giovedì 16 dicembre 2010

San Giuda Taddeo ci salverà! errata corrige

albergo e non albero nel post dal titolo San giuda Taddeo ci salverà

sabato 27 novembre 2010

queste sedie di minchiq

in realtà non vorrei dire niente, che con questo freddo che fa che devo dire? questo freddo di inverno incipiente ma non recipiente? io sono così, andante e rivoltante, mi si innescano tutta una serie di cose dentro, per esempio i peperoni, le cipolle, la salsiccia che ho appena ingurgitato, e il the caldo che berrò fra poco mi darà gioia? e i soldi che arrivano arriveranno ci sono ci saranno, è tutto così limpido feroce assassino onomastico! Tutto così falsamente vero e veramente falso a Gioia del Colle! Mis ento la pancia schiacciata quando mi siedo in queste sedie di minchia! A.

mercoledì 24 novembre 2010

andiamo da Enzo Iannacci

si potesse stare astutati ma nun si pò, si potesse andare al mare ma nun si pò, a un certo punto mi pari na canzuna di Enzo Jannacci, e andiamo da Enzo Iannacci! A.

lunedì 22 novembre 2010

comico trqgico traditore romantico

sta notte dormire poco, ma fino a sta mattina con sveglia spontanea prematura, meno male poi riaddormentamento, andiamo verso il nucleo, il centro il cuore il rumore? pace pace ai popoli, ecco com'era la storia, quello li era cosi talmente organizzato e canalizzato che soffocava se se ne rendeva conto, allora avevo bisogno di sembrare sprogrammato, questo dava un'impressione di sprogrammamento, di abbandono quasi, di poca voglia di fare, ma faceva cosi tanto e tante cose da voler dimenticare e sbarazzarsi della coscienza di quelle cose, allora gli sembrava fisiologico dare l'impressione di vuoto, era fisiologico, necessario, inevitabile, poi era anche per scrupolo, per traduire meme en derision pour ne pas humilier les autres, e non era questo un gesto di presunzione o cose simili, ricordava i primi giorni all'Università, un amico di suo fratello gli aveva detto a suo fratello che lui non avrebbe dato neanche un esame, e lui si era laureato a pieni vuoti, effettivamente non ci credeva neanche lui, pero' studiava, e gli piacevano le materie, ed é tutto un dire,

lunedì 8 novembre 2010

buona notte tanto sonno e poca volgia di consare il letto ma é da fare, prima o poi l'amore arriva e il letto, nel frattempo, te lo devi consare! A.

sabato 6 novembre 2010

un preambolo a Déraciné comme Cioran, una settimana prima della prima presentazione pubblica e ufficiale a Marsiglia del 13 novembre 2010

il fatto è che dopo aver parlato anche animatamente con Ljuba di Déraciné e anche dopo aver letto la tua impressione mi sono reso conto che lei non ha tutti i torti, e che devo esplicitare alcuni distinguo prima di presentare Déraciné, magari in poche parole, e cioé: "Questo racconto è molto meno "narrativo" degli altri che ho scritto prima di adesso. Anche perchè è in una lingua in cui io non riesco a scrivere bene come le altre lingue materne, ma non solo per questo. E' anche frammentario, sia perchè utilizza molti testi frammentari come gli aforismi, sia perchè mette insieme aforismi cercando di creare un percorso biografico. Questa è una cosa molto delicata perchè rischia di forzare e di storpiare, di questo sono consapevole. In più, dalle prima volte, soprattutto rispetto alla prima registrazione, ha subìto degli accrociamenti, voire dei tagli, abbreviazioni, e quindi è da considerare una "prova", uno "studio", anche questo può essere delicato perchè se ci si basa solo sul testo ascoltato e non sul suo significato profondo e ai rimandi, può risultare ancora più "mozzato"....e questo è un altro elemento critico...Gli altri racconti italiani, di cui uno è stato tradotto e raccontato in francese, hanno una carica narrativa più completa, questo può rischiare di risultare un racconto filosofico, un'accozzaglia di citazioni, un volersi raccontare i cazzi suoi, e in parte lo è.Ma non sol ovviamente...Questo racconto, come tutti quelli che ho scritto, parte da un tessuto fortemente autobiografico, cioè da qualcosa che mi ha toccato e mi tocca profondamente e fortemente, tragicamente...un fuoco che non si spegne...Nei testi di Cioran ho trovato tanto conforto attraversando l'idea e la vicinanza (perchè una persona a me molto vicina si è suicidata) del suicidio, e in altri slanci mistici che i suoi testi mi hanno suggerito ho trovato il senso e l'energia per continuare una ricerca disperata e al tempo stesso energetica, quindi terapeutica, catartica anche...Non è un racconto di azione, anzi, rompe con un percorso di racconti di azioni politiche che avevo fino anni fa prodotto, ma al tempo stesso è un racconto insurrezionale, perchè vuole portare fuori vissuti spesso nascostie soffocati per paura di affrontarli, esplicitarli nella loro dignità e poeticità...Il "non agire" (come slancio metafisico) con tutti i fraintendimenti che può comportare, il desiderio di trovar quiete nella morte, il rapporto disperato e tragico, che si espleta anche attraverso la bestemmia, tra la creatura e il suo creatore, tracciano un percorso interiore di tutti e di sempre, sempre più dimenticato e disprezzato, ecco, questo racconto vuole ridare senso, anche attraverso al canto, a tutto ciò e ad altre implicazioni annesse e connesse, un abbraccio e buonanotte, che questa mail la dovrei ricppiare per renderla pubblica! E metterla nel mio blog!

mercoledì 29 settembre 2010

teatro delle beffe in bicicletta in trenitalia, quarta puntata

E allora eravamo rimasti a Bologna. In quel chioschetto vicino la stazione. A raccontarci, io e Sonia, le nostre vite e i nostri miracoli, e forse anche le nostre morti? Il Belgio, la tesi, le possibilità di pubblicare, il bambino che verrà, il dottorato di ricerca...il padre che non c'è...(e non ci sarà?), commovente, commovente, veramente...e
E poi è arrivata un po’ d’acqua dal cielo, ma poca, ma sufficiente a farmi preoccupare della Tundra (si chiama così la bicicletta che mi porto dietro) e a farmela spostare verso un “padiglionetto”, cioè sotto la tettoia del chiosco, ma un po’ sopraelevata sopra una rientranza, dalle mie parti si direbbe tucchiena, comunque…

E poi ci siamo salutati, Sonia mi ha riaccompagnato alla stazione, facendomi promettere di scrivere alcune cose che avevo detto e magari di sviluapparle, farne un video documentario o quelle chose comme ça. Di cosa si trattava? Ecco, a un certo punto, quasi come sempre, o come al solito o quasi…Sonia mi aveva dato del vagabondo, o quelle chose comme ça…Allora io le avevo detto che in realtà non ho mai viaggiato tanto, anzi, mai al di fuori da certi circuiti tra centro e nord Italia e un po’ in Sicilia perché ci sono nato.. E gli avevo fatto notare che la cosa discriminante è il fatto di viaggiare con i mezzi pubblici o con i piedi o ancora più con la bicicletta….E cioè che tanta gante viaggia, anzi, si sposta, come A.C., che fa l’attore di monologhi teatrali che autoproduce, e si sposta tanto e spesso, però quasi sempre in macchina o insieme a suoi collaboratori, una volta sono andato con lui, anzi due volta, da Genova a Siena e da Genova a Lecco, per uno spettacolo in un Cineteatro a Olginate, io ho partecipato in alcuni pezzi del suo monologo soprattutto all’ultimo cantando due poesie di un poeta armeno, infatti il monolo si chiama Armenia. E ho fatto caso a questo, dicevo a Sonia, che lui viaggia come o molto più di me, però viaggiando in macchina, a livello di immagine, anche se il suo viaggio è più faticoso, più ingombrante (monta e smonta le scene, le luci ecc.) a differenza di me che non uso mai scenografia se non quella naturale quando c’è, ecco, anche se il suo viaggio è molto più pesante, non da nell’occhio, è uno come tanti che viaggia in macchina, mentre io che viaggio a piedi o col treno o con l’autobus o con l’autostopo o con la bicicletta, si vede che viaggio, al dimensione del viaggio è visibile, presente, viva, sempre, quindi vengo “segnalato”, “etichettato” a volte, e lei trovava questa osserrvazione molto acuta e degna di essere registrata e magari video documentata.

