giovedì 29 ottobre 2009

tutto nudo devi solcare il mare della vita

tutto nudo devi solcare il mare della vita
e la tua nave non vada pesante sui flutti...

destinata così, a naufragare presto
pensa alla fredda morte come se fosse
sempre presente
e troverai, al suo incontro, la morte meno amara
innalza sempre la tua mente, come un tempio
a dio, affinchè tu abbia il signore
all'internod el tuo cuore
come statua immateriale
Conosci te stesso, mio caro
chi tu sia e donde tu venga:
così più facilmente tu otterrai la bellezza archetipa

Gregorio di Nazianzo, in Parole in cammino, di Sabino Chialà, Quiqajon

sabato 17 ottobre 2009

diovivoevero

dio è un porco, come noi d'altronde!

sabato 10 ottobre 2009

in treno senza biglietto tra italia e francia, fine luglio 2009

In treno fra Italia e Francia…senza biglietto

Ho viaggiato lungo queste tratte nel giro di dieci giorni: Genova-Avignon, Avignon-Lyon, Lyon- Chalon sur saone, e poi ritorno a Genova, ho sostato per sei giorni ad Avignon e due giorni e due notti a Chalon, una notte l’ho passata a Ventimiglia per aspettare il treno perché ero arrivato dopo le 22,30 e dopo quell’ora da Ventimiglia non ci sono più treni per Nice(Nizza). Non ho mai pagato il biglietto, un’”imbattibilità” del genere non mi era mai capitata, viaggiando così frequentemente, nel giro di pochi giorni, tra Francia e Italia (ma soprattutto in Francia). La mattina di martedì 28 luglio sono ripartito da Avignon per Genova, ho sbagliato treno, ho preso un treno per Montpellier pensando che passasse da Marsiglia invece no, sono sceso a Nimes e lì ho aspettato il treno per tornare ad Avignon, perché, al contrario di come mi diceva il controllore, e cioè che c’erano parecchi treni per Marsiglia da Nimes, in realtà ce n’era uno alle 13,30, e io ero a Nimes alle 11,30! Ho aspettao il treno delle 12 e qualcosa per Avignon. Durante il viaggio e durante le attese ho scritto gran parte dei diari di quei giorni, impressioni, cose “intriganti” (o che io ho giudicato tali). Eccone alcune

La differenza in fatto di treni (senza biglietto) tra Italia e Francia. Come vivono i francesi il loro rapporto coi treni? E come vivono gli italiani il loro rapporto coi treni italiani? Se non paghi il biglietto in Italia, e lo espliciti, scatta qualcosa che ha dell’assurdo, dell’irrazionale…Attenzione, qua stiamo andando nella psicologia del controllo sociale sottocutaneo, è di pochi giorni fa la notizia che la Francia sta aumentando i controlli satellitari per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche e via mail, in quell’articolo pubblicato da Le Figaro, (credo il 28 luglio, il giorno della mia partenza da Avignon), si dice che le intercettazioni di questo tipo, in Francia, sono quindici volte inferiori a quelle che avvengono in Italia! E, en passant, l’Italia è forse l’unico paese europeo dove per connetterti a internet in un luogo pubblico (internet point, internet cafè, biblioteca ecc.), ma anche per telefonare da un phone center, devi mostrare un documento di identità, cioè ti devi fare schedare, questa cosa andava detta perché pertinente alquanto con la questione delle intercettazioni.

Ma torniamo al treno. In Italia c’è pochissima gente che viaggia in treno con una certa frequenza. E’ il peese europeo in cui si comprano più automobili. Il messaggio indiretto dell’italiano medio è: a noi del treno non ce ne fotte una minchia! E’ sporco, sempre in ritardo, non ci possiamo fare niente, ci convertiamo all’automobile privata. Il treno non è una loro causa, non è una causa (né una casa!) degli e per gli italiani! Non li concerne. Non li concerne (ma è un controsenso, una violenza, non può non interessarli, ma siamo sul piano dell’alienazione ) la condizione dei macchinisti, i licenziamenti, gli “agenti unici”, le pressioni per mantenere il silenzio e i licenziamenti per i ferrovieri che “parlano” (e poi scassano i coglioni con la retorica di mafia e antimafia. Questi “trattamenti” da parte delle dirigenze della ferrovia nei confronti dei dipendenti, come li chiamiamo? Mafiosi? Ultramafiosi? O dobbaimo inventare altre parole?).

