E allora eravamo rimasti a Bologna. In quel chioschetto vicino la stazione. A raccontarci, io e Sonia, le nostre vite e i nostri miracoli, e forse anche le nostre morti? Il Belgio, la tesi, le possibilità di pubblicare, il bambino che verrà, il dottorato di ricerca...il padre che non c'è...(e non ci sarà?), commovente, commovente, veramente...e
E poi è arrivata un po’ d’acqua dal cielo, ma poca, ma sufficiente a farmi preoccupare della Tundra (si chiama così la bicicletta che mi porto dietro) e a farmela spostare verso un “padiglionetto”, cioè sotto la tettoia del chiosco, ma un po’ sopraelevata sopra una rientranza, dalle mie parti si direbbe tucchiena, comunque…
E poi ci siamo salutati, Sonia mi ha riaccompagnato alla stazione, facendomi promettere di scrivere alcune cose che avevo detto e magari di sviluapparle, farne un video documentario o quelle chose comme ça. Di cosa si trattava? Ecco, a un certo punto, quasi come sempre, o come al solito o quasi…Sonia mi aveva dato del vagabondo, o quelle chose comme ça…Allora io le avevo detto che in realtà non ho mai viaggiato tanto, anzi, mai al di fuori da certi circuiti tra centro e nord Italia e un po’ in Sicilia perché ci sono nato.. E gli avevo fatto notare che la cosa discriminante è il fatto di viaggiare con i mezzi pubblici o con i piedi o ancora più con la bicicletta….E cioè che tanta gante viaggia, anzi, si sposta, come A.C., che fa l’attore di monologhi teatrali che autoproduce, e si sposta tanto e spesso, però quasi sempre in macchina o insieme a suoi collaboratori, una volta sono andato con lui, anzi due volta, da Genova a Siena e da Genova a Lecco, per uno spettacolo in un Cineteatro a Olginate, io ho partecipato in alcuni pezzi del suo monologo soprattutto all’ultimo cantando due poesie di un poeta armeno, infatti il monolo si chiama Armenia. E ho fatto caso a questo, dicevo a Sonia, che lui viaggia come o molto più di me, però viaggiando in macchina, a livello di immagine, anche se il suo viaggio è più faticoso, più ingombrante (monta e smonta le scene, le luci ecc.) a differenza di me che non uso mai scenografia se non quella naturale quando c’è, ecco, anche se il suo viaggio è molto più pesante, non da nell’occhio, è uno come tanti che viaggia in macchina, mentre io che viaggio a piedi o col treno o con l’autobus o con l’autostopo o con la bicicletta, si vede che viaggio, al dimensione del viaggio è visibile, presente, viva, sempre, quindi vengo “segnalato”, “etichettato” a volte, e lei trovava questa osserrvazione molto acuta e degna di essere registrata e magari video documentata.
mercoledì 29 settembre 2010
martedì 28 settembre 2010
teatrodelle beffe in trenitalia in bicicletta terza puntata
a Milano alla stazione Centrale ci hanno rotto i coglioni! Hai voglia di Grandi Stazioni! Ca già nun ci abbastava che è famosa per essere l'unica Grande Stazione senza una sala d'aspetto (ancora non ci posso credere), ma forse è molto lontana dai binari o in costruzione, ma non ci redo che non c'è! Nun ci abbastava queste e altre minchiate delle Grandi Stazioni che per farti il biglietto prima devi salire e poi scendere, però una cosa bella c'è, che c'è il tapis roulant, cioè la scala mobile piatta, cioè non so come si chiama, e a mmia mi viene comodo oggi, proprio oggi, con la bicicletta e tout le reste...però gli schermi giganti dove fino a pochi mesi fa riportavano gli orari di partenza e di arrivo, è possibile ca ora sono invasi dalle pubblicità e niente più orari di arrivo e partenza in grande? E' possibile è possibile, che con Donatella eravamo venuti giovedì scorso e lei diceva che le bruciavano gli occhi a guardare ssi minchia dis chermi giganti coi video delle pubblcità, perchè fannoi video, non solo le scritte e le immagini, un vero megaschermo, che quasi quasi viene da pensare, e certo, era spreacto un megaschermo per gli orari di partenza e di arrivo, almeno ci facciamo i video!
