giovedì 27 ottobre 2011

Black block per un giorno



Cosa c'é dietro i servizi di la Repubblica sui Block block? Già la foto di I pagina de la Repubblica del 21 ottobre 2011: e anche il titolo: "Pianeta Black block: ecco chi sono i violenti delle piazze". La foto di uno con la maglietta che gli fascia e nasconde il volto, sembra una foto scattata in Palestina o addirittura una donna araba, afghana,colvelo nero, che gli copre la faccia tranne gli occhi. Magari é uun dettaglio, ma forse é calcolato: la prima cosa che pensiamo: talebani? Magari é un dettaglio anche quello, ma la scrittura "Pianeta" a indicare un mondo vasto, enorme...ma andiamo al sodo: i black block esistono, sono un pianeta, hai voglia di fare. Pero' fin dalle prime righe del servizio qualcosa non quadra: "Sono poco meno di 2000. Il fondo della bottiglia"(...)Possono esere insospettabili. Sotto la felpa si sono scoperti anche funzionari di prefettura o impiegati modello. Calano il casco sul volto come i passamontagna negli anni '70". Attenzione a certi riferimenti e a certe parole. "Nell'elenco puo' capitare qualche ex della lotta armata finito sulle barricate per nostalgia". A parte tutto, queste righe mi fanno venire una gran voglia di ridere. Ridere dei clichés, delle banalità superficiali, e piangere per i livelli bassi del giornalismo italiano. Come minimo, un buon giornale e un buon giornalista avrebbero fatto un reportage, parlato con qualcuno che ha partecipato alle più recenti manifestazioni. Questa mancanza basterebbe a invalidaremolte delle parole di un servizio del genere. Ma l'intento di questo servizio é quello di confondere le acque, stornare l'attenzione dai veri noccioli delle questioni. E, ovviamente, a vendere qualche copia in più. Ma andaimo avanti nell'analisi. Facciamo finta che Griseri (Paolo) e Viviano (Francesco), autori di questo servizio, siano giornalisti seri, del resto scrivono per la Repubblica. Quindi un po' di credito glielo diamo. Fino a quando...



Quando si parla di una mappa (e c'é anche disegnata) si raggiungono punte di retorica quasi "poetica", per non dire "luoghi comuni fatti a forma di bigné". Molti black block, secondo loro, provengono (come fanno a stabilire una residenza, secondo loro "vivono nei centri sociali e nelle curve degli stadi") dal Lazio, Campania e Abbruzzo. "Non é strano osservare che le regioni dell'estremismo nero sono quelle dovel'eredità del fascismo é ancora forte". E vai con la confusione a go go. "E poi la Calabria dei "boia chi molla" e l'Alto Adige degli attentati irredentisti degli anni Sessanta". E poi "la Toscana con la tradizione centenaria del movimento anarchico di Livorno" E' come dire tutto e niente, rievocazioni storiche! riferimenti a tordimé, o a la sampaso', come direbbe mio nonno. poi si va all'indagine: "Nel fondo della bottiglia - racconta chi indaga - ci si puo' entrare anche occasionalmente. Black block per un giorno, gente che, arrestata, dice "passavo, ho visto che c'era casino e mi sono aggregato". Questo é un capolavoro! Vi immaginate uno che esce di casa per fare la spesa, a un certo punto vede un po' di "casino", si avvicina, e visto che c'é, dice: to', quasi quasi mi aggrego, e comincia a spaccare vetrine di una banca e a tirare pietre ai poliziotti! "Spesso sono ultras che hanno fatto allenamento nelle curve degli stadi". A sto putno, prima di andare avanti, viene da fare una domanda e un esercizio di pulizia mentale. E' chiaro che queste parole sono fango e mortadelle negli occhi tirate sulle facce di chiunque le legga. Quindi viene da chiedersi cosa vogliano nascondere col fango e le mortadelle (i giornalisti, il giornale, gli editori, i partiti che li finanziano, gli industriali che pagano le pubblicità). per esempio, dovrebbero venire alla mente tutte le realtà che ci stiamo dimenticando leggendo questo articolo. Allora facciamo un gioco: quanti servizi di approfondimento dovremmo chiedere, per compensare il fango e le mortadelle? Cosi, a braccio, me ne vengono una manciata:

1) un servizio sui lacrimogeni usati in Val di Susa il 3 luglio ma anche a Genova nel 2001 e in molti stadi di molte domeniche, i lacrimogeni CS vietati dalla Covenzione di Ginevra del 1991.

