lunedì 29 aprile 2013
Da Como a Lugano in bicicletta per Marco Camenisch, 28 aprile 2013
29 aprile 2013, Legnano
Miracolati! O comunque fortunati! Perchè ieri le previsioni del tempo erano pessime per chi, come noi, voleva avventurarsi da Legnano a Lugano in bicicletta! E sì che da Legnano a Como pensavamo di farla in treno e poi da Como a Lugano, da lago a lago, in bicicletta, ma le previsioni erano proprio a partire da Como e soprattutto avvicinandosi a Lugano che diventavano poco rassicuranti. Ma alla fine ce l'abbiamo fatta, miracolati, o quasi. Perchè ci siamo beccati solo un paio di chilometri di pedalare sotto la pioggia, non molto forte. Ma poi quando 'nfurzà ci siamo fermati e riparati sotto la tettoia di un Hotel chiuso (per crisi?) all'ingresso di Lugano. Un'altra "pausa pioggia" l'avevamo fatta all'altezza di Mendrisio, dopo che era finita la salita che da Como porta a Chiasso, una salita che mio cugino Filippo, che abita a Cantù, ci aveva sconsigliato, addirittura ci aveva detto di prendere il treno da Como San Giovanni fino a Chiasso, cioè alla fine della salita, "perchè tra Como e Chiasso c'è una salita bestiale". E invece noi avevamo scelto di andare subito da Como Nord Lago (una delle quattro stazioni di Como) fino a Chiasso in bicicletta, sfidando la salita "bestiale". Ma come spesso capita, quando si teme il peggio e non si conoscono alternative, il peggio diventa "meno peggio" se si scoprono le alternative, e noi, in quanto ad alternativa, non ci scherziamo (si fa per dire). Cu avi lingua passa lu mari, direbbero certi saggi siciliani, e infatti noi la lingua ce l'avevamo. Avevamo anche i tre panini preparati amorosamente da M., la compagna di F., prima di partire. E quindi, dopo aver chiesto informazioni per evitare la salita "bestiale", ci hanno subito consigliato di andare verso un paese che finisce in aggio o eggio ed è anche famoso per qualcosa ma io adesso non c'è verso di ricordarmelo. Però non ci hanno fatto mancare i commenti e le espressioni di stupore ("ma andate fino a Lugano in bici!", sono meno di 30 km da dove eravamo noi, come se altri come noi vestiti da ciclisti non facessero la stessa cosa o anche di più, ma se sei sportivo sei superman, e se sei casual sei sfigato? Com'è sto fatto? Manco dovessimo fare 100 Km! E anche quando? Io l'anno scorso ho fatto 100 Km in bici da Montepulciamo a Siena affrontando la salita di almeno 5 Km da Orvieto verso Bolsena ed era fine giugno!).
Allora riusciamo ad aggirare la salita e ancora pioggia niente, anche se la strada è bagnata come avesse piovuto fino a pochi minuti prima e le nuvole grigie con pochi spiragli di azzurro. La salita non ci sembra così terribile, e neanche tanto lunga, e siamo già alla fine della salita, ma quando finisce la salita, arriva la pioggia. Siamo a Mendrisio, e quindi, visto che è domenica e i negozi sono chiusi, abbiamo molte possibilità di ripararci o fermarci davanti negozi con tettoie davanti, tipo una concessionaria di automobili che, la domenica ce la manda buona, è chiusa come tutti gli altri negozi e ci possiamo riparare davanti, tra due grosse automobili nuove di pacca ed esposte per la vendita, le automobili sono fuori, sotto la tettoia davanti l'ingresso della concessionaria, dove ci appostiamo noi. E, visto che è già mezzogiorno inoltrato, decidiamo di condividere e "aggangare" il primo panino con prosciutto crudo, cotto, insalata e formaggio della Valtellina che i genitori di F. gli hanno portato dalla Valtellina e che M. ha messo dentro il pane per la gioia del nostro palato e del nostro rinforzo. Anche se siamo un pò "sazi" per la torta di mele ingurgitata quasi al volo (più io che F.) preparata due giorni prima dalla compagna di F. e di cui era rimasto l'ultimo “pezzone” che stamattina abbiamo provveduto a far fuori. Avevamo mangiato la torta alle 9, che F. non mi aveva svegliato, io pensavo che mi svegliasse e non mi ero puntato la sveglia, e avevamo il treno da Legnano per Milano alle 9 e 20!
Dopo aver finito anche un secondo panino condiviso (cioè uno a testa, ce ne rimane uno, erano tre) di accorgo che davanti a noi, dall'altra parte della strada, c'è un'osteria, un bar, allora propongo a F. di andarci a riparare lì e magari bere una bevanda calda. F. accetta alla condizione che offrirò io. Lui effettivamente, oltre all'ospitalità di questi giorni a Legnano, mi ha "offerto", in base a una formula delle ferrovie Trenord, il biglietto fino a Como, perchè per gli abbonati (e lui è abbonato), fino a maggio Trenord consente di far viaggiare gratis un amico nei fine settimana.
In compenso, la cordialità del capotreno che non ci fa pagare i biglietti per le biciclette, si scontra con i due bagni chiusi! Tutti e due fuori servizio! Ma io ho un incombenza, e la capotreno donna mi apre il bagno, che scopro essere fuori servizio per eccesso di zelo! Cioè c’è tutto, non è neanche tanto sporco, manca solo la carta igienica. Io ho visto treni in Toscana e in Sicilia e dovunque che più fitusi e sporchi sono considerati agibili! Intanto ho il problema della carta, una signora mi presta i fazzolettini e dopo…visto che non bastano, si chiude con le salviettine imbevute che non posso utilizzare in bagno perché il capo treno ha già chiuso le porte del bagno fuori servizio! F. mi vede fare l’operazione lontano da sguardi indiscreti e dice che dovrei fare una cosa del genere davanti ai giornalisti che ci aspettano a Como (ipotetici, avvisati da mio cugino F. ma che all’ultimo non verranno, pubblicheranno ma non verranno all’appuntamento alla stazione di Como, meglio così! Non riesce a venire manco F. perché deve far visitare il piccolo suo virgulto che non sta molto bene proprio stamattina.
All’Osteria
All’Osteria entriamo che piove a dirotto e sempre di più. La signora con gli occhiali, che è la oste (o ostessa o ostess??) è seduta su un tavolo che legge il giornale. Un uomo è appostato fuori, davanti la porta e fuma una sigaretta, e una donna seduta attorno a un tavolo rotondo posto tra il bancone e la porta d’ingresso. E’ ampio lo spazio di questa osteria. Ci facciamo fare due thé e mangiamo due cornetti. Io intanto leggo messaggi che mi arrivano da città dove nei prossimi giorni farò altre tappe, ma intanto adesso ci troviamo in territorio svizzero e non posso richiamare perché mi costerebbe troppo o dovrei avere un’altra scheda, evito di chiamare e rispondo solo coi messaggi ai messaggi e anche a chi mi chiede di richiamare. La signora si rivela gioviale e quando le dico che arrivo dalla Sicilia per una tournéé in bicicletta mi dice che lei è di Messina! Poi scambiamo qualche parola anche con la donna e l’uomo che nel frattempo è rientrato e si è andato a sedere accanto alla donna. Intanto piove sempre più forte, il “diluvio” annunciato dalle previsioni meteo è arrivato, anzi, a detta della signora e dei due seduti anche stamattina qui ha piovuto di brutto, dopo una parvenza di apertura e di schiarite in prima mattinata. Dopo un po’ chiedo alla signora se avrebbe un computer per connettermi e leggere qualche mail. Lei mi dice che mi può prestare il suo, è un Tablet, l’ho usato pochissime volte o forse mai, dopo un po’ di tentativi riesco ad aprire la mail e leggo due o tre mail. Dopo un po’ però la signora ci annuncia che deve chiudere all’una, e siccome mancano pochi minuti, e nel frattempo ha quasi smesso di piovere, ci prepariamo per rimetterci in cammino.
