lunedì 29 aprile 2013

Da Como a Lugano in bicicletta per Marco Camenisch, 28 aprile 2013

29 aprile 2013, Legnano Miracolati! O comunque fortunati! Perchè ieri le previsioni del tempo erano pessime per chi, come noi, voleva avventurarsi da Legnano a Lugano in bicicletta! E sì che da Legnano a Como pensavamo di farla in treno e poi da Como a Lugano, da lago a lago, in bicicletta, ma le previsioni erano proprio a partire da Como e soprattutto avvicinandosi a Lugano che diventavano poco rassicuranti. Ma alla fine ce l'abbiamo fatta, miracolati, o quasi. Perchè ci siamo beccati solo un paio di chilometri di pedalare sotto la pioggia, non molto forte. Ma poi quando 'nfurzà ci siamo fermati e riparati sotto la tettoia di un Hotel chiuso (per crisi?) all'ingresso di Lugano. Un'altra "pausa pioggia" l'avevamo fatta all'altezza di Mendrisio, dopo che era finita la salita che da Como porta a Chiasso, una salita che mio cugino Filippo, che abita a Cantù, ci aveva sconsigliato, addirittura ci aveva detto di prendere il treno da Como San Giovanni fino a Chiasso, cioè alla fine della salita, "perchè tra Como e Chiasso c'è una salita bestiale". E invece noi avevamo scelto di andare subito da Como Nord Lago (una delle quattro stazioni di Como) fino a Chiasso in bicicletta, sfidando la salita "bestiale". Ma come spesso capita, quando si teme il peggio e non si conoscono alternative, il peggio diventa "meno peggio" se si scoprono le alternative, e noi, in quanto ad alternativa, non ci scherziamo (si fa per dire). Cu avi lingua passa lu mari, direbbero certi saggi siciliani, e infatti noi la lingua ce l'avevamo. Avevamo anche i tre panini preparati amorosamente da M., la compagna di F., prima di partire. E quindi, dopo aver chiesto informazioni per evitare la salita "bestiale", ci hanno subito consigliato di andare verso un paese che finisce in aggio o eggio ed è anche famoso per qualcosa ma io adesso non c'è verso di ricordarmelo. Però non ci hanno fatto mancare i commenti e le espressioni di stupore ("ma andate fino a Lugano in bici!", sono meno di 30 km da dove eravamo noi, come se altri come noi vestiti da ciclisti non facessero la stessa cosa o anche di più, ma se sei sportivo sei superman, e se sei casual sei sfigato? Com'è sto fatto? Manco dovessimo fare 100 Km! E anche quando? Io l'anno scorso ho fatto 100 Km in bici da Montepulciamo a Siena affrontando la salita di almeno 5 Km da Orvieto verso Bolsena ed era fine giugno!). Allora riusciamo ad aggirare la salita e ancora pioggia niente, anche se la strada è bagnata come avesse piovuto fino a pochi minuti prima e le nuvole grigie con pochi spiragli di azzurro. La salita non ci sembra così terribile, e neanche tanto lunga, e siamo già alla fine della salita, ma quando finisce la salita, arriva la pioggia. Siamo a Mendrisio, e quindi, visto che è domenica e i negozi sono chiusi, abbiamo molte possibilità di ripararci o fermarci davanti negozi con tettoie davanti, tipo una concessionaria di automobili che, la domenica ce la manda buona, è chiusa come tutti gli altri negozi e ci possiamo riparare davanti, tra due grosse automobili nuove di pacca ed esposte per la vendita, le automobili sono fuori, sotto la tettoia davanti l'ingresso della concessionaria, dove ci appostiamo noi. E, visto che è già mezzogiorno inoltrato, decidiamo di condividere e "aggangare" il primo panino con prosciutto crudo, cotto, insalata e formaggio della Valtellina che i genitori di F. gli hanno portato dalla Valtellina e che M. ha messo dentro il pane per la gioia del nostro palato e del nostro rinforzo. Anche se siamo un pò "sazi" per la torta di mele ingurgitata quasi al volo (più io che F.) preparata due giorni prima dalla compagna di F. e di cui era rimasto l'ultimo “pezzone” che stamattina abbiamo provveduto a far fuori. Avevamo mangiato la torta alle 9, che F. non mi aveva svegliato, io pensavo che mi svegliasse e non mi ero puntato la sveglia, e avevamo il treno da Legnano per Milano alle 9 e 20! Dopo aver finito anche un secondo panino condiviso (cioè uno a testa, ce ne rimane uno, erano tre) di accorgo che davanti a noi, dall'altra parte della strada, c'è un'osteria, un bar, allora propongo a F. di andarci a riparare lì e magari bere