2) un servizio sulla militarizzazione della Val di Susa a partire dal 3 luglio 2011

3) un servizio sulla videosorveglianza nelle città e promuovere un gesto di indignazione periodico: tutti con i passamontagna un giorno alla settimana, tutti o un gruppo di persone, anche una persona sola andrebbe bene, a turno, per denunciare l'eccesso di videosorveglianza degli ultimi anni). Ma andiamo avanti con il viaggio nel Pianeta black affidandoci ai nostri "condottieri" pennivendoli. "Ma state attenti", dicono gli investigatori, "a non cercarli lontano da casa. Molti black block sono l'altra faccia del movimento: dottor Jackille Mister Hide, persone che a metà di un corteo lasciano la bandiera per impugnare l'estintore" Io a questo punto farei un minuto di silenzio per la morte dell'onestà professionale, della professione del giornalista ovviamente. Che dovrebbe andare a verificare le fonti, a capire di cosa sta parlando ecc. "Non hanno una identità definita, nati dalla rabbia e dai tam tam del web. Movimenti contenitore nei quali si finisce per accettare chiunque perché nessuno é titolato a selezionare chi partecipa sulla base di un programma, di una ideologia" Ora ci mettiamo a fare anche le radiografie politiche? In Francia c'é un provvedimento per introdurre a scuola il Fichage o esame biometrico o qualcosa del genere, sarebb interessante un servizio su questo tema: come penitenza per Griseri e Viviano. "Chiunque -, dice l'investigatore, ha un buon motivo per indignarsi per qualcosa" (che é come dire: chiunque mangia perché ha fame!)



Non si finisce mai di stupirsi ridere e amareggiarsi per le "trovate"é di questi "giornalisti" (giocolieri?) "supportati dall'invetigatore". Cosa da fare un racconto teatralizzato. "Non di rado", dice l'investigatore, "tra coloro che il giorno dopo deploravano la violenza abbiamo individuato alcuni di quelli che il giorno prima ci assaltavano tirandoci le molotov". E continuano: "Perché tra i nuovi cattivi e i vecchi movimenti puo' scattare anche un patto di mutuo soccorso", si legge in una recente relazione dell'intelligence. "Tra i manifestanti della Val di Susa, pur contrari alla violenza, é sempre più diffusa la consapevolezza che la disponibilità all'azione mostrata dalle componenti dell'antagonismo estremo possa rivelarsi funzionale agli scopi della protesta contribuendo a dare spessore e visibilità alle istanze del movimento". la lotta Notav sarebbe "un'occasione ghiotta per gli uomini della black list" e cio' "e' dimostrato da un grave episodio avvenuto nel 2007 quando la magistratura arresto' alla periferia di Torino Vincenzo Sisi, un sindacalista vicino ai CARC, Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo. Nel giardino di Sisi venne trovato un kalashnikov e in casa sua alcuni volantini e documenti sulla battaglia Notav. Un tentativo abbastanza maldestro per provare a mettere il cappello su una lotta che all'epoca non praticava la violenza" Il Kalashnikov nel giardino mi fa troppo ridere perché vi immaginate uno che arriv a una colgionaggine tale da tenere un kalashnikov nel giardino? magari ce l'ha messo qualcuno per montare il caso? Invece mi perplette molto la frase "che all'epoca non praticava violenza?" Ma se nel dicembre del 2005 in Val di Susa migliaia di persone rioccuparono l'area del cantiere di Venaus! E anche allora si parlo' di anarcoinsurrezionalisti infiltrati nel movimento; e la più bella risposta dei valsusini fu una foto di una signora anziana su una sedia a rotelle che partecipava a un corteo Notav e sulle gambe teneva un cartello con su scritto "SONO UNA ANARCOINSURREZIONALISTA" (quella foto ha fatto il giro del mondo sul WEB).