martedì 28 settembre 2010

teatrodelle beffe in trenitalia in bicicletta terza puntata

a Milano alla stazione Centrale ci hanno rotto i coglioni! Hai voglia di Grandi Stazioni! Ca già nun ci abbastava che è famosa per essere l'unica Grande Stazione senza una sala d'aspetto (ancora non ci posso credere), ma forse è molto lontana dai binari o in costruzione, ma non ci redo che non c'è! Nun ci abbastava queste e altre minchiate delle Grandi Stazioni che per farti il biglietto prima devi salire e poi scendere, però una cosa bella c'è, che c'è il tapis roulant, cioè la scala mobile piatta, cioè non so come si chiama, e a mmia mi viene comodo oggi, proprio oggi, con la bicicletta e tout le reste...però gli schermi giganti dove fino a pochi mesi fa riportavano gli orari di partenza e di arrivo, è possibile ca ora sono invasi dalle pubblicità e niente più orari di arrivo e partenza in grande? E' possibile è possibile, che con Donatella eravamo venuti giovedì scorso e lei diceva che le bruciavano gli occhi a guardare ssi minchia dis chermi giganti coi video delle pubblcità, perchè fannoi video, non solo le scritte e le immagini, un vero megaschermo, che quasi quasi viene da pensare, e certo, era spreacto un megaschermo per gli orari di partenza e di arrivo, almeno ci facciamo i video!

E siamo lì, col treno che parte fra venti minuti, e siccome non ho mangiato niente nè fatto colazione, o meglio, ho bevuto un pò d'acqua a casa di mio fratello, che la bevanda calda che bevo ogni mattina (acqua bollita con un pò di the o altri infusi)non l'ho potuta fare stamattina, un pò per la prescia un pò perchè non sapevo far funzionare i fornelli a induzione, cioè quelli che si azionano per imposizione delle mani, come diceva quello...


E allora ho il tempo di comprarmi un cornetto e partire. E il viaggio durerà quasi tre ore, da Milano a Bologna. Salgo senza biglietto. Sistemo la bici nel corridoio, nello spazio vicino al finestrino che c'è anche una ringhierina e sta bene. Sto solo attento che non ostacoli l'apertura della porta comunicante tra i due vagoni. Sistemo la ruota anteriore della bici in modo da non ostacolare il passaggio. E via. Si va. Mi siedo in un posto vicino alla porta d'ingresso al vagone anche per controllare ogni tanto la bici. Dietro di me c'è un tipo che legge Libero. Entra uno che chiede se questo treno va a Cremona. Io dico di no, ma il giovanotto pseudoquarantenne, occhiali e Libero sulle gambe, dice che per andare a Cremona di deve cambiare a Codogno, che è vicino Lodi. Risolta questa questione ci sediamo. Di fronte al tipi che legge Libero c'è un altro tipo. Il tipo che legge Libero comincia a parlare di Fini. Ovviamente, in linea col giornale che legge, attacca e smerda Fini. Il tipo di fronte a lui gli da corda. Dopo un pò mi tappo le orecchie per non sentire la voce e le minchiate che dice il tipo Libero. Anche perchè sto leggendo Storia d'Italia di Mack Smith e mi voglio concentrare. Guardo un mio pseudocoetaneo di fronte a me e ci scambiamo una smorfia del tipo "Che rottura di palle, otrebbe anche abbassare la voce". Dopo un pò, dopo Lodi, anzi, dopo Piacenza, passa il controllore. Io vado verso di lui per andare in bagno (ho davvero esigenza).Lo supero, penso non mi consideri, invece dopo un pò mi chiama. Mi chiede il biglietto. Io dico che ce l'ho al posto, "Vado in bagno e torno", lui mi dice "Va bene". Intanto più di una persona, per scendere alle varie stazioni, ha dovuto quasi forzare la porta di uscitas del treno dal lato vicino a dove sono seduto io, cioè la porta d'ingresso al tren vicina alla mia bicicletta. Ma lo dico per far capire il punto, perchè la bicicletta non c'entra, è lontana dalla porta d'ingresso del treno, o meglio, è vicina a una e lontana da un'altra, quella difettosa. Qualcuno infatti, un arabo in particolare, si fa prendere dal panico e comincia a tirare ripetutamente la leva per far aprire la porta. In realtà si apre ma molto lentamente.

Io intanto vado in bagno. Non al primo perchè la porta è difettosa, neanche al secondo perchè è tutto spruzzato di acqua, forse perchè con la pioggia e i binari bagnati entra acqua da sotto il treno, dal buco del cesso. Vado più avanti sperando di prendere tempo sul controllore. Ma deciso ad affrontarlo, il sonno e l'adrenalina e l'energia della bicicletta mi rendono sereno e inattaccabile. Torno al mio posto. Il controllore viene verso di me. Nel corridoio gli dico che non ho il biglietto e non gliel'ho detto perchè c'era altra gente e sapevo che dovevamo parlare (questo l'ho imparato da un capotrenoc he una volta mi disse che era d'accordo con il mio sciopero del biglietto NOTAV ma se glielo dicevo lontano dagli altri viaggiatori mi poteva anche fare passare, ma in presenza di altri no, infatti quella volta mi aveva lasciato passare, eravamo in Veneto, fine 2006 o inizio 2007)

Il capotreno mi dice che mi deve fare una multa da 50 euro, intanto siamo fermi a una stazione mezza abbandonata. Lui scende per comunicare con il macchinista per il segnale di partenza. "No, dico, mi faccia 5 euro di sovrapprezzo", a tipo mercato. Inizia qui il Teatro delle beffe. Lui mi dice che se lo andavo a dire subito prima di partire erano cinque euro, "Dove è salito?", "A Piacenza", rispondo. E intanto penso alla bicicletta. Se scopre che è mia mi potrebbe chiedere il biglietto anche per lei! Lui sembra poco indulgente, ma si vede che fa scena. Io gli dico che non potevo andare da lui perchè ci ho il computer e altre ose e non potevo allontanarmi dal mio posto. Lui dice che bastava che gli facessi un segno anche da lontano. E patapim e patapam mi fa un biglietto da 13 euro. Fine terza puntata, ci vediamo alla quarta. Ma no continuo a scrivere anche se sono strematiccio? Arriviamo a Bologna a orario prestabilito. Un ragazzo che avevo visto prima che era andato a fumare una sigaretta nel corridoio vicino alla mia bicicletta, e io, da siciliano diffidente quale sono, sospettavo, prima di vedere la sigaretta, che smanettasse o potesse smanettare verso la bici, ora che arriviamo a Bologna, prima di scendere mi chiede quanta multa mi ha fatto il capotreno, dico 13 euro e cinquanta, lui strabuzza gli occhi e dice "Pezzo di mmerda, a me 50 euro", e si guarda intorno per vedere se c'è ancora il capotreno e protestare, io maledico la mia sincerità da coglione metropolitano, poi lui mi dice che non la pagherà, ecco, a me mi ha fatto una piccola multa e l'ho pagata subito, a lui una grande multa ma non l'ha pagata, mi sento menoin colpa e meno a rischio. Scendiamo e camminiamo un pò lungo il binario della stazione di Bologna. L'aria è umida ma non piove, anzi c'è qualche sbrizza di sole. Dopo un pò ci separiamo. Dopo un pò io rivedo il capotreno. Benedico il momento in cui ci siamo separati con il tipo incazzatizzo. Ho un treno alle 11, 09 per Prato, secondo la tebella di marcia del giorno prima avrei avuto un treno alle 13,09 per Prato. Adesso ho una buona mezz'ora a disposizione. Vorrei comprare un panino o una piadina per il pranzo. Ma mi arriva una telefonata. E' Sonia Salsi. Mi aveva contattato poche settimane fa perchè ha fatto una tesi di laurea sulle miniere e sull'emigrazione italiana in Belgio, nel Limburgo. Io le avevo risposto e le avevo detto che passavo da Bologna. Lei mi aveva risposto che oggi per lei non sarebbe stato possibile. Ma adesso cambai programma, mi dice che può arrivare, le dico che io sono arrivato prima rispetto alla tabella di marcia, lei mi chiede se posso aspettare un altro treno e io le dico di csì, anche perchè voglio spezzare il viaggio, incontrare lei che mi ha incuriosito per la tesi e altre cose che mi ha detto via mail. Riparto dopo due ore durante le quali Sonia mi parla di lei, aspetta un bambino da un padre che non lo vuole, probabilmente torna in Belgio dopo anni di "ritorno" a Bologna, suo padre è della Garfagnana, lei si sente montagnina, come suo padre, di testa dura come i montagnards, mi vuole offrire una piadina in un chioschetto vicino la stazione, io osservo che 4,50 o 5 euro per una piadina mi sembrano troppi, lei dice che Bologna è cara. Chiudo anche perchè Luca mi offre un piatto di taglionini coi legumi, Siena, 28 settembre 2010