In Francia, invece, c’è un utilizzo diffuso dei treni. Però costano di più che in Italia. Un di più che, però, rapportato alla qualità ed efficienza dei servizi garantiti, non è poi così male (considerate anche le varie riduzioni, agevolazioni e così via). In Italia è noto a tutti il livello catastrofico di Trenitalia (ma non lo è in modo vissuto quotidianamente sulla propria pelle). La cosa misteriosa sta nel fatto che, se in Italia dici che non paghi il biglietto, ti può capitare di sentirti rimproverato. E la cosa più misteriosa è che ti rimproverano quelli che (quasi tutti potenzialmente, in base al discorso dell’utilizzo privato dell’automobile di cui prima) il treno contribuiscono ad affossarlo e perché non lo utilizzano e perché non sanno e non vogliono sapere nulla (ignoranza colpevole, perché è in gioco una cosa pubblica che riguarda tutti) di ciò che succede nel mondo della ferrovia. Spesso, appunto, quelli che rimproverano, sono i più “rimproverabili”, come se, indirettamente e perversamente dicessero: “Io mi faccio schifo, mi sento deresponsabilizzato, decerebrato, meschino e impotente, privato e deprivato di un mio diritto e dovere pubblico”, però tutto ciò lo scaricano su chi porta a galla questa ferita pubblica, dicendo, per esempio “Io non pago il biglietto in modo consapevole” di ciò che questo può significare a livello di liberazione individuale e collettiva.
In Francia, invece…

Quando dici che non paghi il biglietto del treno ( o rubi un libro) difficilmente trovi qualcuno disposto a rimproverarti, eppure lì i servizi sono più pubblici (più utilizzati), più efficaci….Ci sarebbero più motivi per rimproverarti…Invece no! Pas de question! C’est la democrazie français! Pas de culpabilitè, di sensi di colpa cattolici, oppure sono più….striscianti? Ci sarebbe da fare uno studio serio. Quali sono le caratteristiche psicologiche? Il modo di sentire il “servizio pubblico”? Le conseguenze sulle persone (ci sarebbe da legger Baumann, Voglia di comunità, o anche Dentro la globalizzazione, le conseguenze sulle persone). La questione è che in Francia hai l’impressione che tutto vada bene…che ci sia un velo che è meglio non intaccare…Un velo di bienetre..Poi però è il paese con il maggior numero di antidepressivi venduti, al primo posto in Europa (o nel mondo?), bella la battuta di quel ragazzo francese che ruba libri per combattere la depressione….La questione del treno è significativa: quando uno dice che non paga il treno, ci sarebbe da indagare, da scavare, “perché non paghi il treno se i servizi sono efficienti ecc. ecc.?” La spiegazione sta nel fatto che si vuole lasciare le cose per come stanno…(complicità passiva che Gandhi stesso, pur essendo noviolento, deplorava, e preferiva una reazione violenta a una passività complice dello status quo)

Oui, c’est comme ça, se si scavasse, si scoprirebbero cose interessanti…Si scoprirebbero, per esempio, le conseguenze sulle persone, le “soluzioni” proprie e altrui, pubbliche e private, fino ad arrivare alla RATP, Rete per l’Abolizioni dei Trasporti a Pagamento. E’ un’esperienza circoscritta nella regione dell’Ile de France, la regione che comprende anche Parigi (o tutto il territorio parigino?) Un trasporto gratuito? Non è così semplice, né così banale come il titolo potrebbe far pensar. Infatti il libricino parla di diverse testimonianze e di esperienze volte a spiegare certi meccanismi incatenanti del sistema trasporti pubblici, in cui il pagamento del biglietto si configura sempre di più come un simbolo di oppressione sociale e politica. C’è anche un interessante intervista a un ministro dei trasporti che spiega certi meccanismi nascosti del sistema dei trasporti pubblici. Interessante la testimonianza di un collettivo senza biglietto di Bruxelles, e dei collegamenti e colloqui tra viaggiatori e ferrovieri del Belgio.