L’arrivo a Lugano è trionfale, nel senso che non riusciamo a credere di aver fatto la strada senza salita e quasi senza pioggia! Gli ultimi due chilometri ce li facciamo sotto una lieve e incessante piogerellina. Ci ripariamo davanti a un Hotel chiuso e di fronte ci sono case a schiera abbandonate, F. dice che la crisi colpisce anche Lugano. Dopo aver consumato l’ultimo panino proseguiamo verso il fiume, verso il lungo lago, verso il centro e verso…Il Molino. Al Molino arriviamo che ha ripreso a piovere. Arriva anche M. che era quello con cui avevo il contatto per fare lo spettacolo. Verso le sei siamo già dentro questo Molino che fa parte di un complesso di Molini occupati e ristrutturati e autogestiti a partire dal 1996, se non ho capito male. Faccio lo spettacolo all’ora dell’aperitivo, M. è scettico: pensa che arriverà poca gente: in un Centro Sociale, per vedere un monologo teatrale, di domenica pomeriggio con la pioggia….arrivano i nostri. Sono una ventina e tutti presi, attenti, coinvolti, il 3 luglio in Val di Susa rivive negli occhi, nelle parole, nel canto….Dopo il mio spettacolo c’è la cena, fagioli all’uccelletto e polenta, cena benefit per il movimento Notav. Dopo la cena inizia a cantare Davide, che viene da Torino e dalla Val di Susa, lo avevo conosciuti tre anni prima all’Asilo Occupato dove avevo fatto Amico treno non ti pago davanti la porta dell’Asilo, all’aperto, era maggio. Riconosco anche la sua compagna con la quale si spostano in camper, anche lei l’avevo incontrata in quel di Torino nel lontano 2010. Davide canta canzoni che affondano le radici nella lotta, nella rabbia e nella dignità, con una chitarra e tanti microfoni! Cioè microfono, mixer due casse grandi e…forse c’è anche un altro microfono, perché anche Lio, un ragazzo di queste lande, cioè luganese, canta nelle pause del concerto di Davide. Tutti e due cantano di Val di Susa, Scorie nucleari e altre storie desiderose di essere cantate e raccontate al di là delle tempeste mediatiche che rubano l’anima e la dignità alla verità più viva e profonda! Grazie a Davide e Lio! Voglio invitarli in Sicilia alla rassegna Racconti e canti in campagna.
Su Marco Camenisch c’è poco da dire, qui lo conoscono tutti o quasi. I libricini stampati in A4 da M. (“Marco Camenisch non c’è“, quelli che ho stampato in A5 a Pietraperzia e fotocopiato a Tarquinia e distribuito lungo il cammino) vengono distribuiti a offerta libera insieme al mio dvd con lo spettacolo Lu jurnu di tutti li santi. Restiamo in contatto con alcuni di loro per tornare a luglio nei Grigioni (la terra di Marco) dove a luglio fanno una rassegna di teatro, magari! Di Marco si parla in alcuni manifesti affissi alle pareti o ai pilastri della Bettola del Molino. In una, c’è scritto quello che io avevo già intuito e forse già scritto nel libricino: Marco Camenisch è al centro di una strategia di matrice elvetica ma forse anche europea, che negli ultimi anni, attraverso l’impiego di psichiatri e psicologi e assistenti sociali tendono e provano ad annullare la dignità profonda della persona, quella che io già nel libricino ho chiamato “lagerizzazione”, cioè psichiatrizzare le scelte e le idee oppure annullare la persona, costringendola ad abiurare. Quindi un accanimento sulla volonta e capacità di Marco di non usare psicofarmaci e di trovare nella scrittura epistolare e nella traduzione una “defrustrazione” come la chiama lui. E’ qualcosa di nuovo, sul quale concentrare le nostre attenzioni, come sempre non riguarda solo Marco Camenisch e i detenuti politici che non si dissociano, ma ognuno di noi a gradi, a diversi livelli, è qualcosa di nuovo col quale dobbiamo fare i conti, sarebbe sbagliato e irresponsabile liquidare tutto ciò come meccanismi “normali” del carcere: non dobbiamo accettarli come normali e dobbiamo capire dove vanno a finire, nascondersi, chiudere gli occhi, è complicità. Anche Marco dice che se tutto ciò non servirà a farlo liberare, bisogna insistere nel tentativo di capire e di smantellare tutto ciò, io me ne rendo conto anche per me, senza le lettere di Marco non avrei mai capito alcune dinamiche profonde del carcere, del carcere politico ecc. ecc. In tutto e con tutto ciò potrei scrivere meglio e ancora qualcosina ma sono rimasto raffreddato al Molino perché quando mi cambiavo la maglia per indossare il “costume di scena” (una tuta/pigiama nero!) non ho messo il maglioncino sopra pensando che non c’era di bisogno, ma l’umidità e la stufa accesa da M. e subito spentasi…hanno fatto il resto. Probabilmente il mio corpo (e questa è la teoria naturopatica!) aveva bisogno di riposarsi e decongestionarsi e si è rilassato e sta rigenerandosi, si sta dedicando all’espulsione delle tossine in sovrappiù, anche se c’entra lo sbalzo della temperatura corporea, comunque, in tutto ciò vorrei scrivere altre cose soprattutto “incontri speciali” sul treno senza biglietto da Tarquinia a Pisa del 24 aprile. Ma magari dopo, ora concludo dicendo che grazie a mio cugino F. hanno pubblicato la notizia della mia tournée in bicicletta per Marco Camenisch sul sito ecoinformazione.it. Grazie F. e grazie a tutti quelli e quelle che stanno camminando per capirci qualcosa in questo mare di mmerda che ci sommerge.
martedì 23 aprile 2013
Santi, Tunisia e donne "magiche" sulla nave palermo Civitavecchi del 21 aprile 2013
solito ingorgo, e solita fretta e solito...pressing di aneddoti e memorie da dissotterrare...intanto adesso vado a scaricare e poi torno. Ecco, sono tornato, non entriamo nei dettagli dello "scarico", adesso però mi sento sollevato, allegerito, allegé. Il sole splende a Tarquinia, e entra dalle finestre della casa di E., B. e la loro figlia M., che mi stanno ospitando con un calore e un'apertura di altri tempi...comunque, poche ciancie, ci sono cose da raccontare e c'è poco tempo per faarlo. Solo un cenno sul viaggio e sulla nave da Palermo a Civitavecchia. Vorrei dare molti altri dettagli ma sento che la pressione del tempo mi stronca, mi uccide, uccide il racconto, allora, mi fermo, e respiro. Da dove comincio? Che buon odore!, dico a B. che sta sfornellando con una padella in mano, "patate", mi risponde lei, ma c'è qualche aroma, altro che.
svuotamento
infinito
ecco cosa
dopo sforzo fatica ossigeno
convivio pedalo anelo
disgelo
convolo riannodo mi involo
(scritto a mano sulla buista del biglietto della nave, San Cataldo, 20 aprile 2013)
dalla radio arriva la versione de La canzone di Marinella, di Ornella Vanoni. Può essere che sia Mina. Ah c'è anche la voce di De André. In questi giorni canto spesso La canzone del maggio di De André, è una fissa, un disco incantato che ci ho dentro. E oggi D. mi ha detto che le piaceva sentire la mia voce mentre la cantavo...in bagno! E osservavo come uno può cantare senza pensarci e qualcuno ti può sentire e goderne e...punto!