A proposito della manifestazione di domenica 23 ottobre 2011 in VAl di Susa per tagliare le reti del cantiere inesistente, scrivono i Nostri: "Finoa che punto l'ala dura dei balck bloc deciderà di alzare il livello dello scontro? "Vogliono sfidarci, dice l'osservatore dell'intelligence. Ed é possibile che domenica provino a dimostrare la loro capacità militare" Ma come? Dice che sono "spontanei", che chiunque puo' diventare black block per un giorno, dott. jackill eMister Hide? E poi, di un tratto, diventano una "struttura militare?". Poi una bugia bella e buona. Dove si dice che la componente maggioritaria del movimento Notav, coordinamento dei Comitati e Askatasuna, avrebbero espresso dure critiche nei confronti delle avanguardie anarchiche protagoniste delle azioni più radicali e violente durante l'estate". Se guardate i video del dopo 3 luglio, tutti i Comitati, Askatasuna e altri ancora, non esprimono una critica del genere, semmai ringraziano (soprattutto le persone anziane!) tutti quelli che sono arrivati in Val di Susa a dare manforte alla reistenza. Considerazioni a caldo: abbiamo perso la memoria storica. Non so quanti di noi ricordano "la presa di Venaus nel 2005". Figuriamoci quanti si ricordano di trent'anni fa (o quaranta o cinquanta più indietro vai meglio é). Quando i balck block non esistevano. eppura c'era molta più gente che spaccava ventrine, maneggiava armi, esplosivi, si riappropriava della propria vita. Si chiamavano proletari, sfruttati, rivendicavano l'autoriduzione, cioé pagare meno o non pagare le bollette, i biglietti dei mezzi pubblici ecc. Cosa é successo? Molti proletari e sfruttati non si chiamano più cosi, bensi "disagiati", "drogati", "utenti" di strutture di accoglienza e assistenza e reinserimento. Molti sono stati neutralizati o anestetizzati dal processo di "riforma delle carceri degli anni'80", molti sono diventati educatori che sfruttano gli utenti, tanti sono morti di overdose o sono "morti dentro" a colpi di new age, biolocal vegetarian equo solidal, i più cazzuti sono morti ammazzati o sono ancora in carcere (Marco Camenisch), tanti si sono integrati 5Gad Lerner, Liguori, Ferrara...) e noi, siamo figli di quei tempi e di quelle storie, che se non ce le raccontiamo diventiamo orfani due volte, e a furia di dimenticare potremmo correre il rischio di credere alla favola del lupo cattivo e nero con la maglietta nera in testa: black block? talebano? non importa. Il messaggio é: "questo é il lupo cattivo, gli altri (quelli con la faccia scoperta che condannano il lupo cattivo) sono buoni, anche tu sei buono se credi alle nostre favole, ora dormi e vai a fare in culo!". Per "approfondimenti": Fuoco greco, bob kolb, Bepress edizioni; video su youtube "intervista a un black block"; Io sono vivo voi siete morti, canzone dei Perturbazione, all'interno dell'album Del nostro tempo rubato.

sabato 8 ottobre 2011

Non fa freddo qui

Non fa freddo qui. E' come la casa di mia nonna.Tetti altri, muri di gesso, o comunque bianchi, e stesso sapore di vuoto e di silenzio, di essenza, paura e desiderio di essenza. Dopo due mesi e più di sangue e mare, sole e vento, cose cosi, forti e intensi, cose da bambini, o adulti cresciuti troppo in fretta? E questo mare, questo sole, questo cielo grigio e pocq pioggiq e desiderio e sogno di una cosa, e desiderio di silenzio, e riposo fisiologico in questa nuova casa di passaggio, in attesa di un nuovo incontro, e in attesa di assorbimentoe e accettazione e degustazione di sterilità benefica e fisiologica

lunedì 3 ottobre 2011

Alla Maddalena seconda parte, 1° ottobre 2011

Passaggio a Nord Ovest, Alla Maddalena parte seconda, 1° ottobre, da Collegno a Giaglione con passeggiata nel bosco di Clarea e Maddalena