teatrodelle beffe in trenitalia in bicicletta seconda puntata

intanto qualcosa l'ho omessa, per esempio che abbiamo preparato una melissa e l'abbiamo bevuta la sera prima di partire, con mio fratello e Michela, e se l'è bevuta anche lui anche se ha detto che non è stata così benefica anche se noi dicevamo che rilassa i muscoli ma il suo problema non era tanto di rilassare i muscoli quanto di altro tipo e poi prima di uscire si è preso un pò di alloro come usava fare mia madre che per lo stomaco l'alloro e il mal di stomaco dice che è miracoloso...Poi io in tutto questo ero triste e nè qui nè lì nè carne nè pesce che ero partito da Torino e mia sorella Chiara me lo diceva che i traslochi ammazzano e io avevo detto si soprattutto psicologicamente, cioè ammazzano soprattutto psicologicamente, e poi l'ultimo pomeriggio con mio fratello, Michela e Donatella in Val di Sua alla Sacra di San Michele era stato veramente il giusto suggello a un periodo di casa in affitto a Torino anzi a Collegno iniziato pochi mesi fa ma in realtà iniziato, anche se non con la casa in affitto, quattro anni e mezzo fa con i primi viaggi e i primi reportages e le marce NOTAV proprio lì vicino alla Sacra di San michele, e cioè a Venaus Bussoleno e Val Sangone...

Intanto si parte, con la busta della carta igienica in testa, una confezione di nylon strappaticcia ovviamente, che ricorda quei paesaggi di quegli uomini che colla mula o con un motorino ritornavano dalla campagna e si riparavano alla bell'e meglio in quel centro Sicilia antico e disperso e mitizzato e mercificato...

E allora il computer coperto dalla borsa di pelle si ripara un pò sotto la giacchetta di pile blu che mi metto addosso, e mi metto anche le scarpe chiuse, quindi di positivo c'è che mi alleggerisco il bagaglio perchè mi metto addosso un pò di cose che avrei dovuto portare fuori e dentro lo zaino in caso di maltempo...Milano è cupamente romantica a quest'ora ma non ho il tempo di pensarci perchè arrivo in meno di dieci minuti alla metropolitana di Famagosta...Avevo temuto affollamento per entrare dentro il treno della metro, mio fratello mi aveva detto di uscire di casa il prima possibile, io volevo uscire il prima possibile anche perchè sapevo che nella metropolitana non si può entrare con la bicicletta dopo le 8 o le 9, nel dubbio volevo arrivare prima delle 8, ma con la tensione e la paura della pioggia e di tuto il resto è andata a finire che...ma andiamo per ordine. Il treno che prevedo di prendere parte dalla stazione centrale di Milano per Bologna alle 9,20, però so che ce n'è uno alle 7,20 che non prevedo di prendere, ma sono le sei e trenta o poco più quando arrivo a Famagosta, e mi fiondo verso i treni, ma alle entrate girevoli il controllore della cabina mi fa segno di no, io mi avvicino, lui mi dice che si può entrare solo dopo le 8 di sera, io benedico la mia disorganizzazione o non preveggenza, cioè meno male che non mi sono informato prima altrimenti non sarei riuscito a partire, adesso il piccolo uoomo con giacca e pantaloni blu mi si para davanti, ma io faccio la scena del servo sofferente ma al tempo stesso deciso e quasi incazzato, "No, non può, mi rovina, devo partire a tutti i costi", lui dice che poi alla Centrale ci saranno i controlli, io dico "Allora scendo a Garibaldi", lui dice che va bene perchè a Garibaldi ci sono meno controlli ma comunque ci sono, troviamo un accordo: "Ti faccio passare ma non dire che sei entrato qui, una volta è capitato e mi hanno fatto il culo, non voglio sapere niente, non ti ho visto", timbro il biglietto ed entro, sono le 7 meno venti, non credevo che sarei riuscito a farcela, ma forse ce la faccio, a prendere quello delle 7,20. Alla Centrale ci sono i controlli concentrati vicino la cabina, io svicolo dall'altro lato, faccio difficolà a uscire con la bicicletta dalla porta girevole, sollevo la bicicletta e mi sento Hulk, c'è una donna del controllo sulla sinistra verso le entrate della linea gialla, non mi considera molto, vado via verso l'uscita, è fatta! Dio è con me e contro di me! La sera prima ho provato sensazioni di estraneità struggenti, di chi parte e cambia città e svuota una stanza e non è ne qui nè lì, avevo scritto in un foglio/diario: "In questa terra di nessuno non riesco a starci più!", che è come dire "I traslochi ammazzano?!"

(fine della seconda puntata, continua...)

teatro delle beffe in bicicletta in trenitalia, diario di un viaggio divertente infinito e piovigginoso in treno da milano a Siena fine settembre 2010

mi sveglio alle cinque e qualcosa. Fuori piove, o no? All'inizio mi dico che non è proprio rumore di pioggia. Me lo dico per farmi coraggio, perchè se piove oggi per me è finita! Poi il rumore mi sembra di pioggia, allora mi dico: è finita! Comincio a bestemmiare, maledico il mondo e la sua volontà, Nic e Shopenauer, bestemmio, mi dico che oggi non potrò partire, un giorno in più a Milano...sarebbe un incubo, anche perchè sono pronto a partire, tutto pronto, dovrei disfare bagagli, chiedere un'altra notte di ospitalità a mio fratello, che in realtà questa notte mi ha ospitato piacevolmente, siamo stati a ridere e a chiacchierare con lui e M., la sua fidanzata, ieri sera, anche se a lui faceva male un pò la pancia e aveva la pancia gonfia, è andato in bagno un pò di volte prima di uscire con lei, infatti mi ha lasciato da solo a casa sua, nel suo lettone, la luce della lampada fioca, la storia di Donna Aldonza e Bellupedi mi ricorda di quando, anni fa, la disegnai e la dipinsi, in parte a casa di Mariella, in parte a casa mia, e adesso è lì, incorniciata, una storia che parla di corna medievali, e di vendette baronali, sei scene, una storia di cantastorie, l'anno scorso acquistando quella storia mio fratello mi ha permesso di cominciare a pagare l'affitto a Genova, il primo mese, il primo affitto serio (?), fino ad allora avevo presoin affitto solo una volta una stanza, anzi, una mansarda a settanta euro al mese, sugli appennini, tra Bologna e Prato, settanta euro ci valeva? Considerai i 7 metri quadri (o forse qualcosa in meno o in più) e il pavimento di cartone pressato, non so...però c'era la vista sugli appennini!