E siamo lì, col treno che parte fra venti minuti, e siccome non ho mangiato niente nè fatto colazione, o meglio, ho bevuto un pò d'acqua a casa di mio fratello, che la bevanda calda che bevo ogni mattina (acqua bollita con un pò di the o altri infusi)non l'ho potuta fare stamattina, un pò per la prescia un pò perchè non sapevo far funzionare i fornelli a induzione, cioè quelli che si azionano per imposizione delle mani, come diceva quello...
E allora ho il tempo di comprarmi un cornetto e partire. E il viaggio durerà quasi tre ore, da Milano a Bologna. Salgo senza biglietto. Sistemo la bici nel corridoio, nello spazio vicino al finestrino che c'è anche una ringhierina e sta bene. Sto solo attento che non ostacoli l'apertura della porta comunicante tra i due vagoni. Sistemo la ruota anteriore della bici in modo da non ostacolare il passaggio. E via. Si va. Mi siedo in un posto vicino alla porta d'ingresso al vagone anche per controllare ogni tanto la bici. Dietro di me c'è un tipo che legge Libero. Entra uno che chiede se questo treno va a Cremona. Io dico di no, ma il giovanotto pseudoquarantenne, occhiali e Libero sulle gambe, dice che per andare a Cremona di deve cambiare a Codogno, che è vicino Lodi. Risolta questa questione ci sediamo. Di fronte al tipi che legge Libero c'è un altro tipo. Il tipo che legge Libero comincia a parlare di Fini. Ovviamente, in linea col giornale che legge, attacca e smerda Fini. Il tipo di fronte a lui gli da corda. Dopo un pò mi tappo le orecchie per non sentire la voce e le minchiate che dice il tipo Libero. Anche perchè sto leggendo Storia d'Italia di Mack Smith e mi voglio concentrare. Guardo un mio pseudocoetaneo di fronte a me e ci scambiamo una smorfia del tipo "Che rottura di palle, otrebbe anche abbassare la voce". Dopo un pò, dopo Lodi, anzi, dopo Piacenza, passa il controllore. Io vado verso di lui per andare in bagno (ho davvero esigenza).Lo supero, penso non mi consideri, invece dopo un pò mi chiama. Mi chiede il biglietto. Io dico che ce l'ho al posto, "Vado in bagno e torno", lui mi dice "Va bene". Intanto più di una persona, per scendere alle varie stazioni, ha dovuto quasi forzare la porta di uscitas del treno dal lato vicino a dove sono seduto io, cioè la porta d'ingresso al tren vicina alla mia bicicletta. Ma lo dico per far capire il punto, perchè la bicicletta non c'entra, è lontana dalla porta d'ingresso del treno, o meglio, è vicina a una e lontana da un'altra, quella difettosa. Qualcuno infatti, un arabo in particolare, si fa prendere dal panico e comincia a tirare ripetutamente la leva per far aprire la porta. In realtà si apre ma molto lentamente.
Io intanto vado in bagno. Non al primo perchè la porta è difettosa, neanche al secondo perchè è tutto spruzzato di acqua, forse perchè con la pioggia e i binari bagnati entra acqua da sotto il treno, dal buco del cesso. Vado più avanti sperando di prendere tempo sul controllore. Ma deciso ad affrontarlo, il sonno e l'adrenalina e l'energia della bicicletta mi rendono sereno e inattaccabile. Torno al mio posto. Il controllore viene verso di me. Nel corridoio gli dico che non ho il biglietto e non gliel'ho detto perchè c'era altra gente e sapevo che dovevamo parlare (questo l'ho imparato da un capotrenoc he una volta mi disse che era d'accordo con il mio sciopero del biglietto NOTAV ma se glielo dicevo lontano dagli altri viaggiatori mi poteva anche fare passare, ma in presenza di altri no, infatti quella volta mi aveva lasciato passare, eravamo in Veneto, fine 2006 o inizio 2007)
