giovedì 14 marzo 2013
A Niscemi, 2 e 3 marzo 2013
A Niscemi, 2 e 3 marzo 2013
A Niscemi non ero mai andato, pur essendo nato e abitato per vent’anni e più a Pietraperzia, cioè a meno di 80 km da Niscemi. Se non era per il MUOS forse non sarei mai andato. Non ero andato però neanche a ottobre del 2012, cioè circa sei mesi fa, per la manifestazione contro il MUOS. “Forse è un bene che ci sia il MUOS”, mi dice M., che mi ha ospitato nella sua casa di campagna non lontano dalla base della marina militare degli Stati Uniti, contrada Ulmo, o Urmo. “Capiscimi”, mi dice M., militante di una generazione più avanti di me. “Se non ci fosse il MUOS non ci sarebbe stata la mobilitazione che crea la solidarietà e la vitalità popolare che c’è adesso a Niscemi”. E’ un paradosso quello che dice Mario, ma è significativo. M. è un po’ deluso da certi meccanismi di “divisione e di esclusione” che si sviluppano nel circuito del presidio No MUOS che c’è in contrada Ulmo. Ci sono due presidi: per capirci, con M., un po’ scherzando, diciamo che c’è il presidio delle mamme, e quello dei figli!. Le delusioni e le divisioni di cui M. mi parla si riferiscono al presidio dei figli, secondo lui “egemonizzato” da alcuni militanti non di Niscemi. Che io conosco e quindi ascolto M. con cognizione di causa. Certi meccanismi li ho visti e vissuti anche in Val di Susa, quindi ho cognizione di causa ad ampio raggio, direi a livello nazionale, dal nord estremo al sud estremo. Siamo a Niscemi, la terza città per popolazione in provincia di Caltanissetta, dopo Gela e Caltanissetta, appunto, trenta mila abitanti. Un’economia basata sui carciofi! Vengo a sapere (ammetto l’ignoranza) che Niscemi è la città dove si producono più carciofi di tutta la Sicilia e forse di tutta l’Italia. E sono i carciofi arrostiti sulla brace, a terra, all’antica, che mangio la domenica a pranzo, al presidio delle mamme. Non so perché con altri ultratrentenni ci troviamo meglio al presidio delle mamme che in quello dei “figli”. “Sarà l’età”, dice uno dei quarantenni con cui mi ritrovo al presidio delle mamme. M. mi accompagna al presidio delle mamme NoMuos il sabato pomeriggio, dopo il mio arrivo a Niscemi. In realtà non sono arrivato a Niscemi, ma a Ponte Olivo, il bivio che c’è tra Piazza Armerina e Gela, più vicino a Gela, a 15 Km da Niscemi. Avevo preso l’autobus da Caltanissetta per Gela alle 12 e 10. Passa da Enna Bassa e da Piazza Armerina l’autobus, un mini autobus di venti posti. A una fermata a Enna sale una ragazza che studia all’Università di Enna, è di Niscemi, non ci sono posti liberi, l’assistente dell’autista le cede il suo posto accanto all’autista e lui rimane in piedi fino a Piazza Armerina. A Piazza Armerina si libera un posto e la ragazza va a sedersi nel posto liberato. Io mi ci siedo accanto con la scusa che devo scendere al bivio Ponte Olivo. Mi dice che sa dei presidi e del MUOS. Stiamo arrivando in una delle zone più profonde della Sicilia, di una delle province che ha dato più uomini e donne all’emigrazione. Ma siamo vicino a Gela, dove c’è l’ENI, lo stabilimento di raffinamento del Petrolio. Un po’ di ricchezza c’è, pagata a caro prezzo ma c’è.
Sabato pomeriggio Mario mi porta al presidio. Ci sono un po’ di pozzanghere perché ha piovuto. Siamo in una zona di campagna. Superiamo il primo presidio e ce lo lasciamo alla nostra destra. E’ grande, ci sono due o tre tende montate su un terreno recintato, bandiere e striscioni appesi NoMUOS, in uno c’è scritto DIGOS amica di Comina ha aggredito anche stamattina, si riferisce al tentativo di metà gennaio di bloccare i camion della Comina (una ditta di Catania incaricata dei lavori per montare il MUOS, antenna satellitare di intercettazione di armi come i droni e non solo), quando la Polizia caricò giovani e vecchi, mamme e figli. M. e sua moglie mi dicono che tutto iniziò a fine novembre, quando loro due e altri pochi abitanti di Niscemi cominciarono a bloccare i camion che dovevano entrare dentro la base, e pensavano che portassero la Gru e i pezzi dell’antenna da montare (il MUOS). “Non ci sembrava vero che in così pochi riuscivamo a bloccare i camion”, poi arrivarono i rinforzi a via di sms ma arrivarono anche i poliziotti in tenuta antisommossa.