Reseau pour l’Abolition des Trasports Payants, Zéro euro, zéro fraude, Trasports fratuits pour toutes et tous, Editions du monede libertaire-Alternative libertaire

in treno senza biglietto tra italia e francia, fine luglio 2009

In treno fra Italia e Francia…senza biglietto

Ho viaggiato lungo queste tratte nel giro di dieci giorni: Genova-Avignon, Avignon-Lyon, Lyon- Chalon sur saone, e poi ritorno a Genova, ho sostato per sei giorni ad Avignon e due giorni e due notti a Chalon, una notte l’ho passata a Ventimiglia per aspettare il treno perché ero arrivato dopo le 22,30 e dopo quell’ora da Ventimiglia non ci sono più treni per Nice(Nizza). Non ho mai pagato il biglietto, un’”imbattibilità” del genere non mi era mai capitata, viaggiando così frequentemente, nel giro di pochi giorni, tra Francia e Italia (ma soprattutto in Francia). La mattina di martedì 28 luglio sono ripartito da Avignon per Genova, ho sbagliato treno, ho preso un treno per Montpellier pensando che passasse da Marsiglia invece no, sono sceso a Nimes e lì ho aspettato il treno per tornare ad Avignon, perché, al contrario di come mi diceva il controllore, e cioè che c’erano parecchi treni per Marsiglia da Nimes, in realtà ce n’era uno alle 13,30, e io ero a Nimes alle 11,30! Ho aspettao il treno delle 12 e qualcosa per Avignon. Durante il viaggio e durante le attese ho scritto gran parte dei diari di quei giorni, impressioni, cose “intriganti” (o che io ho giudicato tali). Eccone alcune

La differenza in fatto di treni (senza biglietto) tra Italia e Francia. Come vivono i francesi il loro rapporto coi treni? E come vivono gli italiani il loro rapporto coi treni italiani? Se non paghi il biglietto in Italia, e lo espliciti, scatta qualcosa che ha dell’assurdo, dell’irrazionale…Attenzione, qua stiamo andando nella psicologia del controllo sociale sottocutaneo, è di pochi giorni fa la notizia che la Francia sta aumentando i controlli satellitari per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche e via mail, in quell’articolo pubblicato da Le Figaro, (credo il 28 luglio, il giorno della mia partenza da Avignon), si dice che le intercettazioni di questo tipo, in Francia, sono quindici volte inferiori a quelle che avvengono in Italia! E, en passant, l’Italia è forse l’unico paese europeo dove per connetterti a internet in un luogo pubblico (internet point, internet cafè, biblioteca ecc.), ma anche per telefonare da un phone center, devi mostrare un documento di identità, cioè ti devi fare schedare, questa cosa andava detta perché pertinente alquanto con la questione delle intercettazioni.

Ma torniamo al treno. In Italia c’è pochissima gente che viaggia in treno con una certa frequenza. E’ il peese europeo in cui si comprano più automobili. Il messaggio indiretto dell’italiano medio è: a noi del treno non ce ne fotte una minchia! E’ sporco, sempre in ritardo, non ci possiamo fare niente, ci convertiamo all’automobile privata. Il treno non è una loro causa, non è una causa (né una casa!) degli e per gli italiani! Non li concerne. Non li concerne (ma è un controsenso, una violenza, non può non interessarli, ma siamo sul piano dell’alienazione ) la condizione dei macchinisti, i licenziamenti, gli “agenti unici”, le pressioni per mantenere il silenzio e i licenziamenti per i ferrovieri che “parlano” (e poi scassano i coglioni con la retorica di mafia e antimafia. Questi “trattamenti” da parte delle dirigenze della ferrovia nei confronti dei dipendenti, come li chiamiamo? Mafiosi? Ultramafiosi? O dobbaimo inventare altre parole?).