Il capotreno mi dice che mi deve fare una multa da 50 euro, intanto siamo fermi a una stazione mezza abbandonata. Lui scende per comunicare con il macchinista per il segnale di partenza. "No, dico, mi faccia 5 euro di sovrapprezzo", a tipo mercato. Inizia qui il Teatro delle beffe. Lui mi dice che se lo andavo a dire subito prima di partire erano cinque euro, "Dove è salito?", "A Piacenza", rispondo. E intanto penso alla bicicletta. Se scopre che è mia mi potrebbe chiedere il biglietto anche per lei! Lui sembra poco indulgente, ma si vede che fa scena. Io gli dico che non potevo andare da lui perchè ci ho il computer e altre ose e non potevo allontanarmi dal mio posto. Lui dice che bastava che gli facessi un segno anche da lontano. E patapim e patapam mi fa un biglietto da 13 euro. Fine terza puntata, ci vediamo alla quarta. Ma no continuo a scrivere anche se sono strematiccio? Arriviamo a Bologna a orario prestabilito. Un ragazzo che avevo visto prima che era andato a fumare una sigaretta nel corridoio vicino alla mia bicicletta, e io, da siciliano diffidente quale sono, sospettavo, prima di vedere la sigaretta, che smanettasse o potesse smanettare verso la bici, ora che arriviamo a Bologna, prima di scendere mi chiede quanta multa mi ha fatto il capotreno, dico 13 euro e cinquanta, lui strabuzza gli occhi e dice "Pezzo di mmerda, a me 50 euro", e si guarda intorno per vedere se c'è ancora il capotreno e protestare, io maledico la mia sincerità da coglione metropolitano, poi lui mi dice che non la pagherà, ecco, a me mi ha fatto una piccola multa e l'ho pagata subito, a lui una grande multa ma non l'ha pagata, mi sento menoin colpa e meno a rischio. Scendiamo e camminiamo un pò lungo il binario della stazione di Bologna. L'aria è umida ma non piove, anzi c'è qualche sbrizza di sole. Dopo un pò ci separiamo. Dopo un pò io rivedo il capotreno. Benedico il momento in cui ci siamo separati con il tipo incazzatizzo. Ho un treno alle 11, 09 per Prato, secondo la tebella di marcia del giorno prima avrei avuto un treno alle 13,09 per Prato. Adesso ho una buona mezz'ora a disposizione. Vorrei comprare un panino o una piadina per il pranzo. Ma mi arriva una telefonata. E' Sonia Salsi. Mi aveva contattato poche settimane fa perchè ha fatto una tesi di laurea sulle miniere e sull'emigrazione italiana in Belgio, nel Limburgo. Io le avevo risposto e le avevo detto che passavo da Bologna. Lei mi aveva risposto che oggi per lei non sarebbe stato possibile. Ma adesso cambai programma, mi dice che può arrivare, le dico che io sono arrivato prima rispetto alla tabella di marcia, lei mi chiede se posso aspettare un altro treno e io le dico di csì, anche perchè voglio spezzare il viaggio, incontrare lei che mi ha incuriosito per la tesi e altre cose che mi ha detto via mail. Riparto dopo due ore durante le quali Sonia mi parla di lei, aspetta un bambino da un padre che non lo vuole, probabilmente torna in Belgio dopo anni di "ritorno" a Bologna, suo padre è della Garfagnana, lei si sente montagnina, come suo padre, di testa dura come i montagnards, mi vuole offrire una piadina in un chioschetto vicino la stazione, io osservo che 4,50 o 5 euro per una piadina mi sembrano troppi, lei dice che Bologna è cara. Chiudo anche perchè Luca mi offre un piatto di taglionini coi legumi, Siena, 28 settembre 2010
E siamo lì, col treno che parte fra venti minuti, e siccome non ho mangiato niente nè fatto colazione, o meglio, ho bevuto un pò d'acqua a casa di mio fratello, che la bevanda calda che bevo ogni mattina (acqua bollita con un pò di the o altri infusi)non l'ho potuta fare stamattina, un pò per la prescia un pò perchè non sapevo far funzionare i fornelli a induzione, cioè quelli che si azionano per imposizione delle mani, come diceva quello...