Se Clarea e Maddalena fossero due donne, una sarebbe...un fiume (o un torrente), l'altra...una Maddalena. Dice la leggenda che sia passata da queste parti per andare in Francia, dopo a morte di Gesù...
C'è un "pilone" con una figura di madonna nel bosco, proprio sotto i piloni dell'autostrada che passa sopra le nostre teste. Io per non fare confusione chiamerei il "pilone"...edicola votiva! Ma qui, come mi dice Barbara, la chiamano pilone. B. è una donna dagli occhi azzurri intensi e i capelli bianchi perchè è albina, ed emana una certa luce azzurrosa. L'avevo incontrata alcuni anni fa, quando era Sindaco di un comune della Bassa Valle, un Sindaco Notav. Circa due anni fa è stata "cacciata dal PD, perchè ero troppo Notav", mi dice con un mezzo sorriso amaro e ironico. Con lei e un'altra decina di persone facciamo una passeggiata dalla Baita presidio fino alle reti. Alla Baita ci sono molti più tavoli di legno e panche per mangiare e molte più case sugli alberi dall'ultima volta che ero venuto, il 3 luglio, circa tre mesi fa: Guido dice che sono soprattutto i francesi che costruiscono casette sugli alberi!. Guido dorme spesso alla Baita con altri francesi e italiani che a turno qui. Ieri, mi diceva Guido, c'era circa una ventina di persone. Domani...probabilmente di più, perchè "cucineremo il porco all'Argentina!".

Alle reti arriviamo dopo pochi minuti di passeggiata. Oltre le reti c'è l'area del cantiere (improbabile?) E gli uomini armati e in divisa, militari, carabinieri e guardie di finanzia. Ci guardano dale loro posizioni rigide e fredde: ultimamente hanno arrestato Marianna e Anna per quindici giorni, ora sono agli arresti domiciliari, l'accusa? : durante una presidio sono state fermate e dentro lo zaino avevano una maschera antigas e alcune medicine fra cui il Maalox. Sono solo le più eclatanti e le più pesanti restrizioni degli ultimi mesi...Perquisizioni e intimidazioni si moltiplicano da almeno due mesi, dopo il 3 luglio praticamente. Sembriamo a Gaza, per rendere l'idea. Ieri sono arrivato verso le tre del pomeriggio a Bussoleno. Mentre aspettavo Guido e Luciano che mi avrebbero portato in macchina a Giaglione, ho letto un testo stampato su un foglio di carta attaccato a una bacheca pubblica, a due passi dal Salone Polivalente di Bussoleno, nella Piazza del Mercato. Il clima che si respira in Val di Susa, si intitolava. E' il racconto di Fabio Perino, nato nel 1994 (si firma così e con la data di nascita esatta). Fabio era alla finestra di casa sua, a San Giuliano di Susa, il 27 agosto 2011. Era solo a casa, con sua nonna (di cui c'è nome e cognome alla fine del racconto) La sua casa dà sulla starda statale. Erano circa le cinque del pomeriggio. Fabio vede una volante della polizia che ferma una macchina nera con due ragazzi a bordo. Vede i poliziotti che perquisiscono fisicamente i due ragazzi, poi la macchina, poi arrivano altri poliziotti in borghese. Fanno le foto di una coperta e di una torcia. Intanto Fabio sta fotografando loro. Un poliziotto borghese se ne accorge. Fabio vede due poliziotti avvicinarsi alla sua casa. Provano a suonare il citofono. Spunta dalla porta, ma non apre il cancello, la nonna di Fabio. I poliziotti gli chiedono i documenti, alla nonna! La nonna di Fabio li va a prendere, un pò allarmata e impaurita. Fabio, vista la scena, scende ad assistere la nonna. Non apre il cancello, parla coi poliziotti. Loro gli dicono che lui non li può fotografare. Lui dice che fotografa per documentare. I poliziotti gli dicono che se vuole fare le foto deve uscire di casa, oppure pensare a fare cose più serie tipo studiare o lavorare. Fabio è minorenne, ma non si fa intimorire, non apre il cancello e non porta con sè la macchina fotografica altrimenti gli chiederebbero di vedere le foto e magari gliela sequestrerebbero. Poi scrive, documenta, e firma insieme alla nonna. E chiude il racconto con queste parole: "Quella notte, mia nonna non è riuscita a dormire".