Allora stavamo dicendo, verso le sei scendo a spostare la bicicletta che si sta bagnando, e l'uscita è disperata (non ho ancora deciso se partire o no) ma liberatoria: mentre sposto la bicicletta in uno spazio riparato, tra cantine e garages, i sensori muscolari mi annunciano che non piove o piove poco, sbrizzulìa, che il rumore che mi sembrava del vento è dei camion che passano, che l'aria è temperata, cioè il clima...allora decido di partire...In realtà sono riflessioni ridicole, perchè devo fare meno di dieci minuti in bicicletta, Michela la sera prima mi aveva detto dieci minuti, ma io ce ne ho messi prima, solo che con lo zaino in spalla, il computer a tracolla e un sacchetto di plastica...mi sentivo in pericolo, proiettavo ansie e pericoli logistici, cadute in mezzoall'acqua con la bicicletta, il computer che si schiantava sull'asfalto, io tra Fantozzi e Orzowey! Proiezioni di paure di area materna? MA anche mia sorella non ci scherza, con tutti quei meteo che si vede poi diventa meteoterrorizzate e meteoterrorista!

E allora via, si parta, prima di uscire di casa prendo dal bagno di casa una confezione di carta igienica, vuota ovviamente, rimaneva solo un rotolo che lo lascio sul mobiluccio del bagno, prendo altri due pezzi di nylon che ci sono vicino la porta d'ingresso, poi prendo l'ascensore con il mio carico di zainone tecnico, sacchetto di stoffa pieno di libri e riviste e altre cose quotidiane e borsa di pelle che contiene computer ancora da finire di pagare...fine prima puntata, continua dopo

giovedì 16 settembre 2010

Ritratto di un uomo del due o del tre

"Il diffondersi assai rapido del Socialismo, la sua apparizione come partito parlamentare, l'assorbimento da parte sua di molto di ciò che vi ha di meglio nella vita e nel pensiero nazionale, costituiscono il fatto principale dell'odierna politica italiana. un movimento che dieci anni fa esisteva appena, ora è nella sua maggiore forza di vita; e il suo entusiasmo, la sua abilità e capacità di adattamento provano come il genio politico sia ancora possente in Italia".

"Ha vistu cchi c'è scrittu ccà?", disse Angelo all'uomo più giovane di almeno dieci anni. Erano seduti attorno a un tavolo di legno grezzo. "Lu socialismu arriniscì a purtari geniu politico possente in Italia. E chistu lu scrivivanu a lu sestu convegnu di lu partiti sucialista italianu, orchi trent'anni fa, nni lu 1900 o 1901 si nun mi sbagliu.

"Si zi A'", disse il giovane con l'espressione accondiscendente ma non troppo. "Però secondo me s'ascuntavamu a l'anarchici, a Bakunin e a Malatesta iera migliu".
"Ma quali Bakunin e Malatesta", disse Angelo. "Malatesta...ha vistu ca lu dici lu stessu nnomi...chissu aviva na malatesta!"

"Lassassi perdiri zi A', ca a li proprietarii l'anarchici li ficiru scantari, infatti lu guvernu appruvà li liggi antianarchiche".

"Gna sì Sarì
eee

mercoledì 26 maggio 2010

prossime date di racconti e canti teatrali ed veritieri

Magenta, Ideal Pub, Viale Piemonte, 10, ore 21,30,

AMICO TRENO...NON TI PAGO!, narrazioni di viaggi con biglietto autogestito, di e con voce e chitarra di angelo maddalena


11 giugno, ore 19,00, Libreria del mondo offeso, Canzoni per partire, voce e chitarra di angelo maddalena

13 giugno, Amico treno non ti pago, Circolo Brusciana, Empoli

24 giugno, Amico treno non ti pago, Circolo Montemagno, Calci(Pi)

sabato 15 maggio 2010

suasantità (o mia o nostra o vostra o loro!)

Da Padova a Torino e ritorno…per vendere l’anima cantando? Con Sant’Antonio dietro la porta, e incontri con Santi e Briganti…E già, e già…questo viaggio comincia subito tra magìa, mostruosità e incontri di Cristo in croce, già alla stazione di Porta Nuova, prima di partire, ci sono bandiere dei sindacati dei ferrovieri, una sigla mai vista, ma che fa capo all’Orsa, chiedo a un ferroviere, “è stato ammazzato un operatore della pulizia dei treni”, sembra sia stato un barbone, lo ha accoltellato, mi dice il compagno ferroviere…E c’è umido a Torino oggi, parto col maglioncino, evito di portare la giacchetta di pile, anche perché fino a fine gennaio o quasi sono andato avanti con la sciallina iraniana, figuriamoci ora che è fine aprile, allora mi sento più leggero, e sul treno, un Intercity, io non ho il biglietto, mi sistemo in seconda classe, poi mi sposto nella carrozza di prima classe…all’inizio, al primo posto sulla mia destra, c’è una donna che avevo visto prima di salire, mi sembrava un volto familiare, le chiedo se è possibile che io l’abbia già vista, o che lei mi abbia già visto, a forza di viaggiare in certi treni, o comunque bazzicando a Torino, facendo ritratti per strada, sai com’è?, allora lei mi dice “Forse mi hai visto sul giornale o in televisione?”, ha un viso pulito, vagamente sensuale, ma di una sensualità limpida, occhi chiari e belli, “Ma lei è Giuliana Sgrena?”, “Sì”, e allora mi siedo davanti a lei. Cominciamo a chiacchierare. Io non ho il biglietto neanche per la seconda, figuriamoci per la prima. Vado a prendere i bagagli e la chitarra e li porto lì, sopra le testa di Giuliana Sgrena. Poi chiacchieriamo un po’. Mi dice che è stata a Bussoleno e sta andando a Bassanod del Grappa per presentare il suo ultimo libro Ritorno in Iraq (che forse si scrive con la “K”).

Poi, dopo un po’, viene una signora che ha prenotato. Quindi io mi devo alzare. Torno al mio vagone al mio scompartimento semideserti. Intanto ho i bagagli al sicuro sotto la testa e lo sguardo di Giuliana. Arriviamo a Milano, io non hoa vuto modo di incontrare il capotreno e non posso fare il biglietto né posso parlare col capo treno delle recenti trattativre sindacali, scioperi, vertenze dei ferrovieri. A Milano scendiamo insieme, io e Giuliana. In teoria potremmo prendere lo stesso treno per Verona, ad Alta Velocità, ma io mi sento già graziato, meglio autodisciplinarsi anche nella pirateria, o clandestinità, o ammutinamento ferroviarii. Quindi preferisco prendere un treno regionale. Sul regionale per Verona vedo una giovane ragazza e mi attirano i suoi capelli, la faccia non la vedo bene, ha la testa un po’ inclinata, credo stia mangiando da una schiscietta. Mi siedo di fronte a lei. Confermo il sospetto: sta mangiando. Lei va a Brescia. Si chiama Elisa. Come l’unica donna di Brescia che ho conosciuto negli ultimi cinque anni. Le dico di questa coincidenza. Poi le parlo di Ignazio Buttitta. E lei mi dice che lo conosce! Incredibile! Una ragazza nata negli anni ‘80 a Brescia, che conosce Ignazio Buttitta. Neanche chi è nato negli anni ‘70 in Sicilia lo conosce, o quasi! Ma Brescia è avanti, infatti l’anno scorso quando facevo ritratti a Sestri Levante se era per i milanesi non vendevo neanche un ritratto, me li compravano i bresciani e quelli di Lecco!

Poi chiedo a Elisa di raccontarle, riassumendola, la vita di Buttitta. Mi serve per il concerto che farò il 30 alla mela di Newton a Padova. E lei mi dice che va bene. Dico che Buttitta è nato nel 1899, e lei, Elisa, irrompe con un “Ah, era uno dei ragazzi del ‘99”, e io non so chi erano, e lei sì! Due a zero! Le dico che lei è troppo preparata per la sua età, quasi mi commuovo. Lei mi dice “ma solo due cose”. Poi io miallontano che arriva il controllore. Poi, più in là il controllore mi ferma. Mi fa un biglietto da Chiari a Verona, 9 euro, lui è dell’Orsa, io pure! Torno al posto, racconto a Elisa l’accaduto, poi lei scende, a invito per lo spettacolo a Milano del 12 maggio, Milano chim era, forse viene, forse no, poi per mail mi dice che magari viene e dorme dal suo ex coinquilino, io le dico che può dormire da mia sorella o da mio fratello.




