hai l’impressione che tutto vada bene…che ci sia un velo che è meglio non intaccare…Un velo di bienetre..Poi però è il paese con il maggior numero di antidepressivi venduti, al primo posto in Europa (o nel mondo?), bella la battuta di quel ragazzo francese che ruba libri per combattere la depressione….La questione del treno è significativa: quando uno dice che non paga il treno, ci sarebbe da indagare, da scavare, “perché non paghi il treno se i servizi sono efficienti ecc. ecc.?” La spiegazione sta nel fatto che si vuole lasciare le cose per come stanno…(complicità passiva che Gandhi stesso, pur essendo noviolento, deplorava, e preferiva una reazione violenta a una passività complice dello status quo)
Oui, c’est comme ça, se si scavasse, si scoprirebbero cose interessanti…Si scoprirebbero, per esempio, le conseguenze sulle persone, le “soluzioni” proprie e altrui, pubbliche e private, fino ad arrivare alla RATP, Rete per l’Abolizioni dei Trasporti a Pagamento. E’ un’esperienza circoscritta nella regione dell’Ile de France, la regione che comprende anche Parigi (o tutto il territorio parigino?) Un trasporto gratuito? Non è così semplice, né così banale come il titolo potrebbe far pensar. Infatti il libricino parla di diverse testimonianze e di esperienze volte a spiegare certi meccanismi incatenanti del sistema trasporti pubblici, in cui il pagamento del biglietto si configura sempre di più come un simbolo di oppressione sociale e politica. C’è anche un interessante intervista a un ministro dei trasporti che spiega certi meccanismi nascosti del sistema dei trasporti pubblici. Interessante la testimonianza di un collettivo senza biglietto di Bruxelles, e dei collegamenti e colloqui tra viaggiatori e ferrovieri del Belgio.
Reseau pour l’Abolition des Trasports Payants, Zéro euro, zéro fraude, Trasports fratuits pour toutes et tous, Editions du monede libertaire-Alternative libertaire
venerdì 2 ottobre 2009
gli autobus blindati per i clandestini di Milano
Domenica scorsa, di sera, alla libreria Calusca di Milano, era il 27 settembre, ho raccontato, con chitarra e voce, una Milano fatta di autobus come la '95, '90 e '91, pieni di gente di africa e di america latina, america latina e galeano, e vene aperte sotto banco, e clandestino mi sento nel fianco, come dice la canzone. L'altro ieri mattina, sulla prima pagina di Repubblica, la notizia delle applicazione della legge che considera reato la clandestinità, il non avere i documenti a posto! Gli autobus blindati e i vigili che hanno fatto un centinaio di multe e portato in questura circa 14 persone non europee e senza documenti di soggiorno. E' una notizia che fa ribollire il sangue nelle vene, ma nella normalità di cui parla la rivista Nonostante milano, una normalità che ci anestetizza, tutto ciò passa in cavalleria, fa parte della quotidianità accettata, subita, come scriveva Bianciardi in alcuni passi de La vita agra, testo utilizzato per costruire il monologo Milano chim'era, che è quello presentato alla libreria Calusca domenica scorsa. Un monologo che, per certi versi, son contento che sia attuale, che abbia colto degli elementi e degli aspetti tristemente reali: il sentirsi clandestino nel fianco (ma quando hos critto le parole di quella canzone non pensavo che le nostre città fossero arrivate a concepire gli autobus blindati per rinchiuderci i clandestini, come sta avvenendo a Milano!). Qual' è una via d'uscita possibile? Quella che io sto percorrendo, e che non propongo, ma voglio utilizzare come spunto di riflessione. A proposito di autobus, ma anche di treni, nel monologo si parla, di striscio, di uno che non paga il biglietto del treno e che si confronta con un suo amico psicologo e questi gli spiega che l'insistenza degli altoparlanti di trenitalia che ricordano il dover di pagare il biglietto, e di contro la rarità dei controlli effettivi, è paragonabile alle telecamere sempre più presenti nelle nostre città: il messagio che ci danno è: ti stiamo guardando, forse non ti vediamo mai, ma forse sempre! Io non pago il biglietto, quando posso, da diverso tempo, sia sui mezzi pubblici metropolitani che sui treni di Trenitalia. Nell'Ile de France, la regione di Parigi, c'è un coordinamento di gente che non paga i biglietti, ma anche a Bruxelles. Hanno pubblicato un pò di libri per raccontare queste esperienze, che parlano di collegamento e alleanza con le oppressioni di vario tipo: ferrovieri trattati come macchine, viaggiatori trattati come bestie! Una delle cose che si trova in un libro stampato dal coordinamento francese, è che pagare il biglietto del treno o dell'autobus urbano è una forma di ricatto sociale, non ha niente o quasi niente a che vedere con fattori economici. Infatti, in quel libretto, c'è scritto e spiegato, nei dettagli, che il biglietto incide al 12% delle entrate di un Azienda di trasporti ferroviari o metropolitani, gli introiti maggiori sono sostenuti dai Municipi (più per i trasporti urbani che per quelli ferroviari), dalle Regioni, dallo Stato, dalla pubblicità, dagli affitti dei negozi, edicole e ristoranti o grandi negozi....Qualcuno può pensare che è molto difficile sbloccare certi meccanismi, difendendosi con fattori legalisti o moralisticheggianti, ma in verità si tratta di liberarsi soprattutto mentalmente, e questo è davvero difficile, certo, per prima cosa bisogna far fuori i fattori legalisti e moralisti, e anche quello è un lavoraccio, ma quando uno si libera è tutta un'altra cosa, soprattutto se è una liberazione che coinvolge anche altri, non fine a se stessa, "altri" nel senso di consapevolezza, non è che bisogna tenersi per mano, anzi, bisogna liberarsi individualmente, coscienti del legame inscindibile che c'è tra ognuno di noi, soprattutto guardando verso il basso, dove ci sono quelli che pagano di più, e pagano anche perchè noi stiamo a guardare, anche perchè noi ci ostiniamo a difendere le nostre "paure", senza provare a smontarle...La liberazione è alla portata di tutti e di ciscuno, l'importante è cominciare, come c'è scritto in una pagine della Rivista Nonostante Milano, che Agro e Lauro, l'11 marzo, in Corso Buenos Aires, stavano leggendo, prima che Lauro fosse arrestato insieme agli altri 44 antifascisti...ma questo è il monolog, è letteratura, o forse no? Forse è un racconto-verità, che serve anche quello a sbloccare qualcosa, altrimenti rimane...loontano...e fionisce di essere racconto epico, cioè vero, di popolo che vuole insorgere, e diventa fiction...sterile, avulso, io non voglio che sia così, io non ho capito niente del teatro e della letteratura? Come non avevano capito niente Sciascia, Buttitta, Rosa Balistreri? O siamo noi ad avere capovolto i parametri, a esserci rinchiusi nella fiction e ad accettare l'incapacità di muovere le cose, noi qui e ora, a Milano, il 30 settembre 2009, lì, mentre i vigili controllano e rinchiudono i clandestini negli autobus blindati?
sabato 15 agosto 2009
dare un senso al viaggio come sradicamento continuo?
se il sonno accumulato e arretrato delle ultime tre notti me lo permetterebbe, io proveri a dare un senso al viaggio come sradicamento continuo, come rottura di tutte le abitudini...Una cosa é certa: io non sono fatto per viaggiare! Altrimenti non andrei nel pallone dopo due o tre notti all'adiaccio; non vivrei la dimensione negativa, o non la accentuerei come mi viene da fare, perché se racconto gli incontri di queste notti, é chiaro che verrebbe fuori la dimensione positiva e impagabile di queste nottate passate a chicchierare, ridere, dormicchiare, cantare, suonare la chitarra, con gente di Parigi, di Tours, dell'Inghilterra ecc. E poi sono vecchio, diciamocelo, certo, ho scritto un quaderno intero solo ieri, tra ieri mattina e sta mattina, ho riempito 95 pagine di quaderno...E questo non mi basta a dare un senso al viaggio, magari col senno di poi mi basterà, quando avro' recuperato le energie...La cosa che mi fa paura, e cioé mi da vertigine, é il fatto che mi abbandoni al ritmo del viaggio senza meta e senza programma, ma in verità un programma c'é, e anche rigido, solo che....non so come spiegarmi forse...E' come se fossi in vacanza perché ne sento il bisogno, ma al tempo stesso mi sento in colpa perché vorrei lavorare, ma il mio corpo lo sa, lo sente, e allora mi porta da un punto all'altro, per svuotarsi, certo, é pericoloso per certi versi, ma é un rituale, é un rito purificatore, di cui in parte non ho ancora preso coscienza né della sua importanza né della sua ritualità, appunto...A volte mi sembra una fuga fine a se stessa, infatti quando scrivo decine e decine di pagine, e disegno e faccio ritratti ad acquerello e a graffite, mentre viaggio, assaporo il senso del viaggio, sembra banale, ma soprattutto quando scrivo, e canto o suono la chitarra, assaporo il senso del viaggio, quel senso che rischio di perdere se viaggio sempre negli stessi posti con gli stessi motivi (fare ritratti per campare in Liguria, presentare il monologo al festival di Avignon e di Chalon), c'é un bisogno inespresso, enorme, almeno io lo sento, di perdere tutto, periodicamente, di tornare alle origini, per purificarmi, e a volte mi sembra strano, mi dico che sono troppo vecchio per fare certe cose, e vedo intorno a me, pero', tanti come me, che viaggiano cosi', magari sono pochi gli italiani, perché gli italiani non sono abituati a viaggiare, gli italiani emigrano, come diceva Paolo Conte, eppure io vivo tutto questo dramma, da italiano e da siciliano, lo sento dentro, é per certi versi penoso doverlo sentire cosi tanto presente, magari sono persone che ti sono vicine a riportarti tutto questo provincialismo, o sono io che ce l'ho dentro e lo sento esplodere quando qualcuno a me vicino mi fa notare l'esagerazione che a suo dire sta in certe forme di viaggio...
e penso a Margherite Yourcenaire, a quello che ha scritto nel libro Memorie di Adrianoe che io ho riportato nel mio carnet de voyage più completo che fino ad ora abbia realizzato, e penso anche al fatto che forse, uno degli elementi che segnalano l'immiserimento di un popolo, di quello italiano nella fattispecie, é la tendenza verso le derive irrazionali (credenze irazionali dogmattiche, che siano di natura paracattolica, come la papolatria e la padrepiolatria, ma anche tendenze orientaliste che bloccano le emozioni facendo finta di liberarle), da un lato, e dall'altro il rifiuto del viaggio, il disprezzo del viaggio come rottura di abitudini...Una volta, mi racconto' una mia amica, a un corso di interculturalità, uno psicologo consigliava ai partecipanti al corso, di andare in un paese di cui non si conosce la lingua e provare a rimanerci un giorno o due senza soldi....Per immedesimarsi nella condizione di straniero...Cioran scriveva: "Che nessuno cerchi di vivere se non ha fatto l'qpprendistato di vittima"; Io, a tutti quelli che mi riportano certi limiti e dogmi incoscienti, direi: "Come possiamo definirci viventi se non perdiamo le nsotre certezze? almeno una volta ogni tanto"...Ricordo che P., un mio compaesano, consigliava, a chi aveva paura di animaletti come topolini o insetti di campagna, di andare ad abitare da solo per una settimana in una casa di campagna, povera e sperduta possibilmente, e cosi avrebbe superato la paura....Io vorrei proporre un percorso: viaggiare senza biglietto e senza sapere dove dormire, di città in città, per almeno una settimana all'anno, in un paese europeo,....Non é una proposta questa, credo sia, anche se credo sia troppo tardi per dirlo, una base, un preliminare, un requisito di base per fare qualsiasi altra cose, per vivere, ma io sono troppo vecchio per dire e fare certe cose, troppo in colpa mi sento, troppa vertigine mi assale, troppo sonno arretrato, sono troppo italiano, io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono, cantava Gaber....un'ultima cosa volevo aggiungere: il viaggio solitario e senza punti di appoggio psicologici (una settimana all'anno almeno), é un'esperienza mistica e spirituale molto forte, una base e un antidoto a tante derive irrazionali occidentali e orientali sempre più dilaganti ai giorni di oggi...e un altro consiglio, a tutti quelli che credono che fare certi viaggi sia superato, adolescenziale, ecc.: "sentitevi umiliati e bisognosi di certi passaggi, e fatevi aiutare da chi vi puo' aiutare a intraprendere un cammino in tal senso, magari con certe letture, per esempio Opinioni di un clown, di H. Böll, é un buon libo che aiuta a capire certi passaggi che riguardano il senso dello sradicamento e della vita come arte strada ma più che altro come arte di...movimento, antonio capanno
