mercoledì 31 marzo 2010

un sentimento atono, amorfo
un buco nello stomaco
un sentimento sordo
incomunicabile
solo il silenzio ci può
un silenzio pesante
insopportabile
eppur necessario
per guardarsi dentro
se non altro
e lasciar passare e cadere il velo
di tristezza e oppressione
e depressione
un sentimento labile
fuoco alle polveri
verde di minchia
porcu di ddiu
adesso parlu iu
e fuori di qui
gementi e piangenti in questa valle dilacrime
manco il silenzio ci può
non so più niente e non sono nessuno
ma purtroppo ci sono
sento, esisto, insisto
la mia epilessia mi condanna
mi porta dentro
mi porta via
fuori porta pia
non farcela più
senza parole
senz'anima

venerdì 26 marzo 2010

sintu un calu ni li pidi

sintu un callu nni li pidi
ca mi spuntanu li nidi avoglia di fari
avoglia...

oi mi misi lis crpi chiusi
ppi ntuppari li pirtusi
prima chiuviva
ora cc'è lu suli
e li pidi mi parinu cannuli
porcu di ddu ddiu ca nni teni ncruci
ma cchi minchia simmu peggiu di i vavaluci?
è inutili ca allisci e fa cannoloa
lu santu iè di mmarmaru e nun suda

martedì 16 marzo 2010

ansioso aspirante asmatico in tournée autogestita

Tredici giorni di tournée autogestita, da Bolsena a Grottaferrata, passando per Pisa, Siena, Firenze….

Tempo quasi sempre clememte, a parte due giorni di neve a Siena con passeggiata involontaria sulla neve di Campofico…con Gabriella che mi aspettava sulla strada asfaltata e i sandali e i piedi nudi che si riempivano di vita e di speranza perché, come disse Deni quando arrivai alla casa di Campofico, meglio la neve che la pioggia, e infatti, nonostante la sensazione di semicongelamento mentre camminavo, seguendo le orme di un campofichiano altrimenti mi sarei perso che la neve nascondeva la strada e gli alberi caduti ostacolavano e obnubilavano la visibilità orientativa, ecco che…nonostante i piedi nudi sulla neve perché per un piccolo tratto mi pareva che fosse meglio dei sandali che trattenevano brandelli di ghiaccio e mi si condensavano sotto la pianta del piede, ecco, che, non appena entrato dentro il podere di Campofico, i piedi hanno subito ritrovato l’equilibrio termico…e io che pensavo che avrei dovuto, che so, massaggiarli a lungo per farli rimettere in sesto, ma se ci penso bene, fino a cinquant’anni fa, e ancora tuttora, milioni di uomini e donne e bambini, per scelta o per condanna camminano sulla neve con i sandali o con i piedi nudi, e, ancora peggio, milioni di uomini e donne, per motivi di immagini e per sostenere l’industria della scarpa chiusa, impediscono ai propri piedi di respirare liberamente e si accollano danni più o meno gravi e più o meno visibili e visibilizzati….un po’ come i tacchi a spillo per le donne occidentali, specie di tortura legalizzata….solo che il problema sono solo i veli delle donne musulmane, che impediscono loro di vivere una femminilità libera e liberata, come se i tacchi a spillo, il doppio lavoro, il servizio militare e altre false liberazioni delle donne occidentali non fossero altrettanto scandalose e vilipendiose della dignità della donna, senza dimenticare altri e altri aspetti di questo tipo che ora non vale la pena di enumerare…