Il ragazzo che cantava come Dio Gaetano

A Padova, dalla stazione vado verso il centro, per incontrarmi con Alvise, che mi ospiterà in questi giorni.

In centro, camminando, a un certo punto vedo un ragazzo che suona la chitarra e canta. Poche persone lo ascoltano, praticamente nessuno. Un pazzo, mi dico. Mi avvicino. La gente passa davanti al ragazzo, indifferente, o quasi. Due persone lo ascoltano, ma da lontano. Mi fermo a pochi passi da lui. Appoggio i bagagli a un grande vaso che c’è dall’altra parte della strada. Dentro il vaso c’è una palma. Fa caldo oggi a Padova, da torino son partito che era umido, già a Milano il cielo era azzurro e dopo Milano il sole splendeva e riscaldava parecchio l’aria e le cose. Mi appoggio e mi riparo dal sole sotto la palma. Il tipo con il pizzetto, cappelli ricci scarruffati, un po’ alla Caparezza, ha una chitarra metallizzata acustica. Canta e suona brani suoi, ogni tanto si ferma e spiega brevemente l’origine della canzone. Mi incanta. Anche altre tre o quattro persone rimangono a guardare e ad ascoltare. Dopo un po’ canta Escluso il cane di Rino Gaetano. Vorrei dargli cinque euro. Gliene do due. Nella custodia della chitarra ci sono poche monete, una da due euro una o due da un euro e qualche altra da cinquanta centesimi e altre minutaglie. Il crimine più grande della modernità è la guerra all’economia di sussistenza, all’arte di vivere in strada, penso ricordando le righe del libro che ho iniziato a leggere prima di partire, Il genere e il sesso di Ivan Illich. A un certo punto, dopo un po’ di canzoni che incantano ma applaudo solo io, che nel frattempo mi sono avvicinato e seduto vicino a lui, arriva una ragazzina, una frega come direbbero a Perugia, una gagna a Torino, e dice qualcosa a Jacopo (così si chiama il chitarrista cantante). Non capisco cosa vuole. Mi avvicino. Capisco che gli ha chiesto di smettere di cantare e suonare. Dico alla ragazza che se si si disturba può allontanarsi. Lei, che insieme da altri cinque o dieci della sua età (15-20 anni al massimo) sonos eduti a quindici metrti di distanza. Mi dice che è svenuta e si disturba. Io, coglione, le chiedo anche scusa, per non aver capito. Subito dopo mi rendo conto della beffa. Sono mafiosetti giovanissimi padovani, che per gioco hanno deciso di rompere i coglioni a Jacopo. Li guardo da lontano. Sono tutti seduti a quindici o venti metri da noi. Non c’è motivo razionale per chiedere a Jacopo di smettere. Mi viene da prenderli a schiaffi e pedate nel culo. Non ho i coglioni per farlo. E trovo nei bagagli e nella chitarra una scusa per giustificarmi. Jacopo dice di lasciar perdere. Effettivamente, è peggio la mafia di questi gagni di merda, o l’indifferenza della gente che passa più o meno velocemente? E’ peggio la mafia o la modernità?



Sant’Antonio profumo di Giglio

Eccoci a Padova. Alvise abita a due passi dalla basilica. L’indomani, cioè, il mercoledì sera faccio lo spettacolo teatrale ai Carichi sospesi. Uno spazio teatrale essenziale, molto bello. Ma c’è un problema. Ho lasciato il telefonino a casa perché ultimamente mi sto disintossicando dalla telefonino mania. Peccato però che lascio anche il numero di Alvise. Allo spettacolo vengono quattro persone. Due coppie. Una di Padova, nata poco prima degli anni ‘50. Affettuosissimi. L’altra coppia è del sud, almeno lei, di Ragusa. Nati alla fine degli anni ‘70 o ai primi degli ‘80. In realtà non sono una coppia, sono due amici. Questo lo scoprirò dopo. Vado via con loro dal teatro, verso Sant’Antonio. Lei ha la bicicletta, o ce l’ha più avanti, a un certo punto, non ricordo bene. Padova è la terza città ciclabile d’Italia, dopo Ferrara e Ravenna, questo me lo dice Alvise, ma a me sembra che ci siano più biciclette e pedofili, anzi, ciclofili, a Padova che a Ferrara. A Ravenna non sono stato, a parte più di trent’anni fa che avevo sei anni e non mi ricordo niente o quasi, comunque non ricordo di aver visto bicicletta più di trent’anni fa a Ravenna. Monica e il suo amico mi lasciano alla basilica di Sant’Antonio. Io non son sicuro che ritroverò la strada per arrivare alla casa di Alvise. Mi ricordo che si attraversa un ponticello, poi si vedrà. La casa la trovo,trovo anche la porta, ma il campanello…non so quale sia, cioè il citofono. Provo a suonare due o tre nomi, ma è già l’una del mattino, evito di insistere. Fortunatamente mi ero fatto lasciare il numero di telefonino di Monica. E la chiamo. Ma non ho telefonino, le cabine ci sono ma…lontane. Due giovani passeggiatori notturni con cane mi prestano un telefonino. Monica viene a prendermi col fidanzato che non è quello che era con lei prima. Mi vengono a prendere in macchina. Dormo nel divano di casa loro. Un divano ampio. Abitano in un pied a terre con altri due o tre studenti lavoratori europei, una di Lecce, uno albanese e un altro non me lo ricordo. L’indomani vado a casa di Alvise. Trovo la fidanzata di Alvise, Anairis, franco colombiana, è carinissima, meno male che c’è lei a casa perché se no dovevo stare un’altra mezza giornata con la chitarra e lo zainetto dietro. Esco di casa nel sole, ormai è quasi ora di pranzo, è giovedì. Devo portare il diario che mia madre ha scritto tredici anni fa a Lourdes. Le avevo regalato un bloknotes per scrivere un diario quotidiano durante i tre mesi di lavoro stagionale che la attendevano. Era il 1997. Lo aveva scritto. Lo avevamo stampato e spedito all’Archivio Diaristico Nazionale di Città della Pieve, vicino Arezzo. Quello che ora è stato celebrato da un libro scritto da Mario Perrotta e lo trovate su internet e c’è anche il video. Mario Perrotta è uno dei pochi attori e autori di teatro di narrazione che ho visto dal vivo. E’ anche colpa sua se mi sono messo a scrivere e a raccontare i miei monologhi. Lui non mi ha detto niente. Io ho visto lui e mi sono sbloccato. Magari lo avrei fatto anche senza vedere lui. Comunque questo diario lo volevo portare alla casa editrice Messagero di Sant’Antonio. E’ in una via adiacente alla Basilica. A due passi da casa di Alvise. Ci sono andato il venerdì mattina. Il direttore è sceso per incontrarmi. Le ho fatto vedere il diario. E’ stato onesto e schietto. Mi ha detto le stesse cose che mi dicevano i primi editori ai quali, dieci e più anni fa, parlavo del mio racconto di venticinque pagine, Piccoli buchi nel vento. Un racconto di un viaggio in autostop da Milano a Barcellona con i camion, in autostop. Mi dicevano che 25 pagine erano poche. Anche questo mi dice la stessa cosa per il diario di mia madre che è di 23 pagine. Un diario vivo, vero, però se lei sviluppa alcuni spunti può diventare più lungo, e Piero Bogon, il responsabile del coordinamento redazionale, come c’è scritto nel biglietto da visita, ecco, Pierino Bogon mi ha detto che entro fine anno speriamo di poterlo leggere. Nel frattempo gli dico posso fargli vedere un mio manoscritto, anche quello è un diario di un viaggio, una passeggiata da Siena a Roma. Mi dice che lo aspetta. Sta mattina l’ho spedito. Ma prima di arrivare alla casa editrice, faccio una pausa pranzo. Compro un po’ di roba da mangiare in un negozio di gastronomia, dietro la Basilica, tra la casa di Alvise e la Basilica. C’è un uomo sulla sessantina nel negozio. Anche lui compra qualcosa. Ma è dietro di me. Vedo che ogni tanto mi guarda, svagatamente. Esco dal negozio e mi avvio nel sole di questo giovedì, verso la Basilica. Dietro di me c’è l’uomo sull sessantina. Mi chiede da dove vengo. I miei sandali, piedi nudi e barba lunga possono far pensare benissimo a un estremo sud, arabia, aghanistan. “Da Torino”, rispondo, per spiazzarlo. “Sei studente?”, “No, lavoro, devo fare due spettacoli qui a Padova”. “Ah, sei un attore?”, “Un narratore, all’antica”, dico, e devo ammettere che questa la posso mettere in qualche lettera di presentazione perché calza bene. Poi gli chiedo come si chiama. Marco, e tu? Angelo. Ah, come l’Angelo che c’è lassù, mi dice indicando alla nostra sinistra, sopra la Basilica, sopra un pinnacolo, se si chiama così, ma io mi ricordo del libro Il diavolo sul pinnacolo di David Maria Turoldo, un libro che avevo trovato anni addietro nella biblioteca di mia madre.