e penso a Margherite Yourcenaire, a quello che ha scritto nel libro Memorie di Adrianoe che io ho riportato nel mio carnet de voyage più completo che fino ad ora abbia realizzato, e penso anche al fatto che forse, uno degli elementi che segnalano l'immiserimento di un popolo, di quello italiano nella fattispecie, é la tendenza verso le derive irrazionali (credenze irazionali dogmattiche, che siano di natura paracattolica, come la papolatria e la padrepiolatria, ma anche tendenze orientaliste che bloccano le emozioni facendo finta di liberarle), da un lato, e dall'altro il rifiuto del viaggio, il disprezzo del viaggio come rottura di abitudini...Una volta, mi racconto' una mia amica, a un corso di interculturalità, uno psicologo consigliava ai partecipanti al corso, di andare in un paese di cui non si conosce la lingua e provare a rimanerci un giorno o due senza soldi....Per immedesimarsi nella condizione di straniero...Cioran scriveva: "Che nessuno cerchi di vivere se non ha fatto l'qpprendistato di vittima"; Io, a tutti quelli che mi riportano certi limiti e dogmi incoscienti, direi: "Come possiamo definirci viventi se non perdiamo le nsotre certezze? almeno una volta ogni tanto"...Ricordo che P., un mio compaesano, consigliava, a chi aveva paura di animaletti come topolini o insetti di campagna, di andare ad abitare da solo per una settimana in una casa di campagna, povera e sperduta possibilmente, e cosi avrebbe superato la paura....Io vorrei proporre un percorso: viaggiare senza biglietto e senza sapere dove dormire, di città in città, per almeno una settimana all'anno, in un paese europeo,....Non é una proposta questa, credo sia, anche se credo sia troppo tardi per dirlo, una base, un preliminare, un requisito di base per fare qualsiasi altra cose, per vivere, ma io sono troppo vecchio per dire e fare certe cose, troppo in colpa mi sento, troppa vertigine mi assale, troppo sonno arretrato, sono troppo italiano, io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono, cantava Gaber....un'ultima cosa volevo aggiungere: il viaggio solitario e senza punti di appoggio psicologici (una settimana all'anno almeno), é un'esperienza mistica e spirituale molto forte, una base e un antidoto a tante derive irrazionali occidentali e orientali sempre più dilaganti ai giorni di oggi...e un altro consiglio, a tutti quelli che credono che fare certi viaggi sia superato, adolescenziale, ecc.: "sentitevi umiliati e bisognosi di certi passaggi, e fatevi aiutare da chi vi puo' aiutare a intraprendere un cammino in tal senso, magari con certe letture, per esempio Opinioni di un clown, di H. Böll, é un buon libo che aiuta a capire certi passaggi che riguardano il senso dello sradicamento e della vita come arte strada ma più che altro come arte di...movimento, antonio capanno
giovedì 30 luglio 2009
voyagepouravignonfestival2009
Voyage, pour le Festival d’ Avignon 2009
Quest’anno ad Avignon, al Festival, c’è un libro che vi accompagna. Prima di partire, su internet, avevo già letto di questo libro, e anche qualche pezzo di questo libro (che si può scaricare sul sito del festival di svigno). Mi erano interessati alcuni elementi:
- Che fosse coinvolto uno scrittore e attore libanese, tale Wajdi Mouawad
- Che in un passaggio che avevo letto Mouawad parlasse di fatti di attualità come le sommosse e le rivolte della Grecia dei mesi a partire dal dicembre del 2008
Finalmente qualcuno che, pur facendo un mestiere artistico, quindi sublimante per certi versi, quindi alienante per certi versi, si (e ci) radica nel quotidiano, nei fatti e nei gesti con significati forti, “pericolosi”, mi sono detto
La cosa interessante è che lui, da libanese nato negli anni ’60, fa un excursus a partire dal ’68, passando per la guerra in Vietnam, Iran, Iraq, Kossovo, ex Jugoslavia, fino ad arrivare, appunto, alle rivolte di Atene…Questo è un punto centrale: l’elaborazione del trauma della guerra, che poi è quello dei conflitti, della violenza…E’ interessante riportare all’oggi, al vicino, al “nostro”, quello che può sembrare comodo tenere lontano, facendo finta di considerarlo , di gestirlo…ma in realtà eludendolo, prendendoci e prendendo in giro…Ora, il trauma della guerra è un trauma antico, ma noi viviamo oggi e dobbiamo cogliere alcune pertinenze contemporanee…Nel libro Il secolo breve, Hobsbauwm, riporta le parole di suo nonno, il quale diceva che a partire dal 1914 non si è più potuto parlare di pace…Certo, noi dobbiamo fare i conti con tanti traumi, noi nati nel XX secolo o giù di lì (fine ventesimo secolo…)E’ chiaro che, caricati di questi cumuli di traumi, guerre a ripetizione, e, inaudito a dirsi, destinati a una guerra infinita, abbiamo bisogno di tamponare, di rattoppare, di addormentarci il più possibile per sopportare la coscienza di tutto sto popò di roba….(sto andando a braccio, prendendola alla larga e non so dove andrò a parare) raccontare è una delle forme per cauterizzare le ferite psicologiche, l’ho imparato ai tempi della tesi di laurea sull’importanza della scrittura poetica e narrativa presso gli emigrati italiani in Belgio della seconda metà del XX secolo…Da qualche tempo mi sono preso la briga di adottare questo metodo…Ultimamente mi soto sentendo “attaccato” (mi sento attaccato anche nel senso di incollato)…a me stesso…e anche da parte di amici e, soprattutto, devo dire, ultimamente, da amiche…Soprattutto nelle ultime settimane precedenti la mia partenza per Avignon. Nel libro Voyage, c’è un passaggio che mi ha sollevato l’animo, ed è questo pezzo in cui Mouawad dice: “la mia difficoltà è consistita, precisamente, nell’attraversare questo periodo difficile in ui avevo l’impressione che raccontare storie non avesse alcun senso. Mi dicevano : <>, <>, <>, <>….fino al peggiore e più viscido <>. Tutti questi giudizi, con annesso il sapore di disprezzo celato, di sufficienza, di amicizia invidiosa, di moralismo virtuoso, ho dovuto imparare a gestire” (p.36, W. Mouawad, H. Archambault, V. Baudrier, Voyage, pour le Festival d’Avignon 2009) A pag. 49 c’è un altro passaggio che dice certe cose che io, rispetto a Mouawad, che fa questo mestiere da decenni, non ho ancora elaborato né tanto meno formulato, io che lo faccio da meno di un lustro, e comunque al suo livello non ci sono arrivato ancora e ne sono molto lontano
Lo scarabeo
Lo scarabeo è un insetto che si nutre di escrementi di animali molto più grandi di lui. Gli intestini di questi animali hanno cercato di assorbire tutto ciò che c’era da assorbire dal cibo ingurgitato dall’animale. Pertanto, lo scarabeo trova all’interno di ciò che è stato scartato il nutrimento necessario alla sua sopravvivenza grazie a un sistema intestinale di cui la precisione, la finezza e una incredibile sensibilità superano quelle di ogni altro mammifero. Di questi escrementi di cui si nutre, lo scarabeo prende la sostanza appropriata alla produzione del suo manto così magnifico che tutti conosciamo e che commuove il nostro sguardo: il verde jade dello scarabeo di Cina, il rosso porpora dello scarabeo d’Africa, il nero di jais dello scarabeo d’Europa e il tesoro dello scarabeo d’oro, mitico fra tutti, introvabile, mistero dei misteri. Un artista è uno scarabeo che trova, negli escrementi stessi della società, gli alimenti necessari por produrre le opere che affascinano e sconvolgono i suoi simili. L’artista, come uno scarabeo, si nutre della merda del mondo per il quale lavora, e da questo nutrimento abietto, arriva , a volte, a far zampillare la bellezza” (Wajdi Mouawad)
Quest’anno ad Avignon, al Festival, c’è un libro che vi accompagna. Prima di partire, su internet, avevo già letto di questo libro, e anche qualche pezzo di questo libro (che si può scaricare sul sito del festival di svigno). Mi erano interessati alcuni elementi:
- Che fosse coinvolto uno scrittore e attore libanese, tale Wajdi Mouawad
- Che in un passaggio che avevo letto Mouawad parlasse di fatti di attualità come le sommosse e le rivolte della Grecia dei mesi a partire dal dicembre del 2008
Finalmente qualcuno che, pur facendo un mestiere artistico, quindi sublimante per certi versi, quindi alienante per certi versi, si (e ci) radica nel quotidiano, nei fatti e nei gesti con significati forti, “pericolosi”, mi sono detto
La cosa interessante è che lui, da libanese nato negli anni ’60, fa un excursus a partire dal ’68, passando per la guerra in Vietnam, Iran, Iraq, Kossovo, ex Jugoslavia, fino ad arrivare, appunto, alle rivolte di Atene…Questo è un punto centrale: l’elaborazione del trauma della guerra, che poi è quello dei conflitti, della violenza…E’ interessante riportare all’oggi, al vicino, al “nostro”, quello che può sembrare comodo tenere lontano, facendo finta di considerarlo , di gestirlo…ma in realtà eludendolo, prendendoci e prendendo in giro…Ora, il trauma della guerra è un trauma antico, ma noi viviamo oggi e dobbiamo cogliere alcune pertinenze contemporanee…Nel libro Il secolo breve, Hobsbauwm, riporta le parole di suo nonno, il quale diceva che a partire dal 1914 non si è più potuto parlare di pace…Certo, noi dobbiamo fare i conti con tanti traumi, noi nati nel XX secolo o giù di lì (fine ventesimo secolo…)E’ chiaro che, caricati di questi cumuli di traumi, guerre a ripetizione, e, inaudito a dirsi, destinati a una guerra infinita, abbiamo bisogno di tamponare, di rattoppare, di addormentarci il più possibile per sopportare la coscienza di tutto sto popò di roba….(sto andando a braccio, prendendola alla larga e non so dove andrò a parare) raccontare è una delle forme per cauterizzare le ferite psicologiche, l’ho imparato ai tempi della tesi di laurea sull’importanza della scrittura poetica e narrativa presso gli emigrati italiani in Belgio della seconda metà del XX secolo…Da qualche tempo mi sono preso la briga di adottare questo metodo…Ultimamente mi soto sentendo “attaccato” (mi sento attaccato anche nel senso di incollato)…a me stesso…e anche da parte di amici e, soprattutto, devo dire, ultimamente, da amiche…Soprattutto nelle ultime settimane precedenti la mia partenza per Avignon. Nel libro Voyage, c’è un passaggio che mi ha sollevato l’animo, ed è questo pezzo in cui Mouawad dice: “la mia difficoltà è consistita, precisamente, nell’attraversare questo periodo difficile in ui avevo l’impressione che raccontare storie non avesse alcun senso. Mi dicevano : <
Lo scarabeo
Lo scarabeo è un insetto che si nutre di escrementi di animali molto più grandi di lui. Gli intestini di questi animali hanno cercato di assorbire tutto ciò che c’era da assorbire dal cibo ingurgitato dall’animale. Pertanto, lo scarabeo trova all’interno di ciò che è stato scartato il nutrimento necessario alla sua sopravvivenza grazie a un sistema intestinale di cui la precisione, la finezza e una incredibile sensibilità superano quelle di ogni altro mammifero. Di questi escrementi di cui si nutre, lo scarabeo prende la sostanza appropriata alla produzione del suo manto così magnifico che tutti conosciamo e che commuove il nostro sguardo: il verde jade dello scarabeo di Cina, il rosso porpora dello scarabeo d’Africa, il nero di jais dello scarabeo d’Europa e il tesoro dello scarabeo d’oro, mitico fra tutti, introvabile, mistero dei misteri. Un artista è uno scarabeo che trova, negli escrementi stessi della società, gli alimenti necessari por produrre le opere che affascinano e sconvolgono i suoi simili. L’artista, come uno scarabeo, si nutre della merda del mondo per il quale lavora, e da questo nutrimento abietto, arriva , a volte, a far zampillare la bellezza” (Wajdi Mouawad)
sabato 25 luglio 2009
recitdurecitdethatrederueadavignonetchalonjuillet2009
Eccoci qui, et voila que nous somme là Indeciso se scrivere in talianu o francisi, scrivu ‘nsicilianu, ca l’onuri ié ddà unni batti la lingua e lu cori! (cche poeta che sono! Quasi mi spuetizzo un po’ che senno’ scoppio per troppa puisia!)
Allora, donc, on doit dire c’est qu’il faut dire sur la creation: La Creation fut le premier acte de sabotage! Ca c’est un morceau du recit-monologue que hier soir, hier aprés-midi, avant hier soir avant hier aprés midi, bref, depuis quatre jours, depuis lundi soir....ad Avignon, et puis, depuis heir soir a Chalon sur soane, et voilà que je me suis mis a raconter et chanter ce recit-monologue...Le titre? C’est pas important, c’est mieux de ne dire pas trop des choses officiel, c’est mieux d y aller directement au coeur de la narration....
Déraciné comme Cioran, oui, deraciné....Aaaaaaaaaaaaaaah...Excuse moi, mais c’est la seule chose que j’arrive a faire pour exprimer ce sentiment....Soit le cri, soit le silence, et moi je ne suis pas capable de silence a ce niveua là...D’ailleurs, n’atteignent à la folie que les bavards ou les taciturnes, ceux qui se sont vidè de tout mystére, et ceux qui on en tro emmagasiné!
Ca commence comme ça le recit-monologue, guitarre et voix, ou bien, la guitarre il n y a pas, sauf s’il y a quelqu un qui passe avec la guitarre, un ange avec la guitarre, une guitarre de la provvidence...ça c’est passé ad Avignon, la premiére soir, la premiere fois oui, c’etait tard, presque minuit, j’étais sorti de l’hotel des jeunes sans rien dans la poche, ni argent, ni text du recit (je ne l’ai pas encore memorisé donc j’ai besoin du text ecrit pour le lire et au meme temps, pour le memoriser)....Je suis arrivé a la place des papes, j’ai tourné a droite, j’ai descendu toujours a droite, et puis j’ai pris la prémiere rue qui descend a gauche, j’ai commencé a descendre, entre les murs tres hauts du palais des papes, des murs qu’ils semblent des rochers...et plus tu descend, plus ils ressemblent a des rochers, et a un certain moment, a ma droite, s’ouvre une petite place, une petite esplanade, toute blanche, de pierre blanche....et voilà qu’une femme habillé de jeune, elle chante des airs de lyrique classique, avec sa bouche d’oiseau et ses yeux azur ocean...Elle s’appelle Maya, elle demande, a la fin de chaque chanson, “ est ce que vous voulez...Verdi, Puccini, Shumann, Shubert?”. Quand elle a fini de chanter je lui donne une petite monnaie, je lui dis merci pour ta voix, je lui dis que j’ai un text a lire et a conter, et parfois je chante, je n’ai pas de guitarre, mais j’ai le text a l’Hotel, je dis que c’est un text qui reprenne des aphorismes de Cioran, elle me dis qu’elle voudrait l’ecouter, et elle me puisse d y aller chercher le text, de revenir, “je t’attend”...