E allora ho il tempo di comprarmi un cornetto e partire. E il viaggio durerà quasi tre ore, da Milano a Bologna. Salgo senza biglietto. Sistemo la bici nel corridoio, nello spazio vicino al finestrino che c'è anche una ringhierina e sta bene. Sto solo attento che non ostacoli l'apertura della porta comunicante tra i due vagoni. Sistemo la ruota anteriore della bici in modo da non ostacolare il passaggio. E via. Si va. Mi siedo in un posto vicino alla porta d'ingresso al vagone anche per controllare ogni tanto la bici. Dietro di me c'è un tipo che legge Libero. Entra uno che chiede se questo treno va a Cremona. Io dico di no, ma il giovanotto pseudoquarantenne, occhiali e Libero sulle gambe, dice che per andare a Cremona di deve cambiare a Codogno, che è vicino Lodi. Risolta questa questione ci sediamo. Di fronte al tipi che legge Libero c'è un altro tipo. Il tipo che legge Libero comincia a parlare di Fini. Ovviamente, in linea col giornale che legge, attacca e smerda Fini. Il tipo di fronte a lui gli da corda. Dopo un pò mi tappo le orecchie per non sentire la voce e le minchiate che dice il tipo Libero. Anche perchè sto leggendo Storia d'Italia di Mack Smith e mi voglio concentrare. Guardo un mio pseudocoetaneo di fronte a me e ci scambiamo una smorfia del tipo "Che rottura di palle, otrebbe anche abbassare la voce". Dopo un pò, dopo Lodi, anzi, dopo Piacenza, passa il controllore. Io vado verso di lui per andare in bagno (ho davvero esigenza).Lo supero, penso non mi consideri, invece dopo un pò mi chiama. Mi chiede il biglietto. Io dico che ce l'ho al posto, "Vado in bagno e torno", lui mi dice "Va bene". Intanto più di una persona, per scendere alle varie stazioni, ha dovuto quasi forzare la porta di uscitas del treno dal lato vicino a dove sono seduto io, cioè la porta d'ingresso al tren vicina alla mia bicicletta. Ma lo dico per far capire il punto, perchè la bicicletta non c'entra, è lontana dalla porta d'ingresso del treno, o meglio, è vicina a una e lontana da un'altra, quella difettosa. Qualcuno infatti, un arabo in particolare, si fa prendere dal panico e comincia a tirare ripetutamente la leva per far aprire la porta. In realtà si apre ma molto lentamente.
Io intanto vado in bagno. Non al primo perchè la porta è difettosa, neanche al secondo perchè è tutto spruzzato di acqua, forse perchè con la pioggia e i binari bagnati entra acqua da sotto il treno, dal buco del cesso. Vado più avanti sperando di prendere tempo sul controllore. Ma deciso ad affrontarlo, il sonno e l'adrenalina e l'energia della bicicletta mi rendono sereno e inattaccabile. Torno al mio posto. Il controllore viene verso di me. Nel corridoio gli dico che non ho il biglietto e non gliel'ho detto perchè c'era altra gente e sapevo che dovevamo parlare (questo l'ho imparato da un capotrenoc he una volta mi disse che era d'accordo con il mio sciopero del biglietto NOTAV ma se glielo dicevo lontano dagli altri viaggiatori mi poteva anche fare passare, ma in presenza di altri no, infatti quella volta mi aveva lasciato passare, eravamo in Veneto, fine 2006 o inizio 2007)
Il capotreno mi dice che mi deve fare una multa da 50 euro, intanto siamo fermi a una stazione mezza abbandonata. Lui scende per comunicare con il macchinista per il segnale di partenza. "No, dico, mi faccia 5 euro di sovrapprezzo", a tipo mercato. Inizia qui il Teatro delle beffe. Lui mi dice che se lo andavo a dire subito prima di partire erano cinque euro, "Dove è salito?", "A Piacenza", rispondo. E intanto penso alla bicicletta. Se scopre che è mia mi potrebbe chiedere il biglietto anche per lei! Lui sembra poco indulgente, ma si vede che fa scena. Io gli dico che non potevo andare da lui perchè ci ho il computer e altre ose e non potevo allontanarmi dal mio posto. Lui dice che bastava che gli facessi un segno anche da lontano. E patapim e patapam mi fa un biglietto da 13 euro. Fine terza puntata, ci vediamo alla quarta. Ma no continuo a scrivere anche se sono strematiccio? Arriviamo a Bologna