“C’è un Angelo d’oro”, mi dice, “Lassù, e gira col vento. E ci da il cambiamento del vento, del clima”.

Poi mi chiede se sono sposato. Io dico di no e lui “Male, nella Bibbia c’è scritto “Guai all’uomo solo!”, “Ma Gesù non era single?”, chiedo io e mi scappa una risata. “Sì, ma in un film si vede che con Maria Maddalena..”, dice lui, “Era sposato con Maria Maddalena?”, “No, no, tutte cazzate” fa lui, e io “Allora era single!”. Poi mi dice che a febbraio c’era una fila chilometrica davanti alla Basilica per vedere le spoglie di Sant’Antonio, come in questi giorni a Torino per vedere la Sindone. Poi mi invita a vedere uan mostra sulla Sindone che c’è dentro la Basilica, ma io dico “Ma se ce l’ho a Torino la Sindone, e sono andato a vederla con mia madre e mia zia che sono venute da Milano, e a mia madre le ha squillato il telefonino prima di entrare nella stanza della Sindone e a mia zia le ha squillato sotto la Sindone, che se lo sanno gli anarchici della Rete Nosindone le danno un premio”….

“Perché hai la barba lunga?”, mi chiede
“Perché a una mia fidandata, tanti anni fa, le piaceva, poi ci siamo lasciati e io me la sono fatta crescere”
“E lei dov’è ora?Non sta più con te?”
“No, non lo so dov’è”
“E adesso hai una fidanzata?”
“No, qualche incontro, qua e là…”
Lui mi guarda e sentenzia: “Tutto da lì di pende”, e indica la parte alta e centrale dei miei pantaloni.
Io mi guardo la patta dei pantaloni e dico “Ma in che senso?”
“Più ce l’hai grosso e più ti vengono dietro”
Ma come? E tutto il misticismo, Sant’Antonio profumo di giglio, la Sindone…
Si gira e se ne va verso il chiostro della Basilica. “Ma dove vai?”, chiedo.
“A mangiare”
“E dove?”
Mi indica una freccia, subito dopo l’entrata. C’è scritto Pic Nic.
“Vengo anch’io”, gli dico, che intanto avevo cominciato a mangiare camminando.
“No, no”. Mi dice andandosene. Se questo è un uomo?^ Lo seguo dalla distanza. C’è un chisostro più piccolo collegato al Chiostro grande. Ci sono dei tavoli addossati alla parete. Dei tavoli di formica. Credo per appoggiarsi e mangiare. Io torno indietro a prendere zaino e altre piccole cose che avevo lasciato prima di entrare. Poi mi fermo nel chisotro grande. Ci sono delle panche di legno antico. Mi siedo e mangio. Anche questa è santità!

venerdì 23 aprile 2010

diario o semidiario della tournée da Perugia Pisa aprile 2010

A Perugia, il 10 aprile, al Macadam, era di sera, e presentavo Milano chim era: la prima data della tournée che prevedeva altre tre date: Viterbo (11 aprile), Calci (Pisa), 15 aprile e Sovicille (Siena), più una prova aperta a Bolsena, il 13 aprile, Libreria Le Sorgenti, prova aperta di Amico treno non ti pago, che avrei presentato il 16 a Sovicille come predetto. Poi ci fu un'altra prova fuori programma a casa di Emanuela e Giuseppe che mi hanno gentilmente ospitato e sopportato nelle case sparse vicino Sorano (si chiamano davvero così, c.s. c'ès critto nell'indicazione che vi trovate lungo la strada che va da Sorano verso chiddu ca iè, e non vuol dire centro sociale, bensì CAse sparse!), comunque si chiama Montorio il posto dove abitano loro. Allroa stavo dicendo di Perugia, anche se poi mi sono fermato a Sorano o lì vicino, sì' perchè Sorano è stato importante, tra le altre cose ho rivisto, casualmente, proprio a Sorano, Marcello Baraghini, il direttore responsabile e fondatore di Stampaalternativa, che non vedevo da circa quattro anni e son stato contento di rivederlo, nonostante le perplessità e le remorine accumulate nei suoi confronti negli ultimi anni, però incontrarlo è stato bello, perchè, voui o non vuoi, le remore e le perplessità, si nutrono anche se non soprattutto di assenza, di lontananza, e, paradossalmente, a volte perversamente, sono un modo di legarci a persone e situazioni che non abbiamo superato, che non abbiamo smaschearo, o semplicemente perchè ci mancano...Comunque, Baraghini, con tutti i distinguo possibili, è stato l'unico editore serio con cui ho avuto a che fare, e basta!

A Sorano ho fatto una prova, dicevo...e Giuseppe, che si stava addormentando perchè era tarda sera e lui la mattina si alza alle sette o anche prima per andare a lavorare, ecco, alla fine del racconto Amico treno non ti pago, mi disse "C'è, c'è...", per dire che andava bene, non foss'altro perchè ero riuscito a tenerlo sveglio anche se per pochis econdi gli occhi le palpebre erano cadute, stanche...Poi qualche domanda e confronto, e poi al prova alla libreria Le sorgenti, dove è venuta anche Anna, la prima direttrice o responsabile di un teatro (di Acquapendente in provincia di Viterbo) che non ha a che fare con il teatro personalmente, cioè non fa teatro come professione o cose così, un sogno. però S., della libreria, ci ha messo lo zampino per dare il tocco di "scolasticità" coatta al tutto, e prima di salutarci, dopo che avevo parlato dell'argomento, dei ferrovieri, dei tentativi di sciopero del biglietto individuale e collettivo in Francia e in Belgio, anche perchè la sera prima, a casa di E. e G. ci eravamo concentrati un pò troppo sull'aspetto tecnico e sull'esigenza che io abbia un regista, uno sguardo esterno ecc. ecco che S., che è costumista e pararegista (e forse anche paraculo o paracula, comunque è una strega autodefinita che la voglio bene in quanto tutto, strega compresa!), ecco che mi ha detto...se una volta vieni e stai due giorni ti sistemo io!, cioè, ti aggiusto i movimenti del corpo per esprimerti in modo più tecnico! O una cosa del genere! E qui ci sarebbe da fare tutto un excursus, ma diciano solo quello che mi disse Antonio Carletti di Teatrovunque, qualche giorno dopo, che andai a Sestri Levante (17 aprile) a vedere il suo spettacolo I ragazzi dell'Ovest, Antonio mi disse che il regista è nato, come figura e come funzione, recentemente nel teatro, per controllare e in un certo senso reprimere, o "contenere", gli slanci degli attori che potevano essere poco controllabili, anche politicamente?, mi chiedo, domanda aperta, insieme ad altre, e dire che prima dell'inizio della prova di Bolsena avevo citato il GAT, manifesto del GruppO Antiteatrale che ha scritto Pippo S., e pubblicato nell'Agenda L'Aria autoprodotta a Perugia nel 1994, se non sbaglio, dove c'era scritto, tra le altre cose, che il regista è il nemico numero uno, o qualcosa del genere, ora, è chiaro che io lo dicevo per provocare, ma S., come fu come non fu, mi colpì alla fine, prima di uscire dalla libreria, E. piglià cumu la menta, e quindi era finita così, a tarallucci e vino, comunque, grazie a tutti e baci e abbracci in ogni caso.

