mercoledì 29 settembre 2010

teatro delle beffe in bicicletta in trenitalia, quarta puntata

E allora eravamo rimasti a Bologna. In quel chioschetto vicino la stazione. A raccontarci, io e Sonia, le nostre vite e i nostri miracoli, e forse anche le nostre morti? Il Belgio, la tesi, le possibilità di pubblicare, il bambino che verrà, il dottorato di ricerca...il padre che non c'è...(e non ci sarà?), commovente, commovente, veramente...e
E poi è arrivata un po’ d’acqua dal cielo, ma poca, ma sufficiente a farmi preoccupare della Tundra (si chiama così la bicicletta che mi porto dietro) e a farmela spostare verso un “padiglionetto”, cioè sotto la tettoia del chiosco, ma un po’ sopraelevata sopra una rientranza, dalle mie parti si direbbe tucchiena, comunque…

E poi ci siamo salutati, Sonia mi ha riaccompagnato alla stazione, facendomi promettere di scrivere alcune cose che avevo detto e magari di sviluapparle, farne un video documentario o quelle chose comme ça. Di cosa si trattava? Ecco, a un certo punto, quasi come sempre, o come al solito o quasi…Sonia mi aveva dato del vagabondo, o quelle chose comme ça…Allora io le avevo detto che in realtà non ho mai viaggiato tanto, anzi, mai al di fuori da certi circuiti tra centro e nord Italia e un po’ in Sicilia perché ci sono nato.. E gli avevo fatto notare che la cosa discriminante è il fatto di viaggiare con i mezzi pubblici o con i piedi o ancora più con la bicicletta….E cioè che tanta gante viaggia, anzi, si sposta, come A.C., che fa l’attore di monologhi teatrali che autoproduce, e si sposta tanto e spesso, però quasi sempre in macchina o insieme a suoi collaboratori, una volta sono andato con lui, anzi due volta, da Genova a Siena e da Genova a Lecco, per uno spettacolo in un Cineteatro a Olginate, io ho partecipato in alcuni pezzi del suo monologo soprattutto all’ultimo cantando due poesie di un poeta armeno, infatti il monolo si chiama Armenia. E ho fatto caso a questo, dicevo a Sonia, che lui viaggia come o molto più di me, però viaggiando in macchina, a livello di immagine, anche se il suo viaggio è più faticoso, più ingombrante (monta e smonta le scene, le luci ecc.) a differenza di me che non uso mai scenografia se non quella naturale quando c’è, ecco, anche se il suo viaggio è molto più pesante, non da nell’occhio, è uno come tanti che viaggia in macchina, mentre io che viaggio a piedi o col treno o con l’autobus o con l’autostopo o con la bicicletta, si vede che viaggio, al dimensione del viaggio è visibile, presente, viva, sempre, quindi vengo “segnalato”, “etichettato” a volte, e lei trovava questa osserrvazione molto acuta e degna di essere registrata e magari video documentata.

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