una bevanda calda. F. accetta alla condizione che offrirò io. Lui effettivamente, oltre all'ospitalità di questi giorni a Legnano, mi ha "offerto", in base a una formula delle ferrovie Trenord, il biglietto fino a Como, perchè per gli abbonati (e lui è abbonato), fino a maggio Trenord consente di far viaggiare gratis un amico nei fine settimana. In compenso, la cordialità del capotreno che non ci fa pagare i biglietti per le biciclette, si scontra con i due bagni chiusi! Tutti e due fuori servizio! Ma io ho un incombenza, e la capotreno donna mi apre il bagno, che scopro essere fuori servizio per eccesso di zelo! Cioè c’è tutto, non è neanche tanto sporco, manca solo la carta igienica. Io ho visto treni in Toscana e in Sicilia e dovunque che più fitusi e sporchi sono considerati agibili! Intanto ho il problema della carta, una signora mi presta i fazzolettini e dopo…visto che non bastano, si chiude con le salviettine imbevute che non posso utilizzare in bagno perché il capo treno ha già chiuso le porte del bagno fuori servizio! F. mi vede fare l’operazione lontano da sguardi indiscreti e dice che dovrei fare una cosa del genere davanti ai giornalisti che ci aspettano a Como (ipotetici, avvisati da mio cugino F. ma che all’ultimo non verranno, pubblicheranno ma non verranno all’appuntamento alla stazione di Como, meglio così! Non riesce a venire manco F. perché deve far visitare il piccolo suo virgulto che non sta molto bene proprio stamattina. All’Osteria All’Osteria entriamo che piove a dirotto e sempre di più. La signora con gli occhiali, che è la oste (o ostessa o ostess??) è seduta su un tavolo che legge il giornale. Un uomo è appostato fuori, davanti la porta e fuma una sigaretta, e una donna seduta attorno a un tavolo rotondo posto tra il bancone e la porta d’ingresso. E’ ampio lo spazio di questa osteria. Ci facciamo fare due thé e mangiamo due cornetti. Io intanto leggo messaggi che mi arrivano da città dove nei prossimi giorni farò altre tappe, ma intanto adesso ci troviamo in territorio svizzero e non posso richiamare perché mi costerebbe troppo o dovrei avere un’altra scheda, evito di chiamare e rispondo solo coi messaggi ai messaggi e anche a chi mi chiede di richiamare. La signora si rivela gioviale e quando le dico che arrivo dalla Sicilia per una tournéé in bicicletta mi dice che lei è di Messina! Poi scambiamo qualche parola anche con la donna e l’uomo che nel frattempo è rientrato e si è andato a sedere accanto alla donna. Intanto piove sempre più forte, il “diluvio” annunciato dalle previsioni meteo è arrivato, anzi, a detta della signora e dei due seduti anche stamattina qui ha piovuto di brutto, dopo una parvenza di apertura e di schiarite in prima mattinata. Dopo un po’ chiedo alla signora se avrebbe un computer per connettermi e leggere qualche mail. Lei mi dice che mi può prestare il suo, è un Tablet, l’ho usato pochissime volte o forse mai, dopo un po’ di tentativi riesco ad aprire la mail e leggo due o tre mail. Dopo un po’ però la signora ci annuncia che deve chiudere all’una, e siccome mancano pochi minuti, e nel frattempo ha quasi smesso di piovere, ci prepariamo per rimetterci in cammino. L’arrivo a Lugano è trionfale, nel senso che non riusciamo a credere di aver fatto la strada senza salita e quasi senza pioggia! Gli ultimi due chilometri ce li facciamo sotto una lieve e incessante piogerellina. Ci ripariamo davanti a un Hotel chiuso e di fronte ci sono case a schiera abbandonate, F. dice che la crisi colpisce anche Lugano. Dopo aver consumato l’ultimo panino proseguiamo verso il fiume, verso il lungo lago, verso il centro e verso…Il Molino. Al Molino arriviamo che ha ripreso a piovere. Arriva anche M. che era quello con cui avevo il contatto per fare lo spettacolo. Verso le sei siamo già dentro questo Molino che fa parte di un complesso di Molini occupati e ristrutturati e autogestiti a partire dal 1996, se non ho capito male. Faccio lo spettacolo all’ora dell’aperitivo, M. è scettico: pensa che arriverà poca gente: in un Centro Sociale, per vedere un monologo teatrale, di domenica pomeriggio con la pioggia….arrivano i nostri. Sono una ventina e tutti presi, attenti, coinvolti, il 3 luglio in Val di Susa rivive negli