Fine prima puntata, dovrei riprendere dal racconto di Perugia, mi piacerebbe continuare a più non posso, ma sono stanco di stare davanti il computere di questa bella biblioteca di Alpignano, che ogni tanto si imballa (il computer, non la biblioteca!), e c'è anche una impiegata giovane e carina, una via di mezzo tra Julia Roberts e C., una tipa di cui mi ero invaghito vent'anni al mio paese, e tra le altre cose ha il suo stesso nome, chi lo sa, cioè di quelli della parti dintra, potrebero indovinare il nome, ma poco importa...

ecco, a perugia, prima di iniziare, che era tutto all'arrembaggio, neinte locandine all'esterno, ma solo sul web, mi stavo scoraggiando, invece poi è andaqta bene, Ilario, che organizzava la serata, mi disse che gli avevano telefonato per fare un banchetto di libri, ed erano quelli dell'Associazione papa Giovanni XXIII, che io e Ilario ci eravamo messi a ridere e io a gridare di scandalo scherzoso, perchè l'associazione è quella di don Benzi famoso prete integralista recuperatore di prostitute, e il pregiudizio avrebbe potuto avere la meglio, invece sapete che libri hanno portato i due ragazzi dell'Associazione pregiudiziata? Quando si dice..il pregiudizio ci accieca, nientpopodimeno che i libri di Carmelo Musumeci, l'ergastolano che tre anni fa insieme ada altri ergastolani e anarchici di mia conoscenza e tanti altri lanciò la campagna Mai dire mai, per l'abolizione dell'ergastolo ostativo, il libro si chiama L'assassino dei sogni, uno dei tre, che è quello che ho comprato, anche perchè la serata era andata bene,tra cachet e cappello integrativo, a parte i vecchi amici dell'ex Onagro che sono venuti quasi tutti e che sono stato felice di vedere, a parte Chiara B. e il suo compagno francese che sono venuti dopo tre anni che non ci vedevamo anche se con lei quasi due anni fa di striscio ci eravamo visti alla stazione di Bologna prima che io partissi per la Francia, eh sì perchè adesso, dopo il Nicaragua, la Francia, Roma e il Veneto, Chiara B. abita in una comune tra Gubbio e le Marche, e quindi, avendolo saputo via mail, era venuta insieme sl suo compagno e a una sua amica. Ecco, il libro l'ho comprato, mi aspettavo un libro retorico (anche lì pregiudizi), invece ho trovato una scrittura molto fluente, certo, contenuti duri e crudi a volte, ma non sempre, a volte anche ironici, nella tragicità, soprattutto il colloquio tra un ergastolano e la psicologa, che è catalogato, nell'indice del libro, sotto la dicitura teatro, infatti è da leggere ad alta voce a due voci, ovviamente, e io l'ho fatto con C., una mia amcia di Sestri L., che abita a Sestri L., e d è stato bello, anche se lei midice sempre che quando leggo o interpreto oralmente i racconti epici sono sereno, ma quando gli parlo delle cose vere di cui racconto nei raconti epici mi manda a fare in culo o quasi, anche lei è un pò una paracula, e poi ci ha anche un c.....mediterraneo! Ho scritto a Carmelo Musumeci in carcere, mi ha scritto con una velocità lampo, mi ha mandato notizie interessanti che se volete vi giro, intanto vi giro qualcosa via mail, tra le altre cose ho scoperto che Carmelo ci ha anche una mail, comunque un abbarccio riposante, ancilo

mercoledì 31 marzo 2010

un sentimento atono, amorfo
un buco nello stomaco
un sentimento sordo
incomunicabile
solo il silenzio ci può
un silenzio pesante
insopportabile
eppur necessario
per guardarsi dentro
se non altro
e lasciar passare e cadere il velo
di tristezza e oppressione
e depressione
un sentimento labile
fuoco alle polveri
verde di minchia
porcu di ddiu
adesso parlu iu
e fuori di qui
gementi e piangenti in questa valle dilacrime
manco il silenzio ci può
non so più niente e non sono nessuno
ma purtroppo ci sono
sento, esisto, insisto
la mia epilessia mi condanna
mi porta dentro
mi porta via
fuori porta pia
non farcela più
senza parole
senz'anima

venerdì 26 marzo 2010

sintu un calu ni li pidi

sintu un callu nni li pidi
ca mi spuntanu li nidi avoglia di fari
avoglia...

oi mi misi lis crpi chiusi
ppi ntuppari li pirtusi
prima chiuviva
ora cc'è lu suli
e li pidi mi parinu cannuli
porcu di ddu ddiu ca nni teni ncruci
ma cchi minchia simmu peggiu di i vavaluci?
è inutili ca allisci e fa cannoloa
lu santu iè di mmarmaru e nun suda

martedì 16 marzo 2010

ansioso aspirante asmatico in tournée autogestita

Tredici giorni di tournée autogestita, da Bolsena a Grottaferrata, passando per Pisa, Siena, Firenze….

Tempo quasi sempre clememte, a parte due giorni di neve a Siena con passeggiata involontaria sulla neve di Campofico…con Gabriella che mi aspettava sulla strada asfaltata e i sandali e i piedi nudi che si riempivano di vita e di speranza perché, come disse Deni quando arrivai alla casa di Campofico, meglio la neve che la pioggia, e infatti, nonostante la sensazione di semicongelamento mentre camminavo, seguendo le orme di un campofichiano altrimenti mi sarei perso che la neve nascondeva la strada e gli alberi caduti ostacolavano e obnubilavano la visibilità orientativa, ecco che…nonostante i piedi nudi sulla neve perché per un piccolo tratto mi pareva che fosse meglio dei sandali che trattenevano brandelli di ghiaccio e mi si condensavano sotto la pianta del piede, ecco, che, non appena entrato dentro il podere di Campofico, i piedi hanno subito ritrovato l’equilibrio termico…e io che pensavo che avrei dovuto, che so, massaggiarli a lungo per farli rimettere in sesto, ma se ci penso bene, fino a cinquant’anni fa, e ancora tuttora, milioni di uomini e donne e bambini, per scelta o per condanna camminano sulla neve con i sandali o con i piedi nudi, e, ancora peggio, milioni di uomini e donne, per motivi di immagini e per sostenere l’industria della scarpa chiusa, impediscono ai propri piedi di respirare liberamente e si accollano danni più o meno gravi e più o meno visibili e visibilizzati….un po’ come i tacchi a spillo per le donne occidentali, specie di tortura legalizzata….solo che il problema sono solo i veli delle donne musulmane, che impediscono loro di vivere una femminilità libera e liberata, come se i tacchi a spillo, il doppio lavoro, il servizio militare e altre false liberazioni delle donne occidentali non fossero altrettanto scandalose e vilipendiose della dignità della donna, senza dimenticare altri e altri aspetti di questo tipo che ora non vale la pena di enumerare…