Allora, questo diario sarà "tirato", non riesco a fare selezione e ho pochissimo tempo, perdo il...ma cominciamo. Solo una cosa del viaggio in nave: Grandi Navi Veloci, ma una nave strana rispetto a quelle che ho preso negli ultimi mesi: intanto il salone bar non è sviluppato in larghezza ma in lunghezza, la gente si siede sui divani e le poltrone ma è come trovarsi in un corridoio, mi da quasi fastidio, altri appoggi per sedersi sono vicino le porte di entrata, poco personale che da informazione sui posti a sedere, tanto che ci metto un poco per capire che le poltrone sono al ponte 9, altra novità: non ci sono televisioni nelle sale, ma forse questo l'ho già scritto nel diario di ieri da Civitavecchia non pubblicato sul blog ma spedito via mail a poche persone. Accanto a me un uomo e una donna. Una coppia di circa sessant'anni. Sono di Riesi. Lei sta leggendo un librettino, le chiedo di cosa si tratta, mi dice "Associazione Pio X", un'associazione di cattolici integralisti, non credo si possa parlare di congregazione. Avevo conosciuto un prete di questa associazione in Francia, a Toulouse, ci aveva cacciati a me e a Emilia, la mia fidanzata di allora, da una casa vuota che avevamo occupato con il sostegno di alcuni altri squatters di Toulouse, tre anni fa. Non gli racconto questi dettagli, la donna e l'uomo mi confermano l'integralismo, ovviamente per loro è un vanto o un motivo di cui andare fieri, il fatto che questa associazione è un di quelle "che non hanno accettato il Concilio Vaticano II". Intanto vedo e scopro sempre più tunisini che fanno le preghiere in ginocchio o inchinati sulle ginocchia fino a terra. L'uomo mi dice che questa nave è quella che fa la tratta Tunisi-Palermo, non credo provenga direttamente da Tunisi ma a giudicare dai tanti tunisini incontrati sulla nave non lo escluderei. Dopo un pò di chiacchiere con la coppia di Riesi mi siedo e sto un pò a riposare. L'uomo dice "ma cosa è cambiato dopo il Concilio Vaticano II? tutto è andato peggio", la moglie lo invita a non esporsi troppo e fa la vaga e la mitigatrice dicendo "Questo noi non lo possiamo dire", e riprende a leggere il suo libretto che parla delle vite dei santi, come mi dice lei. Poi ci sono altre donne sedute poco lontano da loro. (io rifletto sulla miseria dei paesi come Riesi e tanti altri in provincia di Caltanissetta dove l'integralismo attecchisce in misura proporzionale alla miseria) E la donna che stava leggendo il libricino intanto si avvicina alle altre donne, c'è anche una ragazza, tre donne ultracinquantenni e una ragazza meno che ventenne. La donna del libretto comincia a parlare del più e del meno con le altre donne (che sono della provincia di Palermo) e poi arrivano all'argomento religioso, allora la donna del libretto spiega che prima la messa si diceva con le spalle rivolte alla platea ed era meglio perchè il prete si rivolgeva a Dio cioè al tabernacolo, il marito rinforza le sue parole intervenendo ogni tanto. La donna dice che loro vanno a trovare i figli in Romagna e che nell'occasione partecipano alle assemblee dell'associazione San Pio X perchè a Bologna c'è un gruppo e un centro appositi. A un certo punto mi incuriosisco e miintrufolo nei loro discorsi con domande saltuarie. Una delle signore "palermitane" (in realtà sono delle zone di Portella della Ginestra, Corleone e paesi vicini) dice che lei è stata in certi luoghi santi ma, dice, non è che non ci credo, ma nun m'aspira, nun mi sintu aspirata". A me viene da ridere e penso a quello che mi diceva Matilde prima di partire, e cioè che ultimamente lavora in certi locali dove canta insieme ad altri musicisti africani e vede molte donne che cercano cazzi neri (cioè di africani) e le viene male accettare tutto ciò e quindi la butta sull'antropologia! Anch'io al butto sull'antropologia, una signora dice che non la convince molto Medjugorie però ha visto un tipo che aveva la madonna di Medjugorie stampata sulla spalla destra! Non capisco in che senso, mi viene da ridere, è una foto che lei ha visto, credo, di un signore con questa madonna stampata sulla spalla, tra il petto e la spalla. Poi la signora del libretto si mette a raccontare una storia aneddotica di San'Annibale Maria di Francia, che è un Santo di Messina e che aiutava i poveri e che il 1° giugno c'è la festa a Messina e lei ci va e ha comprato un fiore che non ricordo qual'è ma lei diceva che lo compra e lo porta a casa e dopo un anno anche se è secco rilascia un odore particolare. Credo che basti questo, adesso dovrei tornare al diario di ieri e di oggi, ma cambio post, lo publbico nel post successivo
sabato 20 aprile 2013
1° tappa da Pietraperzia a San Cataldo
Mentre nelle orecchie mi arrivano le osservazioni sul terrorismo a Boston, con le parole "A Mogadiscio qualche giorno prima 54 morti dopo un attentato in Tribunale, e nessuno ne parla", è un uomo al bancone che lo dice. Mentre ho nelle orecchi e mi interesso, ho tante cose negative uscite dal mio corpo durante la strada vissuta e incorporata tra Pietraperzia e San Cataldo. Sono al Bar Dam in questo momento, in via Babbaurra, a finaco del bar c'è il portone dove è posteggiata la bici, nel piccolo sotto scala. Sono arrivato alle 12 circa San Cataldo. PArtito da casa stamattina alle 8,00, ma poi tornato a casa perchè avevo dimenticato la catena e il catenaccio. Filippu Spilacciu mi diceva che poteva accompagnarmi alla catina, cioè all'ingresso di Barrafranca. Ero da Di Prima, ho comprato la Republica prima di partire. Avevo quasi un'ora di anticipo sulla tabella di marcia. Prima delle 8 e 30 ero da Luciano il gommista che mi ha gonfiato le ruote e mi ha dato la benedizione neocatecumenale, Shema Israel, Israerl ecc. ecc.