Prima di arrivare

Il cielo e le montagne e il sole...mi accarezzano gli occhi e il cuore, mentre mi incammino da Sant'Antonino Vaie verso Bussoleno. Faccio autostop. Sono partito da Collegno alle 13,26, col treno. Mi sono fermato a Sant'Antonino Vaie, dove la sera, al Presidio Notav, ci dovrebbe essere una cena e una testimonianza con don Andrea Gallo. Il presidio è inoltrato verso il Centro del Paese, poi si sale per poche centinaia di metri verso i piedi della montagna. Un anno e mezzo fa era attaccato alla stazione di Sant'Antonino. Ci ero venuto un pò di volte, quando abitavo a Collegno. Una sera c'era un film su Joy Division, era il cinepiola, ogni giovedì credo. Un mercoledì ero venuto a raccontare Amico treno non ti pago, con voce e chitarra, di sera. Una scenografia più che appropriata: i binari dietro di me, e le montagne sullo sfondo, neanche Marco Paolini se la sogna una scenografia del genere! Peccato che non avevo una macchina fotografica! Peccati di "primitivismo"? O scarsa cura della documentazione attraverso immagini?

Ho telefonato a Guido e mi ha detto che posso andare insieme a loro verso la baita. Neanche lui ha la macchina in questi giorni. Ha appuntamento con Luciano a Bussoleno. Alle tre e mezzo. Mi dico che un'ora e un quarto, per 10 Km...ce la faccio sicuramente. Camminare in questi luoghi mi riempie di una energia...di confine. Alle spalle la Sacra di San Michele, sulla mia destra qualche chilometro prima, il Musinè. Più avanti, oltre le montagne alla mia destra, il Rocciamelone.

C'è un caldo insolito. Luca Mercalli, dalle pagine de La Stampa, dice che mai a fine settembre aveva fatto così caldo, da quando ci sono i tassonometri climatici. Bene. Passano un pò di minuti e si ferma un uomo con una macchina grigia. Mi può dare un passaggio fino a un certo punto, pochi chilometri prima di Bussoleno. Dopo un pò mi chiede se "nonostante il fatto che la TAV si farà, c'è ancora gente che non si è rassegnata. Continuano a rompere...? Dico rompere per dire". Poi si affretta a parlare chiaro: "Io sono Pro Tav". Io penso: per essere Pro Tav basta dire "Me ne frego", e poi penso a don Milani, che diceva che I care, a me importa, mi sta a cuore, è il contrario esatto del motto fascista Me ne frego. Il tipo, che si chiama Lino, continua: "E' buono che fanno la TAV perchè passa sotto e così tolgono di mezzo tante altre strade!". "Ma come?", dico io, "Eh sì, passa sotto la montagna e così non serviranno altre strade e ferrovie (ricordiamo che in Val di Susa corrono due strade Nazionali, un'Autostrada e una ferrovia tutte destinate a rimanere in caso di realizzazione della TAV)...". Siamo in pieno delirio. Io dico che mi pare improbabile e insensato, spendere venti miliardi di euro tutti o quasi tutti pubblici, lui dice lasciamo perdere, io dico che oggettivamente il traffico delle merci diminuisce sempre di più, lui si improvvisa esperto futurista e dice: "Tanto la faranno fra cinquant'anni se non la fanno ora", "Ma il traffico delle merci?", "Tutto cambierà, le merci arriveranno da Kiev!". Non so ribattere a cotanta chiaroveggenza!??Aumenterà anche la popolazione, continua lui sconfinando in previsioni demografiche inpagabili! E comunque la TAV riguarderebbe le merci e non le persone...

Prima di scendere dalla sua macchina mi dice che "non bisognerebbe agitarsi troppo ma calmarsi, rilassarsi..:", mi sembrano parole di Prodi!
Ci penso dopo aver letto la testimonianza di Fabio e di sua nonna. La sera prima, Roberta mi aveva raccontato un episodio simile a quello che aveva fotografato Fabio, perquisizione, una coperta e una torcia elettrica trovate in macchina e sospetti e intimidazioni. In questo caso i due giovani in macchina fermati dai poliziotti erano persone che Roberta conosce, uno è suo figlio. Era successo a luglio.