Et la guitarre? Il y a un mec, peut etre qu’il est italien, il a une guitarre tres grand sur lui, il est tres grand, il me prete sa guitarre, il s’assoit, il y a une femme avec lui, et aussi un homme, apres, a la fin du recit, apres qu’ils ont applaudis, je decouvre que:
ils sont italiens
l’homme et la femme ils sont les parents du gars qui m’a preté la guitarre
La deuxieme soir, la deuxieme fois (on fait deux fois chaque jour, on est plus ou moins toujours les memes, presque dix artistes, off de off), ça passe quelque chose de magique, de unique, du vraie theatre de rue, du vraie theatre dans le theatre! Et surtout, trés mediterrané! Pendant que je suis en train de raconter et chanter (je n’ai pas de guitarre cette fois là, la providence et les anges de la guitarre il sont pas toujours punctuels!), la parti dans la quel Cioran il dit d’avoir été envahi et fasciné par Hitler, ils passent par là quatre jeunes arabes, avec une ou deux boutteilles de jus d’orange (et rhum?) dans les bras, une d’eux, une nanà, explose, elle se sent provoqué: <>, elle le dit, elle sents ce qu’elle dit? Peut etre elle l’a dit seulement pour provoquer, pour se sentir elle aussi concerné, visible, elle rigole? elle a bu un peu trop de jus d’orange (et rhum ou gin?)? On ne le sait pas, non lo sapremo mai, parce que un mec, un des artistes qui attend de jouer son spectacle (mais je crois qu’il na pas jouè, peut etre il etais là seulement comme ça, poue ecouter, il avait une petite guitarre mais je ne l’ai pas vu jouer ni chanter), il s’approche d’elle et lui dit de me “laisser travailler”, moi je regarde, je crois qu’elle se serait arretée là si on n’aurait lui donné de l’importance, mais maintenant...maintenant elle se sent importante...Commence a crier, comme seulement une femme mediterranéenne sait faire , soit une sicilienne, soit une arabe, une napolitaine, ça veut dire, elle crie pour le plaisir de crier? Pour plaisir du defoulement? “No, Hitler no”, elle crie et elle s’adresse au mec qu’il lui a dit de me “laisser travailler”, l’autre fille et les autre deux mecs arabes ils s’y melent aussi, peut être enivrés par le jus de fruit, peut être animées par l’esprit du theatre de rue (du vraie thatre de rue!), ils commencent a crier, a s’agiter, ad abbaiare, c’est trés amusant, domage qui persone n’a pu videofilmer cette scéne...A un certain moment il y avait une de deux filles qui a pris son sandale dans la main et elle voulait frapper par son sandale le mec, l’autre fille a volé la bouteille de boisson du mec (lui aussi tenait une bouteille de jus de fruit avec de l’alcool, ça j’en suis sur parce que j’en ai bu un petit but!), le mec l’a suivie, a reussi a reprendre son boisson! Theatre! Du vraie theatre de rue! Un peu dangereux, mais vraie! Je supçonne que les organisateurs du festival ils payent des gens pour faire ces performances tres vraie! Je le soupçonne parce que avant mon recit, toujours la meme soir, pendant que Maya elle chantait, voilà une autre piéce spontanée, vraie et “dangereuse”. Un homme, un vieux presque, il traverse l’esplanade, il tiens dans ces mains une radio et une autre objet semblable a un accordeon...Soudainement il dit a une femme habillé de noir, “Laisse moi, anarchiste!”, je regarde vers lui et vers la femme qui est en train de promener en direction contraire a celle de l’homme, elle semble etonnée, effroyé, je crois que c’est une piece de theatre, qui’ils font semblant, aussi d’autres gens qu’ils voyent et qu’ils sont en train d’ecouter et de voir Maya qui chante ils ne comprennent si c’est du theatre ou de la realité....L’homme continue a suivre la femme, il lui dit “tu es une terroriste, tu derange la femme qui chante”, mais c’est le contraire, c’est lui qui derange pas seulement Maya, parce qu’il crie, mais aussi la femme, qui ne sait pas quoi penser, quoi faire, elle s’en va et lui il semble qu’il veux la poursuivre, mais a la fin il s’arrete, il s’en va dans sa direction, mais il continue, quand meme, a lui crier des insultes, de loin, apres il continue a provoquer d’autres gens, en s’eloignant de l’esplanade où Maya continue a chanter
Allora, donc, on doit dire c’est qu’il faut dire sur la creation: La Creation fut le premier acte de sabotage! Ca c’est un morceau du recit-monologue que hier soir, hier aprés-midi, avant hier soir avant hier aprés midi, bref, depuis quatre jours, depuis lundi soir....ad Avignon, et puis, depuis heir soir a Chalon sur soane, et voilà que je me suis mis a raconter et chanter ce recit-monologue...Le titre? C’est pas important, c’est mieux de ne dire pas trop des choses officiel, c’est mieux d y aller directement au coeur de la narration....
Déraciné comme Cioran, oui, deraciné....Aaaaaaaaaaaaaaah...Excuse moi, mais c’est la seule chose que j’arrive a faire pour exprimer ce sentiment....Soit le cri, soit le silence, et moi je ne suis pas capable de silence a ce niveua là...D’ailleurs, n’atteignent à la folie que les bavards ou les taciturnes, ceux qui se sont vidè de tout mystére, et ceux qui on en tro emmagasiné!
Ca commence comme ça le recit-monologue, guitarre et voix, ou bien, la guitarre il n y a pas, sauf s’il y a quelqu un qui passe avec la guitarre, un ange avec la guitarre, une guitarre de la provvidence...ça c’est passé ad Avignon, la premiére soir, la premiere fois oui, c’etait tard, presque minuit, j’étais sorti de l’hotel des jeunes sans rien dans la poche, ni argent, ni text du recit (je ne l’ai pas encore memorisé donc j’ai besoin du text ecrit pour le lire et au meme temps, pour le memoriser)....Je suis arrivé a la place des papes, j’ai tourné a droite, j’ai descendu toujours a droite, et puis j’ai pris la prémiere rue qui descend a gauche, j’ai commencé a descendre, entre les murs tres hauts du palais des papes, des murs qu’ils semblent des rochers...et plus tu descend, plus ils ressemblent a des rochers, et a un certain moment, a ma droite, s’ouvre une petite place, une petite esplanade, toute blanche, de pierre blanche....et voilà qu’une femme habillé de jeune, elle chante des airs de lyrique classique, avec sa bouche d’oiseau et ses yeux azur ocean...Elle s’appelle Maya, elle demande, a la fin de chaque chanson, “ est ce que vous voulez...Verdi, Puccini, Shumann, Shubert?”. Quand elle a fini de chanter je lui donne une petite monnaie, je lui dis merci pour ta voix, je lui dis que j’ai un text a lire et a conter, et parfois je chante, je n’ai pas de guitarre, mais j’ai le text a l’Hotel, je dis que c’est un text qui reprenne des aphorismes de Cioran, elle me dis qu’elle voudrait l’ecouter, et elle me puisse d y aller chercher le text, de revenir, “je t’attend”...
Et la guitarre? Il y a un mec, peut etre qu’il est italien, il a une guitarre tres grand sur lui, il est tres grand, il me prete sa guitarre, il s’assoit, il y a une femme avec lui, et aussi un homme, apres, a la fin du recit, apres qu’ils ont applaudis, je decouvre que:
ils sont italiens
l’homme et la femme ils sont les parents du gars qui m’a preté la guitarre
La deuxieme soir, la deuxieme fois (on fait deux fois chaque jour, on est plus ou moins toujours les memes, presque dix artistes, off de off), ça passe quelque chose de magique, de unique, du vraie theatre de rue, du vraie theatre dans le theatre! Et surtout, trés mediterrané! Pendant que je suis en train de raconter et chanter (je n’ai pas de guitarre cette fois là, la providence et les anges de la guitarre il sont pas toujours punctuels!), la parti dans la quel Cioran il dit d’avoir été envahi et fasciné par Hitler, ils passent par là quatre jeunes arabes, avec une ou deux boutteilles de jus d’orange (et rhum?) dans les bras, une d’eux, une nanà, explose, elle se sent provoqué: <
venerdì 17 luglio 2009
abbiamo gnutticato lasagne verdi alla fermata del treno
abbiamo mangiato lasagne, siamo tornati all'era delle lasagne, lasagne verdi, con il ragù e le melenzane ca parivanu favole! Domani, io parto, e sparto, e ccu sparti avi la meglia parti, antru ca storii. A.
lunedì 13 luglio 2009
spazi liberati muoiono e spazi militarizzati crescono
Spazi liberati muoiono, invasioni militari restano, a Firenze oggi, a l’Aquila da due mesi, altrove ancora….
In questo momento stanno sgomberando Villa Panico Occupata a Firenze e anche il Casolare Occupato La Riottosa. Sono due luoghi dove un anno fa io ero ospite, abitavo, condividevo momenti conviviali intensi, senza voler idealizzare o folkloristicizzare certe realtà e certi stili di vita conviviali. E non voglio neanche dire di cose che ho condiviso, di tipo espressivo, musicale, ancora una volta conviviale. Perché sono cose intime e personali. Solo che, per esempio, insieme agli occupanti e agli abitanti di Villa Panico, ho visto e partecipato, forse come mai mi era capitato fino ad allora, in un impresa tanto semplice fino a qualche decennio fa, quanto “pericolosa” oggi, soprattutto in certe città, soprattutto a Firenze: riprendere uno spazio pubblico della città e raccontare una storia, cantando magari, e contribuendo a creare un momento di scambio popolare diretto (senza preavviso, senza autorizzazione, senza burocrazia). E’ un emozione che non voglio neanche comunicare perché è troppo intima e incomunicabile. Il dolore che provo nel sapere che spazi come questi due siano eliminati, con accuse infondate, pretestuose e vilipendiose (terrorismo o sovversione che di r si voglia), si mescola all’indignazione e alla rabbia per le condizioni di vita sempre più militarizzate di un Europa in cui l’Italia sembra una triste avanguardia. Il dolore che provo si mescola al dolore per la consapevolezza dello scempio che si sta compiendo a l’Aquila, dove, come ho appena letto in una testimonianza del giornale Peggio pubblicata su informa-azione.info, si sta svolgendo una prova di controllo sociale e militarizzazione, repressione e umiliazione che alcuni definiscono “da lager”. Sono parole forti, dure, che, purtroppo, dicono ben poco, e sono poca cosa, rispetto a quello che sentono, provano e vivono centinaia se non migliaia di persone, a l’Aquila e non solo, sui treni di Trenitalia, lungo le strade che, come mi disse un ragazzo che mi diede un passaggio da Tuscania a Viterbo, “somigliano sempre più a delle bare, e le strade a cimiteri”. Solidarietà e senso di impotenza, incapacità di comunicare il sentimento che provo, rabbia e indignazione, e consapevolezza anche di altre più complesse situazioni, mi avvicinano e fanno sentire parte di chi sta lottando per resistere strenuamente a un ennesimo atto di militarizzazione, controllo e repressione, travestiti da normale quotidianità
Angelo, 14 luglio 2009, Genova
In questo momento stanno sgomberando Villa Panico Occupata a Firenze e anche il Casolare Occupato La Riottosa. Sono due luoghi dove un anno fa io ero ospite, abitavo, condividevo momenti conviviali intensi, senza voler idealizzare o folkloristicizzare certe realtà e certi stili di vita conviviali. E non voglio neanche dire di cose che ho condiviso, di tipo espressivo, musicale, ancora una volta conviviale. Perché sono cose intime e personali. Solo che, per esempio, insieme agli occupanti e agli abitanti di Villa Panico, ho visto e partecipato, forse come mai mi era capitato fino ad allora, in un impresa tanto semplice fino a qualche decennio fa, quanto “pericolosa” oggi, soprattutto in certe città, soprattutto a Firenze: riprendere uno spazio pubblico della città e raccontare una storia, cantando magari, e contribuendo a creare un momento di scambio popolare diretto (senza preavviso, senza autorizzazione, senza burocrazia). E’ un emozione che non voglio neanche comunicare perché è troppo intima e incomunicabile. Il dolore che provo nel sapere che spazi come questi due siano eliminati, con accuse infondate, pretestuose e vilipendiose (terrorismo o sovversione che di r si voglia), si mescola all’indignazione e alla rabbia per le condizioni di vita sempre più militarizzate di un Europa in cui l’Italia sembra una triste avanguardia. Il dolore che provo si mescola al dolore per la consapevolezza dello scempio che si sta compiendo a l’Aquila, dove, come ho appena letto in una testimonianza del giornale Peggio pubblicata su informa-azione.info, si sta svolgendo una prova di controllo sociale e militarizzazione, repressione e umiliazione che alcuni definiscono “da lager”. Sono parole forti, dure, che, purtroppo, dicono ben poco, e sono poca cosa, rispetto a quello che sentono, provano e vivono centinaia se non migliaia di persone, a l’Aquila e non solo, sui treni di Trenitalia, lungo le strade che, come mi disse un ragazzo che mi diede un passaggio da Tuscania a Viterbo, “somigliano sempre più a delle bare, e le strade a cimiteri”. Solidarietà e senso di impotenza, incapacità di comunicare il sentimento che provo, rabbia e indignazione, e consapevolezza anche di altre più complesse situazioni, mi avvicinano e fanno sentire parte di chi sta lottando per resistere strenuamente a un ennesimo atto di militarizzazione, controllo e repressione, travestiti da normale quotidianità
Angelo, 14 luglio 2009, Genova
martedì 7 luglio 2009
perripartireconlanarrazioneurlata
MILANO CHIM ERA e altre storie
E’ strano, viene da dire molte parole, dopo un anno sabbatico, cioè di non presentare monologhi uffcialmente in nessun posto in modo organizzato, anche perché ho trascorso periodi lunghi fuori dall’Italia come non mi capitava dal periodo dell’Erasmus! (e la cosa non mi fa onore, né l’Erasmus, né il fatto di aver aspettato così tanto per uscire dall’Italia, ma…ogni cosa a suo tempo, o no?…)
In Francia, dove ho passato la maggior parte del periodo “esterofilo” (da fine settembre 2008 a fine aprile 2009, con piccole parentesi in Spagna, Portogallo e Italia, e la due giorni in Svizzera per il corteo contro il nucleare del 29 novembre 2008), ho trovato, sia negli squat che in alcune case private, oltre che in libreria, un’attenzione che non mi aspettavo rispetto alle lotte popolari (occupazioni delle case, autoriduzioni, insurrezione del 1977…) italiane degli anni ’70…
Ho tradotto un opuscoletto dal titolo Le autoriduzioni italiane degli anni ’70 (seditions graphiques), ho trovato un opuscoletto scritto da Primo Moroni e tradotto in francese di cui ho parlato ampiamente nella mia Lettera per un natale illegale, l’opuscoletto parla del Comitato autonomo della Barona di Milano.
A Toulouse a metà aprile del 2009 ho visto…i carri armati entrare a Bologna nel 1977…durante una testimonianza metà teatrale e metà videodocuentata montata da dei ragazzi francesi…
Insomma, un po’ di cose…
I monologhi sono rimasti congelati, a livello ufficiale, perché sotterraneaente ho scritto un monologo in francese, Deracine comme Cioran, con tanto di investimenti anche economici e di delusione per via di un malinteso con una grossa casa editrice francese di cui parlerei a parte. In quel monologo si incrociano i testi e i “canti” di Cioran, Leopardi, Rosa Balistreri, il sottoscritto e Antonucci, con un “passaggio” di Ted Kaczinzski, di cui ho trovato l’Opera omnia in francese e con qualche compagno italiano sto pensando di tirarci fuori un testo ampio, su Kaczinski o Unabomber che dir si voglia.
Nel frattempo in Francia arrestavano i ragazzi di Tarnac e qualcosa sarebbe da dire anche in proposito, ma diciao solo che il libr L’insurrection qui vient ha straveduto dopo il loro arresto, se questo sia un bene o un male (commerciale) ne riparleremo.