Superiamo il primo presidio quindi, e arriviamo, dopo due chilometri di strada di campagna, al secondo, è un gazebo, non vi si può dormire, mentre l’altro è un tipo di baracca prefabbricata modello chalet, dove ci sono due divani e un letto. Il presidio delle mamme è un gazebo, è montato davanti il terreno e il promontorio dove ci sono una quarantina di antenne satellitari che sembrano ragnatele, con tutti i fili e i tiranti. Io non sapevo nulla di queste antenne, eppure sono qui da almeno vent’anni, sono una ventina, mi diceva M., una mia amica di Palermo, M. e altri del posto mi dicono che sono una quarantina. Il gazebo delle mamme è qui da gennaio, dal giorno in cui ci furono le cariche e i tentativi di bloccare i camion. Quasi davanti al gazebo, dall’altra parte della strada, c’è l’ingresso alla base militare o postazione che dir si voglia. C’è scritto Marina Militare USA nei cartelli appesi al recinto. La mia prima delusione è che ci sono poche persone al presidio delle mamme, e soprattutto poche mamme: due! E altri quattro uomini, mariti, amici. Mi presento e si presentano. Dico che sono siciliano di un paese qui vicino. Uno di loro lo conosce, mi fa nomi di miei compaesani, altri osservano guardinghi e ironici. Una delle due donne mi dice il suo nome e poi quando lo richiedo perché non me lo ricordo me ne dice un altro. C’è un clima di ironia tipico di questa parte della Sicilia. Ambiguità volontaria, tipica di un popolo diffidente e ironico, di un ironia amara, teatrale, che mantiene una dignità di fondo. Rimango un po’ di tempo al presidio. M. se ne va e mi dice che tornerà a prendermi quando lo chiamerò. Faccio due passi con un uomo dei pochi lì presenti. E’ pomeriggio inoltrato. Mi dice che fino a vent’anni prima lui e altri venivano da queste parti a caccia di conigli “Ce n’erano tanti”, adesso non vengono più, da quando hanno montato le quaranta antenne satellitari. “Non ci sono più conigli o molto meno”, non so se allude alle radiazioni delle antenne o alla presenza degli americani che rende meno sicura e meno praticabile la zona, forse è anche vietato venire a caccia da queste parti. Poi mi dice che domani ci sarà la grigliata. Dopo un po’ prendo un passaggio per tornare verso casa di M. e passare quindi dall’altro presidio. Mi fermo un’oretta al presidio dei “figli” prima di chiamare M. per venirmi a prendere. Ci sono tre o quattro ragazzi seduti o in piedi dentro la casupola. Ci sono due punti del tetto da dove entra acqua e due scodelle sotto a raccoglierla. E una ragazza seduta su un divano che parla con altri ragazzi seduti in cerchio intorno a lei. C’è un ragazzo molto alto che capisco che è venuto insieme alla ragazza. Sono di Gela. Il ragazzo ha pubblicato un libro sulle malattie cancerogene dovute alla raffineria di Gela. E’ anche autobiografico, perché il padre del ragazzo è morto di cancro dopo aver lavorato tanti anni al Petrolchimico. Il titolo del libro non riesco ad annotarlo, lui si chiama Daniele Paternò, ma ha anche un altro nome o un altro cognome che non ricordo. Mi parla un po’ del suo libro, mi sembra una persona pulita e coraggiosa, ha pubblicato il libro a sue spese, grazie a un suo amico che fa il tipografo, lo fa pagare 12 euro e dà il 30% delle vendite al presidio. La ragazza seduta parla con altri due o tre e cerca di spiegare che Beppe Grillo è stato da sempre vicino al Movimento Notav in Val di Susa, “non da poco tempo”. Lei e tanti altri a Gela e a Vittoria, mi dicono, hanno votato Movimento 5 stelle, sono zone depresse dove la miseria genera mostri come migliaia di persone devote e aggrappate a gruppi di preghiera cattolici dei più integralisti: rinnovamento nello spirito e non solo. Vorrei intervenire ma evito, sono momenti di grande fervore per i “grillini”. Ci penso l’indomani a quello che avrei potuto dire senza generare reazioni sterili: quello che dovevo dire alla ragazza è questo: Beppe Grillo è arrivato in Val di Susa nel 2005 e soprattutto dopo il 2010, quando la Val di Susa era appetibile come bacino di voti, già nel 2006 erano arrivati Bertinotti e Pecoraro Scanio (ero in Val di Susa in quei giorni) a fottersi i voti che prima i valsusini avevano dato a Forza Italia e alla Lega. Dopo un po’ vado a casa di M. L’indomani torno per la grigliata. C’è molta più gente. C’è molta più gente al presidio delle mamme che a quello dei “figli”. Arrivano da Vittoria, Palermo, Catania, Modica, Caltagirone. Oggi c’è festa ai presidi. Si inizia coi carciofi delle mamme. Ci sono quelle del giorno prima e tante altre. Donne vive, belle, occhi grandi, immensi, scuri, chiari, castani. Conosco C., la portavoce delle mamme NoMuos di Niscemi, la più “famosa”, che avevo visto in un video a casa di Mario, durante un intervento al Consiglio provinciale aveva parlato e spiegato le ragioni di rifiuto e di opposizione al MUOS. Avevo visto anche l’intervento di Enzo Traina, un professore di Niscemi, amico di M. e P., che parlava al Consiglio provinciale di Catania, parlava di guerra, di strategie di guerra nel mediterraneo di cui il MUOS è parte integrante. “Non è solo un problema di salute, è una questione strategica che farà della Sicilia un obiettivo militare, oltre che una postazione di controllo e di intercettazione satellitare”. Dopo i carciofi arriva anche la carne, la salsiccia soprattutto, i panini ripieni di salsiccia, una signora mi porge, a me e a un’altra ragazza venuta da Catania, un panino con la cotoletta, imballato nella carta stagnola, “l’ho portato da casa!”, dice la signora. Come i panini che mi preparava mia madre quando dovevo partire col treno da Agrigento Milano, che prendevo a Caltanissetta o a Enna! Dopo un po’ arrivano i registi e operatori di Vittoria, uno lo riconosco, ha capelli biondi e lunghi, poi mi dirà che mi aveva visto quasi dieci anni fa a Vittoria, dov’ero andato per proporre a un locale uno dei miei spettacoli di cantastorie, il locale si chiamava La mangiatoia, lui e altri lo gestivano. Adesso non c’è più, ma lui e gli altri, di cui quattro sono qui con lui, in macchina, stanno producendo “dal basso” un film sul movimento Nomuos di Niscemi, un documentario. Lo presentano oggi, cioè fanno una campagna di autofinanziamento, hanno già la locandina e tutto il resto pronti, per promuoverlo e chiedere una quota per autofinanziarsi, poi metteranno i nomi di chi ha acquistato una copia, si chiama Produzioni dal basso. Andiamo verso il presidio dei “figli” dopo aver mangiato carciofi pane e salsiccia e bevuto vino e chiacchierato. Incontro A., è venuto da Catania con altre due ragazze dell’associazione Manitese. Non lo vedevo da quasi dieci anni. Dai tempi che stavo in Sicilia, prima di ripartire per il Nord, 2002, 2003, 2004…A. si compra una copia del mio libro Amico treno non ti pago. Una copia l’ho lasciata in omaggio a M. e P. che mi stanno ospitando. Al presidio dei “figli” c’è tanta musica che si sente da lontano, quasi dal presidio delle mamme che è a due chilometri. C’è anche M. una mia amica e cantante folk di Palermo. Ha scritto una ballata per il movimento Nomuos e ha portato il testo per farlo leggere ai presidianti. I turni del presidio sono regolari: dalle 5 del mattino alle 8 di sera le mamme, in quello dei “figli” vengono a fare turni anche da Catania, sempre a partire dalle 5 del mattino, come mi dica T., di Catania. Dopo aver mangiato la pizza autoprodotta al presidio e bevuto ancora vino e chiacchierato e ascoltato musica e fatto altre cose, me ne torno a casa. L’indomani riparto. Di buon mattino. Alle sette M. mi accompagna a Niscemi, da lì farò autostop fino a Pietraperzia. La sera prima di partire, al telegiornale regionale di Rai tre, spuntano alcune mamme Nomuos che hanno partecipato alla giornata dell’Azione Cattolica Giovani a Niscemi. Mi ricordo di una di loro che la sera prima, al presidio aveva raccontato di essere stata lì. C’è anche il vescovo Pinnisi, della diocesi di Piazza Armerina (della quale fa parte Niscemi e anche Pietraperzia), che dichiara che devono essere gli scienziati e i politici a dire se è nociva o no. Una posizione moderata ovviamente, forse già tanto per un vescovo? O forse poteva esporsi di più? Mi ricordo anche delle mamme Nomuos di Caltagirone che erano venute al presidio il pomeriggio, tutte e due belle. Un ragazzo di Caltagirone mi ha detto che le donne di Niscemi sono molte belle. Ed è vero. Occhi grandi, immensi, e una dignità e una fierezza e una sensualità quasi dirompente.
