MILANO CHIM ERA e altre storie
E’ strano, viene da dire molte parole, dopo un anno sabbatico, cioè di non presentare monologhi uffcialmente in nessun posto in modo organizzato, anche perché ho trascorso periodi lunghi fuori dall’Italia come non mi capitava dal periodo dell’Erasmus! (e la cosa non mi fa onore, né l’Erasmus, né il fatto di aver aspettato così tanto per uscire dall’Italia, ma…ogni cosa a suo tempo, o no?…)
In Francia, dove ho passato la maggior parte del periodo “esterofilo” (da fine settembre 2008 a fine aprile 2009, con piccole parentesi in Spagna, Portogallo e Italia, e la due giorni in Svizzera per il corteo contro il nucleare del 29 novembre 2008), ho trovato, sia negli squat che in alcune case private, oltre che in libreria, un’attenzione che non mi aspettavo rispetto alle lotte popolari (occupazioni delle case, autoriduzioni, insurrezione del 1977…) italiane degli anni ’70…
Ho tradotto un opuscoletto dal titolo Le autoriduzioni italiane degli anni ’70 (seditions graphiques), ho trovato un opuscoletto scritto da Primo Moroni e tradotto in francese di cui ho parlato ampiamente nella mia Lettera per un natale illegale, l’opuscoletto parla del Comitato autonomo della Barona di Milano.
A Toulouse a metà aprile del 2009 ho visto…i carri armati entrare a Bologna nel 1977…durante una testimonianza metà teatrale e metà videodocuentata montata da dei ragazzi francesi…
Insomma, un po’ di cose…
I monologhi sono rimasti congelati, a livello ufficiale, perché sotterraneaente ho scritto un monologo in francese, Deracine comme Cioran, con tanto di investimenti anche economici e di delusione per via di un malinteso con una grossa casa editrice francese di cui parlerei a parte. In quel monologo si incrociano i testi e i “canti” di Cioran, Leopardi, Rosa Balistreri, il sottoscritto e Antonucci, con un “passaggio” di Ted Kaczinzski, di cui ho trovato l’Opera omnia in francese e con qualche compagno italiano sto pensando di tirarci fuori un testo ampio, su Kaczinski o Unabomber che dir si voglia.
Nel frattempo in Francia arrestavano i ragazzi di Tarnac e qualcosa sarebbe da dire anche in proposito, ma diciao solo che il libr L’insurrection qui vient ha straveduto dopo il loro arresto, se questo sia un bene o un male (commerciale) ne riparleremo.
Allora, questi monologhi congelati….a parte Lu jurnu di tutti li santi ormai consolidato e proposto anche in versione francese, questi monologhi congelati, grazie ai compagni del Barocchio di Torino, dove a gennaio son passatodi sfuggita, il monologo Milano chim era è stato strappato alla polvere dell’oblìo. Poi alcuni amici italiani a Siviglia hanno organizzato la presentazione de Lu jurnu di tutti li santi alla Fabbrica occupata di Siviglia appunto, e amici del centro italia mi hanno chiesto di presentare informalmente Lu jurnu di tutti li santi per amici di Ivan Illich (e nostri) venuti dagli Stati Uniti a Lucca. In quell’occasione ho presentato “di sfuggita” anche La comunità perversa, appunti sul caso don Gelmini, già presentato pseudoufficialmente a Rimini un anno fa. Ne approfitto per ringraziare i compagni dell’Onagro di Perugina che hanno accolto e aperto le porte alle prime prove di Milano chim era, ma anche i compagni del Grimaldello di Genova e quelli di Villa Panico di Firenze.
Alcune riflessioni
E’ chiaro che dopo un anno di “silenzio”, alcune domande i sono sorte: devo smettere di fare monologhi, abbandonarmi alle occasioni informali, e quindi dimenticare, anche perché certi tipi di testi li perdi se non li rispolveri, sono affidati in gran parte alla memoria, alcuni pezzi, per pigrizia o per scelta, non sono stati mai scritti, per esempio nel monologo Lu jurnu di tutti li santi….Allora si pone il problema della memoria scritta e orale….E qui ce ne sarebbero di cose da dire…
Si pone il problema di “cosa fare” con un patrimonio di tre monologhi raccolti e preparati, li prendo come un laboratorio di passaggio, qualcosa che mi serviva per…andare oltre? Un po’ di esperienti tra il capriccio e l’impegno politico itinerante e cantastoriale? Qualcuno ha detto “Hai questa passioncella e vuoi coltivarla”, con tono positivo. Io non so da dove viene e dove va questa passioncella, nel momento in cui scrivo mi sembra tutto così, se non superfluo, inutile (ma cosa è utile, in fondo in fondo?), forse perché il silenzio ti porta a coltivare il silenzio? Demotivazioni e depressioni varie? Momentanee? Personali? Mi ricordo che un anno fa, dopo una perdita amorosa, anche per compensare, mi buttai sulla stesura di Milano chim’era. Oggi, nel pieno di un’altra perdita (o sconfitta o liberazione?) mi ributto su Milano chim era. Con questo senso di inutilità e di futilità (sano?).