Allora, questi monologhi congelati….a parte Lu jurnu di tutti li santi ormai consolidato e proposto anche in versione francese, questi monologhi congelati, grazie ai compagni del Barocchio di Torino, dove a gennaio son passatodi sfuggita, il monologo Milano chim era è stato strappato alla polvere dell’oblìo. Poi alcuni amici italiani a Siviglia hanno organizzato la presentazione de Lu jurnu di tutti li santi alla Fabbrica occupata di Siviglia appunto, e amici del centro italia mi hanno chiesto di presentare informalmente Lu jurnu di tutti li santi per amici di Ivan Illich (e nostri) venuti dagli Stati Uniti a Lucca. In quell’occasione ho presentato “di sfuggita” anche La comunità perversa, appunti sul caso don Gelmini, già presentato pseudoufficialmente a Rimini un anno fa. Ne approfitto per ringraziare i compagni dell’Onagro di Perugina che hanno accolto e aperto le porte alle prime prove di Milano chim era, ma anche i compagni del Grimaldello di Genova e quelli di Villa Panico di Firenze.
Alcune riflessioni
E’ chiaro che dopo un anno di “silenzio”, alcune domande i sono sorte: devo smettere di fare monologhi, abbandonarmi alle occasioni informali, e quindi dimenticare, anche perché certi tipi di testi li perdi se non li rispolveri, sono affidati in gran parte alla memoria, alcuni pezzi, per pigrizia o per scelta, non sono stati mai scritti, per esempio nel monologo Lu jurnu di tutti li santi….Allora si pone il problema della memoria scritta e orale….E qui ce ne sarebbero di cose da dire…
Si pone il problema di “cosa fare” con un patrimonio di tre monologhi raccolti e preparati, li prendo come un laboratorio di passaggio, qualcosa che mi serviva per…andare oltre? Un po’ di esperienti tra il capriccio e l’impegno politico itinerante e cantastoriale? Qualcuno ha detto “Hai questa passioncella e vuoi coltivarla”, con tono positivo. Io non so da dove viene e dove va questa passioncella, nel momento in cui scrivo mi sembra tutto così, se non superfluo, inutile (ma cosa è utile, in fondo in fondo?), forse perché il silenzio ti porta a coltivare il silenzio? Demotivazioni e depressioni varie? Momentanee? Personali? Mi ricordo che un anno fa, dopo una perdita amorosa, anche per compensare, mi buttai sulla stesura di Milano chim’era. Oggi, nel pieno di un’altra perdita (o sconfitta o liberazione?) mi ributto su Milano chim era. Con questo senso di inutilità e di futilità (sano?).
Ieri sera sono scappato da Sesri Levante dove ho fatto un po’ di ritratti durante l’Andersen Festival. Ieri sera c’era il bell’Ascanio (Celestini). Tanto acclamato e idealizzato. Io ci ho avuto degli incontri casuali e dolorosamente illuminanti con lui. E, paradossalmente, credo sia uno come li che deprime quelli come me. Deprime e…Incoraggia. Ma questi sono altri discorsi, già fatti e rifatti…
Proprio oggi leggevo su Diario di aprile un pezzo di un mio quasi coetaneo che si chiedeva se Fazio e la Dandini non siano parte di quel potere che vorrebbero e dovrebbero combattere. Oltre a Fazio e la Dandini io ci metterei Celestini, Travaglio, Grillo, Cammilleri….Deprimenti e incoraggianti, per chi, sommerso, si ostina a raccontare senza finanziamenti e propulsioni editoriali, ma era davvero interessante il pezzo di cui prima, magari riporto qualche pezzo.
L’autore è Cristiano De Majo, il titolo In nome di cosa continuiao a sentirci migliori?
“Viviamo per altro, una sindrome di trincea, in ragione della quale finiscono per essere privilegiati gli autori e le opere schierati aprioristicamente, rispetto agli sguardi obliqui, dissonanti, disturbanti e realmente anticonformisti” (p. 85, Diario mensile, aprile 2009)
MILANO CHIM ERA
Un viaggio, in treno possibilmente…Ma anche un viaggio dentro una città, Milano..chim era
Bianciardi com’era, è il titolo di un libro scritto da un amico di Luciano Bianciardi. Sono alcuni pezzi de La vita agra di Bianciardi che “colorano” l’inizio di questo racconto con chitarra e voce. La voce è quella “epica” e intergenerazionale di Agro, nipote di Paolo…Paolo lavorava in una miniera di zolfo vicino Caltanissetta…Anni ’50…Poi emigrò a Milano….Agro vive a Milano, ha circa vent’anni nel 2006, quando, leggendo le lettere del nonno a un suo amico milanese (Lauro), si trova a passare per Corso Buenos Aires, è l’11 marzo….E’ in questo momento del racconto che inizia (e finisce) il racconto….dalle lettere del nonno si passa alle lettere dal carcere….perchè Lauro, senza capire perché, viene arrestato insieme ad altri “antifascisti”….Questo racconto inizia con i canti di Rosa Balistreri e Buttitta e finisce con una canzone dedicata a un autobus simbolo della Milano che io ho vissuto e mi porto dentro, un autobus che significa tanti e tanti viaggi e tanti incontri mancati, si chiama “95 Rogoredo”.
Da tempo pensavo di scrivere qualcosa su Milano, poi mi sono accorto che molto di quello che volevo scrivere era stato scritto, prima di me, ho trovato ne La vita agra una parte pregnante di quello che sentivo e avrei voluto scrivere su Milano. I fatti dell’11 marzo mi hanno coinvolto perché potevo esserci anch’io, magari per caso, come due ragazzi arrestati perché mangiavano il gelato lì vicino (e poi rilasciati). I fatti dell’11 marzo mi hanno permesso di dire e scoprire (anche con piccole ricerche e una udienza del processo al quale ho assistito)che cosa vuol dire Nuovo ordine mondiale, dal 1991 in poi, per intendersi, e mi interessava capirlo dal di dentro, dal punto di vista delle carceri per esempio, lungo una linea di ricerca segnata dai canti di Rosa Balistreri e Ignazio Buttitta, qualcosa che non si può fermare alla documentazione distaccata, ma diventa sentimento, qualcosa che non si può dire, ma che si deve urlare, con chitarra e voce.
E’ strano, viene da dire molte parole, dopo un anno sabbatico, cioè di non presentare monologhi uffcialmente in nessun posto in modo organizzato, anche perché ho trascorso periodi lunghi fuori dall’Italia come non mi capitava dal periodo dell’Erasmus! (e la cosa non mi fa onore, né l’Erasmus, né il fatto di aver aspettato così tanto per uscire dall’Italia, ma…ogni cosa a suo tempo, o no?…)
In Francia, dove ho passato la maggior parte del periodo “esterofilo” (da fine settembre 2008 a fine aprile 2009, con piccole parentesi in Spagna, Portogallo e Italia, e la due giorni in Svizzera per il corteo contro il nucleare del 29 novembre 2008), ho trovato, sia negli squat che in alcune case private, oltre che in libreria, un’attenzione che non mi aspettavo rispetto alle lotte popolari (occupazioni delle case, autoriduzioni, insurrezione del 1977…) italiane degli anni ’70…
Ho tradotto un opuscoletto dal titolo Le autoriduzioni italiane degli anni ’70 (seditions graphiques), ho trovato un opuscoletto scritto da Primo Moroni e tradotto in francese di cui ho parlato ampiamente nella mia Lettera per un natale illegale, l’opuscoletto parla del Comitato autonomo della Barona di Milano.
A Toulouse a metà aprile del 2009 ho visto…i carri armati entrare a Bologna nel 1977…durante una testimonianza metà teatrale e metà videodocuentata montata da dei ragazzi francesi…
Insomma, un po’ di cose…
I monologhi sono rimasti congelati, a livello ufficiale, perché sotterraneaente ho scritto un monologo in francese, Deracine comme Cioran, con tanto di investimenti anche economici e di delusione per via di un malinteso con una grossa casa editrice francese di cui parlerei a parte. In quel monologo si incrociano i testi e i “canti” di Cioran, Leopardi, Rosa Balistreri, il sottoscritto e Antonucci, con un “passaggio” di Ted Kaczinzski, di cui ho trovato l’Opera omnia in francese e con qualche compagno italiano sto pensando di tirarci fuori un testo ampio, su Kaczinski o Unabomber che dir si voglia.
Nel frattempo in Francia arrestavano i ragazzi di Tarnac e qualcosa sarebbe da dire anche in proposito, ma diciao solo che il libr L’insurrection qui vient ha straveduto dopo il loro arresto, se questo sia un bene o un male (commerciale) ne riparleremo.
Allora, questi monologhi congelati….a parte Lu jurnu di tutti li santi ormai consolidato e proposto anche in versione francese, questi monologhi congelati, grazie ai compagni del Barocchio di Torino, dove a gennaio son passatodi sfuggita, il monologo Milano chim era è stato strappato alla polvere dell’oblìo. Poi alcuni amici italiani a Siviglia hanno organizzato la presentazione de Lu jurnu di tutti li santi alla Fabbrica occupata di Siviglia appunto, e amici del centro italia mi hanno chiesto di presentare informalmente Lu jurnu di tutti li santi per amici di Ivan Illich (e nostri) venuti dagli Stati Uniti a Lucca. In quell’occasione ho presentato “di sfuggita” anche La comunità perversa, appunti sul caso don Gelmini, già presentato pseudoufficialmente a Rimini un anno fa. Ne approfitto per ringraziare i compagni dell’Onagro di Perugina che hanno accolto e aperto le porte alle prime prove di Milano chim era, ma anche i compagni del Grimaldello di Genova e quelli di Villa Panico di Firenze.
Alcune riflessioni
E’ chiaro che dopo un anno di “silenzio”, alcune domande i sono sorte: devo smettere di fare monologhi, abbandonarmi alle occasioni informali, e quindi dimenticare, anche perché certi tipi di testi li perdi se non li rispolveri, sono affidati in gran parte alla memoria, alcuni pezzi, per pigrizia o per scelta, non sono stati mai scritti, per esempio nel monologo Lu jurnu di tutti li santi….Allora si pone il problema della memoria scritta e orale….E qui ce ne sarebbero di cose da dire…
Si pone il problema di “cosa fare” con un patrimonio di tre monologhi raccolti e preparati, li prendo come un laboratorio di passaggio, qualcosa che mi serviva per…andare oltre? Un po’ di esperienti tra il capriccio e l’impegno politico itinerante e cantastoriale? Qualcuno ha detto “Hai questa passioncella e vuoi coltivarla”, con tono positivo. Io non so da dove viene e dove va questa passioncella, nel momento in cui scrivo mi sembra tutto così, se non superfluo, inutile (ma cosa è utile, in fondo in fondo?), forse perché il silenzio ti porta a coltivare il silenzio? Demotivazioni e depressioni varie? Momentanee? Personali? Mi ricordo che un anno fa, dopo una perdita amorosa, anche per compensare, mi buttai sulla stesura di Milano chim’era. Oggi, nel pieno di un’altra perdita (o sconfitta o liberazione?) mi ributto su Milano chim era. Con questo senso di inutilità e di futilità (sano?).
Ieri sera sono scappato da Sesri Levante dove ho fatto un po’ di ritratti durante l’Andersen Festival. Ieri sera c’era il bell’Ascanio (Celestini). Tanto acclamato e idealizzato. Io ci ho avuto degli incontri casuali e dolorosamente illuminanti con lui. E, paradossalmente, credo sia uno come li che deprime quelli come me. Deprime e…Incoraggia. Ma questi sono altri discorsi, già fatti e rifatti…
Proprio oggi leggevo su Diario di aprile un pezzo di un mio quasi coetaneo che si chiedeva se Fazio e la Dandini non siano parte di quel potere che vorrebbero e dovrebbero combattere. Oltre a Fazio e la Dandini io ci metterei Celestini, Travaglio, Grillo, Cammilleri….Deprimenti e incoraggianti, per chi, sommerso, si ostina a raccontare senza finanziamenti e propulsioni editoriali, ma era davvero interessante il pezzo di cui prima, magari riporto qualche pezzo.
L’autore è Cristiano De Majo, il titolo In nome di cosa continuiao a sentirci migliori?
“Viviamo per altro, una sindrome di trincea, in ragione della quale finiscono per essere privilegiati gli autori e le opere schierati aprioristicamente, rispetto agli sguardi obliqui, dissonanti, disturbanti e realmente anticonformisti” (p. 85, Diario mensile, aprile 2009)
MILANO CHIM ERA
Un viaggio, in treno possibilmente…Ma anche un viaggio dentro una città, Milano..chim era
Bianciardi com’era, è il titolo di un libro scritto da un amico di Luciano Bianciardi. Sono alcuni pezzi de La vita agra di Bianciardi che “colorano” l’inizio di questo racconto con chitarra e voce. La voce è quella “epica” e intergenerazionale di Agro, nipote di Paolo…Paolo lavorava in una miniera di zolfo vicino Caltanissetta…Anni ’50…Poi emigrò a Milano….Agro vive a Milano, ha circa vent’anni nel 2006, quando, leggendo le lettere del nonno a un suo amico milanese (Lauro), si trova a passare per Corso Buenos Aires, è l’11 marzo….E’ in questo momento del racconto che inizia (e finisce) il racconto….dalle lettere del nonno si passa alle lettere dal carcere….perchè Lauro, senza capire perché, viene arrestato insieme ad altri “antifascisti”….Questo racconto inizia con i canti di Rosa Balistreri e Buttitta e finisce con una canzone dedicata a un autobus simbolo della Milano che io ho vissuto e mi porto dentro, un autobus che significa tanti e tanti viaggi e tanti incontri mancati, si chiama “95 Rogoredo”.