a orario prestabilito. Un ragazzo che avevo visto prima che era andato a fumare una sigaretta nel corridoio vicino alla mia bicicletta, e io, da siciliano diffidente quale sono, sospettavo, prima di vedere la sigaretta, che smanettasse o potesse smanettare verso la bici, ora che arriviamo a Bologna, prima di scendere mi chiede quanta multa mi ha fatto il capotreno, dico 13 euro e cinquanta, lui strabuzza gli occhi e dice "Pezzo di mmerda, a me 50 euro", e si guarda intorno per vedere se c'è ancora il capotreno e protestare, io maledico la mia sincerità da coglione metropolitano, poi lui mi dice che non la pagherà, ecco, a me mi ha fatto una piccola multa e l'ho pagata subito, a lui una grande multa ma non l'ha pagata, mi sento menoin colpa e meno a rischio. Scendiamo e camminiamo un pò lungo il binario della stazione di Bologna. L'aria è umida ma non piove, anzi c'è qualche sbrizza di sole. Dopo un pò ci separiamo. Dopo un pò io rivedo il capotreno. Benedico il momento in cui ci siamo separati con il tipo incazzatizzo. Ho un treno alle 11, 09 per Prato, secondo la tebella di marcia del giorno prima avrei avuto un treno alle 13,09 per Prato. Adesso ho una buona mezz'ora a disposizione. Vorrei comprare un panino o una piadina per il pranzo. Ma mi arriva una telefonata. E' Sonia Salsi. Mi aveva contattato poche settimane fa perchè ha fatto una tesi di laurea sulle miniere e sull'emigrazione italiana in Belgio, nel Limburgo. Io le avevo risposto e le avevo detto che passavo da Bologna. Lei mi aveva risposto che oggi per lei non sarebbe stato possibile. Ma adesso cambai programma, mi dice che può arrivare, le dico che io sono arrivato prima rispetto alla tabella di marcia, lei mi chiede se posso aspettare un altro treno e io le dico di csì, anche perchè voglio spezzare il viaggio, incontrare lei che mi ha incuriosito per la tesi e altre cose che mi ha detto via mail. Riparto dopo due ore durante le quali Sonia mi parla di lei, aspetta un bambino da un padre che non lo vuole, probabilmente torna in Belgio dopo anni di "ritorno" a Bologna, suo padre è della Garfagnana, lei si sente montagnina, come suo padre, di testa dura come i montagnards, mi vuole offrire una piadina in un chioschetto vicino la stazione, io osservo che 4,50 o 5 euro per una piadina mi sembrano troppi, lei dice che Bologna è cara. Chiudo anche perchè Luca mi offre un piatto di taglionini coi legumi, Siena, 28 settembre 2010
teatrodelle beffe in trenitalia in bicicletta seconda puntata
intanto qualcosa l'ho omessa, per esempio che abbiamo preparato una melissa e l'abbiamo bevuta la sera prima di partire, con mio fratello e Michela, e se l'è bevuta anche lui anche se ha detto che non è stata così benefica anche se noi dicevamo che rilassa i muscoli ma il suo problema non era tanto di rilassare i muscoli quanto di altro tipo e poi prima di uscire si è preso un pò di alloro come usava fare mia madre che per lo stomaco l'alloro e il mal di stomaco dice che è miracoloso...Poi io in tutto questo ero triste e nè qui nè lì nè carne nè pesce che ero partito da Torino e mia sorella Chiara me lo diceva che i traslochi ammazzano e io avevo detto si soprattutto psicologicamente, cioè ammazzano soprattutto psicologicamente, e poi l'ultimo pomeriggio con mio fratello, Michela e Donatella in Val di Sua alla Sacra di San Michele era stato veramente il giusto suggello a un periodo di casa in affitto a Torino anzi a Collegno iniziato pochi mesi fa ma in realtà iniziato, anche se non con la casa in affitto, quattro anni e mezzo fa con i primi viaggi e i primi reportages e le marce NOTAV proprio lì vicino alla Sacra di San michele, e cioè a Venaus Bussoleno e Val Sangone...
Intanto si parte, con la busta della carta igienica in testa, una confezione di nylon strappaticcia ovviamente, che ricorda quei paesaggi di quegli uomini che colla mula o con un motorino ritornavano dalla campagna e si riparavano alla bell'e meglio in quel centro Sicilia antico e disperso e mitizzato e mercificato...