Ieri sera sono scappato da Sesri Levante dove ho fatto un po’ di ritratti durante l’Andersen Festival. Ieri sera c’era il bell’Ascanio (Celestini). Tanto acclamato e idealizzato. Io ci ho avuto degli incontri casuali e dolorosamente illuminanti con lui. E, paradossalmente, credo sia uno come li che deprime quelli come me. Deprime e…Incoraggia. Ma questi sono altri discorsi, già fatti e rifatti…
Proprio oggi leggevo su Diario di aprile un pezzo di un mio quasi coetaneo che si chiedeva se Fazio e la Dandini non siano parte di quel potere che vorrebbero e dovrebbero combattere. Oltre a Fazio e la Dandini io ci metterei Celestini, Travaglio, Grillo, Cammilleri….Deprimenti e incoraggianti, per chi, sommerso, si ostina a raccontare senza finanziamenti e propulsioni editoriali, ma era davvero interessante il pezzo di cui prima, magari riporto qualche pezzo.
L’autore è Cristiano De Majo, il titolo In nome di cosa continuiao a sentirci migliori?
“Viviamo per altro, una sindrome di trincea, in ragione della quale finiscono per essere privilegiati gli autori e le opere schierati aprioristicamente, rispetto agli sguardi obliqui, dissonanti, disturbanti e realmente anticonformisti” (p. 85, Diario mensile, aprile 2009)
MILANO CHIM ERA
Un viaggio, in treno possibilmente…Ma anche un viaggio dentro una città, Milano..chim era
Bianciardi com’era, è il titolo di un libro scritto da un amico di Luciano Bianciardi. Sono alcuni pezzi de La vita agra di Bianciardi che “colorano” l’inizio di questo racconto con chitarra e voce. La voce è quella “epica” e intergenerazionale di Agro, nipote di Paolo…Paolo lavorava in una miniera di zolfo vicino Caltanissetta…Anni ’50…Poi emigrò a Milano….Agro vive a Milano, ha circa vent’anni nel 2006, quando, leggendo le lettere del nonno a un suo amico milanese (Lauro), si trova a passare per Corso Buenos Aires, è l’11 marzo….E’ in questo momento del racconto che inizia (e finisce) il racconto….dalle lettere del nonno si passa alle lettere dal carcere….perchè Lauro, senza capire perché, viene arrestato insieme ad altri “antifascisti”….Questo racconto inizia con i canti di Rosa Balistreri e Buttitta e finisce con una canzone dedicata a un autobus simbolo della Milano che io ho vissuto e mi porto dentro, un autobus che significa tanti e tanti viaggi e tanti incontri mancati, si chiama “95 Rogoredo”.
Da tempo pensavo di scrivere qualcosa su Milano, poi mi sono accorto che molto di quello che volevo scrivere era stato scritto, prima di me, ho trovato ne La vita agra una parte pregnante di quello che sentivo e avrei voluto scrivere su Milano. I fatti dell’11 marzo mi hanno coinvolto perché potevo esserci anch’io, magari per caso, come due ragazzi arrestati perché mangiavano il gelato lì vicino (e poi rilasciati). I fatti dell’11 marzo mi hanno permesso di dire e scoprire (anche con piccole ricerche e una udienza del processo al quale ho assistito)che cosa vuol dire Nuovo ordine mondiale, dal 1991 in poi, per intendersi, e mi interessava capirlo dal di dentro, dal punto di vista delle carceri per esempio, lungo una linea di ricerca segnata dai canti di Rosa Balistreri e Ignazio Buttitta, qualcosa che non si può fermare alla documentazione distaccata, ma diventa sentimento, qualcosa che non si può dire, ma che si deve urlare, con chitarra e voce.
martedì 7 luglio 2009
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