Alle nove meno qualcosa ero a casa di Enzo e Concetta già pronti con le loro divise da ciclisti, e Concetta mi ha fatto un regalo bellissimo: un sacchettino con dentro il torrone fatto da lei o comunque fatto in casa. Mi ha salvato dalla "dibulizza", sonoa rrivato a San Cataldo senza fare nessuna pausa "pranzo". La strada del Besaro (ponte Besaro, antica strada da Pietraperzia e da Barrafranca per Caltanissetta)ci aspetta. Io pensavo e temevo di poter incontrare le pecore e i pastori e i loro cani al pOnte Besaro, dove c'è una masseria (na mannira) in corrispondenza col ponte. Ma il "battesimo" delle pecore ce lo danno i pastori e i loro cani che incontriamo già alla partenza, o quasi, in corrispondenza e anche un pò prima di arrivare da Giorgio, che abita dopo due chilomentri dall'uscita di Pietraperzia. A Giorgio consegno il libricino appena stampato Marco Camenisch non c'è, appunti e aggiornamenti di una non liberazione. Poi continuiamo a pedalare, incalzati dal pecoraio che ci dice che più in fretta andiamo meno possibilità ci sono di incontrare cani. La partenza è in linea con le dichuiarazioni in Tribunale di Marco Camenisch: "sono un pastore, contadino e cacciatore della Alpi Retiche". In questo caso i pastori ci sono, ma non sono ribelli nè fanno saltare tralici come MArco, forse fanno saltare i nervi quando invadono i terreni altrui..come spesso capita da queste parti. E invadono anche le strade. Infatti, dopo un pò di chilometri di poesia e colline verdi che ci circondano, arrivano incontro a noi le dolci e mansuete pecore foriere di cani e tutto il resto. Per evitare di farci "travolgere" dal gregge torniamo un pò indietro fino a una stradina chge scende verso il fiume. E' un'idea di Concetta sempre pronta a trovare una via di fuga. Di lei e di suo marito Enzo mi piace che sono atletici (vanno spesso a pedalare fino a Piazza Armerina o anche oltre) e anche conviviali, soprattutto Concetta, che durante il tragitto mi parla spesso e io le parlo pure di svariati argomenti. Da Marco Camenisch alle mie storie sentimentali recenti, da Medjugorie a Padre Pio, Concetta mi dice che non sopporta molto il fanatismo legato a Padre Pio. Non pensavo arrivassero finoa Caltanissetta con me, il programma era che dovessero arrivare a metà strada, cioè al Ponte Besaro. E invece..ci lasciamo alla zona industriale di CAltanisetta. Io proseguo fino al Bar bloy, entro e chiedo di farmi riempire la borracia dell'acqua. Poi proseguo per San Cataldo, e ora sono qui, pieno di vita e di sole e le gambe leggere, li gammi liggi, cioè rilassate e toniche e...ancora devo mangiare, ho fatto un aperitivo al bar Dam che ci sono i divanetti e una copia de La Sicilia di ieri dove c'è l'articolo con la mia foto e la notizia della mia tournée e di Marco Camenisch. a presto, Angelo
giovedì 14 marzo 2013
A Niscemi, 2 e 3 marzo 2013
A Niscemi, 2 e 3 marzo 2013
A Niscemi non ero mai andato, pur essendo nato e abitato per vent’anni e più a Pietraperzia, cioè a meno di 80 km da Niscemi. Se non era per il MUOS forse non sarei mai andato. Non ero andato però neanche a ottobre del 2012, cioè circa sei mesi fa, per la manifestazione contro il MUOS. “Forse è un bene che ci sia il MUOS”, mi dice M., che mi ha ospitato nella sua casa di campagna non lontano dalla base della marina militare degli Stati Uniti, contrada Ulmo, o Urmo. “Capiscimi”, mi dice M., militante di una generazione più avanti di me. “Se non ci fosse il MUOS non ci sarebbe stata la mobilitazione che crea la solidarietà e la vitalità popolare che c’è adesso a Niscemi”. E’ un paradosso quello che dice Mario, ma è significativo. M. è un po’ deluso da certi meccanismi di “divisione e di esclusione” che si sviluppano nel circuito del presidio No MUOS che c’è in contrada Ulmo. Ci sono due presidi: per capirci, con M., un po’ scherzando, diciamo che c’è il presidio delle mamme, e quello dei figli!. Le delusioni e le divisioni di cui M. mi parla si riferiscono al presidio dei figli, secondo lui “egemonizzato” da alcuni militanti non di Niscemi. Che io conosco e quindi ascolto M. con cognizione di causa. Certi meccanismi li ho visti e vissuti anche in Val di Susa, quindi ho cognizione di causa ad ampio raggio, direi a livello nazionale, dal nord estremo al sud estremo. Siamo a Niscemi, la terza città per popolazione in provincia di Caltanissetta, dopo Gela e Caltanissetta, appunto, trenta mila abitanti. Un’economia basata sui carciofi! Vengo a sapere (ammetto l’ignoranza) che Niscemi è la città dove si producono più carciofi di tutta la Sicilia e forse di tutta l’Italia. E sono i carciofi arrostiti sulla brace, a terra, all’antica, che mangio la domenica a pranzo, al presidio delle mamme. Non so perché con altri ultratrentenni ci troviamo meglio al presidio delle mamme che in quello dei “figli”. “Sarà l’età”, dice uno dei quarantenni con cui mi ritrovo al presidio delle mamme. M. mi accompagna al presidio delle mamme NoMuos il sabato pomeriggio, dopo il mio arrivo a Niscemi. In realtà non sono arrivato a Niscemi, ma a Ponte Olivo, il bivio che c’è tra Piazza Armerina e Gela, più vicino a Gela, a 15 Km da Niscemi. Avevo preso l’autobus da Caltanissetta per Gela alle 12 e 10. Passa da Enna Bassa e da Piazza Armerina l’autobus, un mini autobus di venti posti. A una fermata a Enna sale una ragazza che studia all’Università di Enna, è di Niscemi, non ci sono posti liberi, l’assistente dell’autista le cede il suo posto accanto all’autista e lui rimane in piedi fino a Piazza Armerina. A Piazza Armerina si libera un posto e la ragazza va a sedersi nel posto liberato. Io mi ci siedo accanto con la scusa che devo scendere al bivio Ponte Olivo. Mi dice che sa dei presidi e del MUOS. Stiamo arrivando in una delle zone più profonde della Sicilia, di una delle province che ha dato più uomini e donne all’emigrazione. Ma siamo vicino a Gela, dove c’è l’ENI, lo stabilimento di raffinamento del Petrolio. Un po’ di ricchezza c’è, pagata a caro prezzo ma c’è.
Sabato pomeriggio Mario mi porta al presidio. Ci sono un po’ di pozzanghere perché ha piovuto. Siamo in una zona di campagna. Superiamo il primo presidio e ce lo lasciamo alla nostra destra. E’ grande, ci sono due o tre tende montate su un terreno recintato, bandiere e striscioni appesi NoMUOS, in uno c’è scritto DIGOS amica di Comina ha aggredito anche stamattina, si riferisce al tentativo di metà gennaio di bloccare i camion della Comina (una ditta di Catania incaricata dei lavori per montare il MUOS, antenna satellitare di intercettazione di armi come i droni e non solo), quando la Polizia caricò giovani e vecchi, mamme e figli. M. e sua moglie mi dicono che tutto iniziò a fine novembre, quando loro due e altri pochi abitanti di Niscemi cominciarono a bloccare i camion che dovevano entrare dentro la base, e pensavano che portassero la Gru e i pezzi dell’antenna da montare (il MUOS). “Non ci sembrava vero che in così pochi riuscivamo a bloccare i camion”, poi arrivarono i rinforzi a via di sms ma arrivarono anche i poliziotti in tenuta antisommossa.