E allora il computer coperto dalla borsa di pelle si ripara un pò sotto la giacchetta di pile blu che mi metto addosso, e mi metto anche le scarpe chiuse, quindi di positivo c'è che mi alleggerisco il bagaglio perchè mi metto addosso un pò di cose che avrei dovuto portare fuori e dentro lo zaino in caso di maltempo...Milano è cupamente romantica a quest'ora ma non ho il tempo di pensarci perchè arrivo in meno di dieci minuti alla metropolitana di Famagosta...Avevo temuto affollamento per entrare dentro il treno della metro, mio fratello mi aveva detto di uscire di casa il prima possibile, io volevo uscire il prima possibile anche perchè sapevo che nella metropolitana non si può entrare con la bicicletta dopo le 8 o le 9, nel dubbio volevo arrivare prima delle 8, ma con la tensione e la paura della pioggia e di tuto il resto è andata a finire che...ma andiamo per ordine. Il treno che prevedo di prendere parte dalla stazione centrale di Milano per Bologna alle 9,20, però so che ce n'è uno alle 7,20 che non prevedo di prendere, ma sono le sei e trenta o poco più quando arrivo a Famagosta, e mi fiondo verso i treni, ma alle entrate girevoli il controllore della cabina mi fa segno di no, io mi avvicino, lui mi dice che si può entrare solo dopo le 8 di sera, io benedico la mia disorganizzazione o non preveggenza, cioè meno male che non mi sono informato prima altrimenti non sarei riuscito a partire, adesso il piccolo uoomo con giacca e pantaloni blu mi si para davanti, ma io faccio la scena del servo sofferente ma al tempo stesso deciso e quasi incazzato, "No, non può, mi rovina, devo partire a tutti i costi", lui dice che poi alla Centrale ci saranno i controlli, io dico "Allora scendo a Garibaldi", lui dice che va bene perchè a Garibaldi ci sono meno controlli ma comunque ci sono, troviamo un accordo: "Ti faccio passare ma non dire che sei entrato qui, una volta è capitato e mi hanno fatto il culo, non voglio sapere niente, non ti ho visto", timbro il biglietto ed entro, sono le 7 meno venti, non credevo che sarei riuscito a farcela, ma forse ce la faccio, a prendere quello delle 7,20. Alla Centrale ci sono i controlli concentrati vicino la cabina, io svicolo dall'altro lato, faccio difficolà a uscire con la bicicletta dalla porta girevole, sollevo la bicicletta e mi sento Hulk, c'è una donna del controllo sulla sinistra verso le entrate della linea gialla, non mi considera molto, vado via verso l'uscita, è fatta! Dio è con me e contro di me! La sera prima ho provato sensazioni di estraneità struggenti, di chi parte e cambia città e svuota una stanza e non è ne qui nè lì, avevo scritto in un foglio/diario: "In questa terra di nessuno non riesco a starci più!", che è come dire "I traslochi ammazzano?!"
(fine della seconda puntata, continua...)
Intanto si parte, con la busta della carta igienica in testa, una confezione di nylon strappaticcia ovviamente, che ricorda quei paesaggi di quegli uomini che colla mula o con un motorino ritornavano dalla campagna e si riparavano alla bell'e meglio in quel centro Sicilia antico e disperso e mitizzato e mercificato...
E allora il computer coperto dalla borsa di pelle si ripara un pò sotto la giacchetta di pile blu che mi metto addosso, e mi metto anche le scarpe chiuse, quindi di positivo c'è che mi alleggerisco il bagaglio perchè mi metto addosso un pò di cose che avrei dovuto portare fuori e dentro lo zaino in caso di maltempo...Milano è cupamente romantica a quest'ora ma non ho il tempo di pensarci perchè arrivo in meno di dieci minuti alla metropolitana di Famagosta...Avevo temuto affollamento per entrare dentro il treno della metro, mio fratello mi aveva detto di uscire di casa il prima possibile, io volevo uscire il prima possibile anche perchè sapevo che nella metropolitana non si può entrare con la bicicletta dopo le 8 o le 9, nel dubbio volevo arrivare prima delle 8, ma con la tensione e la paura della pioggia e di tuto il resto è andata a finire che...ma andiamo per ordine. Il treno che prevedo di prendere parte dalla stazione centrale di Milano per Bologna alle 9,20, però so che ce n'è uno alle 7,20 che non prevedo di prendere, ma sono le sei e trenta o poco più quando arrivo a Famagosta, e mi fiondo verso i treni, ma alle entrate girevoli il controllore della cabina mi fa segno di no, io mi avvicino, lui mi dice che si può entrare solo dopo le 8 di sera, io benedico la mia disorganizzazione o non preveggenza, cioè meno male che non mi sono informato prima altrimenti non sarei riuscito a partire, adesso il piccolo uoomo con giacca e pantaloni blu mi si para davanti, ma io faccio la scena del servo sofferente ma al tempo stesso deciso e quasi incazzato, "No, non può, mi rovina, devo partire a tutti i costi", lui dice che poi alla Centrale ci saranno i controlli, io dico "Allora scendo a Garibaldi", lui dice che va bene perchè a Garibaldi ci sono meno controlli ma comunque ci sono, troviamo un accordo: "Ti faccio passare ma non dire che sei entrato qui, una volta è capitato e mi hanno fatto il culo, non voglio sapere niente, non ti ho visto", timbro il biglietto ed entro, sono le 7 meno venti, non credevo che sarei riuscito a farcela, ma forse ce la faccio, a prendere quello delle 7,20. Alla Centrale ci sono i controlli concentrati vicino la cabina, io svicolo dall'altro lato, faccio difficolà a uscire con la bicicletta dalla porta girevole, sollevo la bicicletta e mi sento Hulk, c'è una donna del controllo sulla sinistra verso le entrate della linea gialla, non mi considera molto, vado via verso l'uscita, è fatta! Dio è con me e contro di me! La sera prima ho provato sensazioni di estraneità struggenti, di chi parte e cambia città e svuota una stanza e non è ne qui nè lì, avevo scritto in un foglio/diario: "In questa terra di nessuno non riesco a starci più!", che è come dire "I traslochi ammazzano?!"