Da tempo pensavo di scrivere qualcosa su Milano, poi mi sono accorto che molto di quello che volevo scrivere era stato scritto, prima di me, ho trovato ne La vita agra una parte pregnante di quello che sentivo e avrei voluto scrivere su Milano. I fatti dell’11 marzo mi hanno coinvolto perché potevo esserci anch’io, magari per caso, come due ragazzi arrestati perché mangiavano il gelato lì vicino (e poi rilasciati). I fatti dell’11 marzo mi hanno permesso di dire e scoprire (anche con piccole ricerche e una udienza del processo al quale ho assistito)che cosa vuol dire Nuovo ordine mondiale, dal 1991 in poi, per intendersi, e mi interessava capirlo dal di dentro, dal punto di vista delle carceri per esempio, lungo una linea di ricerca segnata dai canti di Rosa Balistreri e Ignazio Buttitta, qualcosa che non si può fermare alla documentazione distaccata, ma diventa sentimento, qualcosa che non si può dire, ma che si deve urlare, con chitarra e voce.
giugnodiarrestiecontesti
Anche se non ci sono parole, bisogna pur dire qualcosa…
Dai primi di giugno, dalla cacciata delle ronde in Piazza Banchi, a Genova, da parte di cittadini che si trovavano in Piazza Banchi, che in modo spontaneo hanno sentito l’esigenza di cacciare i leghisti, ecco, da allora, e anche dal gesto di Juan che tentò di insultare e colpire foss’anche con un presunto sputo il senatore (sfruttatore) La Russa, e fu colpito, a sua volta, da un pugno partito da un esponente del PDL, di cui non ricordo il nome, ma ricordo il gesto vigliacco (lo colpì mentre Juan era bloccato al muro dagli uomini della scorta di La Russa), ecco, da allora è stata un escalation, tutto un giugno di arresti e di condanne, sarà che è un mese ricco di appuntamenti elettorali, una delle manifestazioni più truffaldine ed efficaci che l’uomo occidentale e civile si è dato per auto martellarsi i coglioni (questo lo diceva Baudelaire tanti decenni fa!)…
Verso metà giugno ci sono stai gli arresti della presunta banda armata, tra Genova, Milano, Roma…col ritrovamento delle armi nei pressi della casa di campagna di un uomo che abita vicino Genova, e già questo puzza parecchio di montatura, che uno sia poco attento a certi dettagli va bene, ma che sia così incauto da nascondere armi in casa propria sembra veramente improbabile, per non dire altro…E si parla di armi inverosimili, nel senso di antichissime e quasi arrugginite, come si vede anche nella foto pubblicata l’indomani da Repubblica…
Sempre in quegli stessi giorni….si chiudeva il processo alle Nuove Br, a Milano…Un processo in cui, come ormai avviene da qualche anno a questa parte, si parte dalla presunzione di colpevolezza, e in cui si deve dimostrare l’innocenza, mentre fino a qualche anno fa era il contrario: c’era gente che aveva commesso reati provati, assalto a un carcere, a una banca, sparatorie ecc., e doveva dimostrare di essere innocente, oggi la questione si è capovolta: i sospetti riguardano l’intenzione, la possibilità di preparare una banda armata, che non ci siano altri indizi se non volantini o libri con contentuti generici o ritrovamenti di armi in posti lontani e non necessariamente collegabili alle persone arrestate, ecco, tutto ciò passa in secondo piano, non so, a pensarci bene è un capovolgimento dei termini legali e penali, ma questo bisognerebbe affrontarlo con un codice penale alla mano e con qualcuno che se ne intende con un minimo di lucidità giuridica, morale e umana…Gli avvocati difensori, come Pelazza e un altro di cui non ricordo il nome, denunciano il cambio improvviso dei giudici popolari, dalla sera del venerdì alla mattina del sabato…
Tutto ciò mentre proseguono i riti elettorali con i quali vengono elargiti milioni di euro alle cupole partitiche, mentre il Presidente Berlusconi viene ripetutamente accusato di strani giri di giovani donne che lo vanno a trovare a Palazzo Grazioli e nelle sua reggia di Villa Certosa in Sardegna per intrattenere rapporti non sempre confessabili….
Tutto questo, mentre ognuno di noi sopporta e si abitua a sopportare il giogo della quotidianità insopportabile (il lavoro, le tasse, le bollette, lo shopping e cose del genere)
Intanto Piero Ichino, costituitosi parte civile insieme alla presidenza del Consiglio dei ministri nel processo alle Nuove Br, scrive una lettera alle presunte Nuove Br, in cui chiede di parlare con loro, di ascoltare le loro ragioni, loro che, secondo le accuse, lo avrebbero minacciato di morte, Ichino chiede di essere considerato una persona umana, e quindi di avere riconosciuto il diritto a esistere e a non essere colpito fisicamente e cose così, Ichino, ricordiamolo, è lo stesso che da circa quindici anni a questa parte (forse 1996, o prima?) ha preparato un disegno di legge che abbatte l’articolo 18 del Diritto dei lavoratori approvato nel 1970, e che era citato di striscio, perché la proposta di Legge si chiamava De Benedetti, era citato in un documento di sindacati di base che smascheravano l’inganno del referendum del 1999 con cui si voleva dire no o si all’articolo 18, molti esponenti della sinistra di allora dicevano di votare sì, ma al tempo stesso De Benedetti era senatore dell’Ulivo, questo per rendersi conto dell’ingannevolezza dei referendum e del parlamentarismo in generale…
Anche La Russa, per restare in tema, disse che avrebbe voluto ascoltare e parlare con Juan, che, a detta di lui, sarebbe un ingenuo o uno squilibrato, perché chi fa le cose che dovremmo fare tutti è considerato squilibrato, la normalità è relativa ( o no?). Mi è capitato di parlare con un capotreno e di chiedere ragguagli sulla nuova legge che istituisce l’agente solo sul treno, cioè dal 14 giugno di quest’anno il macchinista che guida il treno non sarà più accompagnato e assistito dal capotreno, guiderà da solo! Il capotreno mi ha chiesto come mai io sapessi queste cose, come se non fosse naturale, per uno che viaggia su un mezzo di trasporto, sapere chi e in che condizioni guida quel mezzo di trasporto, effettivamente, in un mondo alla rovescia come il nostro, il capotreno aveva “ragione”: siamo così abituati a fottercene delle cose che ci riguardano veramente, che quando uno lo fa sembra strano!
La chiusura dolorosa di questi giorni e di queste pagine ci porta a Messina, dove Dario e Manuela sono stati arrestati sabato 20 giugno, dopo che le loro case sono state perquisite e anche quella di Giacomo, sono stati accusati di vilipendio alle forze dell’ordine per alcune parole scritte in un volantino, volantino scritto dopo che la sede del centro di documentazione Malastrada di Messina, era stato colpito da un’automobile che si era schiantata contro la saracinesca del locale, Giacomo è stato accusato di ricettazione di beni pubblici perché a casa sua è stato trovato un cartello con il nome di una via di Messina! Sono persone a cui mi sento legato, oltre che da una terra, da un’isola, anche da sentimenti di affinità e di affetto, perché ho trascorso insieme a loro momenti di convivialità ed elaborazione della realtà, e ho condiviso con loro elaborazioni “pericolose” come lo è chiedersi chi sta guidando il treno sul quale stiamo viaggiando, e che magari bisogna dare i giusti nomi ai responsabili delle catastrofi quotidiane, catastrofi che si chiamano appuntamenti elettorali o ingiustizie quotidiane travestite da normalità, come lo sono le deportazioni quotidiane di persone a noi vicine, colpevoli di essere nate in un periodo storico in cui il “nemico” contro cui bisognava accanirsi è crollato, quindi c’è bisono di nuovi nemici da combattere, per nascondere la pericolosità e la ferocia dell’Impero, del Sovrano, questi nuovi nemici sono “esterni” (non cristiani, di pelle color caffelatte o comunque non europea né statunitense, con conti correnti inesistenti e disperazione intensa) o “interni” (anarcoinsurrezionalisti: sarebbero loro i responsabili di tutte le catastrofi possibili e immaginabili, anche del buco dell’ozono, come ebbe a scrivere ironicamente e profeticamente Chiara De Luca nel suo romanzo il cui sottotitolo è La sindrome di Babbo Natale), io, dal mio canto, non riesco a fare altro che cuocere in questo brodo di quotidianità contaminata e tossica, cercando barlumi di esplosività spontanea, inutile e insurrezionale, e così facendo esprimo solidarietà affettiva ed effettiva agli arrestati di oggi di sempre che con i loro gesti smascherano e pungono le ferite penali, morali e umane della nostra quotidianità ferita e assediata!
Carbonio
Dai primi di giugno, dalla cacciata delle ronde in Piazza Banchi, a Genova, da parte di cittadini che si trovavano in Piazza Banchi, che in modo spontaneo hanno sentito l’esigenza di cacciare i leghisti, ecco, da allora, e anche dal gesto di Juan che tentò di insultare e colpire foss’anche con un presunto sputo il senatore (sfruttatore) La Russa, e fu colpito, a sua volta, da un pugno partito da un esponente del PDL, di cui non ricordo il nome, ma ricordo il gesto vigliacco (lo colpì mentre Juan era bloccato al muro dagli uomini della scorta di La Russa), ecco, da allora è stata un escalation, tutto un giugno di arresti e di condanne, sarà che è un mese ricco di appuntamenti elettorali, una delle manifestazioni più truffaldine ed efficaci che l’uomo occidentale e civile si è dato per auto martellarsi i coglioni (questo lo diceva Baudelaire tanti decenni fa!)…
Verso metà giugno ci sono stai gli arresti della presunta banda armata, tra Genova, Milano, Roma…col ritrovamento delle armi nei pressi della casa di campagna di un uomo che abita vicino Genova, e già questo puzza parecchio di montatura, che uno sia poco attento a certi dettagli va bene, ma che sia così incauto da nascondere armi in casa propria sembra veramente improbabile, per non dire altro…E si parla di armi inverosimili, nel senso di antichissime e quasi arrugginite, come si vede anche nella foto pubblicata l’indomani da Repubblica…
Sempre in quegli stessi giorni….si chiudeva il processo alle Nuove Br, a Milano…Un processo in cui, come ormai avviene da qualche anno a questa parte, si parte dalla presunzione di colpevolezza, e in cui si deve dimostrare l’innocenza, mentre fino a qualche anno fa era il contrario: c’era gente che aveva commesso reati provati, assalto a un carcere, a una banca, sparatorie ecc., e doveva dimostrare di essere innocente, oggi la questione si è capovolta: i sospetti riguardano l’intenzione, la possibilità di preparare una banda armata, che non ci siano altri indizi se non volantini o libri con contentuti generici o ritrovamenti di armi in posti lontani e non necessariamente collegabili alle persone arrestate, ecco, tutto ciò passa in secondo piano, non so, a pensarci bene è un capovolgimento dei termini legali e penali, ma questo bisognerebbe affrontarlo con un codice penale alla mano e con qualcuno che se ne intende con un minimo di lucidità giuridica, morale e umana…Gli avvocati difensori, come Pelazza e un altro di cui non ricordo il nome, denunciano il cambio improvviso dei giudici popolari, dalla sera del venerdì alla mattina del sabato…
Tutto ciò mentre proseguono i riti elettorali con i quali vengono elargiti milioni di euro alle cupole partitiche, mentre il Presidente Berlusconi viene ripetutamente accusato di strani giri di giovani donne che lo vanno a trovare a Palazzo Grazioli e nelle sua reggia di Villa Certosa in Sardegna per intrattenere rapporti non sempre confessabili….
Tutto questo, mentre ognuno di noi sopporta e si abitua a sopportare il giogo della quotidianità insopportabile (il lavoro, le tasse, le bollette, lo shopping e cose del genere)
Intanto Piero Ichino, costituitosi parte civile insieme alla presidenza del Consiglio dei ministri nel processo alle Nuove Br, scrive una lettera alle presunte Nuove Br, in cui chiede di parlare con loro, di ascoltare le loro ragioni, loro che, secondo le accuse, lo avrebbero minacciato di morte, Ichino chiede di essere considerato una persona umana, e quindi di avere riconosciuto il diritto a esistere e a non essere colpito fisicamente e cose così, Ichino, ricordiamolo, è lo stesso che da circa quindici anni a questa parte (forse 1996, o prima?) ha preparato un disegno di legge che abbatte l’articolo 18 del Diritto dei lavoratori approvato nel 1970, e che era citato di striscio, perché la proposta di Legge si chiamava De Benedetti, era citato in un documento di sindacati di base che smascheravano l’inganno del referendum del 1999 con cui si voleva dire no o si all’articolo 18, molti esponenti della sinistra di allora dicevano di votare sì, ma al tempo stesso De Benedetti era senatore dell’Ulivo, questo per rendersi conto dell’ingannevolezza dei referendum e del parlamentarismo in generale…
Anche La Russa, per restare in tema, disse che avrebbe voluto ascoltare e parlare con Juan, che, a detta di lui, sarebbe un ingenuo o uno squilibrato, perché chi fa le cose che dovremmo fare tutti è considerato squilibrato, la normalità è relativa ( o no?). Mi è capitato di parlare con un capotreno e di chiedere ragguagli sulla nuova legge che istituisce l’agente solo sul treno, cioè dal 14 giugno di quest’anno il macchinista che guida il treno non sarà più accompagnato e assistito dal capotreno, guiderà da solo! Il capotreno mi ha chiesto come mai io sapessi queste cose, come se non fosse naturale, per uno che viaggia su un mezzo di trasporto, sapere chi e in che condizioni guida quel mezzo di trasporto, effettivamente, in un mondo alla rovescia come il nostro, il capotreno aveva “ragione”: siamo così abituati a fottercene delle cose che ci riguardano veramente, che quando uno lo fa sembra strano!
La chiusura dolorosa di questi giorni e di queste pagine ci porta a Messina, dove Dario e Manuela sono stati arrestati sabato 20 giugno, dopo che le loro case sono state perquisite e anche quella di Giacomo, sono stati accusati di vilipendio alle forze dell’ordine per alcune parole scritte in un volantino, volantino scritto dopo che la sede del centro di documentazione Malastrada di Messina, era stato colpito da un’automobile che si era schiantata contro la saracinesca del locale, Giacomo è stato accusato di ricettazione di beni pubblici perché a casa sua è stato trovato un cartello con il nome di una via di Messina! Sono persone a cui mi sento legato, oltre che da una terra, da un’isola, anche da sentimenti di affinità e di affetto, perché ho trascorso insieme a loro momenti di convivialità ed elaborazione della realtà, e ho condiviso con loro elaborazioni “pericolose” come lo è chiedersi chi sta guidando il treno sul quale stiamo viaggiando, e che magari bisogna dare i giusti nomi ai responsabili delle catastrofi quotidiane, catastrofi che si chiamano appuntamenti elettorali o ingiustizie quotidiane travestite da normalità, come lo sono le deportazioni quotidiane di persone a noi vicine, colpevoli di essere nate in un periodo storico in cui il “nemico” contro cui bisognava accanirsi è crollato, quindi c’è bisono di nuovi nemici da combattere, per nascondere la pericolosità e la ferocia dell’Impero, del Sovrano, questi nuovi nemici sono “esterni” (non cristiani, di pelle color caffelatte o comunque non europea né statunitense, con conti correnti inesistenti e disperazione intensa) o “interni” (anarcoinsurrezionalisti: sarebbero loro i responsabili di tutte le catastrofi possibili e immaginabili, anche del buco dell’ozono, come ebbe a scrivere ironicamente e profeticamente Chiara De Luca nel suo romanzo il cui sottotitolo è La sindrome di Babbo Natale), io, dal mio canto, non riesco a fare altro che cuocere in questo brodo di quotidianità contaminata e tossica, cercando barlumi di esplosività spontanea, inutile e insurrezionale, e così facendo esprimo solidarietà affettiva ed effettiva agli arrestati di oggi di sempre che con i loro gesti smascherano e pungono le ferite penali, morali e umane della nostra quotidianità ferita e assediata!