In Francia, invece, c’è un utilizzo diffuso dei treni. Però costano di più che in Italia. Un di più che, però, rapportato alla qualità ed efficienza dei servizi garantiti, non è poi così male (considerate anche le varie riduzioni, agevolazioni e così via). In Italia è noto a tutti il livello catastrofico di Trenitalia (ma non lo è in modo vissuto quotidianamente sulla propria pelle). La cosa misteriosa sta nel fatto che, se in Italia dici che non paghi il biglietto, ti può capitare di sentirti rimproverato. E la cosa più misteriosa è che ti rimproverano quelli che (quasi tutti potenzialmente, in base al discorso dell’utilizzo privato dell’automobile di cui prima) il treno contribuiscono ad affossarlo e perché non lo utilizzano e perché non sanno e non vogliono sapere nulla (ignoranza colpevole, perché è in gioco una cosa pubblica che riguarda tutti) di ciò che succede nel mondo della ferrovia. Spesso, appunto, quelli che rimproverano, sono i più “rimproverabili”, come se, indirettamente e perversamente dicessero: “Io mi faccio schifo, mi sento deresponsabilizzato, decerebrato, meschino e impotente, privato e deprivato di un mio diritto e dovere pubblico”, però tutto ciò lo scaricano su chi porta a galla questa ferita pubblica, dicendo, per esempio “Io non pago il biglietto in modo consapevole” di ciò che questo può significare a livello di liberazione individuale e collettiva.
In Francia, invece…

Quando dici che non paghi il biglietto del treno ( o rubi un libro) difficilmente trovi qualcuno disposto a rimproverarti, eppure lì i servizi sono più pubblici (più utilizzati), più efficaci….Ci sarebbero più motivi per rimproverarti…Invece no! Pas de question! C’est la democrazie français! Pas de culpabilitè, di sensi di colpa cattolici, oppure sono più….striscianti? Ci sarebbe da fare uno studio serio. Quali sono le caratteristiche psicologiche? Il modo di sentire il “servizio pubblico”? Le conseguenze sulle persone (ci sarebbe da legger Baumann, Voglia di comunità, o anche Dentro la globalizzazione, le conseguenze sulle persone). La questione è che in Francia hai l’impressione che tutto vada bene…che ci sia un velo che è meglio non intaccare…Un velo di bienetre..Poi però è il paese con il maggior numero di antidepressivi venduti, al primo posto in Europa (o nel mondo?), bella la battuta di quel ragazzo francese che ruba libri per combattere la depressione….La questione del treno è significativa: quando uno dice che non paga il treno, ci sarebbe da indagare, da scavare, “perché non paghi il treno se i servizi sono efficienti ecc. ecc.?” La spiegazione sta nel fatto che si vuole lasciare le cose per come stanno…(complicità passiva che Gandhi stesso, pur essendo noviolento, deplorava, e preferiva una reazione violenta a una passività complice dello status quo)

Oui, c’est comme ça, se si scavasse, si scoprirebbero cose interessanti…Si scoprirebbero, per esempio, le conseguenze sulle persone, le “soluzioni” proprie e altrui, pubbliche e private, fino ad arrivare alla RATP, Rete per l’Abolizioni dei Trasporti a Pagamento. E’ un’esperienza circoscritta nella regione dell’Ile de France, la regione che comprende anche Parigi (o tutto il territorio parigino?) Un trasporto gratuito? Non è così semplice, né così banale come il titolo potrebbe far pensar. Infatti il libricino parla di diverse testimonianze e di esperienze volte a spiegare certi meccanismi incatenanti del sistema trasporti pubblici, in cui il pagamento del biglietto si configura sempre di più come un simbolo di oppressione sociale e politica. C’è anche un interessante intervista a un ministro dei trasporti che spiega certi meccanismi nascosti del sistema dei trasporti pubblici. Interessante la testimonianza di un collettivo senza biglietto di Bruxelles, e dei collegamenti e colloqui tra viaggiatori e ferrovieri del Belgio.

Reseau pour l’Abolition des Trasports Payants, Zéro euro, zéro fraude, Trasports fratuits pour toutes et tous, Editions du monede libertaire-Alternative libertaire