(fine della seconda puntata, continua...)
teatro delle beffe in bicicletta in trenitalia, diario di un viaggio divertente infinito e piovigginoso in treno da milano a Siena fine settembre 2010
mi sveglio alle cinque e qualcosa. Fuori piove, o no? All'inizio mi dico che non è proprio rumore di pioggia. Me lo dico per farmi coraggio, perchè se piove oggi per me è finita! Poi il rumore mi sembra di pioggia, allora mi dico: è finita! Comincio a bestemmiare, maledico il mondo e la sua volontà, Nic e Shopenauer, bestemmio, mi dico che oggi non potrò partire, un giorno in più a Milano...sarebbe un incubo, anche perchè sono pronto a partire, tutto pronto, dovrei disfare bagagli, chiedere un'altra notte di ospitalità a mio fratello, che in realtà questa notte mi ha ospitato piacevolmente, siamo stati a ridere e a chiacchierare con lui e M., la sua fidanzata, ieri sera, anche se a lui faceva male un pò la pancia e aveva la pancia gonfia, è andato in bagno un pò di volte prima di uscire con lei, infatti mi ha lasciato da solo a casa sua, nel suo lettone, la luce della lampada fioca, la storia di Donna Aldonza e Bellupedi mi ricorda di quando, anni fa, la disegnai e la dipinsi, in parte a casa di Mariella, in parte a casa mia, e adesso è lì, incorniciata, una storia che parla di corna medievali, e di vendette baronali, sei scene, una storia di cantastorie, l'anno scorso acquistando quella storia mio fratello mi ha permesso di cominciare a pagare l'affitto a Genova, il primo mese, il primo affitto serio (?), fino ad allora avevo presoin affitto solo una volta una stanza, anzi, una mansarda a settanta euro al mese, sugli appennini, tra Bologna e Prato, settanta euro ci valeva? Considerai i 7 metri quadri (o forse qualcosa in meno o in più) e il pavimento di cartone pressato, non so...però c'era la vista sugli appennini!
Allora stavamo dicendo, verso le sei scendo a spostare la bicicletta che si sta bagnando, e l'uscita è disperata (non ho ancora deciso se partire o no) ma liberatoria: mentre sposto la bicicletta in uno spazio riparato, tra cantine e garages, i sensori muscolari mi annunciano che non piove o piove poco, sbrizzulìa, che il rumore che mi sembrava del vento è dei camion che passano, che l'aria è temperata, cioè il clima...allora decido di partire...In realtà sono riflessioni ridicole, perchè devo fare meno di dieci minuti in bicicletta, Michela la sera prima mi aveva detto dieci minuti, ma io ce ne ho messi prima, solo che con lo zaino in spalla, il computer a tracolla e un sacchetto di plastica...mi sentivo in pericolo, proiettavo ansie e pericoli logistici, cadute in mezzoall'acqua con la bicicletta, il computer che si schiantava sull'asfalto, io tra Fantozzi e Orzowey! Proiezioni di paure di area materna? MA anche mia sorella non ci scherza, con tutti quei meteo che si vede poi diventa meteoterrorizzate e meteoterrorista!