A Campofico Deni stava per accendere la stufa, e quindi non si può dire che c’era un calore preparato per riequilibrare la temperatura dei piedi…Anche se Gabriella dice che a Campofico si sta bene come temperatura interna, Gabriella intanto mi aspettava giù, mentre io mi toglievo i sandali e mi mettevo le calze asciutte e le scarpe chiuse e prendevo zaino e chitarra che avevo lasciato la mattina del lunedì, quando ero partito in autostop , prima di tornare verso Gabri che mi aspettava avevo scambiato qualche battuta e qualche saluto con Deni, Wolf e Angelo, svegli e presenti, altri quattro li avevo visti scendere a valle per fare provviste, scendevano anche loro lungo il sentiero innevato…Per quanto rigurda la temperatura interna di Campofico, devo dire che la domenica sera, che avevo dormito lì, nella “piccionaia”, non avevo sentito freddo, perché Wolf aveva acceso la stufa presto…cioè quando era andato a dormire, prima che iniziassi a raccontare Lu jurnu di tutti li santi, nella cucina, come un vero e proprio teatro domestico. Aveva cominciato a nevicare il martedì mattina o il lunedì notte, non ricordo bene, io ero andato a Siena con i sandali che lunedì mattina faceva caldo, o meglio, c’era il sole, mi aveva dato un passaggio Mauro, e anche lì magìa della strada, perché avrei voluto incontrare Mauro ma non mi sarei aspettato di incontrarlo…per strada, anzi, per strada provinciale! Il lunedì notte avevo dormito a casa di Orsola. Una notte di sudore, sulla barca in mezzo al mare, e mentre il cielo si imbianca già, tu guardi le tue reti vuote….Ed effettivamente quella fu una notte tanto lunga, dal bar Del borgo al Caffè del Corso di Siena, c’è poca strada, ma i ritmi di Orsola, Chiristian, poi Susi, Alessandra, Fulmine e altri…erano lenti, equindi siamo rimasti fino alle tre che se non ci cacciavano ancora saremmo lì! Poi c’era A. “buon compleanno”, chiamato così perché offre sempre tanti bicchierini a tutti e infatti…anche a me che sono mezzo astemio anche per via del gardenal che mi diedero alla tenjera età di nove e dieci anni, cominciando dagli otto, anche io mi bevvi i miei due o tre bicchierini di vodka e di rhum oltre a qualche assaggio di vino in prima serata! All’inizio mi stavo prendendo male con Orsola che mi costringeva a stare lì fino a tarda ora, avrebbe potuto darmi la chiave di casa, anche se io non sapevo dov’era la sua casa, e devo dire che me lo aveva anche accennato, dopo mi sono divertito, a casa di Orsola mi sono trovato bene, le ho fatto leggere il testo di Amico treno non ti pago, prove pratiche di trasporti pubblici semigratuiti, e mi ha detto che le piaceva l’impostazione, poi mi ha parlato della sua tesi di laurea sulla democrazia in Grecia e di due filosofi greci di due mila e passa anni fa che avevano criticato la democrazia già allora, e io ne ho voluto leggere alcuni passaggi, l’indomani mattina ho scritto un piccolo progettino da dare ad associazioni per proprorre i miei racconti orali e il repertorio di canti epici. E ho utilizzato il computer di Orsola. La sera prima, infatti, ero stato in un Centro Anziani di Siena a vedere uno spettacolo di teatro, Non oltrepassare la linea gialla era il titolo. Me lo aveva detto Lisa di quello spettacolo, che avevo chiamato mentre ero sull’autobus che da Volte Basse mi portava Siena, il lunedì nel primo pomeriggio. Lo spettacolo era organizzato nell’ambito della festa della donna, ovviamente. Infatti lunedì era l’8 marzo. Lisa era arrivata tardi, cioè alla fine dello spettacolo, e ci eravamo salutati e lei era andata via con Ana. Ana invece era arrivata puntuale e ci eravamo abbracciati dopo due anni o più che non ci vedevamo. Lo spettacolo era stato un altro atto magico o provvidenziale o telepatico, o paratelepatico, più che telepatico, perché io speravo di incontrare due o tre persone a Siena, ma non pensavo di incontrarle tutte lì, nello stesso posto e soprattutto nello stesso palco, perché entrambe recitavano o interpretavano due personaggi dello spettacolo: una è Alessandra, che avevo incontrato quattro anni e passa fa a Siena, che mi aveva dato un passaggio verso Sovicille, e ora sta a Torino e l’avevo ricontattata mesi fa e l’ho ritrovata a Siena (lei abitava a Siena e lavorava e lavora con il Cantinonearte di Montepulciano). E invece…Chiara B., che speravo di incontrare perché le avevo mandato la mail per inserirmi nel circuito LC di teatri indipendent della Toscana, ecco che l’ho ritrovata…sempre sul palco, non aveo riconosciuto nessuno delle due, ma alla fine dello spettacolo ho chiesto e mi hanno detto che erano “quelle lì”. Poi avevamo mangiato tutti insieme alla tavola degli artisti e con il regista e io avevo parlato con A., un signore dalla “lunga gioventù”, così si chiama il Centro Anziani dove ci trovavamo e di cui lui è il presidente, e allora mi aveva dato la sua mail per mandargli il progettino di racconti orali e canti epici.

A Campofico, la sera della domenica, dopo che avevo raccontato con voce e chitarra, avevamo parlato di persecuzioni politiche degli ultimi mesi, a Torino e a Campofico, e io avevo raccontato a parole quello che ho scritto nel testo Iononsonounanarcoinsurrezionalistaoforsedipiù, e mi ero dimenticato di citare Cioran, che in quel testo però c’è, ma l’indomani, il luned’ dopo pranzo, a casa di Eli, che non vedevo da due anni o forse più, mi ricordavo che lei aveva comprato, anni e anni fa, Sommario di decomposizione, di Cioran, e allora avevo ritrovato il passo che avrei voluto leggere a Campofico, e l’ho letto a Eli, Dogmi inconsci si intitola, a pag. 81 di Sommario di decomposizione, se non sbaglio, o pagina 83, ed Eli era rimesta folgorata e aveva detto che “da ora in poi leggerò ogni sera un passo di Cioran, e io le avevo dato un bacio.

mercoledì 3 marzo 2010

vuoto immenso in questa pisa magica e grigia

un vuoto immenso, nell'anima e nel vento, nel tempo, ma si pò? ma cumu si pò? Una dipendenza viscerale e superficiale, immediata e immediocre, un dolore oscuro...a non vedere nessuna mail ricevuta nelle ultime ventiquattro ore! E presagi funesti, di cosa non so...di fuori programmi dannosi, di cosa? Sarà questo grigiore, è meglio il rossore? O è meglio che esco, che è bello stare per le strade, dopo ore di stare dentro mura e scatole di metallo, e bisogno di uscire, di respirare aria, altrochè! A.