Carbonio
diarionondiariodasantarcangelodeiteatriagenova
Caropepe
Non riesco a scrivere, mi sento lontano dalla realtà, senza sangue quasi…
con michael Jackson che mi arriva alle orecchie e al cuore dalla finestra dirimpettaia, ecco, così vorrei iniziare questo diarionondiario, io, artistanonartista, come mi definiva E., il grande amore (non sol di letto?) grecoromano, Pantelleria da Bergamo, c'è scritto alla mia destra, nella schermata gmail, mi sembrava che avevano aperto una panelleria a Bergamo, o un panificio panineria, invece è...indovinate cos'è? cOMINCIAMO COSì, CON UN indovinello....Vorrei mandare il testo giugnodiarrestiecontestitramessinaegenova, lo manderò in allegato, per fare da sostrato, anche solo in parte, a quello che mi accingo a scrivere adesso, in possesso, come un ossesso! Mi pare che un pò di adrenalina e di sangue, forse di sperma (certi indiani dicono, lo leggevo nel libro Antropologia culturale, di Harris, che in ogni goccia di sperma ci siano 40 gocce di sangue! Minchiate col botto, ma è un modo per far "risparmiare" sperma, reprimendoci, sì perchè certi esperti pietrini degli anni '80, play boys o solo play, dicevano che "sborrare è anticancerogeno", quindi più lo fai meglio è?) stia ricircolando nelle venucce candide da falso timido coglionatico che io dir mi voglio! Sarà l'aria di Santarcangelo dei teatri, il sonno recuperato, la Genova, o meglio, il vico dietro il coro di San Cosimo ritrovato (n°19, 4° piano, int. 5 e mi bussate!), fatto sta che mi sta venendo anche da cagare,
(dopo la cacata liberatoria)
Ecco, mentre cacavo, leggiucchiavo il libro Segreti di stato, che ho comprato a metà prezzo a Santarcangelo dei teatri (mi piace scrivere così, ma correttamente sarebbe "di Romagna" dopo Santarcangelo, ma l'associazione che organizza Festival si chiama in quel modo e mi piace, per me da oggi in poi Santarcangelo...sarà dei teatri, e non di Romagna, se lo sapesse un vecchio santarcangiolese che gestiva una grottamuseo vicino a dove io facevo il monologo le prime due sere, mi mangerebbe vivo!). Segreti di stato è il film di Paolo Benvenuti uscito nel 2003 credo, che "cerco" di vedere da allora, e dopo sei anni non ci sono riuscito, ora ho trovato il libro a metà prezzo, della fandango, dai documenti al film, e ho scoperto, tra le altre cose, che uno di quelli che ha ispirato questo film è stato Danilo Dolci, che ha incontrato Paolo Benvenuti nel 1996 e gli ha raccontato di quando lui, Danilo Dolci, era stato arrestato per un o "sciopero alla rovescia" e in carcere a Palermo aveva incontrato, nel 1956 credo, alcuni compagni del bandito Giuliano e da lì aveva iniziato una ricerca su Portella della Ginestra. Per concludere questa parentesi senza parentesi: "Gli italiani devono sapere che Portella della Ginestra è la chiave per comprendere la vera storia della nostra Repubblica. Le regole della politica italiana di questo mezzo secolo sono state scritte con il sangue delle vittime di quella strage" (Danilo Dolci)
Vorrei concludere questa prima parte di diarionondiario con una scena di Santarcangelo. E' la seconda sera per me, quella del 4 luglio. La sera prima ho fatto il monologo in Contrada dei Nobili, via della costa, sopra il Ristorante Calicanto, quello in cui ci lavora una donna inglese come cuoca, piena di affetto e di luce negli occhi e con un corpo che dire giunonico è dir poco, ho ancora negli occhi e nel cuore il suo affetto e il suo cuore grande espresso anche dal suo petto...altrettanto mediterraneo!
Non ricordo il suo nome e me ne vergogno, ricordo il nome di Paola, la proprietaria del ristorante, fra le più belle donne incontrate negli ultimi anni, un misto di corpo e spirito giocosi e perfetti, che fa trasparire limpidità e sensualità senza strafare nè da un lato nè da un altro, un equilibrio raro a trovarsi. Le sue forme e il suo volto potrebbero dare adito a "strafacimenti" verso derive tipo "ammiccamenti" o cose del genere, basterebbe poco, ma lei è così limpida e così coi coglioni da tenere il ritmo, il respiro, l'equilibrio, ecco perchè mi piace sta gente qui! E io in questo periodo ho bisogno di gente così, che ti da tutto: l'attacco della luce se ti serve, lo sgabbuzzino per lasciare i bagagli perchè io, come Gesù, o Figlio dell'uomo, non ho dove poggiare il capo, la cena gratis e altro ancora, e rimane onesta, non si fa impigliare dalla tenerezza eventuale di certo terronismo intellettualoide, e non da neanche adito a certe cos, tipo uno sguardo pietoso, una parola tenera, perchè sarebbe facile: un giovane artista, solo, che non ha dove dormire perchè ha chiamato all'ultimo momento e tutti (o quasi) gli alberghi e BeB sono occupati (gioia! Picciliddru!)
Ma torniamo alla prima sera del 4 luglio. Dopo poco dall'inizio del monologo, in questo spazio "bello", come dicono alcuni, perchè c'è un pezzo di muro antico sullo sfondo, verso l'alto, e oltre le mura gli alberi e il castello, ecco, questo spazio, fino a dieci anni fa, o meno, era occupato da una casa, una casa che è crollata, tutto di un pezzo, all'improvviso, eh sì, perchè Santarcangelo è pieno di "grotte" sotterranee, cioè di edifici del periodo romano o etrusco comunque usati anche come catacombe dai primi cristiani, e sopra queste grotte ci sono tante case, "una volta ha ceduto", delle casegrotte, ed ha ceduto anche la casa che ci stava sopra, queste cose me le racconterà un santarcangiolese l'ultima sera, cioè il 5, poco prima di iniziare la mia terza e ultima "replica".
rossa, mentre racconto alla mia maniera, in quello spazio dove prima c'era una casa e poi è crollata, chiacchierava a voce sostenuta, e quasi mi disturbava, ma non più di tanto. Io penso sia un tipo che abita qui vicino. Prima di iniziare lo avevo invitato ad avvicinarsi, ma lui aveva scosso la testa per dire "No, sto qui e da qui non mi sposta nessuno". Qui vuol dire a pochi metri da me. Davanti a una saracinesca che apriva verso le nove, quindi in concomitanza del mio monologo previsto appunto alle 21,00, anche se poi c'è il quarto d'ora accademico! Dopo che inizio lo sento chiacchierare insomma.
L'indomani, prima della seconda replica, questa volta alle 22,30, vedo che parla con Francesca, la mia "curatrice" logistica, non mia perchè l'ho portata io, ma fa parte dello staff di Santarcangelodeiteatri, della sezione Immensa, alla quale io partecipo, sarebbe la sezione off, cioè delle "nuove proposte".
Mi avvicino e sento che lui borbotta, dice che non è d'accordo con Santarcangelo dei teatri, perchè su centinaia di gruppi, non c'è nè uno di Santarcangelo, o che reciti in o canti in romagnolo. Questo vecchio, testa grossa e quasi pelata, occhiali scuri anche di sera (fotocromatici?), canottieri, pantaloncini e panza grossa, si rivelerà un soggetto quasi da tesi di laurea.
Francesca dice che qualcuno ci sarà anche. Io ascolto, ho la chitarra in mano, sono in preparazione, dico qualcosa forse. In verità gli vorrei dire che la sera prima avrebbe potuto parlare anche a voce più bassa. Realizzo solo adesso che lui è il "gestore" della grottamuseo dove tiene centinaiai di foto dei suoi viaggi in Africa e in altri paesi del Sud del monso e non solo, esposte come cimeli, in seguito mi interrogherò sul fatto che nonostante le centinaia di viaggi in giro per il mondo, si aggrappa ancora alla lingua e al territorio nativo fino alla deriva che presto vedrete . "Vedi, lui", fa il vecchio indicandomi. "Sarà un bravo cantautore, non metto in dubbio, ma che cosa c'entra, che cosa mi viene a parlare dicamorra, di tribunale e per giunta in napoletano!"
Io reagisco d'istinto: "Ma perchè non si mette i tappi nelle orecchie se non vuole ascoltare!". La situazione si fa tesa, Francesca mi fa segno di calmarmi, lui si irrigidisce ma poi capiamo che non è il caso di litigare, lui dice "Non ce l'ho con te" ma con chi organizza il Festival, io vorrei dirgli che la sera prima poteva parlare a voce più bassa ma capisco che lui mi sta mandandoun messaggio sotterraneo. In realtà poi ci riderò e ancora ci rido adesso pensando alla sua battuta! Intanto è interessantissimo ancora una volta il fatto che uno che gira il mondo per lungo e largo non distingue il siciliano dal napoletano, ma andiamo oltre. La cosa bella è che poi ci mettiamo a scherzare, io dico che vorrei imparare a cantare in romagnolo ma lui ridendo mi dice che dovrei fare un corso di pronuncia romagnola, al momento mi sarebbe impossibile dato il mio livello di napoletanità. Questo passaggi, a parte l'aspetto tragicomico, aprirebbe un sacco di riflessioni sull'oggi. Per esempio io credo a quel che dice M.L. King, e cioè io non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti. E tutta la bagarre di questi mesi e questi giorni sul razzismo di Stato, che c'è ed è grave, io la vorrei "spostare" su razzismi "dimenticati", come per esempio il pacchetto sicurezza anti-rumeni dell'ottobre del 2007, del Governo Prodi, o su questioni culturali più sottili, di quella sinistra che fa parte del potere anche se si presenta come alternativa, questo non per attaccare la sinistra, ma per imparare a mantenere uno sguardo obliquo, di cui parla un articolo di Diario dell'aprile di quest'anno, a tal proposito allegherei a questo scritto un altro, scritto per ...."ripartire con la narrazione urlata, e con Milano chim era, angelo maddalena di gregorio magno!
Non riesco a scrivere, mi sento lontano dalla realtà, senza sangue quasi…
con michael Jackson che mi arriva alle orecchie e al cuore dalla finestra dirimpettaia, ecco, così vorrei iniziare questo diarionondiario, io, artistanonartista, come mi definiva E., il grande amore (non sol di letto?) grecoromano, Pantelleria da Bergamo, c'è scritto alla mia destra, nella schermata gmail, mi sembrava che avevano aperto una panelleria a Bergamo, o un panificio panineria, invece è...indovinate cos'è? cOMINCIAMO COSì, CON UN indovinello....Vorrei mandare il testo giugnodiarrestiecontestitramessinaegenova, lo manderò in allegato, per fare da sostrato, anche solo in parte, a quello che mi accingo a scrivere adesso, in possesso, come un ossesso! Mi pare che un pò di adrenalina e di sangue, forse di sperma (certi indiani dicono, lo leggevo nel libro Antropologia culturale, di Harris, che in ogni goccia di sperma ci siano 40 gocce di sangue! Minchiate col botto, ma è un modo per far "risparmiare" sperma, reprimendoci, sì perchè certi esperti pietrini degli anni '80, play boys o solo play, dicevano che "sborrare è anticancerogeno", quindi più lo fai meglio è?) stia ricircolando nelle venucce candide da falso timido coglionatico che io dir mi voglio! Sarà l'aria di Santarcangelo dei teatri, il sonno recuperato, la Genova, o meglio, il vico dietro il coro di San Cosimo ritrovato (n°19, 4° piano, int. 5 e mi bussate!), fatto sta che mi sta venendo anche da cagare,
(dopo la cacata liberatoria)
Ecco, mentre cacavo, leggiucchiavo il libro Segreti di stato, che ho comprato a metà prezzo a Santarcangelo dei teatri (mi piace scrivere così, ma correttamente sarebbe "di Romagna" dopo Santarcangelo, ma l'associazione che organizza Festival si chiama in quel modo e mi piace, per me da oggi in poi Santarcangelo...sarà dei teatri, e non di Romagna, se lo sapesse un vecchio santarcangiolese che gestiva una grottamuseo vicino a dove io facevo il monologo le prime due sere, mi mangerebbe vivo!). Segreti di stato è il film di Paolo Benvenuti uscito nel 2003 credo, che "cerco" di vedere da allora, e dopo sei anni non ci sono riuscito, ora ho trovato il libro a metà prezzo, della fandango, dai documenti al film, e ho scoperto, tra le altre cose, che uno di quelli che ha ispirato questo film è stato Danilo Dolci, che ha incontrato Paolo Benvenuti nel 1996 e gli ha raccontato di quando lui, Danilo Dolci, era stato arrestato per un o "sciopero alla rovescia" e in carcere a Palermo aveva incontrato, nel 1956 credo, alcuni compagni del bandito Giuliano e da lì aveva iniziato una ricerca su Portella della Ginestra. Per concludere questa parentesi senza parentesi: "Gli italiani devono sapere che Portella della Ginestra è la chiave per comprendere la vera storia della nostra Repubblica. Le regole della politica italiana di questo mezzo secolo sono state scritte con il sangue delle vittime di quella strage" (Danilo Dolci)
Vorrei concludere questa prima parte di diarionondiario con una scena di Santarcangelo. E' la seconda sera per me, quella del 4 luglio. La sera prima ho fatto il monologo in Contrada dei Nobili, via della costa, sopra il Ristorante Calicanto, quello in cui ci lavora una donna inglese come cuoca, piena di affetto e di luce negli occhi e con un corpo che dire giunonico è dir poco, ho ancora negli occhi e nel cuore il suo affetto e il suo cuore grande espresso anche dal suo petto...altrettanto mediterraneo!