A Campofico Deni stava per accendere la stufa, e quindi non si può dire che c’era un calore preparato per riequilibrare la temperatura dei piedi…Anche se Gabriella dice che a Campofico si sta bene come temperatura interna, Gabriella intanto mi aspettava giù, mentre io mi toglievo i sandali e mi mettevo le calze asciutte e le scarpe chiuse e prendevo zaino e chitarra che avevo lasciato la mattina del lunedì, quando ero partito in autostop , prima di tornare verso Gabri che mi aspettava avevo scambiato qualche battuta e qualche saluto con Deni, Wolf e Angelo, svegli e presenti, altri quattro li avevo visti scendere a valle per fare provviste, scendevano anche loro lungo il sentiero innevato…Per quanto rigurda la temperatura interna di Campofico, devo dire che la domenica sera, che avevo dormito lì, nella “piccionaia”, non avevo sentito freddo, perché Wolf aveva acceso la stufa presto…cioè quando era andato a dormire, prima che iniziassi a raccontare Lu jurnu di tutti li santi, nella cucina, come un vero e proprio teatro domestico. Aveva cominciato a nevicare il martedì mattina o il lunedì notte, non ricordo bene, io ero andato a Siena con i sandali che lunedì mattina faceva caldo, o meglio, c’era il sole, mi aveva dato un passaggio Mauro, e anche lì magìa della strada, perché avrei voluto incontrare Mauro ma non mi sarei aspettato di incontrarlo…per strada, anzi, per strada provinciale! Il lunedì notte avevo dormito a casa di Orsola. Una notte di sudore, sulla barca in mezzo al mare, e mentre il cielo si imbianca già, tu guardi le tue reti vuote….Ed effettivamente quella fu una notte tanto lunga, dal bar Del borgo al Caffè del Corso di Siena, c’è poca strada, ma i ritmi di Orsola, Chiristian, poi Susi, Alessandra, Fulmine e altri…erano lenti, equindi siamo rimasti fino alle tre che se non ci cacciavano ancora saremmo lì! Poi c’era A. “buon compleanno”, chiamato così perché offre sempre tanti bicchierini a tutti e infatti…anche a me che sono mezzo astemio anche per via del gardenal che mi diedero alla tenjera età di nove e dieci anni, cominciando dagli otto, anche io mi bevvi i miei due o tre bicchierini di vodka e di rhum oltre a qualche assaggio di vino in prima serata! All’inizio mi stavo prendendo male con Orsola che mi costringeva a stare lì fino a tarda ora, avrebbe potuto darmi la chiave di casa, anche se io non sapevo dov’era la sua casa, e devo dire che me lo aveva anche accennato, dopo mi sono divertito, a casa di Orsola mi sono trovato bene, le ho fatto leggere il testo di Amico treno non ti pago, prove pratiche di trasporti pubblici semigratuiti, e mi ha detto che le piaceva l’impostazione, poi mi ha parlato della sua tesi di laurea sulla democrazia in Grecia e di due filosofi greci di due mila e passa anni fa che avevano criticato la democrazia già allora, e io ne ho voluto leggere alcuni passaggi, l’indomani mattina ho scritto un piccolo progettino da dare ad associazioni per proprorre i miei racconti orali e il repertorio di canti epici. E ho utilizzato il computer di Orsola. La sera prima, infatti, ero stato in un Centro Anziani di Siena a vedere uno spettacolo di teatro, Non oltrepassare la linea gialla era il titolo. Me lo aveva detto Lisa di quello spettacolo, che avevo chiamato mentre ero sull’autobus che da Volte Basse mi portava Siena, il lunedì nel primo pomeriggio. Lo spettacolo era organizzato nell’ambito della festa della donna, ovviamente. Infatti lunedì era l’8 marzo. Lisa era arrivata tardi, cioè alla fine dello spettacolo, e ci eravamo salutati e lei era andata via con Ana. Ana invece era arrivata puntuale e ci eravamo abbracciati dopo due anni o più che non ci vedevamo. Lo spettacolo era stato un altro atto magico o provvidenziale o telepatico, o paratelepatico, più che telepatico, perché io speravo di incontrare due o tre persone a Siena, ma non pensavo di incontrarle tutte lì, nello stesso posto e soprattutto nello stesso palco, perché entrambe recitavano o interpretavano due personaggi dello spettacolo: una è Alessandra, che avevo incontrato quattro anni e passa fa a Siena, che mi aveva dato un passaggio verso Sovicille, e ora sta a Torino e l’avevo ricontattata mesi fa e l’ho ritrovata a Siena (lei abitava a Siena e lavorava e lavora con il Cantinonearte di Montepulciano). E invece…Chiara B., che speravo di incontrare perché le avevo mandato la mail per inserirmi nel circuito LC di teatri indipendent della Toscana, ecco che l’ho ritrovata…sempre sul palco, non aveo riconosciuto nessuno delle due, ma alla fine dello spettacolo ho chiesto e mi hanno detto che erano “quelle lì”. Poi avevamo mangiato tutti insieme alla tavola degli artisti e con il regista e io avevo parlato con A., un signore dalla “lunga gioventù”, così si chiama il Centro Anziani dove ci trovavamo e di cui lui è il presidente, e allora mi aveva dato la sua mail per mandargli il progettino di racconti orali e canti epici.

A Campofico, la sera della domenica, dopo che avevo raccontato con voce e chitarra, avevamo parlato di persecuzioni politiche degli ultimi mesi, a Torino e a Campofico, e io avevo raccontato a parole quello che ho scritto nel testo Iononsonounanarcoinsurrezionalistaoforsedipiù, e mi ero dimenticato di citare Cioran, che in quel testo però c’è, ma l’indomani, il luned’ dopo pranzo, a casa di Eli, che non vedevo da due anni o forse più, mi ricordavo che lei aveva comprato, anni e anni fa, Sommario di decomposizione, di Cioran, e allora avevo ritrovato il passo che avrei voluto leggere a Campofico, e l’ho letto a Eli, Dogmi inconsci si intitola, a pag. 81 di Sommario di decomposizione, se non sbaglio, o pagina 83, ed Eli era rimesta folgorata e aveva detto che “da ora in poi leggerò ogni sera un passo di Cioran, e io le avevo dato un bacio.

mercoledì 3 marzo 2010

vuoto immenso in questa pisa magica e grigia

un vuoto immenso, nell'anima e nel vento, nel tempo, ma si pò? ma cumu si pò? Una dipendenza viscerale e superficiale, immediata e immediocre, un dolore oscuro...a non vedere nessuna mail ricevuta nelle ultime ventiquattro ore! E presagi funesti, di cosa non so...di fuori programmi dannosi, di cosa? Sarà questo grigiore, è meglio il rossore? O è meglio che esco, che è bello stare per le strade, dopo ore di stare dentro mura e scatole di metallo, e bisogno di uscire, di respirare aria, altrochè! A.

mercoledì 27 gennaio 2010

il concerto di ieri

ieri il concerto è andatto bene, cristo era con noi, ma non epr sempre minchia, non per sempre, ecco, c'era anche la neve, mancava solo la nave, stamattina la prova con ilaria è andata bene, mi sento sgravato, peccato che poi la botta della diciotto euro di pranzo al baretto dei miei coglioni, hanno pesato, pesano, va bene , addio ai pantaloni, alla tessera Arci e a tutto il resto, almeno per il momento, non so se riesco a pagare l'affitto questo mese, stamattina abbiamo fissato la data del prossimo concerto all'Asylum di Collegno, per il 6 febbraio, un girono dopo la scadenza dell'affitto, ma almeno mi salva dalla tentazione di andare a milano, ieri Luigi mi aveva detto che il viaggio me lo pagano loro, sempre questo paternalismo riduttivo dei miei coglioni che non riesco a digerire ma neanche a non provocare? Minchie e mazze, ora devo chiamare l'Arcibellezza di Milano, il Circolo sud per le le prove di martedì pomeriggio con Ilaria..E poi...E poi...devo chiamare la madre...per chiedere che mandi i soldi del computer, ma non mi è rimsato un soldo dopo aver strapagato ddo minchia di pranzo di mmerda e sono stato un mafioso a non chiedere a Cristina almenno qualche monet aper telefonare, porco ddio d'amore, e ora devo andare a casa a prenderla nel culo, prendere i soldi, ridiscendere, andare alla cabina ecc. ecc., ecco come si rompe un equilibrio economico fragile in pochi minuti dopo aver centellinato per ore se non per giorni, quel porco dio d'amore lo sa, e io pure, piacevolmente e consapevolmente chiuso nel guscio dei miei coglioni, vuolsi così colà dove si vuole, e buona notte, se non mi conferma la data del 10 o 17 febbraio a genova sono nella merda per l'affitto, o forse lo sono comunque, anche se mi conferma, la data, e speriamo che non mi chiedono di pagare bolletta se non sono nello strafondo di dio profondo, e devo chiamare anche Ilario per la data del 20 febbraio a Perugia, arrobbica, a. e devo ritrovare il testo o riscriverlo guardando il vidoe, Miracolo dei Bisca, a.