Alla Maddalena seconda parte

Guido ha digiunato contro la TAV ad agosto, per una settimana, dopo di che ha smesso perchè hanno sgomberato la tenda dove lui stava davanti il cantiere, hanno tagliato anche le catene con le quali si era incatenato al cancello vicino l'ingresso della Centrale Elettrica. Sono affezionato a Guido, con lui ho condiviso bei momenti intensi e conviviali al presidio di Venaus cinque anni fa compresa la marcia Notav da Venaus a Roma. Con lui iniziamo a camminare verso la baita partendo da Giaglione. Dove ci lascia Luciano con il suo camper. Per me è un percorso già fatto, il 3 luglio cioè tre mesi fa e ho raccontato a Tricase e a Reggio Calabria, due mesi fa circa, con chitarra e voce, quella giornata. Il titolo è, ovviamente, Alla Maddalena. Adesso con Guido camminiamo ripercorrendo il sentiero nel bosco. A un certo punto il percorso cambia. Guido mi dice che il 3 luglio avremmo potuto accorciare, come stiamo facendo adesso. Ma la strada più breve era pattugliata dai militari e non potevamo passare. Quindi arriviamo alla baita in poco tempo. Passiamo da un passaggio di cemento, sotto l'autostrada praticamente. Parliamo del più e del meno. Gli dico che sulla Stampa di oggi, nella pagina di Torino, c'era un trafiletto in cui c'era scritto che la lettera degli amministratori della Val di Susa a Napolitano, scritta il 5 luglio, aspetta ancora risposta. Dico a Guido che Napolitano era tra quelli che nel 1980 fecero incriminare gli Autonomi di Padova il famoso 7 aprile. Guido mi dice che i comunisti istituzionali per questo sono stati sempre forcaioli. Io gli dico che nel giornale c'era scritto, ma non ricordavo bene, che forse Napolitano sta pensando di rispondere. Guido mi dice che secondo lui non risponderà come ha fatto fino ad ora. Io gli dico che un deputato del PD, sempre in quel trafiletto, c'era scritto che ha raccolto 100 firme fra i parlamentari o alla Regione Piemonte, per "cancellare ogni incertezza circa la costruzione della TAV". Guido dice che potrebbe essere Esposito, quello che a giugno aveva invitato il Governo a mandare i militari in Val di Susa (come poi accadde). Io non ricordo il nome, forse è un altro. "Comunque lo fanno perchè si devono sdebitare con gli industriali che gli hanno finanziato la campagna elettorale. E comunque Esposito è quello che raccoglie i soldi delle tangenti dei comitati di affari che spalleggiano il PD. Nel cantiere della TAV c'è di mezzo la CMC, Cooperativa di Costruzioni di Ravenna, di area Bersaniana, di Ravenna. Bersani è stato anche presidente dell'Emilia Romagna se non sbaglio", dice Guido.
Poi arriviamo alla Baita.C'è un pò di gente. "Ci sono un pò di ragazzi francesi", mi dice Guido. Me lo dice anche dopo che ho letto qualche scritta nel calcestruzzo del passaggio che abbiamo superato. Scritte francesi ovviamente. Alla Baita c'è un pò di gente, una ventina circa, tra quelli che fanno il turno e gente che è venuta a fare un giro di ricognizione. Qualcuno racconta che qualche giorno prima hanno fatto un giro in piccoli gruppi verso le reti. E sono riusciti a spiazzare i poliziotti e qualcuno è riuscito a ritrovarsi davanti alle reti per venti minuti non protette. E che se avevano un pò di cesoie avrebbero potuto tagliarle. Ma prima o poi ci riusciremo, forse più prima che poi, prima che finisca ottobre. Magari a volto scoperto, come mi diceva C., ma io la mascherina me la porto comunque. Ho vomitato il 3 luglio anche con la mascherina, e comunque la mascherina non la lascio. Poi Guido mi dirà che il corteo partito da Exilles il 3 luglio, quello con gli amministratori e le famiglie, avevano detto che non si sarebbero avvicinati nè assediato le reti per far partecipare le famiglie e i bambini. "Ma quando sono andati via i bambini e molte famiglie hanno cominciato a tirare lacrimogeni".