Non ricordo il suo nome e me ne vergogno, ricordo il nome di Paola, la proprietaria del ristorante, fra le più belle donne incontrate negli ultimi anni, un misto di corpo e spirito giocosi e perfetti, che fa trasparire limpidità e sensualità senza strafare nè da un lato nè da un altro, un equilibrio raro a trovarsi. Le sue forme e il suo volto potrebbero dare adito a "strafacimenti" verso derive tipo "ammiccamenti" o cose del genere, basterebbe poco, ma lei è così limpida e così coi coglioni da tenere il ritmo, il respiro, l'equilibrio, ecco perchè mi piace sta gente qui! E io in questo periodo ho bisogno di gente così, che ti da tutto: l'attacco della luce se ti serve, lo sgabbuzzino per lasciare i bagagli perchè io, come Gesù, o Figlio dell'uomo, non ho dove poggiare il capo, la cena gratis e altro ancora, e rimane onesta, non si fa impigliare dalla tenerezza eventuale di certo terronismo intellettualoide, e non da neanche adito a certe cos, tipo uno sguardo pietoso, una parola tenera, perchè sarebbe facile: un giovane artista, solo, che non ha dove dormire perchè ha chiamato all'ultimo momento e tutti (o quasi) gli alberghi e BeB sono occupati (gioia! Picciliddru!)
Ma torniamo alla prima sera del 4 luglio. Dopo poco dall'inizio del monologo, in questo spazio "bello", come dicono alcuni, perchè c'è un pezzo di muro antico sullo sfondo, verso l'alto, e oltre le mura gli alberi e il castello, ecco, questo spazio, fino a dieci anni fa, o meno, era occupato da una casa, una casa che è crollata, tutto di un pezzo, all'improvviso, eh sì, perchè Santarcangelo è pieno di "grotte" sotterranee, cioè di edifici del periodo romano o etrusco comunque usati anche come catacombe dai primi cristiani, e sopra queste grotte ci sono tante case, "una volta ha ceduto", delle casegrotte, ed ha ceduto anche la casa che ci stava sopra, queste cose me le racconterà un santarcangiolese l'ultima sera, cioè il 5, poco prima di iniziare la mia terza e ultima "replica".
rossa, mentre racconto alla mia maniera, in quello spazio dove prima c'era una casa e poi è crollata, chiacchierava a voce sostenuta, e quasi mi disturbava, ma non più di tanto. Io penso sia un tipo che abita qui vicino. Prima di iniziare lo avevo invitato ad avvicinarsi, ma lui aveva scosso la testa per dire "No, sto qui e da qui non mi sposta nessuno". Qui vuol dire a pochi metri da me. Davanti a una saracinesca che apriva verso le nove, quindi in concomitanza del mio monologo previsto appunto alle 21,00, anche se poi c'è il quarto d'ora accademico! Dopo che inizio lo sento chiacchierare insomma.
L'indomani, prima della seconda replica, questa volta alle 22,30, vedo che parla con Francesca, la mia "curatrice" logistica, non mia perchè l'ho portata io, ma fa parte dello staff di Santarcangelodeiteatri, della sezione Immensa, alla quale io partecipo, sarebbe la sezione off, cioè delle "nuove proposte".
Mi avvicino e sento che lui borbotta, dice che non è d'accordo con Santarcangelo dei teatri, perchè su centinaia di gruppi, non c'è nè uno di Santarcangelo, o che reciti in o canti in romagnolo. Questo vecchio, testa grossa e quasi pelata, occhiali scuri anche di sera (fotocromatici?), canottieri, pantaloncini e panza grossa, si rivelerà un soggetto quasi da tesi di laurea.
Francesca dice che qualcuno ci sarà anche. Io ascolto, ho la chitarra in mano, sono in preparazione, dico qualcosa forse. In verità gli vorrei dire che la sera prima avrebbe potuto parlare anche a voce più bassa. Realizzo solo adesso che lui è il "gestore" della grottamuseo dove tiene centinaiai di foto dei suoi viaggi in Africa e in altri paesi del Sud del monso e non solo, esposte come cimeli, in seguito mi interrogherò sul fatto che nonostante le centinaia di viaggi in giro per il mondo, si aggrappa ancora alla lingua e al territorio nativo fino alla deriva che presto vedrete . "Vedi, lui", fa il vecchio indicandomi. "Sarà un bravo cantautore, non metto in dubbio, ma che cosa c'entra, che cosa mi viene a parlare dicamorra, di tribunale e per giunta in napoletano!"
Io reagisco d'istinto: "Ma perchè non si mette i tappi nelle orecchie se non vuole ascoltare!". La situazione si fa tesa, Francesca mi fa segno di calmarmi, lui si irrigidisce ma poi capiamo che non è il caso di litigare, lui dice "Non ce l'ho con te" ma con chi organizza il Festival, io vorrei dirgli che la sera prima poteva parlare a voce più bassa ma capisco che lui mi sta mandandoun messaggio sotterraneo. In realtà poi ci riderò e ancora ci rido adesso pensando alla sua battuta! Intanto è interessantissimo ancora una volta il fatto che uno che gira il mondo per lungo e largo non distingue il siciliano dal napoletano, ma andiamo oltre. La cosa bella è che poi ci mettiamo a scherzare, io dico che vorrei imparare a cantare in romagnolo ma lui ridendo mi dice che dovrei fare un corso di pronuncia romagnola, al momento mi sarebbe impossibile dato il mio livello di napoletanità. Questo passaggi, a parte l'aspetto tragicomico, aprirebbe un sacco di riflessioni sull'oggi. Per esempio io credo a quel che dice M.L. King, e cioè io non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti. E tutta la bagarre di questi mesi e questi giorni sul razzismo di Stato, che c'è ed è grave, io la vorrei "spostare" su razzismi "dimenticati", come per esempio il pacchetto sicurezza anti-rumeni dell'ottobre del 2007, del Governo Prodi, o su questioni culturali più sottili, di quella sinistra che fa parte del potere anche se si presenta come alternativa, questo non per attaccare la sinistra, ma per imparare a mantenere uno sguardo obliquo, di cui parla un articolo di Diario dell'aprile di quest'anno, a tal proposito allegherei a questo scritto un altro, scritto per ...."ripartire con la narrazione urlata, e con Milano chim era, angelo maddalena di gregorio magno!
martedì 16 giugno 2009
autocritica di cuntacunti
sono contento che i pochi post pubblicati su cuntacunti sono state lette dalle giuste e commentate in modo calzante, a volte hanno toccato nervi scoperti e mi scuso se questo ha comportato la riapertura o la creazione di ferite, non ho mai fatto nomi, ma mi scuso in ogni caso per riferimenti a persone che si sono sentite coinvolte dalle mie parole per riferimenti che le riguardano. Sento il dolore e la delicatezza di tutto ciò, volevo dire solo che per me scrivere è anche tirare fuori delle situazioni profonde e brucianti, a volte, in base ai momenti che attraverso, questo può comportare la "violazione" di certe intimità, ma mai credo di essere andato al di là di certi limiti, e, in ogni caso, quando l'ho fatto, è stato per spingermi oltre, per "usare" uno scambio intimo come spunto, come grimaldello, ancora esprimo il mio più grande rammarico per il rischio di aver toccato e minacciato la limpidità, la fiducia e quel tenue e forte legame che chiamiamo amicizia, con lacrime sepolte e rigogliose, angelo
venerdì 12 giugno 2009
per farla finita con Ascanio Celestini
Mi pare inutile e comunque mi stno ancora un pò di cuore e sangue per dirlo, anche perchè sta mattina, passando davanti il Teatro Carlo Felice di Genova, verso le 11,30, cioè un quarto d'ora fa, ecco che vedo l'orchestra sinfonica (soprattutto violini!) del Teatro Carlo Felice che suona per strada, verso le 10,30 li avevo visti in Via Assarotti, con lo striscionecartellone con scritto FATTI NON FUMMO PER VIVER COME ...SILVIO, MA PER SEGUIR VIRTUTE E CONOSCENZA, questo scritto lo dedicherei a tutta quella gente pseudotrentenne con cui mi capita di parlare, che, non avendo mai dato un giusto valore alle cose, proprie e altrui, private e pubbliche, e, di conseguenza, non essendosi assunte le responsabilità che una tale consapevolezza comporterebbe, ancora farfuglia cose del tipo "Ma parchè non ti proponi qui o non ti proponi lì", oppure, ancor peggio "Tu sei un morto di fame", con tono paternalistico/ingenuo/sprezzante anche se a volte mascherato, comunque schifoso! Schifoso perchè è segno di cecità e di irresponsabilità, oltre che di frustrazioni malcelate e cose del genere. Mi riferirei più precisamente a una persona, ma forse sarebbe riduttivo. Mi riferisco a questa persona ma la prendo come simbolo, e il simbolo è il fatto che questa persona mi dice che io non le dò sicurezza, nè stabilità, e, pur essendomi vicina, questa persona, sapendo e assistendo, più o meno, alle mie attività di tipo artistico e narrativo, mi butta addosso tutta la sua frustrazione e mancanza di fiducia in sè stessa parlandomi con parole che sanno di disprezzo e di qualcosa del genere, questa persona ha poco meno di trent'anni, per dare un indizio che poi è simbolico, nel senso che spesso queste parole arrivano da trent'enni ogiù di lì, dico anche che è donna, e anche questo è significativo, anche perchè l'altra persona a cui mi riferisco è donna, ma in generale, dicevo, sono tante queste persone, donne o uomini, che si fanno ingannare. Anch'io, fino a cinque anni fa, non avevo fatto certi collegamenti, e, quando un "giovan" cantautore siciliano scrisse una mail in cui mi faceva riflettere sui tagli alla cultura dell'allora Ministro Moratti (ottobre 2005), prendendo spunto dalle proteste di piazza di alcuni registi e attori famosi, si chiedeva "Ma questi attori e registi che protestano in piazza chi rappresentano? Questa è gente che si fotte centinaia di migliaia di euro all'anno, sicuramente non rappresenta gente come noi che fa musica per strada e tira a campare perchè ha scelto, più o meno, di non leccare culi e palle, e non perchè è meno brava e meno talentuosa, anzi!" Quindi quattro anni fa io capivo che significava tutto ciò: il finale della lettera del mio amico era piuttosto eloquente: "Loro protestano perchè gli mancano 100 mila euro di finanziamenti per l'anno dopo, e noi che dovremmo fare allora? Dovremmo spararci?"
Questa è una, un passaggio, iniziatico direi. Ma il difficile è fare certi collegamenti. Voglio passare al sodo, al concreto, e parlare di Ascanio Celestini. Più volte ho raccontato la mia esperienza diretta con lui, illuminante, per niente personale, anche se potrebbe sembrarlo. Chi ha occhio e cuore e gambe lo sa, come Stefano di Rimini, e lo dice, che Celestini è un "giocoliere della parola", ma Stefano appartiene alla classe anni '60 o addirittura '50, in un mondo "sano", chi è nato dopo dovrebbe essere più lucido, più pronto a cogliere certi collegamenti, ma il nostro è un mondo alla rovescia, quindi bisogna ricapovolgerlo, e proviamoci! Ora mi rivolgo a quella mia amica pressocchè trentenne (ma anche ad altre amiche e conoscenti, pressocchè trentenni, donne e uomini, italioti mediobasici), e le dico, dato che lei, l'indomani che mi trattò da barbone, pur vedendomi lavorare per la strada e non solo, con la penna e il computer, il pennello e tutto il resto, l'indomani andò a vedere Celestini e mi disse che era stato "Fantastico". Ora io le vorrei far notare che dire "fantastico" di Celestini dopo aver trattato un amico da barbone, un amico che probabilmente è più bravo di Celestini, è probabilmente da vigliacchi e da disonesti, per non dir di peggio. Quando dico "più bravo di Celestini" non intendo solo artisticamente o tecnicament, che quello non importa, ma sicuramente a livello di coerenza ed onestà, ma andiamo avanti, anzi oltre. Ci pensavo sta mattina dopo aver visto l'orchesta del Carlo Felice protestare contro la legge che taglierà qualche milione di euro previsto per le orchestre, e che dovrebbe far riflettere a partire da chi paga il peso più elevato, sicuramente non quelli che lì davanti suonavano il violino, perchè almeno un violino ce l'hanno, per non dire altro! Ci pensavo mentre salivo le scale per andare nella piazzetta dietro il Carlo Felice, che non mi ricordo come si chiama, Picca Pietra, piazzetta Picca Pietra. Io chiederei alla mia amica, "ma come ti sembra che va avanti Celestini? Perchè è bravo? Perchè è fantastico?" Ci pensavo perchè mi ricordavo di una notizia di qualche mese fa, notizia che parlava di uno spettacolo che Celestini aveva fatto insieme ad altri artisti famosi (o mafiosi?, guarda caso è quasi anagrammatico!)a Roma, in cui diceva che la cultura è morta e cose così, i tagli alla cultura delle leggi del governo Berlusconi. Il fatto è, cari miei, che Celestini è bravo a leccare culo e coglioni ai partiti (Rifondazione e DS, ora PD), ed è per questo che noi lo applaudiamo o diciamo che è "fantastico", e queste non sono parole invidiose o inviperite, ma lucide e responsabili, è un esercizio di lucidità sociale e politica, ma anche psicoemotiva, perchè se uno poi deve far crollare il mito di Celestini, deve far crollare tanti altri miti, e deve rompersi il culo a costruire giorno per giorno la propria autostima, affrontare le proprie frustrazioni di vario tipo (dal lavoroschiavitù di otto ore dentro un ufficio, che di per sè non stigmatizza, ad altre catene invisibili), io ho già scritto in dettaglio di Celestini, di quando mi disse di spedirgli il materiale per un festival che organizzava a Roma ogni anno, poi mi disse che quell'anno il festival non si faceva e poi venni a sapere che il festival, non solo si fece, ma fu dedicato proprio ai cantastorie, cioè a quello che io proponevo, sarebbe stato più semplice e onesto dire "Abbiamo già i nostri artisti, ammanicati, intrallazzati e affermati, tipo Andrea Rivera, appunto presente a quell'edizione di quel festival". Tutto ciò che significa? Tutto e niente, ma la questione è più ampia. Perchè se uno ci fa caso, Celestini, paradossalmente, ma non solo lui ovviamente, per leccare il culo e le palle alle mafie partitiche, ha bisogmo di noi, di noi morti di fame che cantiamo per strada der scelta o per condanna, perchè i partiti, per dargli il finanziamento, oltre che il voto e il dire "Sono comunista" e partecipare ai vari eventi comunisti, gli chiedono di fare la parte del "morto di fame", con dichiarazioni, atteggiamenti, i quali devono dimostrare che i partiti che lo finanziano, non finanziano lui in quanto lui (anche se materialmente finanziano lui e solo lui!), devono poter dire "Noi finanziamo Celestini ma in generale tutti quelli come lui, se lo vogliono e ci leccano il culo e le palle", chiiaro che ufficialmente dicono altre cose, e cioè "Noi difendiamo gli indifesi, e Celestini rappresenta gli indifesi, perchè racconta dei lavoratori precari, una parte, fino a un certo punto, senza uno sguardo obliquo e veramente anticonformista, ma "rasserenante", PACIFICATORE, "State tranquilli, ci pensa Celestini", è questo il messaggio, i soldi vostri e la responsabilità vostra se le becca Celestini, ora, di queste cose potrei dirne anche di Pasquale Scimeca e di altri ancora, riguardano il rapporto tra cultura popolare e cultura ufficiale, ci ho fatto una tesi di laurea sulla letteratura degli emigrati italiani in Belgio, mi ricordo di quello che disse uno una volta durante una manifestazione artistica antifascista a Bologna, chiese dal palco "Che differenza c'è tra un cantautore e un cantastorie?", qualcuno rispose qualcosa tipo "Il cantautore è famoso, il cantastorie no", o "Il cantautore guadagna mille e il cantastorie 100", io risposi "Il cantautore vive sulle spalle del cantastorie", e quello mi disse "Bravo!", "bravu sta minchia!", gli direi, ora, il fatto è che, come dice Rosa Balistrei in una sua canzone scritta da Ignazio Buttitta, che "la sorti nugnè ostia, nugnè grazia di li santi, si cunquista ccu la forza, nni li chiazzi e si va avanti", ora mi pare che nè la forza nè le piazze siano più a nostra disposizione, con buona pace di Celestini e delle trentenni (e dei trentenni) che si accontentano di lui e di quelli come lui, cuntacunti.minkia!