venerdì 2 ottobre 2009

gli autobus blindati per i clandestini di Milano

Domenica scorsa, di sera, alla libreria Calusca di Milano, era il 27 settembre, ho raccontato, con chitarra e voce, una Milano fatta di autobus come la '95, '90 e '91, pieni di gente di africa e di america latina, america latina e galeano, e vene aperte sotto banco, e clandestino mi sento nel fianco, come dice la canzone. L'altro ieri mattina, sulla prima pagina di Repubblica, la notizia delle applicazione della legge che considera reato la clandestinità, il non avere i documenti a posto! Gli autobus blindati e i vigili che hanno fatto un centinaio di multe e portato in questura circa 14 persone non europee e senza documenti di soggiorno. E' una notizia che fa ribollire il sangue nelle vene, ma nella normalità di cui parla la rivista Nonostante milano, una normalità che ci anestetizza, tutto ciò passa in cavalleria, fa parte della quotidianità accettata, subita, come scriveva Bianciardi in alcuni passi de La vita agra, testo utilizzato per costruire il monologo Milano chim'era, che è quello presentato alla libreria Calusca domenica scorsa. Un monologo che, per certi versi, son contento che sia attuale, che abbia colto degli elementi e degli aspetti tristemente reali: il sentirsi clandestino nel fianco (ma quando hos critto le parole di quella canzone non pensavo che le nostre città fossero arrivate a concepire gli autobus blindati per rinchiuderci i clandestini, come sta avvenendo a Milano!). Qual' è una via d'uscita possibile? Quella che io sto percorrendo, e che non propongo, ma voglio utilizzare come spunto di riflessione. A proposito di autobus, ma anche di treni, nel monologo si parla, di striscio, di uno che non paga il biglietto del treno e che si confronta con un suo amico psicologo e questi gli spiega che l'insistenza degli altoparlanti di trenitalia che ricordano il dover di pagare il biglietto, e di contro la rarità dei controlli effettivi, è paragonabile alle telecamere sempre più presenti nelle nostre città: il messagio che ci danno è: ti stiamo guardando, forse non ti vediamo mai, ma forse sempre! Io non pago il biglietto, quando posso, da diverso tempo, sia sui mezzi pubblici metropolitani che sui treni di Trenitalia. Nell'Ile de France, la regione di Parigi, c'è un coordinamento di gente che non paga i biglietti, ma anche a Bruxelles. Hanno pubblicato un pò di libri per raccontare queste esperienze, che parlano di collegamento e alleanza con le oppressioni di vario tipo: ferrovieri trattati come macchine, viaggiatori trattati come bestie! Una delle cose che si trova in un libro stampato dal coordinamento francese, è che pagare il biglietto del treno o dell'autobus urbano è una forma di ricatto sociale, non ha niente o quasi niente a che vedere con fattori economici. Infatti, in quel libretto, c'è scritto e spiegato, nei dettagli, che il biglietto incide al 12% delle entrate di un Azienda di trasporti ferroviari o metropolitani, gli introiti maggiori sono sostenuti dai Municipi (più per i trasporti urbani che per quelli ferroviari), dalle Regioni, dallo Stato, dalla pubblicità, dagli affitti dei negozi, edicole e ristoranti o grandi negozi....Qualcuno può pensare che è molto difficile sbloccare certi meccanismi, difendendosi con fattori legalisti o moralisticheggianti, ma in verità si tratta di liberarsi soprattutto mentalmente, e questo è davvero difficile, certo, per prima cosa bisogna far fuori i fattori legalisti e moralisti, e anche quello è un lavoraccio, ma quando uno si libera è tutta un'altra cosa, soprattutto se è una liberazione che coinvolge anche altri, non fine a se stessa, "altri" nel senso di consapevolezza, non è che bisogna tenersi per mano, anzi, bisogna liberarsi individualmente, coscienti del legame inscindibile che c'è tra ognuno di noi, soprattutto guardando verso il basso, dove ci sono quelli che pagano di più, e pagano anche perchè noi stiamo a guardare, anche perchè noi ci ostiniamo a difendere le nostre "paure", senza provare a smontarle...La liberazione è alla portata di tutti e di ciscuno, l'importante è cominciare, come c'è scritto in una pagine della Rivista Nonostante Milano, che Agro e Lauro, l'11 marzo, in Corso Buenos Aires, stavano leggendo, prima che Lauro fosse arrestato insieme agli altri 44 antifascisti...ma questo è il monolog, è letteratura, o forse no? Forse è un racconto-verità, che serve anche quello a sbloccare qualcosa, altrimenti rimane...loontano...e fionisce di essere racconto epico, cioè vero, di popolo che vuole insorgere, e diventa fiction...sterile, avulso, io non voglio che sia così, io non ho capito niente del teatro e della letteratura? Come non avevano capito niente Sciascia, Buttitta, Rosa Balistreri? O siamo noi ad avere capovolto i parametri, a esserci rinchiusi nella fiction e ad accettare l'incapacità di muovere le cose, noi qui e ora, a Milano, il 30 settembre 2009, lì, mentre i vigili controllano e rinchiudono i clandestini negli autobus blindati?