E allora via, si parta, prima di uscire di casa prendo dal bagno di casa una confezione di carta igienica, vuota ovviamente, rimaneva solo un rotolo che lo lascio sul mobiluccio del bagno, prendo altri due pezzi di nylon che ci sono vicino la porta d'ingresso, poi prendo l'ascensore con il mio carico di zainone tecnico, sacchetto di stoffa pieno di libri e riviste e altre cose quotidiane e borsa di pelle che contiene computer ancora da finire di pagare...fine prima puntata, continua dopo
Allora stavamo dicendo, verso le sei scendo a spostare la bicicletta che si sta bagnando, e l'uscita è disperata (non ho ancora deciso se partire o no) ma liberatoria: mentre sposto la bicicletta in uno spazio riparato, tra cantine e garages, i sensori muscolari mi annunciano che non piove o piove poco, sbrizzulìa, che il rumore che mi sembrava del vento è dei camion che passano, che l'aria è temperata, cioè il clima...allora decido di partire...In realtà sono riflessioni ridicole, perchè devo fare meno di dieci minuti in bicicletta, Michela la sera prima mi aveva detto dieci minuti, ma io ce ne ho messi prima, solo che con lo zaino in spalla, il computer a tracolla e un sacchetto di plastica...mi sentivo in pericolo, proiettavo ansie e pericoli logistici, cadute in mezzoall'acqua con la bicicletta, il computer che si schiantava sull'asfalto, io tra Fantozzi e Orzowey! Proiezioni di paure di area materna? MA anche mia sorella non ci scherza, con tutti quei meteo che si vede poi diventa meteoterrorizzate e meteoterrorista!
E allora via, si parta, prima di uscire di casa prendo dal bagno di casa una confezione di carta igienica, vuota ovviamente, rimaneva solo un rotolo che lo lascio sul mobiluccio del bagno, prendo altri due pezzi di nylon che ci sono vicino la porta d'ingresso, poi prendo l'ascensore con il mio carico di zainone tecnico, sacchetto di stoffa pieno di libri e riviste e altre cose quotidiane e borsa di pelle che contiene computer ancora da finire di pagare...fine prima puntata, continua dopo
giovedì 16 settembre 2010
Ritratto di un uomo del due o del tre
"Il diffondersi assai rapido del Socialismo, la sua apparizione come partito parlamentare, l'assorbimento da parte sua di molto di ciò che vi ha di meglio nella vita e nel pensiero nazionale, costituiscono il fatto principale dell'odierna politica italiana. un movimento che dieci anni fa esisteva appena, ora è nella sua maggiore forza di vita; e il suo entusiasmo, la sua abilità e capacità di adattamento provano come il genio politico sia ancora possente in Italia".
"Ha vistu cchi c'è scrittu ccà?", disse Angelo all'uomo più giovane di almeno dieci anni. Erano seduti attorno a un tavolo di legno grezzo. "Lu socialismu arriniscì a purtari geniu politico possente in Italia. E chistu lu scrivivanu a lu sestu convegnu di lu partiti sucialista italianu, orchi trent'anni fa, nni lu 1900 o 1901 si nun mi sbagliu.
"Si zi A'", disse il giovane con l'espressione accondiscendente ma non troppo. "Però secondo me s'ascuntavamu a l'anarchici, a Bakunin e a Malatesta iera migliu".
"Ma quali Bakunin e Malatesta", disse Angelo. "Malatesta...ha vistu ca lu dici lu stessu nnomi...chissu aviva na malatesta!"
"Lassassi perdiri zi A', ca a li proprietarii l'anarchici li ficiru scantari, infatti lu guvernu appruvà li liggi antianarchiche".
"Gna sì Sarì
"Ha vistu cchi c'è scrittu ccà?", disse Angelo all'uomo più giovane di almeno dieci anni. Erano seduti attorno a un tavolo di legno grezzo. "Lu socialismu arriniscì a purtari geniu politico possente in Italia. E chistu lu scrivivanu a lu sestu convegnu di lu partiti sucialista italianu, orchi trent'anni fa, nni lu 1900 o 1901 si nun mi sbagliu.
"Si zi A'", disse il giovane con l'espressione accondiscendente ma non troppo. "Però secondo me s'ascuntavamu a l'anarchici, a Bakunin e a Malatesta iera migliu".
"Ma quali Bakunin e Malatesta", disse Angelo. "Malatesta...ha vistu ca lu dici lu stessu nnomi...chissu aviva na malatesta!"
"Lassassi perdiri zi A', ca a li proprietarii l'anarchici li ficiru scantari, infatti lu guvernu appruvà li liggi antianarchiche".
"Gna sì Sarì
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