Superiamo il primo presidio quindi, e arriviamo, dopo due chilometri di strada di campagna, al secondo, è un gazebo, non vi si può dormire, mentre l’altro è un tipo di baracca prefabbricata modello chalet, dove ci sono due divani e un letto. Il presidio delle mamme è un gazebo, è montato davanti il terreno e il promontorio dove ci sono una quarantina di antenne satellitari che sembrano ragnatele, con tutti i fili e i tiranti. Io non sapevo nulla di queste antenne, eppure sono qui da almeno vent’anni, sono una ventina, mi diceva M., una mia amica di Palermo, M. e altri del posto mi dicono che sono una quarantina. Il gazebo delle mamme è qui da gennaio, dal giorno in cui ci furono le cariche e i tentativi di bloccare i camion. Quasi davanti al gazebo, dall’altra parte della strada, c’è l’ingresso alla base militare o postazione che dir si voglia. C’è scritto Marina Militare USA nei cartelli appesi al recinto. La mia prima delusione è che ci sono poche persone al presidio delle mamme, e soprattutto poche mamme: due! E altri quattro uomini, mariti, amici. Mi presento e si presentano. Dico che sono siciliano di un paese qui vicino. Uno di loro lo conosce, mi fa nomi di miei compaesani, altri osservano guardinghi e ironici. Una delle due donne mi dice il suo nome e poi quando lo richiedo perché non me lo ricordo me ne dice un altro. C’è un clima di ironia tipico di questa parte della Sicilia. Ambiguità volontaria, tipica di un popolo diffidente e ironico, di un ironia amara, teatrale, che mantiene una dignità di fondo. Rimango un po’ di tempo al presidio. M. se ne va e mi dice che tornerà a prendermi quando lo chiamerò. Faccio due passi con un uomo dei pochi lì presenti. E’ pomeriggio inoltrato. Mi dice che fino a vent’anni prima lui e altri venivano da queste parti a caccia di conigli “Ce n’erano tanti”, adesso non vengono più, da quando hanno montato le quaranta antenne satellitari. “Non ci sono più conigli o molto meno”, non so se allude alle radiazioni delle antenne o alla presenza degli americani che rende meno sicura e meno praticabile la zona, forse è anche vietato venire a caccia da queste parti. Poi mi dice che domani ci sarà la grigliata. Dopo un po’ prendo un passaggio per tornare verso casa di M. e passare quindi dall’altro presidio. Mi fermo un’oretta al presidio dei “figli” prima di chiamare M. per venirmi a prendere. Ci sono tre o quattro ragazzi seduti o in piedi dentro la casupola. Ci sono due punti del tetto da dove entra acqua e due scodelle sotto a raccoglierla. E una ragazza seduta su un divano che parla con altri ragazzi seduti in cerchio intorno a lei. C’è un ragazzo molto alto che capisco che è venuto insieme alla ragazza. Sono di Gela. Il ragazzo ha pubblicato un libro sulle malattie cancerogene dovute alla raffineria di Gela. E’ anche autobiografico, perché il padre del ragazzo è morto di cancro dopo aver lavorato tanti anni al Petrolchimico. Il titolo del libro non riesco ad annotarlo, lui si chiama Daniele Paternò, ma ha anche un altro nome o un altro cognome che non ricordo. Mi parla un po’ del suo libro, mi sembra una persona pulita e coraggiosa, ha pubblicato il libro a sue spese, grazie a un suo amico che fa il tipografo, lo fa pagare 12 euro e dà il 30% delle vendite al presidio. La ragazza seduta parla con altri due o tre e cerca di spiegare che Beppe Grillo è stato da sempre vicino al Movimento Notav in Val di Susa, “non da poco tempo”. Lei e tanti altri a Gela e a Vittoria, mi dicono, hanno votato Movimento 5 stelle, sono zone depresse dove la miseria genera mostri come migliaia di persone devote e aggrappate a gruppi di preghiera cattolici dei più integralisti: rinnovamento nello spirito e non solo. Vorrei intervenire ma evito, sono momenti di grande fervore per i “grillini”. Ci penso l’indomani a quello che avrei potuto dire senza generare reazioni sterili: quello che dovevo dire alla ragazza è questo: Beppe Grillo è arrivato in Val di Susa nel 2005 e soprattutto dopo il 2010, quando la Val di Susa era appetibile come bacino di voti, già nel 2006 erano arrivati Bertinotti e Pecoraro Scanio (ero in Val di Susa in quei giorni) a fottersi i voti che prima i valsusini avevano dato a Forza Italia e alla Lega. Dopo un po’ vado a casa di M. L’indomani torno per la grigliata. C’è molta più gente. C’è molta più gente al presidio delle mamme che a quello dei “figli”. Arrivano da Vittoria, Palermo, Catania, Modica, Caltagirone. Oggi c’è festa ai presidi. Si inizia coi carciofi delle mamme. Ci sono quelle del giorno prima e tante altre. Donne vive, belle, occhi grandi, immensi, scuri, chiari, castani. Conosco C., la portavoce delle mamme NoMuos di Niscemi, la più “famosa”, che avevo visto in un video a casa di Mario, durante un intervento al Consiglio provinciale aveva parlato e spiegato le ragioni di rifiuto e di opposizione al MUOS. Avevo visto anche l’intervento di Enzo Traina, un professore di Niscemi, amico di M. e P., che parlava al Consiglio provinciale di Catania, parlava di guerra, di strategie di guerra nel mediterraneo di cui il MUOS è parte integrante. “Non è solo un problema di salute, è una questione strategica che farà della Sicilia un obiettivo militare, oltre che una postazione di controllo e di intercettazione satellitare”. Dopo i carciofi arriva anche la carne, la salsiccia soprattutto, i panini ripieni di salsiccia, una signora mi porge, a me e a un’altra ragazza venuta da Catania, un panino con la cotoletta, imballato nella carta stagnola, “l’ho portato da casa!”, dice la signora. Come i panini che mi preparava mia madre quando dovevo partire col treno da Agrigento Milano, che prendevo a Caltanissetta o a Enna! Dopo un po’ arrivano i registi e operatori di Vittoria, uno lo riconosco, ha capelli biondi e lunghi, poi mi dirà che mi aveva visto quasi dieci anni fa a Vittoria, dov’ero andato per proporre a un locale uno dei miei spettacoli di cantastorie, il locale si chiamava La mangiatoia, lui e altri lo gestivano. Adesso non c’è più, ma lui e gli altri, di cui quattro sono qui con lui, in macchina, stanno producendo “dal basso” un film sul movimento Nomuos di Niscemi, un documentario. Lo presentano oggi, cioè fanno una campagna di autofinanziamento, hanno già la locandina e tutto il resto pronti, per promuoverlo e chiedere una quota per autofinanziarsi, poi metteranno i nomi di chi ha acquistato una copia, si chiama Produzioni dal basso. Andiamo verso il presidio dei “figli” dopo aver mangiato carciofi pane e salsiccia e bevuto vino e chiacchierato. Incontro A., è venuto da Catania con altre due ragazze dell’associazione Manitese. Non lo vedevo da quasi dieci anni. Dai tempi che stavo in Sicilia, prima di ripartire per il Nord, 2002, 2003, 2004…A. si compra una copia del mio libro Amico treno non ti pago. Una copia l’ho lasciata in omaggio a M. e P. che mi stanno ospitando. Al presidio dei “figli” c’è tanta musica che si sente da lontano, quasi dal presidio delle mamme che è a due chilometri. C’è anche M. una mia amica e cantante folk di Palermo. Ha scritto una ballata per il movimento Nomuos e ha portato il testo per farlo leggere ai presidianti. I turni del presidio sono regolari: dalle 5 del mattino alle 8 di sera le mamme, in quello dei “figli” vengono a fare turni anche da Catania, sempre a partire dalle 5 del mattino, come mi dica T., di Catania. Dopo aver mangiato la pizza autoprodotta al presidio e bevuto ancora vino e chiacchierato e ascoltato musica e fatto altre cose, me ne torno a casa. L’indomani riparto. Di buon mattino. Alle sette M. mi accompagna a Niscemi, da lì farò autostop fino a Pietraperzia. La sera prima di partire, al telegiornale regionale di Rai tre, spuntano alcune mamme Nomuos che hanno partecipato alla giornata dell’Azione Cattolica Giovani a Niscemi. Mi ricordo di una di loro che la sera prima, al presidio aveva raccontato di essere stata lì. C’è anche il vescovo Pinnisi, della diocesi di Piazza Armerina (della quale fa parte Niscemi e anche Pietraperzia), che dichiara che devono essere gli scienziati e i politici a dire se è nociva o no. Una posizione moderata ovviamente, forse già tanto per un vescovo? O forse poteva esporsi di più? Mi ricordo anche delle mamme Nomuos di Caltagirone che erano venute al presidio il pomeriggio, tutte e due belle. Un ragazzo di Caltagirone mi ha detto che le donne di Niscemi sono molte belle. Ed è vero. Occhi grandi, immensi, e una dignità e una fierezza e una sensualità quasi dirompente.
