sabato 14 maggio 2011

A Marsiglia coi tunisini e i Perturbazione nel cuore

In cammino a Marsiglia coi tunisini e in testa Agosto dei Perturbazione

Con questa canzone dei Perturbazione che sto ascoltando adesso, Agosto, è con questa canzone che sono andato a avanti oggi pomeriggio, Se non è vero che hai paura non è vero che ti senti solo/ non è vero che fa freddo allora perché tremi, il violino di Elena e gli uccellini che sento adesso (e potrei vedere anche il video ma non potrei scrivere) non li sentivo oggi pomeriggio, cioè poco fa, perché siamo rientrati con Miriam da poco dalla camminata partita dalla Porte d’Aix e ancora forse non conclusa. D’altronde senza “autorizzazione” né percorso definito si può andare ovunque e fin quando non ci si stanca, fin quando se ne ha voglia. In testa al corteo c’erano i tunisini che rischiano di essere rispediti in Italia perché il governo italiano gli ha rilasciato un permesso di circolazione in Europa nei paesi Shengen, ma il governo francese se ne fotte del governo italiano e di Shengen e due settimane fa o venti giorni fa ha preso trenta tunisini e li ha mandati in Italia e alcuni in un centro di retention, cioè un carcere incostituzionale cioè un CIE ex CPT!

Ljuba dice che 250 mila profughi dalla Libia sono andati in Tunisia e lì sono accolti e ospitati nelle tendopoli e nelle case della gente. Come mai i 25 mila che sono arrivati in Europa danno così fastidio? La Tunisia ha dieci milioni di abitanti, come mai riescono ad accogliere e gestire 250 mila persone mentre la Francia che ha 60 milioni di abitanti ha tutta questa difficoltà e ha bisogno di blindare le stazioni di confine fino a Marsiglia (fino a pochi giorni fa c’erano almeno dieci poliziotti al binario dei treni che arrivano da Nizza!)?

Oggi camminavamo con in testa i tunisini che “non hanno niente da perdere”, come diceva un ragazzo francese che conoscevo perché avevo abitato in uno squat a Marsiglia qualche mese fa e lui abita pure lì. Infatti è stato lo squat La Crysalide soprattutto ad avere organizzato il corteo di oggi. Ed è sempre questo squat che ospita circa 80 tunisini arrivati circa un mese fa da Lampedusa via Ventimiglia. Ora dicono che molti passano da Modane, dal confine piemontese, e a Ventimiglia c’è meno controllo e meno traffico. Non come un mese e mezzo fa che ci eravamo passati con Rita e c’erano decine di poliziotti e centinaia di maghrebini seduti e buttati qua e là davanti la stazione impossibilitati di movimento. Il corteo è stato pacifico. Nessun danno o gesto inconsulto fino a La Plaine. Da lì siamo andati via. Pochi poliziotti in giro. Strano. Il tipo di prima mi diceva, e anch’io ci pensavo, che hanno fatto a meno di farsi vedere perché sapevano che rischiavano lo scontro, e quelli che non hanno niente da perdere sono poco controllabili. Praticamente la polizia avrebbe rischiato di perdere la faccia, o meglio ancora la facciata. Perché va bene arrestare e perquisire quasi sempre arabi e africani, ma nella quotidianità “invisibile”. Durante un corteo meglio tenersi alla larga, anche se sono 100 o 200 persone, né tanti né pochi se vogliamo, considerato che non è autorizzato. Ci sono francesi di media età, tunisini giovani e altri ancora che ho visto negli ultimi mesi a Marsiglia. E’ una bella situazione, festosa, “certo se qualcuno rompe una vetrina o incendia qualcosa gli sbirri arrivano e colpiscono pesantemente”. Solo a Noaille, al mercato, deviando in una stradina, qualcuno mette all’inizio della strada nel mezzo della carreggiata bancali, ma non per incendiarli. Dopo un po’ c’è una macchina della polizia davanti il corteo ma deve indietreggiare. C’è un po’ di tensione perché i tunisini che stanno in testa quasi inseguono la macchina che a un certo punto accosta. Ma i tunisini la circondano e la macchina si rimette in moto e un poliziotto che era fuori sale sulla macchina dal lato del passeggero, qualcuno da un paio di calci alla macchina che se ne va quasi scappando a marcia indietro. Una bella (e magra?) soddisfazione. Poi davanti al Commissariato della Polizia un po’ di urla e uno striscione appiccicato per pochi minuti alle vetrate del Commissariato. Poi si riparte verso Saint Charles. Prima di arrivarci ci si ferma davanti il Consolato Tunisino che ha rifiutato di dare i documenti di soggiorno ai richiedenti (circa una cinquantina appunto). Un fumogeno rosso si propaga partendo dai piedi del portone del consolato. Colora l’aria di rosso e poi qualcuno lo toglie. Poi si va alla Gare de Saint Charles. Poca polizia anche lì. A parte un cordone a guardia dell’ingresso della metropolitana. Facciamo un giro passando per il binario dove di solito arriva il treno da Nizza, uno dei primi binari se non il primo. Poi via verso La Plaine. E’ andata così, adesso mentre io scrivo la camminata continua. Qualcuno è arrivato in ritardo a dare il cambio a quelli che a un certo punto sono andati via, come me e Miriam che siamo arrivati più che puntuali rispetto all’inizio della camminata (14,45 circa), ma con un po’ di ritardo rispetto all’orario fissato alla Porte d’Aix e scritto nei volantini (14,00). E’ bello pensare che stiano camminando ancora, che stiamo camminando ancora, che siamo in pausa, e poi riprende il cammino

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