Dopo un pò con Guido proseguiamo verso la Centrale Elettrica, passando dal sentiero che sale, lo stesso che avevano preso quelli che il 3 luglio andavano verso le reti. Però c'è il sentiero chiuso da una barricata e non riusciamo a sciogliere i lacci che fanno da catenaccio, "il catenaccio è stato rotto dai poliziotti", dice Guido. "Sono i francesi che fanno queste cose, e non è molto buono, perchè piuttosto di barricarci dovremmo imparare ad assediare le loro reti, se no poi va a finire che ci chiudiamo dentro, come adesso", infatti non riusciamo a sciogliere il nodo-catennacio, passiamo da uno dei lati liberi, "ma stasera quando tornerò spero di non farmi male e di non tornare col buio". Io se fosse per me e per stare un pò in compagnia di Guido verrei a stare un pò di giorni alla baita con lui e gli altri che fanno i turni. Come cinque anni fa a Venaus. Ma non riuscirò a rimanere neanche stanotte, perchè non sono attrezzato e perchè c'è gente che torna a Sant'Antonino e può darmi un passaggio. Ho una missione da compiere lì e poi devo tornare a Collegno perchè sono con abbigliamento quasi estivo. Prima di arrivare alla Centrale vediamo un ragazzo con uno zaino rosso enorme che sembra uno zaino valigia. Dopo un pò ci raggiunge e Guido mi dice che quello è un materassino di sicurezza, e il ragazzo mi dice che ha fatto una scalata di una fiancata della montagna e ha lasciato a terra i materassini nel caso fosse caduto...sarebbe caduto sul morbido. E' tattica degli scalatori. Arriviamo alla Centrale e c'è solo una persona. Pensavamo dovesse esserci un pò di gente per aspettare don Gallo. Telefoniamo e ci dicono che arriverà molto più tardi ad Avigliana e ancora più tardi da queste parti per fare un giro veloce. I cancelli della Centrale sono stranamente aperti. "Forse in occasione della venuta di don Gallo", ipotizzano Guido e Mauro. Intanto due militari ci guardano dall'altro, da dietro le reti che difendono il fortino, e tre poliziotti ci guardano dall'interno del fortino. Ovviamente in tenuta antisommossa. Vengono fuori. Guido chiede se può attraversare l'area militarizzata per evitare di rifare la strada a piedi. Gli dicono che è permesso solo alle persone che sono nell'elenco del sindaco. Soprattutto i viticoltori, quelli che hanno le vigne e che a luglio temevano danneggiamenti per il raccolto di quest'anno ma che Guido mi ha detto che a fine luglio hanno cominciato a essere ammessi. Mi ricorda il caso di Benetton che non fa entrare i mapuche nel fiume, in Cile, se non hanno un'autorizzazione. In quel fiume si abbeverano le pecore di Benetton. Ultimamente il presidente dell'Argentina sembra motivato a difendere i diritti dei Mapuche e in generale degli indigeni minacciati dalle multinazionali come Benetton. Prima il ragazzo con lo zaino-materassino ci ha detto che negli ultimi venti giorni lo hanno fermato otto volte e gli hanno rotto i coglioni. Penso a quello che dissero i giornali e i telegiornali un mese fa a proposito di un arsenale di esplosivi trovato in Val di Susa. Ecco a cosa serve camminare a piedi e andare nei posti per vedere cosa succede davvero. A togliersi le mortadelle dagli occhi! Con Guido ci salutiamo, lui torna alla baita, io vado verso Vaie con Mauro, al presidio dove dovrebbe arrivare don Gallo. Ci sono donne e uomini e bambini che si preparano per l'accoglienza e per la cena. Io vedo Maurizio e sua moglie Elena, ci salutiamo e abbracciamo. Anche loro sono state presenze calorose del periodo di passagggio in Val di Susa di cinque anni fa. A Maurizio do la copia del video di un'intervista che Sebastiano e Sara mi avevano fatto a Modica a metà luglio di quest'anno. C'è scritto Angelo Maddalena racconta, 3 luglio 2011, Chiomonte. E una fotografia un pò sfocata stampata sul dvd custodito in una custodia di plastica flessibile e trasparente. Per oggi il passaggio può bastare. Mi danno un passaggio fino alla stazione e aspetto il treno per Torino Porta Nuova, mi fermerò a Collegno. Buonanotte Val di Susa.
Angelo Maddalena