Si ferma un uomo sulla cinquantina che mi accompagna fino al Ponte Olivo. C’è un’aria bella, primaverile, cielo azzurro. L’uomo mi dice che lavora all’ENEL di Gela, è una sindacalista CISL, mi dice che un anno fa gli avevano fatto un’intervista pubblicata da un giornale (La Sicilia o Il Giornale di Sicilia, non ricordo bene) in cui diceva che se il MUOS “è una cosa positiva, che non fa male, perché non lo fanno altrove, a Sigonella per esempio?”. E poi mi aveva detto che secondo lui i missili Cruise che dovevano istallare a Comiso sono a Niscemi, “non ci credo che se li sono riportati in America”. “E poi ho visto uscire tanti camion dalla Base di Niscemi, lo spazio per i missili ci sarebbe, sotterraneo ovviamente”. Da Ponte Olivo comincio a camminare verso Mazzarino Caltanissetta Barrafranca. Dopo un paio di chilometri a piedi in un paesaggio verdeggiante e che comincia a essere più irregolare rispetto a Niscemi e Gela, che sono pianeggianti, mi fanno salire in macchina tre tunisini che vanno a Caltanissetta. Scendo al bivio prima di Mazzarino, da lì mi accompagna un tipo fino a Mazzarino. Ha votato Beppe Grillo, non aveva mai votato, ma Beppe Grillo lo ha riportato alle urne. Da Mazzarino comincio a scendere verso Barrafranca, si ferma un tipo e mi lascia a metà strada, subito dopo si ferma un furgone bianco e mi fa salire. Si chiama Peppe, viene da Ravanusa e porta formaggi e ricotta a Barrafranca. E’ un mio coetaneo, è divertente, ha l’accento tipico delle zone dell’agrigentino, ma anche di Canicattì e un po’ anche di Serradifalco, che sono in provincia di Caltanissetta o più vicini a Caltannissetta ma come accento e cadenza della voce più vicini ad Agerigento. Mi dice, Peppe, che prega spesso, quando si sveglia, prima di mangiare e dopo mangiato, è un tipo gioviale e divertente. Quando gli dico che sono stato in Toscana la settimana precedente per fare spettacoli, mi chiede se non ho fatto l’amore con qualcuno della compagnia teatrale, “ma io sono da solo”, rispondo ridendo, e lui mi dice “è ovvio che devi ficcare quando sei forestiero, la prima cosa che uno pensa quando va fuori paese è ‘a ccu la ficcu a ccu la ficcu?’”, sembra uscito da un film di Alberto Sordi alla siciliana o meglio ancora Franco Franchi o Lando Buzzanca ma neanche, è troppo unico, un teatro vivente. Mi lascia all’uscita di Barrafranca verso Pietraperzia, mi dice che vuole vedere un mio spettacolo, mi lascia il suo numero e per memorizzarlo mi dice “scrivicci Peppiricotta!”. Da lì trovo un passaggio per Pietraperzia dopo poche centinaia di metri. E’ un preside di tre istituti professionali di Barrafranca, Centuripe, Valguarnera e un’altra città che non ricordo. E’ incuriosito dal mio spettacolo e dal mio libro Amico treno non ti pago. Mercoledì prossimo, 6 marzo, a Roma consegneranno il Premio Pace e Ambiente alle mamme NoMUOS di Niscemi. Giovedì 7 vengo a sapere che alcune mamme sono state “strattonate” dai poliziotti per far passare i camion, nello stesso momento in cui altre mamme erano a Roma. Una delle mamme “strattonate” finisce all’ospedale. Di ieri le ultime notizie: altri “strattonamenti” ad altre mamme. Me lo ha detto un mio amico oggi pomeriggio. Ho chiamato M. e me lo ha confermato. Poi sono andato a vedere sul sito NOMUOS.INFO e ho trovato le notizie scritte: perquisizioni a decine di persone di Niscemi, per cercare armi ed esplosivi. “tentativi di screditare il movimento, di sabotare la manifestazione nazionale del 30 marzo”, scrivono nel sito. M. mi diceva che sono tentativi di dividere e disgregare il movimento. Un film già visto e che continua in Val di Susa. Un film ancora da vedere e da vivere a Niscemi. “Gli americani non se ne vanno da Niscemi perché hanno i missili. Altrimenti potrebbero montare il MUOS anche su una nave, visto che serve a controllare e a intercettare obiettivi militari sottomarini”. Il viaggio continua…
Angelo Maddalena, Pietraperzia, 14 marzo 2013
lunedì 4 marzo 2013
così, plò plò
scrivere non so, scrivere non può, amò!
ingorghi di follie del quotidiano
parlano al mattino immenso e intenso
pecora e pastore
pagode
paguro
palore parole
giovedì 28 febbraio 2013
scuse e chiarimenti su Beppe Grillo e Padre Pio
Scuse e precisazioni a proposito di Don Gelmini Beppe Grillo e padre Pio
Mi volevo scusare e intanto ringraziare Valerio per avermi pubblicato tempestivamente lo sfogo dal titolo Don Gelmini Beppe Grillo e Padre Pio. Intanto quando dico che sono stato tentato di preferire Bersani a Beppe Grillo, volevo chiarire che io non voto da undici anni e in questi undici anni ho imparato a riprendermi la mia vita fino in fondo pagandone le conseguenze e assumendomi le mie responsabilità politiche e individuali. Quindi lungi da me “tifare” per Bersani, questo lo dico perché magari poteva non essere molto chiaro. Dal 2006, quando arrivai in Val di Susa, ho imparato che Bersani e tutto il PD fanno parte delle cordate cementizie della TAV e non solo. Sei davvero indipendente quando ti assumi le tue responsabilità fino in fondo e strappi la tua tessera elettorale o non vai a votare o pur andando a votare sei cosciente dei limiti del sistema elettorale e parlamentare in generale. Non sono neanche con chi e per chi fa le campagne antielettoralistiche, nel senso che anche lì ci posso essere limiti e irrigidimenti, una per tutte: accanirsi contro chi va a votare o contro il sistema elettorale deve avere anche un “freno” nella consapevolezza che ci sono molti agenti e fattori di condizionamento, pensando al futuro penso ai condizionamenti elettronici che potrebbero entrare nei nostri corpi nei prossimi decenni, quindi se vogliamo fare una critica del sistema la facciamo ad ampio raggio, ma comunque, mi sto dilungando. Però teniamo sempre fermo il punto che Beppe Grillo ha fatto il gioco di destra e sinistra perché gli consente di continuare a farsi mantenere da noi, perché se Beppe Grillo non avesse coinvolto tutta questa gente mandandola alle urne (perché poi quello ha fatto) milioni di persone si sarebbero rivoltate, e lo ha detto lui stesso dandogli ovviamente un accezione positiva: e cioè che ha visto tanta gente che gli diceva “io mi metterei a sparare” o farei cose folli. Attenzione: ce ne sono molti che non si metterebbero a sparare ma svilupperebbero comunque la loro istanza di rivolta. E questo lo dice anche Cristopher Lasch nel libro (la versione francese) La cultura del narcisismo: la gente dice che non ne può più dei politici però continua a votare, sa che sono ladri e criminali ma continua a votarli. Basterebbe essere coerenti fino in fondo, e questo porterebbe alla rivolta! Questo era il concetto che volevo esprimere quando parlavo dei voti di protesta che diventano di “finta” protesta se dati a Beppe Grillo. Poi l’ultima precisazione: quando dico che il 70% degli italiani invoca/vota Padre Pio parlo di un sottobosco: molti comunisti sono devoti di Padre Pio, quindi dico questo per invalidare ancora di più il sistema elettorale: il nostro credo profondo è a monte, noi votiamo ma il voto è sempre qualcosa di superficiale, la punta di un iceberg, l’altro giorno sul treno una signora mi ha detto che ha votato per Giorgia Meloni “perché mi è sembrata bella e brava”, perché diceva che avrebbe aiutato i giovani e cose così. Ma la signora stessa, come milioni di persone, e questo è venuto fuori con Beppe Grillo soprattutto, hanno votato per “rompere le uova nel paniere a Bersani e Berlusconi” (me l’ha detto uno a Carrara giorni fa), per “protesta” (molto vago questo voto di protesta, è una rabbia o una tendenza a scombinare le cose ma dando e delegando sempre ad altri, e quegli altri hanno comunque interessi, parteggiano, costruiscono qualcosa con “quella cosa che tu gli dai e che chiamiamo voto”, chiamiamola fiducia, devozione o come la vogliamo chiamare). Poi possiamo anche ricordare che padre Pio parteggiò per De Gasperi e lo sostenne con “le preghiere presso il Signore e con le parole presso i fedeli” per far trionfare il “partito dell’ordine”, in cambio di pressioni per farsi dare 250 milioni di lire di allora (fine anni ’40) per costruire la Casa sollievo della sofferenza (si veda Padre Pio, miracoli e politica nell’Italia del ‘900), di Sergio Luzzatto (Einaudi). Questo per chiarire, chiedo ancora scusa per essermi fatto prendere l’altro ieri dalla foga
mercoledì 27 febbraio 2013
diariodinaveeditreno infinitamente..