Questa è una, un passaggio, iniziatico direi. Ma il difficile è fare certi collegamenti. Voglio passare al sodo, al concreto, e parlare di Ascanio Celestini. Più volte ho raccontato la mia esperienza diretta con lui, illuminante, per niente personale, anche se potrebbe sembrarlo. Chi ha occhio e cuore e gambe lo sa, come Stefano di Rimini, e lo dice, che Celestini è un "giocoliere della parola", ma Stefano appartiene alla classe anni '60 o addirittura '50, in un mondo "sano", chi è nato dopo dovrebbe essere più lucido, più pronto a cogliere certi collegamenti, ma il nostro è un mondo alla rovescia, quindi bisogna ricapovolgerlo, e proviamoci! Ora mi rivolgo a quella mia amica pressocchè trentenne (ma anche ad altre amiche e conoscenti, pressocchè trentenni, donne e uomini, italioti mediobasici), e le dico, dato che lei, l'indomani che mi trattò da barbone, pur vedendomi lavorare per la strada e non solo, con la penna e il computer, il pennello e tutto il resto, l'indomani andò a vedere Celestini e mi disse che era stato "Fantastico". Ora io le vorrei far notare che dire "fantastico" di Celestini dopo aver trattato un amico da barbone, un amico che probabilmente è più bravo di Celestini, è probabilmente da vigliacchi e da disonesti, per non dir di peggio. Quando dico "più bravo di Celestini" non intendo solo artisticamente o tecnicament, che quello non importa, ma sicuramente a livello di coerenza ed onestà, ma andiamo avanti, anzi oltre. Ci pensavo sta mattina dopo aver visto l'orchesta del Carlo Felice protestare contro la legge che taglierà qualche milione di euro previsto per le orchestre, e che dovrebbe far riflettere a partire da chi paga il peso più elevato, sicuramente non quelli che lì davanti suonavano il violino, perchè almeno un violino ce l'hanno, per non dire altro! Ci pensavo mentre salivo le scale per andare nella piazzetta dietro il Carlo Felice, che non mi ricordo come si chiama, Picca Pietra, piazzetta Picca Pietra. Io chiederei alla mia amica, "ma come ti sembra che va avanti Celestini? Perchè è bravo? Perchè è fantastico?" Ci pensavo perchè mi ricordavo di una notizia di qualche mese fa, notizia che parlava di uno spettacolo che Celestini aveva fatto insieme ad altri artisti famosi (o mafiosi?, guarda caso è quasi anagrammatico!)a Roma, in cui diceva che la cultura è morta e cose così, i tagli alla cultura delle leggi del governo Berlusconi. Il fatto è, cari miei, che Celestini è bravo a leccare culo e coglioni ai partiti (Rifondazione e DS, ora PD), ed è per questo che noi lo applaudiamo o diciamo che è "fantastico", e queste non sono parole invidiose o inviperite, ma lucide e responsabili, è un esercizio di lucidità sociale e politica, ma anche psicoemotiva, perchè se uno poi deve far crollare il mito di Celestini, deve far crollare tanti altri miti, e deve rompersi il culo a costruire giorno per giorno la propria autostima, affrontare le proprie frustrazioni di vario tipo (dal lavoroschiavitù di otto ore dentro un ufficio, che di per sè non stigmatizza, ad altre catene invisibili), io ho già scritto in dettaglio di Celestini, di quando mi disse di spedirgli il materiale per un festival che organizzava a Roma ogni anno, poi mi disse che quell'anno il festival non si faceva e poi venni a sapere che il festival, non solo si fece, ma fu dedicato proprio ai cantastorie, cioè a quello che io proponevo, sarebbe stato più semplice e onesto dire "Abbiamo già i nostri artisti, ammanicati, intrallazzati e affermati, tipo Andrea Rivera, appunto presente a quell'edizione di quel festival". Tutto ciò che significa? Tutto e niente, ma la questione è più ampia. Perchè se uno ci fa caso, Celestini, paradossalmente, ma non solo lui ovviamente, per leccare il culo e le palle alle mafie partitiche, ha bisogmo di noi, di noi morti di fame che cantiamo per strada der scelta o per condanna, perchè i partiti, per dargli il finanziamento, oltre che il voto e il dire "Sono comunista" e partecipare ai vari eventi comunisti, gli chiedono di fare la parte del "morto di fame", con dichiarazioni, atteggiamenti, i quali devono dimostrare che i partiti che lo finanziano, non finanziano lui in quanto lui (anche se materialmente finanziano lui e solo lui!), devono poter dire "Noi finanziamo Celestini ma in generale tutti quelli come lui, se lo vogliono e ci leccano il culo e le palle", chiiaro che ufficialmente dicono altre cose, e cioè "Noi difendiamo gli indifesi, e Celestini rappresenta gli indifesi, perchè racconta dei lavoratori precari, una parte, fino a un certo punto, senza uno sguardo obliquo e veramente anticonformista, ma "rasserenante", PACIFICATORE, "State tranquilli, ci pensa Celestini", è questo il messaggio, i soldi vostri e la responsabilità vostra se le becca Celestini, ora, di queste cose potrei dirne anche di Pasquale Scimeca e di altri ancora, riguardano il rapporto tra cultura popolare e cultura ufficiale, ci ho fatto una tesi di laurea sulla letteratura degli emigrati italiani in Belgio, mi ricordo di quello che disse uno una volta durante una manifestazione artistica antifascista a Bologna, chiese dal palco "Che differenza c'è tra un cantautore e un cantastorie?", qualcuno rispose qualcosa tipo "Il cantautore è famoso, il cantastorie no", o "Il cantautore guadagna mille e il cantastorie 100", io risposi "Il cantautore vive sulle spalle del cantastorie", e quello mi disse "Bravo!", "bravu sta minchia!", gli direi, ora, il fatto è che, come dice Rosa Balistrei in una sua canzone scritta da Ignazio Buttitta, che "la sorti nugnè ostia, nugnè grazia di li santi, si cunquista ccu la forza, nni li chiazzi e si va avanti", ora mi pare che nè la forza nè le piazze siano più a nostra disposizione, con buona pace di Celestini e delle trentenni (e dei trentenni) che si accontentano di lui e di quelli come lui, cuntacunti.minkia!
giovedì 11 giugno 2009
stancu e abbintu
stancu e abbintu
sta sira sugnu
e nenti vugliu cantari nnè leggiri nnè scriviri nnè diri
anchi si quarchisosa di leggiri cci l'aiu
juri di maju
sta sira sugnu
e nenti vugliu cantari nnè leggiri nnè scriviri nnè diri
anchi si quarchisosa di leggiri cci l'aiu
juri di maju
venerdì 5 giugno 2009
cuntacunti non è mio
la parola cuntacunti è partita da Giorgio Ruta, il quale alcuni anni fa mi propose e mi tracinò in un progetto tanto velleitario quanto avvincente tra le vallate sconfinate e scugliunate del fiume salso, proprio scugliunate, nel senso di senza coglioni, perchè qualcuno, dnei secoli passati, soprattutto a partire dal 1861, ha tolto i coglioni, cioè la vita, a quelle vallate, uccidendo e cacciando le anime, appunto, e i corpi, di conseguenza, paesaggi che solo la cartolina può mostrare belli, continuando a stuprare il senso di una stoira fatta di violenze su violenze, che basterebbe ascoltare Arrivaru i pirati a Palermu di Rosa BAlistreri per capire e sentire un pò dello strazio, del dolore...Giorgio partotì un progetto di scrittura e racconto di quel mondo, sotto forma romanzata, cinematografica e, adesso mi dice, anche teatrale, sperando di poter leggere il testo di cui ho letto alcuni passaggi, il testo del romanzo (incompiuto), e sperando di poter rivedere Giorgio, vorrei parlare di Papì e tanazzu, due personaggi de testo di Giorgio, che abbiamo provato a far vivere durante le prove per un film, di cui ci sono documenti filmati, a questo punto farei un colloquio con Giorgio da pubblicare qui e gli chiederei di recuperare le scene filmate di quell'abbozzo di film e metterle in questo blog a disposizione di chi volesse vedere...e sentire...a preso, annoi!
mercoledì 3 giugno 2009
mi manchi, mi mancate, mi manco, mancasaru!
Mi manchi!
CERTO CHE MI MANCHI!
Mi manca il non avermi trascritto il tuo numero
la tua mail
mi mancano i tuoi occhi
mi manca anche lei
carne fresca
odorosa
giovane
passata
appassita spero presto
ma ancora in via di appassimento
ancora fresca
nel ricordo
e mi manchi tu
ancora fresca
nuova
giovane
iniziatica
iniziata e già finita
mai iniziata e mai finita
amore infinito
di notte di fuoco
e di membra coscienti
coscienti e aperte
e chiuse nell'onestà
amore! Mi manchi! Come l'aria
come il sole
come l'acqua
come il cielo
amore! Ma chi sei?
La giovane
fresca e odorosa
col sapor di primavera e di inganno
o tu
col sapor di onestà ma lontana
quasi un sogno
amore! amore! amore! amore e morte
vita suicidio
mi manchi come il nulla
tu che sei nulla, come tutto il resto
perchè mi manchi così tanto?
perchè sei più nulla di tutto il resto?
o perchè le carni, i sensi
i seni
le gambe
il corpo
le labbra
gli occhi
la dolcezza...
mancano come l'aria
nulla e tutto
rovescio e dritto
insonnia e perdono
sonno e ritorno
sogno e perdono
vendetta e disdetta
flusso e ripercussione
flusso di sangue mestruale
come il tuo di quando arrivasti e volesti donarti
con tutto il tuo sangue
sangue di donna
di terra
di maledizione
permanente
e perdita e inganno facile e inevitabile
CERTO CHE MI MANCHI!
Mi manca il non avermi trascritto il tuo numero
la tua mail
mi mancano i tuoi occhi
mi manca anche lei
carne fresca
odorosa
giovane
passata
appassita spero presto
ma ancora in via di appassimento
ancora fresca
nel ricordo
e mi manchi tu
ancora fresca
nuova
giovane
iniziatica
iniziata e già finita
mai iniziata e mai finita
amore infinito
di notte di fuoco
e di membra coscienti
coscienti e aperte
e chiuse nell'onestà
amore! Mi manchi! Come l'aria
come il sole
come l'acqua
come il cielo
amore! Ma chi sei?
La giovane
fresca e odorosa
col sapor di primavera e di inganno
o tu
col sapor di onestà ma lontana
quasi un sogno
amore! amore! amore! amore e morte
vita suicidio
mi manchi come il nulla
tu che sei nulla, come tutto il resto
perchè mi manchi così tanto?
perchè sei più nulla di tutto il resto?
o perchè le carni, i sensi
i seni
le gambe
il corpo
le labbra
gli occhi
la dolcezza...
mancano come l'aria
nulla e tutto
rovescio e dritto
insonnia e perdono
sonno e ritorno
sogno e perdono
vendetta e disdetta
flusso e ripercussione
flusso di sangue mestruale
come il tuo di quando arrivasti e volesti donarti
con tutto il tuo sangue
sangue di donna
di terra
di maledizione
permanente
e perdita e inganno facile e inevitabile
venerdì 24 aprile 2009
annunci di miei ritratti e storie illustrate di cantastorie in vendita su subito.it
Ciao,
ecco la lista dei tuoi annunci pubblicati e attivi sul sito
www.subito.it. Per consultarli, clicca sul link. In alcuni programmi
di posta elettronica e' necessario copiare il link e incollarlo nella
barra degli indirizzi del tuo browser.
Donna aldonza e bellupedi
http://www.subito.it/vi/5562184.htm
Pubblicato il 2009-04-24 14:07:22
Io, te e il mio gelato a sestri levante
http://www.subito.it/vi/5320232.htm
Pubblicato il 2009-04-07 18:58:03
Donne in libreria a firenze
http://www.subito.it/vi/5317195.htm
Pubblicato il 2009-04-07 16:21:08
Profilo di donna a firenze
http://www.subito.it/vi/5317123.htm
Pubblicato il 2009-04-07 16:18:29
Occhi di bosco
http://www.subito.it/vi/5317030.htm
Pubblicato il 2009-04-07 16:14:46
Genovantica
http://www.subito.it/vi/5316587.htm
Pubblicato il 2009-04-07 15:52:09
Donna e uomo seduti a rimini
http://www.subito.it/vi/5316435.htm
Pubblicato il 2009-04-07 15:42:40
Donna in libreria
http://www.subito.it/vi/5316002.htm
Pubblicato il 2009-04-07 15:09:09
La leggenda di colapesce illustrata
http://www.subito.it/vi/5315893.htm
Pubblicato il 2009-04-07 14:51:57
Donna con libro e cane
http://www.subito.it/vi/5314831.htm
Pubblicato il 2009-04-07 13:40:54
In volo
http://www.subito.it/vi/4866791.htm
Pubblicato il 2009-04-07 14:40:05
Donna di roma in attesa
http://www.subito.it/vi/5314806.htm
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Giovani donne di Spoleto
http://www.subito.it/vi/5314778.htm
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