Si ferma un uomo sulla cinquantina che mi accompagna fino al Ponte Olivo. C’è un’aria bella, primaverile, cielo azzurro. L’uomo mi dice che lavora all’ENEL di Gela, è una sindacalista CISL, mi dice che un anno fa gli avevano fatto un’intervista pubblicata da un giornale (La Sicilia o Il Giornale di Sicilia, non ricordo bene) in cui diceva che se il MUOS “è una cosa positiva, che non fa male, perché non lo fanno altrove, a Sigonella per esempio?”. E poi mi aveva detto che secondo lui i missili Cruise che dovevano istallare a Comiso sono a Niscemi, “non ci credo che se li sono riportati in America”. “E poi ho visto uscire tanti camion dalla Base di Niscemi, lo spazio per i missili ci sarebbe, sotterraneo ovviamente”. Da Ponte Olivo comincio a camminare verso Mazzarino Caltanissetta Barrafranca. Dopo un paio di chilometri a piedi in un paesaggio verdeggiante e che comincia a essere più irregolare rispetto a Niscemi e Gela, che sono pianeggianti, mi fanno salire in macchina tre tunisini che vanno a Caltanissetta. Scendo al bivio prima di Mazzarino, da lì mi accompagna un tipo fino a Mazzarino. Ha votato Beppe Grillo, non aveva mai votato, ma Beppe Grillo lo ha riportato alle urne. Da Mazzarino comincio a scendere verso Barrafranca, si ferma un tipo e mi lascia a metà strada, subito dopo si ferma un furgone bianco e mi fa salire. Si chiama Peppe, viene da Ravanusa e porta formaggi e ricotta a Barrafranca. E’ un mio coetaneo, è divertente, ha l’accento tipico delle zone dell’agrigentino, ma anche di Canicattì e un po’ anche di Serradifalco, che sono in provincia di Caltanissetta o più vicini a Caltannissetta ma come accento e cadenza della voce più vicini ad Agerigento. Mi dice, Peppe, che prega spesso, quando si sveglia, prima di mangiare e dopo mangiato, è un tipo gioviale e divertente. Quando gli dico che sono stato in Toscana la settimana precedente per fare spettacoli, mi chiede se non ho fatto l’amore con qualcuno della compagnia teatrale, “ma io sono da solo”, rispondo ridendo, e lui mi dice “è ovvio che devi ficcare quando sei forestiero, la prima cosa che uno pensa quando va fuori paese è ‘a ccu la ficcu a ccu la ficcu?’”, sembra uscito da un film di Alberto Sordi alla siciliana o meglio ancora Franco Franchi o Lando Buzzanca ma neanche, è troppo unico, un teatro vivente. Mi lascia all’uscita di Barrafranca verso Pietraperzia, mi dice che vuole vedere un mio spettacolo, mi lascia il suo numero e per memorizzarlo mi dice “scrivicci Peppiricotta!”. Da lì trovo un passaggio per Pietraperzia dopo poche centinaia di metri. E’ un preside di tre istituti professionali di Barrafranca, Centuripe, Valguarnera e un’altra città che non ricordo. E’ incuriosito dal mio spettacolo e dal mio libro Amico treno non ti pago. Mercoledì prossimo, 6 marzo, a Roma consegneranno il Premio Pace e Ambiente alle mamme NoMUOS di Niscemi. Giovedì 7 vengo a sapere che alcune mamme sono state “strattonate” dai poliziotti per far passare i camion, nello stesso momento in cui altre mamme erano a Roma. Una delle mamme “strattonate” finisce all’ospedale. Di ieri le ultime notizie: altri “strattonamenti” ad altre mamme. Me lo ha detto un mio amico oggi pomeriggio. Ho chiamato M. e me lo ha confermato. Poi sono andato a vedere sul sito NOMUOS.INFO e ho trovato le notizie scritte: perquisizioni a decine di persone di Niscemi, per cercare armi ed esplosivi. “tentativi di screditare il movimento, di sabotare la manifestazione nazionale del 30 marzo”, scrivono nel sito. M. mi diceva che sono tentativi di dividere e disgregare il movimento. Un film già visto e che continua in Val di Susa. Un film ancora da vedere e da vivere a Niscemi. “Gli americani non se ne vanno da Niscemi perché hanno i missili. Altrimenti potrebbero montare il MUOS anche su una nave, visto che serve a controllare e a intercettare obiettivi militari sottomarini”. Il viaggio continua…
Angelo Maddalena, Pietraperzia, 14 marzo 2013
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