Dopo una settimana estenuante, a tutti i ilivelli, per me con sei spettacoli in sei giorni, tra Firenze e Lucca passando da Carrara e Pistoia, e mettici tutto il carico della settimana elettorale che si è scaricata sul lunedì, che per me è stato l’ultimo giorno di soggiorno in Toscana (scusate i giochi di parole apparenti ma sono tutti…insorgenti!)…ecco che mi accingo a fare una scorsa, un bilancio, un racconto. Il timore che avevo, dopo aver comprato la Repubblica stamattina a Termini Imerese, e dopo aver letto qualche articolaccio sulle elezioni, è che Beppe Grillo possa dividere i movimenti e le individualità in lotta più di come non lo avesse fatto l’Ulivo con Bertinotti nel 2006. Poi ho letto anche che Beppe Grillo ha riportato al voto 3 milioni di persone che non avrebbero votato, che è come dire “Quest’uomo è una bestia, è un pericolo pubblico”, ma al contrario, nel senso che lui stesso ha dichiarato di aver fatto da cuscinetto altrimenti in Italia ci sarebbe stata una svolta a destra e magari estrema, ma in codice sta dicende, e ci pensavo giorni fa, che lui rappresenta una destra mascherata, e neanche tanto mascherata, se è vero come è vero che scaccia l’occhio a Casa Pound ecc. ecc. Ma la cosa che più mi fa rabbia è che quest’uomo ha recuperato milioni di persone che avrebbero benissimo potuto autogestirsi la rabbia (molti voti per Beppe Grillo sono stati voti di rabbia e di protesta) e incanalarla in modo più efficiente e individuale ma anche organizzato, mentre adesso sono tutti incanalati e inscatolati nel corgiuolo del Movimento 5 S, comunque voglio evitare di accanirmi e di abbandonarmi al pessimismo, ma non volevo nascondere impressioni e spunti di riflessione.
Voglio che la mia vita non sia solo una vita da vivere ma una vita da raccontare perché da un racconto si impara sempre qualcosa, mentre in una vita intera si può non imparare niente, firmato Ch. L’ho trovato in una specie di post it attaccato in una bacheca di un bar (Il botteghino) di Sorbano del Giudice, appena fuori Lucca. Qui ho soggiornato due giorni d Massimo e Donatella, che oltre a organizzare un mio spettacolo all’interno di una festa di quartiere, mi hanno ospitato due giorni. E’ stata l’ultima tappa di una settimana di racconti teatrali che da Firenze Carrara e a Pistoia mi ha dato grande gioia e soddisfazione. Vorrei dire molte cose ma sarebbe troppo lungo, provo a partire dalla fine. Oggi sono arrivato al Porto di Termini Imerese da Civitavecchia, era la prima volta che sbarcavo a Termini, fino a oggi a Palermo e Catania. Da Livorno non ci sono più navi almeno in questo periodo, quindi da Lucca Donatella mi ha accompagnato a Pisa e da lì ho preso il treno per Civitavecchia. Ho regalato a Donatella una copia del libro Amico treno non ti pago, quindi prima di accompagnarmi lei mi ha detto “Possiamo partire anche poco prima perché tanto tu il biglietto non lo fai”, io ho detto che potrei anche farlo, ma poi siamo arrivati con più di mezz’ora di anticipo alla stazione di Pisa e io ho detto a Donatella che con tutto il tempo che c’era da aspettare potevo anche fare il biglietto. E lei mi ha detto “Ma perché? Se non lo vuoi fare non lo fare”, e quasi quasi mi sussurrava che c’erano tante cose belle da fare e da vedere alla stazione. Come per magìa mentre eravamo fermi al primo binario, lei con la mia chitarra sulle spalle e io con il mio zainone e la sacchina di stoffa sulle spalle, sentiamo un gridolino di donna. Viene dall’atrio della stazione. E viene verso di noi. La voce delle fanciulla è sempre stridula, lamentosa più che altro, urlo strozzato. Strozzata è un po’ anche lei da un uomo che la tiene stretta con il braccio attorno al suo collo. Dopo qualche secondo di interdizione deduciamo che quello è un poliziotto in borghese e lei, a detta di un capo stazione che li segue, “è una borseggiatrice”. Tutti e due scompaiono dentro l’ufficio della Polfer. Mentre cerchiamo di capire cosa succede e di stare attenti che non la maltrattino, ci arriva un suoni di chitarra. Io che mi ero avvicinato all’Ufficio della Polfer mi giro verso Donatella che era rimasta ferma e le chiedo da dove viene la musica. Lei mi indica uno dietro di lei, seduto per terra e con una bella chitarra di quelle tutte chiuse che non so come si chiama, e io mi ci avvicino. Gli vorrei dare soldi perché suona molto bene e perché ho un debole per gli artisti di strada (sarà perché per un po’ di anni l’ho fatto anch’io, con ritratti e chitarra?), ma non vedo né un cappello né un qualcosa che alluda a una richiesta di soldi. Alla fine si alza e prende il treno. Scambiamo due chiacchiere prima che lui prenda il treno per Firenze.
Poi salgo sul treno per Salerno che mi porterà fino a Civitavecchia. Prima di salire chiacchieriamo con Donatella e le dico che mi colpisce il fatto che lei non mi incoraggi o non mi invogli a fare il biglietto, di solito chi accompagna qalcuno che non ha il biglietto deliberatamente mette ansia, in modo esplicito o subdolo, della serie “Fatti il biglietto così stai tranquillo”, Donatella no, “Io lo farei, perché mi metterebbe ansia non averlo, ma se tu non vuoi farlo ti gestirai la tua ansia come sai e come puoi”. Salgo sul treno e l’ansia è lì, ma non è forte né pressante, Donatella mi indica un capo treno che sta andando verso la testa del treno e quindi faccio bene a salire a metà treno. Mi siedo in uno scompartimento con una donna che sembra interessante, legge un libro, capelli lunghi. Mi piace che c’è il sole dopo giorni di pioggia e di neve. Anche a Lucca, anzi a Sorbanello, domenica pomeriggio, a partire dall’una era spuntato il sole e avevamo fatto un po’ di passeggiate dalla Sala Parrocchiale al “barino” per bere una volta una biadina (con i pinoli, che ho scoperto essere tipica di Lucca e non l’avevo mai bevuta pur essendo venuto a Lucca almeno una volta ogni due anni negli ultimi sei anni) e in seconda battuta (o passeggiata) una China Massagli (anche la biadina è prodotta dalla Massagli, questo l’ho scoperto ieri prima di ripartire dal barino dove ho bevuto l’ultima biadina, e mi hanno detto che non si dice mai l’ultima, al limite si dice “la toppa”, che c’era un tipo al bancone che mi disse che una volta aveva bevuto 18 toppe!)