occhi, nelle parole, nel canto….Dopo il mio spettacolo c’è la cena, fagioli all’uccelletto e polenta, cena benefit per il movimento Notav. Dopo la cena inizia a cantare Davide, che viene da Torino e dalla Val di Susa, lo avevo conosciuti tre anni prima all’Asilo Occupato dove avevo fatto Amico treno non ti pago davanti la porta dell’Asilo, all’aperto, era maggio. Riconosco anche la sua compagna con la quale si spostano in camper, anche lei l’avevo incontrata in quel di Torino nel lontano 2010. Davide canta canzoni che affondano le radici nella lotta, nella rabbia e nella dignità, con una chitarra e tanti microfoni! Cioè microfono, mixer due casse grandi e…forse c’è anche un altro microfono, perché anche Lio, un ragazzo di queste lande, cioè luganese, canta nelle pause del concerto di Davide. Tutti e due cantano di Val di Susa, Scorie nucleari e altre storie desiderose di essere cantate e raccontate al di là delle tempeste mediatiche che rubano l’anima e la dignità alla verità più viva e profonda! Grazie a Davide e Lio! Voglio invitarli in Sicilia alla rassegna Racconti e canti in campagna. Su Marco Camenisch c’è poco da dire, qui lo conoscono tutti o quasi. I libricini stampati in A4 da M. (“Marco Camenisch non c’è“, quelli che ho stampato in A5 a Pietraperzia e fotocopiato a Tarquinia e distribuito lungo il cammino) vengono distribuiti a offerta libera insieme al mio dvd con lo spettacolo Lu jurnu di tutti li santi. Restiamo in contatto con alcuni di loro per tornare a luglio nei Grigioni (la terra di Marco) dove a luglio fanno una rassegna di teatro, magari! Di Marco si parla in alcuni manifesti affissi alle pareti o ai pilastri della Bettola del Molino. In una, c’è scritto quello che io avevo già intuito e forse già scritto nel libricino: Marco Camenisch è al centro di una strategia di matrice elvetica ma forse anche europea, che negli ultimi anni, attraverso l’impiego di psichiatri e psicologi e assistenti sociali tendono e provano ad annullare la dignità profonda della persona, quella che io già nel libricino ho chiamato “lagerizzazione”, cioè psichiatrizzare le scelte e le idee oppure annullare la persona, costringendola ad abiurare. Quindi un accanimento sulla volonta e capacità di Marco di non usare psicofarmaci e di trovare nella scrittura epistolare e nella traduzione una “defrustrazione” come la chiama lui. E’ qualcosa di nuovo, sul quale concentrare le nostre attenzioni, come sempre non riguarda solo Marco Camenisch e i detenuti politici che non si dissociano, ma ognuno di noi a gradi, a diversi livelli, è qualcosa di nuovo col quale dobbiamo fare i conti, sarebbe sbagliato e irresponsabile liquidare tutto ciò come meccanismi “normali” del carcere: non dobbiamo accettarli come normali e dobbiamo capire dove vanno a finire, nascondersi, chiudere gli occhi, è complicità. Anche Marco dice che se tutto ciò non servirà a farlo liberare, bisogna insistere nel tentativo di capire e di smantellare tutto ciò, io me ne rendo conto anche per me, senza le lettere di Marco non avrei mai capito alcune dinamiche profonde del carcere, del carcere politico ecc. ecc. In tutto e con tutto ciò potrei scrivere meglio e ancora qualcosina ma sono rimasto raffreddato al Molino perché quando mi cambiavo la maglia per indossare il “costume di scena” (una tuta/pigiama nero!) non ho messo il maglioncino sopra pensando che non c’era di bisogno, ma l’umidità e la stufa accesa da M. e subito spentasi…hanno fatto il resto. Probabilmente il mio corpo (e questa è la teoria naturopatica!) aveva bisogno di riposarsi e decongestionarsi e si è rilassato e sta rigenerandosi, si sta dedicando all’espulsione delle tossine in sovrappiù, anche se c’entra lo sbalzo della temperatura corporea, comunque, in tutto ciò vorrei scrivere altre cose soprattutto “incontri speciali” sul treno senza biglietto da Tarquinia a Pisa del 24 aprile. Ma magari dopo, ora concludo dicendo che grazie a mio cugino F. hanno pubblicato la notizia della mia tournée in bicicletta per Marco Camenisch sul sito ecoinformazione.it. Grazie F. e grazie a tutti quelli e quelle che stanno camminando per capirci qualcosa in questo mare di mmerda che ci sommerge.

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