Dopo un po’ di piccole telefonate, appunti di viaggio e fermate di treno socializzo con la signora che alla fine compra una copia del mio libro Amico treno non ti pago ma me lo fa dedicare al figlio, lei è di Amalfi ed è stata a Genova per motivi clinici andata e ritorno in 24 ore. Dopo faccio un giro perché vedo che sta arrivando il controlman. E dopo un po’ torno. E alla fine arriviamo a Civitavecchia felici e contenti e debigliettati.
Da Civitavecchia via in nave per Termini. Arrivo stamattina dopo un viaggio bello in nave, ho anche potuto dormire meglio che l’ultima volta, che avevo preso la nave da Napoli per Palermo, due mesi e mezzo fa, ma i braccioli delle poltrone erano fissi e per stendersi nella fila di poltrone era impossibile o quasi. Stanotte invece si alzavano i braccioli e mi sono disteso e dormito a scaglioni, anche per via di una bimba neonata che ciangottava a sprazzi.
Da Termini devo prendere il treno per Caltanissetta, devo aspettare circa due ore, c’è una bigliettaia bella bruna sangusa, chiacchieriamo un po’ e le faccio un ritratto, mi dice che c’è un piccolo teatro e una libreria a Termini Imerese, ma biglietto non me ne faccio. Mi viene la depressione al pensiero di fare il biglietto. Al pensiero di “rasserenarmi” e non vivere l’ansia politica. Al pensiero che potrebbe succedere quello che successe l’anno scorso, e cioè che a Roccapalumba (coincidenza per Caltanissetta) ci potrebbero fare aspettare due ore, invece no, stavolta lei (Marianna) mi dice che non aspetteremo. Ma anche l’anno scorso a Palermo ci dicevano che non avremmo aspettato più di dieci minuti. Intanto telefono a Donatella, dico che è andato tutto bene e che continuo a gestire l’ansia. Salgo sul treno dopo quasi due ore. Mi siedo di fronte una ragazza con capelli lunghi e occhi azzurri, le faccio un ritratto e glielo regalo. Le dico che non ho il biglietto e lei dice che se passa mi fa il culo, ma poi mi dice che è già passato prima di Termini e che sono stato fortunato. A Roccapalumba scendo e e la coincidenza è lì. Sale un signore anziamo con due ruote in mano, due ruote di moto zappa, nuove, copertoni e camera d’aria. Mi dice che è di Vallelunga. E che è venuto a comprare i copertoni a Termini. Gli chiedo se c’è la stazione a Termini. Lui mi dice di sì. Una signora di fronte a lui dice “Fino a quando?”, lasciando intendere che manca poco che la chiudano. “E’ già chiusa veramente”, dice il tipo, “solo che ancora ci passano i treni, non c’è biglietteria attiva né niente”, solo 5 treni al giorno, aggiunge la signora. Io dico che ho saputo che stanno rimodernando la linea ferroviaria tra Palermo e Catania. “Ma saranno treni diretti”, dice la signora, “la cosiddetta Alta Velocità”, dico io, “Sì e le stazioni piccole le chiuderanno e non si fermeranno più i treni”, il tipo dice “ma ormai tutti con le macchine vanno in giro”, ed è bellissimo vederlo con le due ruote in mano mentre dice queste parole, “anch’io oggi potevo venire in macchina”, aggiunge. “Ma per chi non può o non ha la macchina..” dice la signora. E io penso al discorso che facevamo con Franco un mese fa, lui abita a Troia, e diceva molto realisticamente “Che cazzo fanno ferrovie tra l’altro veloci e più costose ecc., comunque i treni non li prende più nessuno, che ci aggiustino le strade almeno avremmo strade praticabili che in tante strade in Sicilia rischi di danneggiare la macchina o di sbandare ecc.”
Arrivo a Caltanissetta Centrale senza colpo ferire. Prendo l’autobus degli studenti e arrivo a Pietraperzia alle due e mezzo o forse le tre. Perché ho raccontato tutto ciò? Perché Donatella mi ha invogliato a scrivere di ieri e di oggi, perché è il primo viaggio in treno del 2013 (a gennaio non ero partito e ai primi di febbraio avevo sempre preso autobus da Caltanissetta a Palermo o da Pietraperzia a Catania o da Catania a Siracusa. Non per accanirmi con Beppe Grillo ma ci sono tre elementi che mi provocano a tornare a lui. La ragazza “strangolata” dal poliziotto in borghese forse era una romena, e Grillo qualche anno fa aveva detto che era stato un danno aprire le frontiere ai romeni e che era meglio rimandarli in Romania o una cosa del genere, ovviamente dopo che c’era stato la famigerata aggressione della donna nella metropolitana di Roma e che il primo sospettato era un romeno! Gli artisti di strada sono sempre più tassati, multati e cacciati dai centri storici delle città, non so Grillo cosa ne pensa ma non mi aspetto grandi aperture a giudicare dalla chiusura nei confronti dei romeni, ma forse esagero, forse sono troppo prevenuto. Per il biglietto del treno e per l’ammutinamento individuale e collettivo penso che Grillo, a occhio e croce, non so se sarebbe d’accordo, ma non posso dire niente. L’unica cosa che ho visto coi miei occhi è un video di Grillo in Val di Susa, il 3 luglio, c’ero anch’io ma queste immagini le ho viste nel video perché io ero nel corteo che attraversava il bosco e Grillo in quello “istituzionale” che partiva da Exilles e quindi non potevamo incontrarci. C’è un gruppo di persone che parlano sotto un albero per decidere cosa fare, se andare a sostenere altri compagni che stanno subendo cariche della polizia alle reti o no. Una ragazza che conosco, molto moderata, dice che è urgente andare, e anche altri, Grillo tratta da morto di fame uno che conosco e che dice che è urgente andare, e Grillo lo prende per il culo perché il tipo ha una bottiglia di birra in mano e quindi cerca di farlo passare per ubriacone mezza calzetta. Il tipo gli dice “buffone” e se ne va. Grillo tenta di proporre la sua “formuletta”, “fate come noi, stiamo mandando lettere e petizioni al Parlamento Europeo per fermare la TAV, andare alle reti è secondario..:”, mentre parla però altri cominciano a dire che in quel momento andare alle reti è prioritario, Grillo capisce che sta perdendo “potere”, ascolto, consenso, si ritira dietro un albero a parlare con altri del suo entourage, c’è anche il Sindaco di Venaus e presidente della Comunità Montana della Val di Susa con lui, dopo un po’ Grillo esce dicendo “Va bene, andiamo a vedere cosa succede alle reti”, si era arreso. Io mi auguro che sia sempre così, ma purtroppo la vedo dura questa possibilità, e cioè che invece di ascoltarlo e riporre fiducia anche per protesta e votarloe cc. Ecc., ognuno di noi si prenda in mano la propria vita e costringa Grillo e chi per lui ad andare a vedere cosa succede “alle reti”, 27 febbraio 2013, pietraperzia, Angelo Maddalena
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